marshall

martedì, settembre 27, 2011

Affarismi


(foto di Angela Acerboni)

http://www.la7.tv/richplayer/index.html?assetid=50233133

Nella foto, del giugno 2011, ai piedi di quella scia bianca, ricordo di una frana avvenuta anni addietro a Bindo, frazione di Cortenova, si può vedere anche il paese di Margno. Siamo in Alta Valsassina, in provincia di Lecco, terra menzionata di recente sul Giardino delle Esperidi per un romanzo storico di Antonio Balbiani. A Margno nel 1979 pare abbia mosso i primi passi della sua folgorante carriera politica Antonio di Pietro, leader dell'Italia dei Valori.
A suggellare le alte vette raggiunte dal personggio, La Storia siamo noi, programma educativo della Rai, diretto da Gianni Minoli, recentemente gli ha perfino dedicato una biografia, di quelle da conservare, come dice pure la testata della pagina; eppure di quel breve periodo trascorso a Margno, come segretario comunale, nessuna traccia nella biografia; notizie che invece sarebbe utile conoscere da parte di una biografia completa che si rispetti, anche perchè quel periodo faceva già parte dei primi momenti della sua vita pubblica. Comunque sia, la biografia messa assieme dalla Rai stride parecchio rispetto a quanto pubblicato da Fabio Facci nell'articolo di tre puntate apparso su Libero. Le vicende, narrate in maniera condensata in 17 punti, sembrano più quelle di uno spregiudicato faccendiere, che non quelle di un padre fondatore di partito, nel cui stemma troneggia la scritta: Italia dei valori.
Ripresi dal blog di Pensiero Verde pubblico il testo dei 17 punti:

1) Di Pietro nel 1999 acquista due appartamenti tra loro adiacenti a Busto Arsizio – diverranno uno solo – per complessivi 370 metri quadri. Costo: 845.166.000 lire. Di Pietro ha sostenuto di averli rivenduti nel 2004 per 655.533,46 euro. 2) Di Pietro, nello stesso anno, 1999, acquista un bilocale a Bruxelles di 80 metri quadri. Costo: 204 milioni di lire 3) Di Pietro il 3 gennaio 2002 acquista un appartamento a Roma, in via Merulana, di 180 metri quadri. Costo: circa 400.000 euro. È dove vive durante i soggiorni romani. Il 18 novembre 2002 risulta emessa una fattura di 7200 euro relativa a «Lavori per vostro ordine e conto svolti nella sede sociale di via Merulana 99 Roma, imbiancatura e stuccatura pareti, riparazione idraulica». La fattura non è intestata a Di Pietro, ma a «Italia dei Valori, via Milano 14, Busto Arsizio, Varese». È la vecchia sede del partito. Di Pietro ha sostenuto su «Libero» il 9 gennaio 2009: «A Roma sono proprietario dell’appartamento di via Merulana ove abito quando mi reco lì per ragioni legate al mio lavoro di parlamentare. L’ho comprato prima dei rimborsi elettorali, nel 2001, per 800 milioni di vecchie lire». Ha sbagliato l’anno: l’acquisto è del 2002, quando già percepiva gli odiati rimborsi elettorali. 4) Cristiano Di Pietro, figlio di Antonio, il 19 marzo 2003 acquista o diviene proprietario con sua moglie Lara Di Pietro – è il cognome da nubile, si chiama Di Pietro anche lei – di un attico di 173 metri quadri a Montenero di Bisaccia. Costo: circa 200.000 euro. Antonio Di Pietro ha sostenuto che suo figlio l’ha acquistato grazie alla vendita di un immobile posseduto a Curno, ma dell’operazione, così come descritta, non risulta per ora traccia catastale. 5) Di Pietro il 28 marzo 2003 acquista un appartamento a Bergamo in via dei Partigiani, in pieno centro, di 190 metri quadri. Nello stesso giorno la moglie Susanna Mazzoleni compra un monolocale di 48 metri situato sullo stesso piano. A ciò si aggiungono due cantine e un garage. Costo stimato: tra i 700 e gli 800.000 euro. 6) Di Pietro il 1° aprile 2003 costituisce la società Srl An.To. Cri. (dalle iniziali dei suoi tre figli Anna, Toto e Cristiano) con sede a Bergamo in via Ghislanzoni. Capitale versato: 50.000 euro. Socio unico: Di Pietro. L’anno dopo, nel 2004, si aggiungeranno i consiglieri Silvana Mura e Claudio Belotti. Obiettivo non dichiarato: gestione immobiliare. Di Pietro è quindi a capo dell’associazione privata Italia dei Valori, del partito Italia dei Valori e di questa società di gestione immobiliare. Las Mura lo segue a ruota. 7) Di Pietro il 24 luglio 2004 manda a casa il socio Mario Di Domenico dall’associazione privata Italia dei Valori e lo sostituisce con la moglie Susanna Mazzoleni. A gestire l’intero finanziamento pubblico del partito Italia dei Valori sono quindi i coniugi più Silvana Mura. Si parla di rimborsi per 250.000 euro nel 2001, 2 milioni nel 2002, 400.000 euro all’anno dal 2001 al 2005 e 10.726.000 euro nel 2006. Quasi 20 milioni di euro totali aggiornati all’anno 2007. 8) La An.To.Cri. (cioè Di Pietro, Mura e compagno) il 20 aprile 2004 acquista un appartamento a Milano, in via Felice Casati, di 188 metri quadri. Costo: 614.500 euro. Subito dopo l’acquisto, la società affitta l’appartamento al partito dell’Italia dei Valori per 2800 euro al mese, cifra che va a coprire e superare la rata mensile del mutuo che intanto è stato acceso dalla stessa An.To.Cri. Antonio Di Pietro cioè affitta ad Antonio Di Pietro e Silvana Mura versa soldi a Silvana Mura: i soldi sono sempre quelli del finanziamento pubblico. In concreto significa che Di Pietro, cioè la An.To.Cri., con il denaro pubblico del partito, cioè dei contribuenti, compra casa per sé. 9) La An.To.Cri. il 7 giugno 2005 acquista un appartamento a Roma, in via Principe Eugenio, di 235 metri quadri. Costo: 1.045.000 euro. Subito dopo la società ripete l’operazione milanese: affitta l’appartamento al partito per 54.000 euro annui, che coprono il mutuo acceso nel frattempo. Di Pietro acquista e affitta a se stesso: ma con soldi pubblici. In seguito di articoli di stampa e interpellanze parlamentari che scopriranno l’altarino, Di Pietro nel 2007 deciderà di vendere l’immobile a 1.115.000 euro. Il giochino però continua tranquillamente per l’appartamento milanese di via Casati. A tutt’oggi. 10) Susanna Mazzoleni il 23 dicembre 2005 acquista un appartamento di metratura imprecisata a Bergamo in via del Pradello, in centro.
Nello stesso giorno e nella stessa città e nello stesso stabile acquista un appartamento di 90 metri. Costo complessivo: 400 o 500.000 euro.11) Di Pietro il 16 marzo 2006 acquista un appartamento di 178 metri quadri a Bergamo, in centro, in via Antonio Locatelli. Costo: 261.661 euro, un incredibile affare regalato dalla cartolarizzazione degli immobili dell’Inail. L’acquisto in precedenza era stato condotto per conto di Di Pietro dal citato Claudio Belotti, il citato compagno di Silvana Mura, e l’aggiudicazione era passata attraverso un ricorso al Tar e un altro al Consiglio di Stato. Anche qui si ripete il giochino: Di Pietro affitta l’appartamento al partito Italia dei Valori, cioè a se stesso, che lo ripaga con soldi pubblici.12) Di Pietro il 6 aprile 2007 acquista una masseria a Montenero di Bisaccia posta di fronte a quella dov’è nato e che pure gli appartiene. Costo comprensivo di 2 ettari di terra: 70.000 euro per l’acquisto e circa 150.000 per la ristrutturazione. Gestisce l’operazione un’immobiliare del posto che si chiama Di Pietro: nessuna parentela, ma il proprietario è stato consigliere provinciale dell’Italia dei Valori. 13 ) Di Pietro nel 2007 procede alla totale ristrutturazione della masseria di Montenero che il padre Giuseppe gli ha lasciato in eredità negli anni Ottanta. L’ampliamento, sino a 450 metri quadri, prevede una spesa non inferiore ai 300.000 euro. Nella stessa zona, Di Pietro possiede 33 «frazionamenti», ereditati o acquistati da parenti e familiari, per complessivi 16 ettari. I suoi terreni confinano inoltre con quelli che la sorella Concettina ha ricevuto a sua volta in eredità dalla famiglia.
La recente iscrizione di Antonio Di Pietro all’albo degli imprenditori agricoli gli consente, nelle transazioni immobiliari, di scalare le tasse, scendendo dal 20 per cento anche fino all’1. 14) Cristiano Di Pietro, figlio di Antonio, nel 2007 acquista due lotti di terreno totalmente edificabile di 700 metri quadri a Montenero di Bisaccia, valutabili in una villa di 500 metri quadri posta su due livelli. Costo del terreno: 150.000 euro. 15) Di Pietro nel 2008 acquista un appartamento a Milano, in piazza Dergano, di 60 metri quadri. Costo: da 250 a 350.000 euro. 16) Susanna Mazzoleni, lo ricordiamo per completezza, nel 1985 acquistò una casa con giardino a Curno (Bergamo) in via Lungobrembo. Costo del rudere prima di ristrutturarlo: 38 milioni di lire. La storia di quel rudere l’abbiamo raccontata nella prima puntata. 17) Antonio Di Pietro nel 1989, proprio affianco e sempre a Curno in via Lungobrembo, acquistò una villetta a schiera dove visse per qualche tempo suo figlio Cristiano, che in precedenza risultava locatario – irregolare, perché ogni forma di subaffitto era proibita – nel famoso appartamento milanese di via Andegari affittato dal Fondo pensioni Cariplo del socialista inquisito Sergio Radaelli. In una lettera a «Libero», sempre il 9 gennaio 2009, Di Pietro ha precisato che la villetta a schiera di via Lungobrembo è stata «acquistata alla fine degli anni Ottanta e quindi per definizione con soldi non del partito». È vero. I soldi infatti erano dell’inquisito Giancarlo Gorrini (condannato per appropriazione indebita) e corrispondevano al famoso «prestito» di 100 milioni cui si aggiunsero i 100 prestati da Antonio D’Adamo al quale pure Di Pietro si era rivolto parlando dell’acquisto di una casa. Poiché Di Pietro non l’ha scritto, si indica anche il prezzo della villetta: 150 milioni di lire. Ne abbiamo parlato nella seconda puntata.
Ora: i cosiddetti conti della serva andrebbero sempre evitati. Ci sarebbe da conoscere con maggior precisione i prezzi degli immobili, quelli delle ristrutturazioni, il giochino dei mutui e degli autoaffitti, senza contare ciò che non si conosce. Ci sarebbe poi da sapere o da chiarire – perché Di Pietro non l’ha chiarito, non ritiene di doverlo fare, benché personaggio pubblico – il suo possibile ruolo di capofamiglia negli acquisti di case e di terreni da parte dei figli e della moglie. Susanna Mazzoleni è un avvocato benestante, ma il figlio Cristiano è un consigliere provinciale che cominciò a comprare case quando aveva lo stipendio di poliziotto. E comunque fare conti nelle tasche altrui comporterebbe anche il conoscere il tenore di vita di un nucleo complessivo che comprende una coppia, tre figli e un’ex moglie. Pur generica, l’opinione di Di Pietro in merito è stata questa: «Alcuni giocano, altri speculano, altri evadono le tasse e altri ancora girano il mondo o se la godono e si divertono. Io ho preferito e preferisco fare la formichina come mi hanno insegnato i miei genitori». Tuttavia, secondo il il 740 dipietresco dal 1996 a oggi, ha guadagnato in tutto 1 milione di euro netti e ne ha dichiarati circa 200.000 l’anno. Al milione vanno aggiunti i circa 700.000 euro ottenuti dalle querele che ha sporto (e vinto) nonché 954.317.014 lire (praticamente un miliardo) incassati per una donazione della contessa Malvina Borletti una decina di anni fa: soldi che dovevano servire per attività politiche – espresso desiderio della contessa – ma che Di Pietro utilizzò per comprarci delle case. Comunque la si metta, alla luce del giro immobiliare di cui sopra, i conti faticano a tornare 

domenica, settembre 25, 2011

Default a catena

Si parla ormai apertamente di default a catena, è di ieri, infatti, una ennesima dichiarazione, in tal senso, fatta dal ministro del tesoro americano Tim Geithner, paventandola come probabilità realistica, se i ministri europei non troveranno una soluzione in tempi rapidi al problema del debito greco. E' un problema che coinvolgerebbe il debito pubblico di tutti gli altri stati europei.
Pare quindi che, al punto come si starebbero evolvendo le vicende, l'unica possibilità, a disposizione di ogni singolo stato interessato, sia quella di trasformare forzosamente i propri titoli di stato a scadenza fissa in titoli di stato perpetui., senza scadenza. Ai possessori potrebbe essere riconosciuta una cedola annuale molto bassa, con fondi prelevabili dai bilanci statali, che d'ora innanzi saranno forzatamente a pareggio zero, anche perchè nessuno da quel momento in poi sarà più in grado di sottoscrivere titoli di stato di nuova emissione, e tanto meno non avrà più interesse a sottoscriverne di nuovi. Finirebbe così l'incantesimo prodotto dai titoli di stato, che non avrebbero quindi più ragione di esistere. In conclusione verrebbe a cadere quel tassello fondamentale che aveva ingenerato la possibilità all'Europa Unita di formarsi: il famoso 3% di sforamento dal bilancio annuale (sforamaneto che avrebbe però dovuto rientrare, senza se e senza ma, negli anni successivi), dato come possibilità estrema ai singoli stati dal Trattato di Maastricht.

Ma non tutto il male verrebbe per nuocere; tornerebbero in auge i classici beni rifugio, come quelli di un tempo. Ad esempio le belle ville padronali che fecero bella l'Italia, come quella descritta da Hesperia nel post dedicato alla residenza rivierasca della Regina Margherita.
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Aggiornamento
In calce al post di Eleonora, Zitti, ora parla lei, è riportato il seguente commento, intonato alla situazione descritta.

Un'altra cretinetta alla pari del Fazio descritto dal blogger Le Barricate.
Costei, vive con la testa tra le nuvole, dimostrando così di non sapere nulla del mondo reale. E' un'altra di quelle che si fa infrascar la testa dai giornali di gossip. Ma per fortuna andando avanti ci sarà il pareggio di bilancio obbligatorio - volenti o nolenti - per tutti gli stati, perchè, andando avanti nel tempo, gli stati occidentali (Europa e Stati Uniti) non troveranno più nessuno disposto a sottoscrivere i loro titoli di stato, e quindi i cretinetti come la direttrice di Vogue dovranno faticare veramente per guadagnarsi da vivere.

sabato, settembre 24, 2011

Esempi di possibile elusione/evasione

Da Il Giornale.it
sabato 24settembre 2011

La bella vita del moralista.
(il Giornale.it: Moralisti d'Italia)
Ce­ne in ristoranti esclusivi con i pa­renti fatti passare per colleghi di la­voro. Taxi a gogò trasformati in ma­teriale di cancelleria. Scampagna­t­e all’estero con i familiari nelle ve­sti di improbabili docenti. Aldo Schiavone, giurista, professore di diritto romano, intellettuale appol­laiato sulla rive gauche, è nei guai. Dalle colonne di Repubblica tuona­va come Savonarola contro il de­grado del Paese, trascinato alla de­riva dal regime berlusconiano. Nel­la vita di tutti i giorni aveva cancel­lato la distinzione fra pubblico e privato. Fra soldi suoi e soldi della collettività. O almeno questa è l’idea che si è fatta la procura di Fi­renze. Il pm Giulio Monferini ha ap­pena chiuso una lunga indagine che coinvolge Schiavone e altre set­te persone, collocate in punti stra­tegici del sistema accademico ita­liano. In sostanza la cricca avrebbe gestito spensieratamente il dena­ro del contribuente: la gestione dis­sennata, fra assunzioni pilotate di amici degli amici e benefit masche­rati di vario genere, ammontereb­be a 3 milioni di euro. Una cifra im­pressionante se si tiene conto che il periodo incriminato è tutto som­mato breve, dal 2006 al 2009. E ri­guarda solo uno spicchio del mon­do degli atenei fiorentini. In parti­colare l’inchiesta si concentra su tre enti d’eccellenza: l’Istituto di studi umanistici, Isu; l’Istituto ita­liano di scienze umane, Sum; il Consorzio interuniversitario di stu­di umanistici.
Tre centri d’alta formazione che la mentalità comune colloca volen­tieri in un ambiente rarefatto. Lon­tano dal mondo, dalle sue peggiori consuetudini e dalle sue tentazio­ni. Invece, secondo la procura di Fi­renze, che agli indagati contesta a variotitoloilpeculato,l’abusod’uf­ficio, la truffa aggravata e il favoreg­giamento, andava in un altro mo­do. E Schiavone, ex direttore del­l’Isu e del Sum, sarebbe al centro di questa storia.
Ma dai e dai, il moralista e i suoi amici sono inciampati, sempre che le accuse reggano al vaglio del­l’udienza preliminare, nei loro ec­cessi. E nei loro lussi, mal mimetiz­zati. Le Fiamme gialle hanno mes­so insieme un libro intero di fattu­re, ricevute, scontrini irregolari. Milleecinquecento documenti contraffatti che aprono uno squar­cio su un catalogo di furbizie e de­bolezze. Siamo, saremmo, il condi­zionale è d’obbligo, dalle parti di quell’Italia che predica contro la deriva dei costumi dal pulpito del­l’indignazione ma poi, al riparo della propria reputazione, arraffa quel che può.
Sembra impossibile, ma lo Schiavone sotto accusa è lo stesso Schiavone che su Repubblica ha ar­tigliato con toni apocalittici il regi­me berlusconiano incupendosi per lo sfascio di un paese senza re­gole. «Una nazione in dissolvimen­to morale - pontificava a febbraio dell’anno scorso-ormai in balia di una disastrosa deriva di comporta­menti ». In un altro editoriale, inti­tolato addirittura «La politica co­me merce », Schiavone si esercita­va sul passaggio di alcuni deputati dall’opposizione alla maggioran­za di centrodestra per denunciare «qualcosa di più profondo, qualco­sa che attiene strutturalmente al berlusconismo». Ovvero, «l’idea della politica come merce, e non come regole e procedure; come semplice scambio e non come me­todo e come insieme di principi e valori non negoziabili». Alla fine di questo sottile ragionamento l’esi­mio professore tirava la sua sprez­zante conclusione sotto forma di domanda retorica: «Se si è abituati a pensare che tutto quel che conta ­­l’interezza delle nostre vite - passa attraverso il mercato, se tutto si può comprare e si può vendere in quanto ha il suo (giusto) prezzo, perché questo non deve riguarda­re anche l’ambito parlamentare?».
Chissà come commenterebbe Schiavone questa pagina di vergo­gna; ma, per il momento lo scanda­lo è in cortocircuito con il suo no­me prestigioso. La procura ha con­cluso il proprio lavoro: è stata rico­struita la mappa delle disinvolte spedizioni con mogli e parenti al se­­guito in Inghilterra, Turchia, Fran­cia, Stati Uniti. E sono saltati fuori rimborsi per missioni non previ­ste, indennità maggiorate, note spese firmate da docenti ignari pre­si di peso da Internet. Una serie di comportamenti inqualificabili. Il tutto mentre l’università si mobili­ta contro i tagli. I tempi sono grami, ma c’è chi trova il modo per rimpin­zarsi alla greppia dello Stato.

I "salvatori" della patria

Come al solito, commentare da moma con il proprio account-google e estremamente complicato, e allora ho pensato di pubblicarlo qui.

In riferimento al post di moma L'ampolla e l'unità d'Italia. Posso concordare con l'articolo di Vittorio Vidotto sulla presa di Porta Pia come atto finale che ha portato all'unità d'Italia, ma non posso certo concordare con la parte finale dell'articolo nel quale diventa il solito luogocomunista (inteso nel senso di declamatore di luoghi comuni), affermando che se la Lega facesse cadere il governo Berlusconi, farebbe un favore all'Italia e non solo alla Padania.
Secondo me costui non ha capito niente del momento attuale. Fortunatamente m'interesso anche di borse a livello mondiale e, vedendo come vanno le cose fuori dei nostri confini, posso dire che qui da noi con qualunque altro governo le cose non andrebbero certo meglio delle attuali. Se anche a lui piace correre dietro al gossip, anzichè alle cose concrete, o se crede che qualsiasi altro personaggio abbia la bacchetta magica per farci uscire da questa crisi mondiale, che si faccia pure avanti; ma con proposte appropriate; vedresti allora quanti asini cadrebbero.
A tal proposito consiglio anche la lettura dell'intervista al politologo di fama internazionale Giovanni Sartori, Punti di vista, nella quale il professore, a conclusione di un discorso iniziato bene, si butta anche lui in luoghi comuni contro Berlusconi, peraltro proponendo un governo di tecnici con a capo Mario Monti. E' un povero illuso, Giovanni Sartori, se crede che costui possa risolvere problemi le cui origini vengono da fuori dei nostri confini nazionali.

giovedì, settembre 22, 2011

Cultura Finanziaria 6 - Costruire un rating

Nota: il seguente articolo è del 26 marzo 2010, è stato archiviato a futura memoria.

Come fanno ad assegnare i rating alle aziende.
Banalmente la stessa procedura può essere applicata anche per gli stati.

Prysmian vola, Deutsche Bank ha un target stellare

Prysmian vola grazie al giudizio positivo arrivato questa mattina da Deutsche Bank. La banca tedesca ha infatti avviato la copertura dell'azione con un rating buy e un target price a 21 euro, un livello decisamente più alto (+45%) dell'attuale quotazione del titolo a 14,48 euro, in crescita del 4,17%.
La valutazione del broker nasce applicando il multiplo di 10 sull'Ebit prospettico 2011, metodo usato per le aziende di beni industriali. Il titolo paga oggi un dividendo del 3% e quota sotto il multiplo di 7 volte l'EV/Ebitda stimato per il 2011, "livello a sconto significativo rispetto al settore e anche sotto la media storica del titolo a 8-8,5 volte".
In più l'ex Pirelli cavi gode di una posizione competitiva unica nel mercato dell'energia, ha conseguito una crescita positiva nei mercati emergenti e dovrebbe beneficiare dei consistenti investimenti che Deutsche Bank si attende per i prossimi 20 anni nel segmento della trasmissione.
Quel che potrebbe mettere a rischio il giudizio positivo potrebbe essere un ritardo negli investimenti attesi, una ripresa economica più debole del previsto, problemi nell'esecuzione dei progetti, la volatilità dei prezzi delle materie prime o infine problemi Antitrust. Deutsche Bank ha avviato la copertura con il giudizio buy anche sulla rivale Nexans (+6% a 64,12 euro alla Borsa di Parigi), il più grande produttore al mondo di cavi.
Post correlati:
Declassamenti, bufale o aggiotaggi;
Declassamento alle agenzie di rating



mercoledì, settembre 21, 2011

Novità sulla Sclerosi Multipla


Un casco a impulsi aiuterà
a combattere la sclerosi multipla


L'esperto «Effetti superiori ai farmaci
ma dobbiamo verificare se persiste»


Da Corriere della Sera  19 settembre 2011

MILANO - Un casco a onde elettromagnetiche. Mille stimoli per 45 minuti al giorno. Gli impulsi arrivano a una profondità di sei centimetri nella corteccia cerebrale. Cinque giorni alla settimana per tre settimane. È il primo esperimento mondiale del genere in pazienti con paraparesi da Sclerosi multipla progressiva sottoposti a riabilitazione con trattamenti fisioterapici. Un gruppo con in più la stimolazione del casco, l'altro no. Lo studio clinico è italo-israeliano. Giancarlo Comi (Istituto di Neurologia Sperimentale del San Raffaele di Milano), riconosciuto come uno dei massimi esperti a livello internazionale su questa malattia, ne parlerà domani a Venezia, durante la Conferenza internazionale sul Futuro della Scienza. Lo studio in corso al San Raffaele si presta e apre vaste prospettive anche per quanto riguarda la neurorigenerazione. Perché? Sono i primi risultati a indurre riflessioni positive. Dopo tre settimane, i pazienti sottoposti agli impulsi elettromagnetici hanno mostrato un 17 per cento in più in velocità e un 37 per cento in più nella resistenza durante un percorso (il parametro di riferimento sono sei minuti senza pause). In più rispetto agli altri trattati secondo protocollo standard.

«Effetti superiori a qualsiasi farmaco anti-spastico - si lascia trasportare Comi -. Ora aspettiamo di verificare se il miglioramento persiste a sei mesi di distanza». Importante comunque è la cautela. La Sclerosi multipla è una delle più frequenti malattie neurologiche fra i giovani adulti e colpisce circa 2,5 milioni di individui nel mondo. È l'espressione di un danno progressivo alle fibre nervose e al loro rivestimento protettivo, la guaina mielinica. Sia a livello dell'encefalo sia a livello del midollo spinale. Trovare un metodo per rallentarne la progressione o, addirittura, arrivare a consentire una sorta di autoriparazione rappresenterebbe una svolta. Nel frattempo sono partiti altri test sugli animali per valutare le possibilità di recupero, sempre con l'aiuto degli impulsi elettromagnetici, dopo un ictus o in seguito a danni delle vie di trasmissione nervose a livello periferico. «È il potere della plasticità del cervello e dei suoi meccanismi di comunicazione da cellula e cellula attraverso impulsi elettrici ed elettromagnetici - conclude. Siamo agli inizi di nuovi approcci validi per la conoscenza e la cura».

Mario Pappagallo
19 settembre 2011

Nota: l'immagine non fa parte del servizio apparso sul Corriere della Sera. La scelta della foto è fatta a caso dall'amministratore del blog.

martedì, settembre 20, 2011

Declassamenti, bufale o aggiotaggi?

Alla faccia degli ingenui che danno per oro colato i declassamenti operati dalle agenzie internazionali di rating.
Pochi giorni fa c'è stata in borsa un'impennata dei prezzi delle azioni di Ansaldo e Finmeccanica,. A smuoverle sembrava ci fosse un interessamento all'acquisto di Ansaldo da parte di General Electric. Ieri, repentino indietreggiamento di prezzo, con perdite fino al 9% per Finmeccanica e di quasi il 6% per Ansaldo. E guardate chi c'è dietro Moody's, una di quelle tre agenzie che assegnano i rating, e dalle quali dipendono poi i destini di società e stati del mondo. Dietro di lei ci sono due dei personaggi tra i più ricchi e potenti del mondo: Warren Buffett col 16,2% direttamente, e col 17,5% indirettamente, tramite la Berkshire Hathaway, che a sua volta lui controlla, possedendone il 38% del pacchetto azionario. Quest'ultimo dato non è molto aggiornato perchè riferito al 1999 su Wikipedia. Il secondo maggior azionista di Berkshire risulta essere Bill Gates tramite Cascade Investments LLC. I due, in coppia, sarebbero dunque i maggiori azionisti di General Electric, diventata il centro dell'attenzione in borsa in questi giorni. A questo punto è lecito dubitare che dietro quelle voci di borsa ci fossero stati proprio quei due.
E se il dubitare è lecito, è anche lecito pensare che dietro il declassamento dell'Italia ci siano loschi interessi di bottega. Lascio pertanto immaginare quanto ci sia di credibile e disinteressato nei giudizi di costoro.

lunedì, settembre 19, 2011

Un grazie a Marco Pannella


Un altro piccolo regalo alle disastrate casse dello stato, e un altro sberleffo a danno dei pensionati italiani.
E' in tema con Sanguisughe, il noto libro di denuncia degli scandali pensionistici, scritto da  Mario Giordano. Scandali che oggi, con la grave crisi finanziaria globale in atto, assumono il senso di veri e propri raggiri alla platea dei contribuenti italiani, e regalie alla casta privilegiata dei politici; un problema che sembra non si stia facendo nulla per arginare o, meglio, evitare.   
L'articolo è copiato integralmente dal sito di Virgilio, del gruppo Telecom Italia.

"Cicciolina va in pensione e quando compirà 60 anni il 26 novembre percepirà 3.000 euro al mese di vitalizio per i cinque anni che ha passato da parlamentare alla Camera tra il 1987 e il '92.

C'è chi grida allo scandalo e chi non si meraviglia più di tanto, guardando nelle tasche di molti altri che sono stati in politica per un breve periodo, anche gente dello spettacolo, e usufruiscono comunque dei vantaggi.

L'ex-pornostar difende il suo lavoro e non si sente affatto una privilegiata. Al Corriere della Sera ha spiegato così la sua posizione e ha raccontato la sua esperienza in Parlamento: "Ho lavorato duro, il mio non è stato il bunga bunga di un giorno, ma un ragionamento, una campagna elettorale intelligente. E faticosa - ha detto - giravamo per le piazze io, Moana e Ramba, ho perso molti chili per la fatica. E alla fine ho preso 20mila preferenze, seconda solo a Pannella. Gli italiani mi hanno voluta".

E Cicciolina, ovvero Ilona Staller, ha garantito di non essere mai stata assenteista, anzi: "Partivo ogni mattina dalla Cassia con la mia Peugeot 205, mica avevo l'autista, un'ora e mezzo di traffico, spesso rientravo a mezzanotte... ".

Della pensione che riceverà non si vergogna affatto: "Non ho derubato nessuno, quei soldi me li sono meritati - ha aggiunto - mi mancavano due mesi di contributi, ai tempi pagai quasi 2 milioni di lire e adesso questo beneficio mi spetta. So che risulta impopolare, ma allora gli italiani dovrebbero cambiare la legge, mica l'ho fatta io. Sarei disposta a versare tutto in beneficenza, ma solo se lo faranno anche gli altri". Quella esperienza politica però non ebbe un seguito fortunato: l'ex attrice pornografica ungherese, naturalizzata italiana, dopo il Partito Radicale tentò insieme a Moana Pozzi con il Partito dell'Amore, da loro stesse fondato, con il quale si ripresentò alle elezioni ottenendo pochi consensi."

domenica, settembre 18, 2011

Disquisizione sull'ignoranza

Il post è nato da un commento al post di moma Vanoni contro Berlusconi

Monica,
Con quella sparata su Berlusconi, la Vanoni ha dimostrato di essere una gran povera ignorante in materia; dal come avrebbe descritto la vicenda sull'ipotetico arricchimento del premier, mi è diventata la classica oca giuliva; e a mio avviso sarebbe pertanto meglio si ritirasse (per sempre) dalle scene. Parecchio ignorante in materia, e a questo punto mi stupirei di vederla ancora in tv - Mediaset o Rai che sia. Sarebbe uno spreco sciupare denaro in cachè per personaggi dall'intelligenza così minuta: non si sa mai, potrebbero trasformare un'esibizioe canora in un comizio elettorale, con tanto di strascichi penali, così come è successo ad Ostia, in base alla notizia riferita nel post.
Ma veniamo ai fatti, e qui carta canta, non come le chiacchiere della Vanoni.
Berlusconi ha tre società quotate in borsa: Mediaset, Mondadori, Mediolanum. Ebbene, da quando egli nel 2001 ha ripreso in mano le redini di questo paese, le azioni di dette società sono andate sempre peggio: ne conosco perfettamente la storia, essendo state oggetto di accese discussioni nei borsini delle banche che frequentavo. Puoi quindi immaginare la sofferenza che m'avevano prodotto. Mediaset, che era arrivata a oltre i 25 euro per azione, attualmente veleggia intorno ai 2,5 euro. Mondadori, che aveva superato abbondantemente i 10 euro, ora viaggia sotto i 2 euro. Di Mediolanum ho perso il filo, tanto è altrettanto vistoso quello che ha perso.
E la Vanoni dice che Berlusconi avrebbe triplicato i suoi guadagni? Ma mi faccia il piacere! Si vede che è proprio una emerita ignorante in materia. E' gran meglio che si vada a nascondere.

Un accenno al debito pubblico.
Al netto di accantonamenti di tasse per pagare gli interessi sul debito pubblico, esso era all'incirca come quello attuale già nel 2001 quando Berlusconi riprese in mano le redini di questo paese. Paese, si ricordi, che stata già collassando sotto la mole di un debito pubblico tra i più elevati al mondo. In questa situazione è difficilissimo e molto complesso trovare rimedi ad una posizione del genere, a meno che non si ricorra ad estremi rimedi, che non voglio nemmeno ipotizzare.

Ed ecco come Tg3 impagina la notizia:

venerdì, settembre 16, 2011

Cultura finanziaria 5 - Pensioni integrative

Richiestomi un parere sulle pensioni integrative, a proposito delle quali vi sarebbero ancora dubbi e perplessità circa la loro validità, e se pertanto sia indispensabile aderirvi o meno, pubblico questo interessante studio di Morningstar, apparso recentemente sul sito riservato dei clienti di Fineco, che dovrebbe fare un pò di chiarezza sulla scabrosa questione.

L'agosto nero delle pensioni

Morningstar - 02/09/2011 10:47:00

Le manovre finanziarie danno una stretta a quelle pubbliche. La previdenza complementare fa i conti con la crisi.
Per le pensioni, l’estate è stata più nera che per i mercati finanziari. Le manovre messe a punto a luglio e ad agosto per far quadrare i conti statali hanno previsto una stretta per quelle pubbliche, mentre la crisi del debito sovrano e i crolli delle Borse hanno inflitto un duro colpo alla previdenza complementare.

La stretta
Sul primo fronte, i cambiamenti sono all’ordine del giorno. Il governo sembra aver fatto retromarcia sul divieto di riscatto degli anni universitari e del servizio militare. Alcuni provvedimenti, invece, sono già legge (n.111 del 15 luglio 2011). Tra questi, c’è l’introduzione di un meccanismo di limitazione crescente dell’adeguamento delle pensioni al costo della vita per il biennio 2012-2013, con l’eccezione di quelle più basse (fino a 1.428 euro).

Un’altra novità è rappresentata dall’anticipo al 1° gennaio 2013 del meccanismo di adeguamento permanente dei requisiti pensionistici alla speranza di vita. In pratica, se quest’ultima aumenta (la certificazione spetta all’Istat su base triennale), crescono anche i requisiti per il trattamento di vecchiaia e anzianità.

Per le donne del settore privato, salirà a 65 anni l’età per percepire la pensione di vecchiaia. L’innalzamento comincerà nel 2020 e sarà portato a termine entro il 2032. Per le persone che cessano l’attività lavorativa con 40 anni di contributi, invece, sono stati introdotti dei limiti per ritardare il godimento della pensione.

Le incognite
Non sono da escludere altri aggiustamenti, anche se la direzione per il primo pilastro è segnata, perché l’obiettivo dello stato, non procastinabile, è rimettere in sesto i suoi disastrati conti, ai quali una gestione “allegra” della previdenza pubblica ha largamente contribuito (mi riferisco in particolare a quel fenomeno ben descritto da Mario Giordano nel suo ultimo libro “Sanguisughe. Le pensioni d’oro che ci prosciugano le tasche”, edito Mondadori, per il quale oggi vengono chiesti a tutti i sacrifici, anche se pochi hanno invece ricevuto i benefici).

Le questioni critiche
Sul livello di benessere che i lavoratori avranno, terminata la vita lavorativa, non incide solo la manovra, ma anche l’andamento dei mercati. Un mercato Orso può essere un’opportunità per i giovani che hanno davanti a sé decenni di contributi da versare e quindi possono investire in una linea previdenziale più aggressiva. Non lo è invece per chi è vicino alla pensione e si vede ridotti i suoi rendimenti. Rispetto ad altre crisi, l’ultima ha l’aggravante di aver coinvolto i titoli di stato italiani, che sono molto presenti nei portafogli dei fondi pensione, con conseguente aumento del rischio. Infine, la situazione economica, ed in particolare l’alto tasso di disoccupazione giovanile (1,14 milioni di giovani sotto i 35 anni secondo Confartigianato), pone un’altra seria minaccia alla futura pensione di chi entra (o cerca di entrare) nel mondo del lavoro oggi. Temi questi ultimi che si sentono poco nel vivace dibattito di questi giorni, ma potrebbero rivelarsi ben più gravi, con lo sgretolarsi del pilastro pubblico.

Discorso professionale sul federalismo

Dal post di Roberta Bartolini Province, macroregioni o cosa?, del blog Il Culturista, ripropongo il discorso sul federalismo pronunciato da Gianfranco Miglio il 6 febbraio 1994.



martedì, settembre 13, 2011

Ai tromboni della politica

La domanda da porre ai tromboni della politica, quelli che si sbracciano gridando che Berlusconi deve fare un passo indietro, che deve dimettersi, che deve dare spazio a governi tecnici o di larghe intese, ecc.ecc.ecc., e mi riferisco ai vari Bersani, Di Pietro, Casini, e ora mettiamoci anche Fini e Veltroni, la domanda da porre loro è molto semplice: e allora cosa fareste voi in questa situazione? E subito si dileguerebbero come neve al sole, glissando la risposta, perchè nessuno di loro avrebbe la ricetta magica per risolvere tutto e subito, e ci farebbero così la figura di emeriti macachi.
Prendiamo ad esempio il problema delle province, che secondo loro sarebbero da eliminare perchè così farebbero rientrare da subito 90 miliardi nelle casse dello stato.
Ma il problema, che tutti aggirano, è: cosa facciamo fare all'indomani della chiusura delle province a tutto il personale che via via è stato assunto nel corso degli anni? 
Conosco diverse famiglie, qui a nord di Milano, che stanno in piedi e dipendono dalle uniche entrate che hanno in  qualità di dipendenti della Provincia di Milano. Sono giovani famiglie, talune con figli in tenera età, sorte negli anni addietro, che han potuto formarsi grazie all'affidamento che dava loro l'avere come datore di lavoro la Provincia.
Perciò, cari tromboni della politica, Bersani, Di Pietro, Veltroni, Casini, Fini e chi più ne ha, più ne metta di pifferai come questi, prima di pensare alla chiusura di queste istituzioni, come modo per far rientrare un pò di soldi nelle casse dello stato, si pensi anche alla collocazione di tutto il personale attualmente in forza alle province. Credo che l'andarci con i piedi di piombo da parte di Berlusconi e Bossi sia anche dovuto a questo. Ma voi ci avete pensato? Perchè altrimenti mi verrebbe da affibiarvi il noto proverbio: non dire gatto se non ce l'hai nel sacco.   

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domenica, settembre 11, 2011

Bersani l'illusionista

Con riferimento alla frase "Del resto è una vita che il centrosi­nistra vive d’aria", scritta nell'articolo di Mario Giordano, recensito da Eleonora, ieri Bersani deve averne sparata un’altra grossa delle sue. Pensa di poter illudere tutti gli italiani facendo credere che lui risolverebbe la crisi finanziaria italiana, che non è solo italiana ma è mondiale, semplicemente tassando i grandi patrimoni immobiliari. Il fatto è che, complici le nostre sinistre (partiti, sindacati, mass-media) ci hanno abituati a guardare solo alle nostre manchevolezze, trascurando quelle degli altri. Infatti, come risulta da questo studio del Sole 24Ore, che non è mai stato tanto tenero col governo Berlusconi, risulta che Germania, Inghilterra e Francia non stanno poi tanto meglio rispetto all'Italia, quanto a debito pubblico. Un pò di studio e un pò di decenza, quindi, nel diffondere certi catastrofismi. Ma veniamo alla geniale idea di Bersani, quella di tassare i grandi patrimoni immobiliari per risolvere la questione del debito pubblico.

Povero illuso, e poveri illusi tutti i citrulli che prendono per oro colato le sue parole. E chi sarebbero questi proprietari di grandi patrimoni immobiliari? Grandi gruppi in dissesto finanziario, come si evincerebbe dalle quotazioni dei titoli di borsa delle società immobiliari facenti capo a: gruppo Ligresti, a capo di Fondiaria SAI e Milano Assicurazioni; gruppo Pirelli Real Estate, ora Prelios; gruppo Aedes. E poi il gruppo Beni Stabili, un gruppo che però investe prevalentemente in centri commerciali e supermercati;  il gruppo Risanamento, anche con vecchi interessi nell'ex area Falk, ora nel mirino degli inquirenti per il noto caso Penati; la Lega Nazionale delle Cooperative e Mutue. Come vedete, i primi tre dell'elenco non vanno granchè bene, e una tassa sugli immobili sarebbe il colpo di grazia, e non farebbe portare nulla nelle casse dello Stato; gli ultimi due sono praticamente intoccabili; di Beni Stabili s'è detto. Ecco quindi dimostrato che ieri il leader PD ha parlato a vanvera. 
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Stralcio dall'articolo di Mario Giordano, contenente la famosa frase

Del resto è una vita che il centrosi­nistra vive d’aria, d’amore e di stra­ordinarie coincidenze.

Nell’otto­bre 1989, per esempio,venne accer­t­ato nell’ambito dell’inchiesta Eni­mont, che Raul Gardini entrò a Bot­teghe Oscure con un miliardo di li­re e uscì senza: vedi alle volte le stra­ordinarie coincidenze, che ti com­binano? Il pm Nordio indagò su 370 milioni passati dalla coop Unie­co a Marcello Stefanini, allora teso­riere del Pd, ma dovette conclude­re che si trattava di straordinarie coincidenze. Le stesse straordina­rie coincidenze che hanno portato miliardi nel borsellino di Primo Greganti, il mitico compagno G, o sui conti esteri di Cesare De Piccoli, ex parlamentare veneto del Pci. Vo­gliamo arrivare a periodi più recen­ti? Secondo voi perché D’Alema te­lefona a Giovanni Consorte, nume­ro uno di Unipol, durante la scalata Bnl, e gli dice «vai facci sognare»? E perché Fassino gli chiede «abbia­mo una banca? ». È evidente: si trat­ta di coincidenze. Forse volevano anche loro comprare un ristoran­te, ma non si sono spiegati bene.

sabato, settembre 10, 2011

Gli onorevoli a pane e acqua

Ieri, all'annuncio delle dimissioni di un membro del Consiglio direttivo della BCE, si sono scatenate le vendite su azioni e titoli di stato italiani, facendo chiudere l'indice FTSEMIB a 14020,18, con un ribasso del 4,93 % rispetto la chiusura precedente. L'apertura mattutina non aveva fatto presagire un disastro del genere, tanto che fino alle ore 14 l'indice era sì negativo, ma non di molto. Ma Tantè, in una settimana l'indice è sceso dal livello dei 15500 punti, in tre mesi è sceso dal livello dei 20.000 punti, in sei mesi è sceso dal livello 22500 punti, livello che in un anno aveva faticosamente recuperato tra i mesi di febbraio e maggio.
Juergen Stark, questo il nome del dimissionario, "pare non condividesse la scelta della BCE di sostenere i titoli di Stato di Italia e Spagna con acquisti sul mercato secondario". E quindi, dopo l'annuncio del suo ritiro anticipato dall'incarico, si sono accese ridde di voci, inclusa la possibilità di default per l'Italia, che ha portato allo scatenarsi delle vendite. Sembra che ora tutti vogliano fuggire dalla borsa.

Ma qual'è oggi il porto sicuro ?

Una sola cosa è certa, se avverrà il default dell'Italia, si scatenerà una caccia alle streghe.

E chi siano quelle streghe, è facile individuarle tra coloro che nei primi anni del governo attuale, anni in cui ci si sarebbe ancora potuto fare qualcosa, impegnandosi tutti per la "baracca", per il risanamento della cosa pubblica, essendo stranota a tutti la precarietà dei conti italiani, ci sono invece stati moltissimi che han remato contro, contribuendo così a far si che avvenisse il naufragio che sta avvenendo, anzichè la salvezza certa. Coloro che, anche tra gli scranni dell'opposizione, invece di dare una mano a raddrizzare le precarie sorti del paese, si sono invece cimentati in una sorta di gara a chi la sparasse più grossa, a cincischiare, a far perdere tempo con le note questioni risicole, come quelle dei casi Veronica Lario, Noemi Letizia, Nicole Minetti, il caso Ruby; il caso Fini-Montecarlo-Bocchino, che li ha portati alla loro uscita dalla maggioranza, facendogli fondare quella specie di partito che si sarebbe dovuto occupare di futuro e libertà per l'Italia: ma quale futuro e quale libertà? E in quale prospettiva futura?
In questo stato di cose ai signori del parlamento, l’unico mezzo che i cosiddetti “onorevoli”  avrebbero per recuperare un poco della stima e dell’onorabilità perduta (visto che in questa vicenda hanno dimostrato di averne zero) è quella di stare un anno gratis sugli scranni di Palazzo Madama e Montecitorio, senza stipendi, indennità e quantaltro. Che se la cantino e se la suonino pure, oltretutto ci farebbero recuperare l’anno che hanno perso correndo addietro alle baggianate di cui sopra. Francamente, chi se ne fregava di sapere se e quante donne avesse avuto il premier. A me interesssava solo che governasse bene, per il bene del paese; il resto lasciamolo fare ai giornalisti gossipari che hanno il buon tempo della Marianna (hanno tempo da perdere).

A proposito del lasciare a pane e acqua (o a pane e cipolla, come forse disse Rutelli) gli onorevoli per un anno, mi viene in mente la vicenda per la nomina del successore di Papa Clemente IV. Il 29 novembre 1268, 19 cardinali entrarono nel palazzo papale di Viterbo, per eleggere il suo successore, ma per ben 2 anni e 9 mesi non riuscirono a mettersi d'accordo. Ci volle la cruenta protesta dei viterbesi, che chiusero a chiave (cum clavem, da cui il termine conclave) i cardinali e i loro seguiti nel palazzo, scoperchiarono il tetto, razionarono le vivande e chiusero i bagni.
Quest'ultima restrizione fece innervosire i cardinali, che protestarono con fermezza e minacciarono scomuniche se non fossero stati subito riaperti quelli che loro definivano "i luoghi comodi".
Infine, sfiniti dalle ristrettezze, il primo settembre 1271, con il procedimento chiamato "compromissum", elessero papa Tealdo Visconti di Piacenza, arcidiacono di Liegi, che si trovava in Terra Santa in pellegrinaggio. Il nuovo pontefice non era nemmeno prete, tanto che prima di essere incoronato con il nome Gregorio X, fu
ordinato sacerdote, nominato vescovo e creato cardinale.
Uno dei primi provvedimenti presi da Gregorio X furono le norme per l'elezione di papi, stabilendo che i cardinali si riunissero entro 10 giorni dalla morte del pontefice, che rimanessero insieme senza contatti con l'esterno e che venissero sottoposti a condizioni sempre più disagiate via via che l'elezione si prolungava.
Nei primi tre giorni il vitto sarebbe stato normale, per passare poi a mezza razione fino ad arrivare a pane e acqua.

(Il testo in corsivo è tratto dal sito Tusciaweb.it)

mercoledì, settembre 07, 2011

Le extra-pensioni pagate con BTP pruriennali

Il fatto che ci siano pensioni da oltre 9000 euro al mese è vergognoso e scandaloso, soprattutto quando a percepirle sono ex parlamentari. 
Interessante il programma In Onda, di stasera su  La7, con ospiti Sergio Rizzo, Gian Antonio Stella, Massimo Calearo e altri ospiti collegati dall'esterno, tra i quali Mario Giordano, l'autore del famoso Sanguisughe. Nella trasmissione si è parlato, tra l'altro, di tale scandalo. Ed interessante è stata allora l'idea scaturita da un intervento di Calearo. Se non sarà possible tagliarle, è  quella di pagarle con buoni del tesoro pluriennali (BTP), per la parte eccedenti i 9000 euro al mese; buoni di nuova emissione, o compresi tra l'enorme stok giacente presso la Banca d'Italia. A titolo di esempio Mario Giordano ha citato le scandalosissime pensioni percepite da Giuliano Amato (31 mila euro al mese) e qella di Dini (40 mila euro al mese).  

Idee per la salvezza del'Italia

Una discorso da ignorante o da furba, quello di ieri di Susanna Camusso: bisogna tassare gli immobili, ha tra l'altro detto. E qui mi viene in mente il post di Massimo sul Bottone che salvò l'economia, un post che fa parecchio meditare. Meditare, meditare.

Tassare gli immobili? come se non ci fossero già tante tasse e balzelli sugli immobili. Semmai tassare chi affitta in nero, quello sì.
Mi viene in mente un conoscente che è molto ricco di mattoni, ma non di soldi. 
Case affittate, per oltre la metà delle quali da mesi, e in alcuni casi da anni, non riscuote più nè affitto nè spese, e non ci può fare niente perchè affittate a famiglie che nel frattempo hanno avuto figli da tirar sù e il titolare è magari con un lavoro in questo momento precario, o risulta magari disoccupato per l'anagrafe. Però intanto il proprietario deve continuare a pagare l'ICI per quella casa, mentre per l'IRPEF, con pratiche stressanti e costose, ha ottenuto la sospensione dei pagamenti.

E allora ci sarebbe una soluzione alla crisi finanziaria che attanaglia l'Italia, senza dover ricorrere a tutto sto can can di manovre, ripensamenti e contromanovre.

Va da sè, infatti, che i maggiori beneficiari della salvezza del potere d'acquisto della Lira/Euro sono coloro che ne possiedono di più. Sono quindi d'accordo sul contributo di solidarietà che serve a tutelare maggiormente i loro interessi.

Come seconda manovra proporrei un taglio degli stipendi di tutti i dipendenti pubblici, dall'1 al 10 percento e anche più, a seconda di quanto percepiscono. Si da infatti il caso che c'è stato un tempo, non molto lontano, in cui fare il dipendente pubblico era considerato un lavoro bistrattato, di seconda serie, mentre in seguito, in base alle conquiste sociali della categoria, era ed è diventato un lavoro ambito e richiesto, perchè sicuro sotto tutti i punti di vista, al contrario di chi lavora nel privato, soggetto alla legge fallimentare. Bisognerebbe farlo tornare a quello che era, e che gli aumenti di stipendio vengano concessi solo in base al merito, merito stabilito da un voto di gradimento degli utenti dei vari servizi.

Solo con l'attuazione di queste due manovre l'Italia si potrebbe salvare. Tutto il resto sono inutili paliativi per allungare i tempi dell'agonia.

lunedì, settembre 05, 2011

Addio a Salvatore Licitra



Lo conoscevo da molto tempo prima che diventasse famoso. Ho seguito tutto il suo iter artistico: dalla scuola di musica a Parma, al suo trionfale esordio all'Arena di Verona nel giugno '98 con "Un ballo in Maschera"; l'esordio alla Scala, sotto la magistrale direzione di Riccardo Muti, nel marzo 2000 nella "Forza del Destino"; il 7 dicembre 2000 l'apertura della stagione operistica nel Manrico de Il Trovatore (vedi YouTube sotto) .
Era unanimemente considerato il degno erede di Pavarotti, che sostituì nel maggio 2002 al Metropolitan di New York nella parte a lui più gongegniale di Mario Cavaradossi di Tosca.
Amico, è stato mio sostegno morale nei momenti bui della vita: pensare alle sue performance mi è stato di grande aiuto e sprone. L'ho incontrato di sorpresa il 23 febbraio di quest'anno, e in tale occasione mi ha fatto dono della sua precedente registrazione del Don Carlos alla Los Angeles Opera. Parte di tale registrazione l'ho inserita nel post dedicato a Sofonisba Anguissola.



Qui sopra lo vediamo nel Manrico del Trovatore, alla Scala nel dicembre 2000.
Lascia un grande vuoto nei suoi cari e nei numerosi fans sparsi per tutto il mondo.

Post correlati: Licitra a Pechino (del 27 luglio 2008)

Liquidazione e pensione ai parlamentari

Dal blog di Alessandro Camilli, questo interessantissimo articolo sulle disparità di trattamento pensionistico dei parlamentari delle varie nazioni europee, messe a confronto con le pensioni riservate ai politici italiani. Dal confronto risulta evidente la validità del detto che, per il politico italiano, vale di più l'essere (deputato, senatore, o deputato regionale) per avere (avere una sommatoria di vantaggi e privilegi), che non la passione di fare il politico. Ne ho avuta la conferma durante quest'ultime vacanze quando, un amico di Lecco mi ha raccontato di un suo ex compagno di lavoro - ai tempi un delegato sindacale, che quindi di lavoro ne svolse veramente poco - che era entrato in politica senza arte nè parte e ora, grazie a due legislature passate sugli scranni di Montecitorio, percepisce - da parecchi anni ormai, da quando ne aveva poco più di 50 - una pensione di 9700 euro circa al mese quale ex parlamentare.    

Liquidazione e pensione ai parlamentari: Italia batte Europa, Calabria batte Italia

 
ROMA – I parlamentari italiani sono primi nella non esaltante classifica dei politici che costano di più ai propri contribuenti. Il monte composto dalle liquidazioni e dalle pensioni che spettano ai nostri senatori ed ai nostri deputati anche dopo un’unica legislatura trascorsa in Parlamento stacca di gran lunga gli equivalenti francesi, inglesi e tedeschi. Esiste però un Parlamento che batte quello italiano su questo terreno. Non di uno Stato europeo né tantomeno di uno Stato sovrano, ma un “Parlamento” un po’ più piccolo, un parlamentino regionale, ovviamente italiano. La Regione Calabria batte tutti in fatto di pensioni riconosciute ai propri rappresentanti.
Dopo un solo quinquennio di attività a Montecitorio un deputato italiano si ritrova in tasca un assegno di fine mandato, una sorta di liquidazione, di quasi 47mila euro (che diventano più di 140.400 euro dopo 15 anni in Parlamento) e un vitalizio mensile, al compimento del 65esimo anno di età, che sfiora i 2.500 euro. Un’accoppiata, quella di liquidazione e pensione che negli importi non ha uguali in Europa. In Germania, ad esempio, cinque anni di lavori parlamentari fruttano agli “onorevoli” un assegno di oltre 7.600 euro per cinque mesi e una pensione, versata soltanto a 67 anni di età, di 961 euro mensili. In Francia il vitalizio arriva a 60 anni di età (62 dal 2018) ma non supera i 780 euro (c’è però l’opzione del trattamento “complementare”) mentre a fine mandato i deputati possono chiedere un sussidio di reinserimento lavorativo per tre anni. Più bassa dell’Italia anche la pensione dei parlamentari britannici, liquidata a 65 anni di età e calcolata con il metodo contributivo, che dopo cinque anni di mandato oscilla tra i 530 e i 794 euro. Nel Regno Unito la liquidazione è sostituita da un sorta di rimborso per le spese collegate al completamento delle funzioni di parlamentare che può raggiungere un massimo di circa 47mila euro. Le indennità dei parlamentari restano ben al di sopra della media europea (poco più di 5.300 euro), alla quale peraltro dalla prossima legislatura, sulla base dell’ultima manovra economica, gli stipendi di deputati e senatori dovranno, dovrebbero, adeguarsi.
A Montecitorio lo stipendio lordo dei deputati, escluse le “voci accessorie”, è di oltre 11.703 nero, che scende a 5.486 euro al netto delle ritenute fiscali e previdenziali. Si risale però con la diaria: oltre 3.500 euro mensili da cui vanno detratti circa 206 euro per ogni giorno di assenza dalle votazioni elettroniche. Altri 3.690 euro al mese vengono poi concessi per rimborsi spese. In tutto siamo a quasi 12.700 euro al mese, ai quali vanno aggiunti circa 3.100 euro l’anno di “indennizzo” per le spese telefoniche. Nutrito poi il pacchetto delle agevolazioni: ferrovie, navi e aerei gratis e un ulteriore rimborso: oltre 3.320 euro per chi risiede a meno di 100 km dall’aeroporto più vicino, che salgono a quasi 4mila euro per chi si trova a una distanza superiore. Trattamenti superiori a molti altri Paesi europei anche se su questo fronte la differenze con Francia, Germania e Gran Bretagna sono meno marcate. A Parigi l’indennità, escluse le voci accessorie e i rimborsi, supera di poco i 7.100 euro lordi ma al netto delle ritenute si avvicina a quella italiana: 5.246,81 euro. I parlamentari tedeschi beneficiano invece di uno stipendio lordo di 7.668 euro mentre i loro colleghi britannici percepiscono 65.738 euro lordi l’anno. Per non parlare dei paesi più poveri, sempre rimanendo in Europa, come Spagna o Portogallo e senza nemmeno voler citare i paesi da poco entrati nell’Unione.
Come dicevamo però esiste una realtà, quella del consiglio regionale calabrese, che riesce persino a far meglio, se così si può dire, rispetto al Parlamento italiano. Ai consiglieri calabri di lungo corso spetta infatti una «pensione» più alta di quella dei parlamentari: dopo tre mandati si arriva a 9.733 euro netti al mese, guardando dall’alto in basso i 7.200 euro lordi riservati agli ex senatori. Merito, prima di tutto, della struttura delle indennità che, come riporta il censimento degli “stipendi” realizzato dalla conferenza dei presidenti dei consigli, in Calabria privilegia la parte fissa di base (8.508,05 euro netti al mese, contro i 4.500 della Campania, per fare un esempio) e assottiglia quella variabile legata ai «rimborsi» (2.808 euro al mese, invece dei 6.317 della Campania). Il vitalizio si calcola sulla quota fissa, e il gioco è fatto. Ma la «pensione» dei consiglieri non è che uno dei costi sontuosi che la Regione Calabria sostiene per foraggiare i suoi rappresentanti. Stando alle spese (2008) riclassificate dalla Copaffistituzionali costano ogni anno 7,5 euro a residente, in Campania si arriva a 14,8 e in Calabria si sfonda il muro dei 38 euro pro capite. Il tutto in un Consiglio che, secondo l’ultimo rapporto sulla legislazione regionale, presenta il numero di atti di indirizzo e di interrogazioni più basso d’Italia (e anche il tasso di risposta inferiore).
E non è l’unica, la Calabria, ad attuare una simile politica, chi più chi meno quasi tutte le nostre regioni si dimostrano estremamente munifiche nei confronti dei loro parlamentari. Il vitalizio è oggetto di discussione ormai ovunque, ma di abrogazione quasi mai. Unica eccezione, finora, l’Emilia Romagna, che ha deciso di cancellarli a partire dal 2011. Anche in Umbria la maggioranza di centro-sinistra sembra decisa a imboccare la stessa via, mentre in Valle d’Aosta è calcolato con il metodo contributivo, in base al criterio del «tanto versi, tanto riceverai» che fuori dalle assemblee elettive è regola generale da anni. Nelle altre Regioni, ad esempio, il vitalizio è calcolato in percentuale sull’indennità, con un moltiplicatore che cresce insieme agli anni passati dall’interessato sui banchi del Consiglio regionale. L’età per il diritto all’assegno oscilla dai 60 ai 65 anni a seconda della Regione, con una eccezione: nel Lazio il diritto al vitalizio scatta a 55 anni, ma chi proprio non ce la fa ad attendere può cominciare a ricevere l’assegno a 50 anni, rinunciando al 5 per cento per ogni anno di anticipazione. Niente paura, però, superata la soglia dei 55 anni la decurtazione scompare e l’assegno torna a essere pieno: non solo, il vitalizio laziale è girabile ai coniugi superstiti senza pagare nulla, mentre nelle altre regioni la reversibilità si paga.

27 luglio 2011 | 14:50

domenica, settembre 04, 2011

Adelaide imperatrice del lago


In preparazione di un post dedicato all'Imperatrice Adelaide, la cui storia romanzata è ben narrata dalla scrittrice Ketty Magni, ripubblico un commento del 13 novembre 2010 di Marcello di Mammi.
Al momento, lascio aperta ogni possibile ipotesi sulla straordinarietà del contenuto di tale commento. Mi piace solo ricordare che Marcello era acerrimamente contrario a religioni monoteiste che non fossero il cristianesimo, l'ebraismo e il buddismo oltre che, forse, il confucianesimo, e Ottone II, le cui vicende storiche sono narrate nel libro di Ketty Magni, era certamente passato per il territorio della Contea di Mammi , soggiornando nel suo castello, quando si recò, con un esercito della coalizione cristiana, verso Rossano Calabro, dove, nella piana di Stilo, ingaggiò furiosa battaglia contro gli animaleschi disumani predatori saraceni.  

"Marshall
Se mi permetti un commento un po’ OT, ma sempre collegato all’argomento del post.
E’ una storia comune a molte località e pertanto può valere come esempio a conferma di quanto detto nel tuo post.
Gli Ottone, imperatori del Sacro Romano Impero, sono scesi in Italia diverse volte sul finire del primo millennio, in quanto paese strategico,per l’impero, data la presenza invadente del papato radicato sul territorio con chiese e soprattutto conventi ed abbazie. Cercarono di costituire dei feudi a loro fedeli che saranno poi i ghibellini in contrapposizione ai guelfi sostenitori del papato. Accadde che nella zona di Castiglion Fiorentino (attualmente in provincia di Arezzo) in località Mammi venisse costruito un castello a difesa e controllo di quella via che, iniziando da Arezzo, conduceva sulla riva del lago Trasimeno e, attraversando le località di Tuoro e Passignano,oggi provincia di Perugia, giungeva in questa città.
Era una strada importante perché era una variante a quella che collegava Firenze con Perugia e Roma.
Pertanto Il Granconte Ugo su ordine probabilmente di Ottone I o, secondo altre datazioni, di Ottone II
costituì la contea di Mammi, estesa fino a Tuoro e Passignano. E da allora, per molti secoli fino ai giorni nostri ossia fino all’anno 1953 si è tramandato il titolo di conti di Mammi. Essendo, l’ultimo conte morto senza eredi maschi, la dinastia si è praticamente estinta.
Per chi volesse leggere qualcosa in più, al post
http://narrare-dimammi.blogspot.com/2010/11/un-frate-un-re-ed-una-croce-santa.html
può trovare un episodio relativo ad un illustre personaggio di questa famiglia.
La storia è vera solo il viaggio da Parigi a Castiglion Fiorentino è romanzato tenendo conto degli usi e costumi del tempo in cui si è svolto (1270).
Ciao e scusa la lunghezza.

13 novembre 2010 17:49

Link a questo post Narrare di Mammi: Un frate un re ed una croce santa

sabato, settembre 03, 2011

Il castello di Lierna


Il Castello e la chiesetta di Lierna
Lierna presenta tracce medievali in località Castello.
Anche se oggi il vecchio maniero, tutto posto su una piccola penisoletta, è trasformato in case di abitazioni con giardinetti e orti a lago, sostenuti da alti muri, è possibile notare la presenza di strutture risalenti alla fortificazione militare; si trattava senzaltro di un piccolo baluardo nel quale si poteva svolgere una vita autonoma anche se ristretta; vi è pure la chiesetta di San Maurizio che denota caratteristiche romaniche; la sua vera fisionomia è stata un pò compromessa da restauri non sempre sinceri; le monofore poste sui lati, leggermente strombate, nella parte superiore sono arcuate con pietre poste a raggiera; la costruzione è in pietra non squadrata, con una fascia superiore intonacata, forse in aggiunta posteriore; la facciata a capanna è composta da una porta centrale rettangolare, da una finestra, pure rettangolare, sul lato destro della porta; sopra alla porta un piccolo occhio fortemente strombato; ai lati dello stesso due affreschi, sull’intonaco della facciata, delineati in un ampio rettangolo ad arco superiore come le finestrelle laterali; il dipinto di sinistra raffigura San Maurizio, quello di destra San Lazzaro; alcuni la chiamano dei SS. Maurizio e Lazzaro, altri autori, solo di San Maurizio.
La facciata della chiesa è frontistante i vicoli del “castello” mentre l’abside è rivolta a lago a mò di bastione protettivo; l’accesso avveniva da dentro le mura, perché adatta a funzionare anche se la cittadella si trovava assediata.
Ora si accede a un piccolo patio, posto sul lato nord, da un grande portale sul cui fianco si trova ancora una specie di garritta cilindrica a torrione.
Sarebbe certamente opportuna una ricerca stratigrafica delle fondazioni, perché si potrebbe forse giungere a una probabile pianta dell’antico maniero, e non è escluso che si potrebbe scoprire un monumento unico nel suo genere non solo riferibile al nostro lago; in quel caso, da un disegno oculato, si potrebbe giungere ad una ricostruzione il più fedele possibile.

Antonio Balbiani, omonimo dell’autore di Lasco il bandito della Valsassina, è il compositore del brano. Professore, nel periodo a cavallo degli anni ‘60/’70 era direttore dei Musei Civici di Lecco. Con altri studiosi, ricercatori e giornalisti, in quel periodo diede vita a convegni e dibattiti sulle Fortificazioni del Lago di Como, i cui lavori sono condensati nell'omonimo libro  della Casa Editrice Pietro Cairoli - Como. Le sessioni si svolsero nell'incantevole scenario di Villa Monastero di Varenna, ridente località del lago di Como.

Il Castello di Lierna deve la sua fama ad un fatto storico. Nel 951 vi fu imprigionata Adelaide, prima che diventasse moglie di Ottone I, e quindi imperatrice del Sacro Romano Impero. La vicenda storica della sua prigionia, e tutta la storia romanzata della sua lunga vita, è narrata molto bene  da Ketty Magni nel suo ultimo romanzo storico Adelaide imperatrice del lago.


 

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