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mercoledì, settembre 21, 2011

Novità sulla Sclerosi Multipla


Un casco a impulsi aiuterà
a combattere la sclerosi multipla


L'esperto «Effetti superiori ai farmaci
ma dobbiamo verificare se persiste»


Da Corriere della Sera  19 settembre 2011

MILANO - Un casco a onde elettromagnetiche. Mille stimoli per 45 minuti al giorno. Gli impulsi arrivano a una profondità di sei centimetri nella corteccia cerebrale. Cinque giorni alla settimana per tre settimane. È il primo esperimento mondiale del genere in pazienti con paraparesi da Sclerosi multipla progressiva sottoposti a riabilitazione con trattamenti fisioterapici. Un gruppo con in più la stimolazione del casco, l'altro no. Lo studio clinico è italo-israeliano. Giancarlo Comi (Istituto di Neurologia Sperimentale del San Raffaele di Milano), riconosciuto come uno dei massimi esperti a livello internazionale su questa malattia, ne parlerà domani a Venezia, durante la Conferenza internazionale sul Futuro della Scienza. Lo studio in corso al San Raffaele si presta e apre vaste prospettive anche per quanto riguarda la neurorigenerazione. Perché? Sono i primi risultati a indurre riflessioni positive. Dopo tre settimane, i pazienti sottoposti agli impulsi elettromagnetici hanno mostrato un 17 per cento in più in velocità e un 37 per cento in più nella resistenza durante un percorso (il parametro di riferimento sono sei minuti senza pause). In più rispetto agli altri trattati secondo protocollo standard.

«Effetti superiori a qualsiasi farmaco anti-spastico - si lascia trasportare Comi -. Ora aspettiamo di verificare se il miglioramento persiste a sei mesi di distanza». Importante comunque è la cautela. La Sclerosi multipla è una delle più frequenti malattie neurologiche fra i giovani adulti e colpisce circa 2,5 milioni di individui nel mondo. È l'espressione di un danno progressivo alle fibre nervose e al loro rivestimento protettivo, la guaina mielinica. Sia a livello dell'encefalo sia a livello del midollo spinale. Trovare un metodo per rallentarne la progressione o, addirittura, arrivare a consentire una sorta di autoriparazione rappresenterebbe una svolta. Nel frattempo sono partiti altri test sugli animali per valutare le possibilità di recupero, sempre con l'aiuto degli impulsi elettromagnetici, dopo un ictus o in seguito a danni delle vie di trasmissione nervose a livello periferico. «È il potere della plasticità del cervello e dei suoi meccanismi di comunicazione da cellula e cellula attraverso impulsi elettrici ed elettromagnetici - conclude. Siamo agli inizi di nuovi approcci validi per la conoscenza e la cura».

Mario Pappagallo
19 settembre 2011

Nota: l'immagine non fa parte del servizio apparso sul Corriere della Sera. La scelta della foto è fatta a caso dall'amministratore del blog.


 

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