marshall

sabato, ottobre 30, 2010

YOGA DELLA RISATA


Ci sono malattie altamente invalidanti, come Sclerosi Multipla, Parkinson, SLA, che, giunte ad un certo livello evolutivo, portano come conseguenza indiretta anche alla depressione cronica. Un buon stile di vita, coadiuvato da spontanee sane risate da farsi di tanto in tanto, aiutano perlomeno a tener lontana anche questa bestia nera che è la depressione. Chi ci è passato sa che è come trovarsi in un vicolo cieco dotato di alte mura laterali e di fronte; l'unica via d'uscita sta lì, dietro le spalle, ma sembra quasi non si abbia voglia o forza per girarsi, onde uscirne; sembra quasi di essere in un labirinto del quale non si riesce a trovare la strada d'uscita, nonostante la buona e ferrea volontà di uscirne. Sembra quasi non ci sia nulla da fare. Bisogna proprio che la depressione faccia il suo decorso, e pazientare, pazientare (soprattutto per chi sta vicino al malato), alla stregua di una qualunque altra malattia. Bisogna che l'ammalato - perchè di vera malattia si tratta - si faccia una ragione della causa che lo ha condotto a quel malessere interiore, a quel mal di vivere. Deve anzitutto smetterla di piangersi addosso. Dopo di chè ne uscirà, lentamente, con pazienza, e quasi inconsapevolmente, senza che quasi nemmeno se ne accorga. La vita gli tornerà splendente come prima: l'importante è di non lasciarsi andare.

Dicevamo delle risate, che io oggi ho già degustate per la mia dose quotidiana.
Che mi aiutano moltissimo, in questa rigorosa disciplina del "saper ridere e sorridere", sono le vignette di Sarcastycon - che seguo costantemente da ormai quasi cinque anni - alle quali si sono ora aggiunti gli articoli al formicotone di Johnny Doe.
Vorrei molto soffermarmi sulle qualità benefiche e taumaturgiche dei loro scritti, per gli affetti benefici che hanno su malattie del tipo della mia, ma potrebbero essere intese come sviolinate, e quindi me ne astengo. Però, a chi volesse ridere un pochino delle astrusità della vita, e di quanti personaggi pubblici rasentano di essere inconsapevoli macchiette, consiglio la visione di questa vignetta di Sarcastycon, unitamente alla lettura di tutto il relativo commentario, e questo articolo di Johnny doe, sempre corredandolo dalla lettura del relativo commentario.

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Agli affezionati della risata, intesa come metodo aggiuntivo e complementare, da affiancare ad un uso regolare dei sempre più moderni farmaci consigliati e prescritti per la cura della subdola malattia che è la depressione, consiglio di interessarsi del nuovo metodo mondiale dello yoga della risata.

Il 2 novembre alle re 15, si svolgerà a Genova, al Festival della Scienza, presso il Palazzo Ducale, nella sala del Minor Consiglio, l'evento straordinario dello YOGA DELLA RISATA.
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Che cos'è lo yoga della risata? "E' una pratica di grandissimo valore ideata da un medico in India e praticata ora in tutto il mondo, con migliaia di Club della Risata su tutti i continenti. Si tratta della unione tra alcune pratiche di yoga pranayama, legato alla respirazione, e dell'aspetto ludico e relazionale della risata.
Questo tipo di yoga è adatto a chiunque, con benefici straordinari per il corpo e per la mente, soprattutto in rapporto allo stress quotidiano. E' anche utilizzato da aziende in Australia, Inghilterra e Svezia per creare un ambiente di lavoro positivo ed efficace".
Foto sopra: Palazzo Ducale, Genova. Foto di effepi70.wordpress.com
Aggiornamento delle ore 15.30
Mi son fatto un altro giro nel blog di Johnny doe, e mi son fatto il supplemento di risate pomeridiane, solo al leggere i titoli dei post che appaiono. Articoli seri, ovviamente, ma la descrizione dei personaggi che si intravvedono, unitamente alla descrizione di quel che fanno o hanno fatto nella vita, per meritare di essere oggetto di satira, li rende al limite di straordinarie figure macchiettistiche; leggete i post e converrete con me.
Questi i titoli, e ridete con me:
- Dal Caimano a Pere Ubu
- La nazione dei pagliacci indiani
- Barbarella mercatone show
- Barbarella il piagnone e la bollita, con Michelino chiagnefotte e Conchita la bollita
- Tolleranza amore mio
- Asini o cavalli?
- Democrasserie
- Lipperini Cippa-Lippa

venerdì, ottobre 29, 2010

Le mie cadute

Premessa
Questo post è dedicato a tutto coloro che giornalmente accedono a questo blog digitanto su Google la parola chiave, o una frase contenente: Sclerosi Multipla. A tutti gli altri lettori questo post può interessar di meno.
In prima battuta questo post è dedicato all'amico blogger che in questi giorni è caduto ancora, causandosi forse soltanto una distorsione al piede o caviglia; ma tanto è bastato perchè nel frattempo potrà muoversi solo con l'ausilio di stampelle.
Dopo quanto è successo a questo amico, stanotte pensavo alle mie nove cadute abbastanza disastrose subite in questi dieci anni: dieci anni da che mi è stato diagnosticato il mio acciaccone. Nove sono le cadute che ho inventariato questa notte, mentre pensavo all'incidente dell'amico, caduto però per cause del tutto differenti dalle mie.
La mia prima caduta di queste nove è avvenuta 10 anni fa, nel settembre del 2000. Mi ero appena alzato dal letto e, nel muovermi, devo aver lievemente inciampato nel tappeto. Tanto è bastato per farmi cadere rovinosamente sul pavimento, non avendo appigli cui aggrapparmi. Prima della caduta ero andato a sbattere con la schiena sul bordo del comodino, causandomi una botta dolorosa che ha sì attutito la caduta, ma mi ha creato profondi ematomi sulle braccia e sulla schiena, assorbiti dopo parecchi giorni. Alla visita neurologica susseguente, già programmata, voluta caparbiamente dalla santa donna che è mia sorella, fu dato inizio all'iter che portò alla scoperta del mio magagnone: prima dicevano che il mio strano modo di ancedere potesse essere causato da depressione, artrosi, artrite ecc. Il giovane neurologo, neolaureato sospettò invece da subito si trattava di quello che poi è stato, e non per quelle cause. Ricordo ancora le parole che mi disse: "lei non è ne depresso, nè ha artrite o artrosi, lei ha semplicemente questo...Una persona che non abbia il suo problema, sarebbe stata in grado di evitare quella caduta, facendo attivare dal cervello tutti quei muscoli delle gambe, delle braccia e del corpo di cui disponiamo". Purtroppo ci aveva azzeccato.
Per solidarietà verso il mio amico, se vorrà gli racconterò come sono avvenute le altre otto cadute disastrose di cui ho viva memoria. Mi son però servite, perchè da ognuna ho poi imparato i trucchi e i modi per prevenirle o evitarle: chissà quante altre volte sarei caduto altrimenti!
Auguri amico!

venerdì, ottobre 22, 2010

I viaggi di San Benedetto

(cliccare per ingrandire)

Anche questo post è tratto dal commentario dell'ultimo post su Il Giardino delle Esperidi, in cui si parla di Forte Fuentes.

Al sagace commento di Hesperia,
"L'unica cosa che non condivido è la disinvoltura con cui i nostri migliori siti geografici diventano "patrimonio dell'umanità" con la sigla UNESCO. Per me, una forma di cessione di sovranità agli organismi dell'Onu. In questo senso, è il caso di dire che il Forte, l'ha scampata bella.",

è che non avevo mai pensato in questi termini...alla perdita di territorialità quando un nostro sito archeologico, storico o locale (come I Sassi di Matera, tanto per fare un facile esempio) diventa Parimonio Mondiale dell'Umanità. E siccome i nostri bei siti, diventati patrimonio dell'Unesco sono ormai tanti, tanti, non vorrei che a lungo andare si approprino di tutta l'Italia. Infatti, anche il più "banale" dei nostri circa 8100 comuni ha qualcosa di storico da tramandare alle future generazioni.

Si prenda il caso del "paesello", dove da generazioni e generazioni avevan vissuto i miei avi, dal quale è storicamente accertato che San Benedetto lo attraversava spesso, e vi si fermava per una sosta, e una rinfrescata con la sua acqua di sorgente, per poi raggiungere in giornata la cima del monte dove è sorta l'Abbazia di Montecassino (vedere il post La città e l'Acropoli di Cassino), alla stregua di tanti siti non sarebbe degno di essere annoverato tra il Patrimonio Mondiale dell'Umanità?

In fondo, se l'Umanità non è stata trascinata indietro di oltre mille anni dall'incalzare della barbarie, lo si è dovuto a lui, che infatti è stato proclamato patrono d'Europa.

Il "paesello" di cui sopra è compreso a pieno titolo nel territorio cosiddetto della Terra di San Benedetto (foto sopra, da Wikipedia). Alla stregua di quanto sopra, tutto quel territorio dovrebbe far parte anch'esso del Patrimonio Mondiale dell'Umanità.
Foto qui sopra: Subiaco, monastero di San Benedetto, detto anche Sacro Speco, da Organizzazione Benedettini-Subiaco, tratta dal sito Beroad

Corsi e ricorsi storici

Il post è stato rimosso e trasferito QUI con i relativi commenti.

mercoledì, ottobre 20, 2010

Pavia

Questa è una delle città d'Italia che ho tanto amato; e forse un giorno ne racconterò più a fondo il perchè; anche se qualcosa potreste intuirlo dalle pagine che di lei ho scritto su questo blog.
Ma vi è il fatto che, in giornate come questa, quando penso a lei, a quella città che negli anni di quei racconti - gli anni della mia prima giovinezza - percorrevo a piedi in lungo e in largo, mi assale una grande commozione e una grande nostalgia e malinconia.
Qui a nord di Milano si stanno godendo giornate di splendido sole, ideale per passeggiate sul lungo Canale Villoresi rimesso a nuovo da qualche anno.
In giornate come queste programmavo il mio giro di visite nell'Oltrepo Pavese e in orari come questo, ore 15.30 circa, vedevo di terminare il mio giro di visite andando dall'amico cliente di Casteggio, col quale poi ci recavamo nel suo magnifico frutteto a raccoglier mele. Mele rosse e zuccherine della miglior qualità che abbia mai assaggiato. Se ero in macchina, me ne donava poi minimo due cassette di quelle grosse da portare a casa. Se ero in treno, le accantonava in modo le mandassi a ritirare dal mio camion con la prima consegna. Con quelle mele si può dire ci passavo poi gran parte dell'inverno.
Credo che quel meleto oggi non esista più; si trovava proprio a ridosso della via Emilia, dove penso sia giunta anche lì da anni la cementificazione oserei dire selvaggia.
Caro amico blogger Marcello, prevengo un tuo possibile commento. E' vero: parte di me stesso, e del mio essere, è comunque indissolubilmente legato a questa città, come ad un macigno.

venerdì, ottobre 08, 2010

Piccolo Mondo Antico


Tempo fa, al tempo del mio grande innamoramento per la città di Ferrara, dovuta al merito dei due grandi scrittori, Bassani e Bacchelli, che ne avevano descritto le suggestive bellezze, e all'Ariosto che ne aveva cantato i fasti, scrissi un post, questo "Bellezza dei dialetti", incentrato sulla "musicalità" del dialetto ferrarese. Un pò rozzo, come dialetto, mi fu invece commentato. Oggi, dato il mio innamoramento per il lago di Como, mi sono spinto a leggere Piccolo Mondo Antico, anche se non è precisamente ambientato sul lago di Como, bensì sul vicino lago di Lugano.
Il grande scrittore vicentino, Antonio Fogazzaro, aveva scelto Valsolda per viverci, e ne era rimasto stregato, a tal puto che si era costruito una gran bella villa dalla quale si accede direttamente al lago. Come scritto nel post precedente, il FAI Fondo Ambiente Italiano ne è diventato proprietario e sta raccogliendo fondi per salvarla da degrado e rovina. Qui, dal sito di Repubblica.it, scorci della villa di Antonio Fogazzaro, ad Oria di Valsolda (vedere altre foto nel post precedente).

Lo scrittore, essendo nato e vissuto fino alla giovane età a Vicenza, aveva padronanza della "lingua/dialetto" veneta, oltre che amore per la sua terra d'origine; a tal punto che nel suo capolavoro ha inserito personaggi originari del Veneto, i quali, pur abitando da anni o da sempre in quella zona lacustre, ai confini con la Svizzera, dialogano abitualmente tra di loro nella lingua d'origine, il veneziano.
Però, mentre nei suoi romanzi Bassani usa sporadicamente, e solo per brevi fraseggi il dialetto ferrarese (stante anche le difficoltà, per chi non è di quelle parti, di comprendere il significato di certi termini di quel dialetto), Fogazzaro usa invece inserire frequentemente dialoghi in lingua/dialetto veneto, e per lunghe comprensibili "chiacchierate".

A titolo di esempio trascrivo un brano dal Piccolo Mondo Antico. E' lo stralcio di un dialogo tra i signori Giacomo e Pasotti

"Mi propramente" diss'egli "no volea. El me gà fato zo. - Vegnì, el dise; percossa mo no volìo vegner? Mal no se fa , la cossa xe onesta. Sì, digo, me par anca a mi; ma sto secreto! Ma! La nona! el dise. Capisso, digo, ma no me comoda. Gnanca a mi, el dise. Ma alora, digo, che figura femoì, Ela e mi? Quela del m..., el dise con quel so far de bon omo a la vecia, che cossa vorla? el xe propramente per el mio temperamento. Alora vegno, digo."

Come potete arguire, per uno come me, che abita nel nord Italia, il dialetto veneto è molto più facile da comprendere che non il ferrarese. Non so se lo è altrettanto facile per un siciliano. E' molto più facile anche per gli spagnoli catalani, che vi ritrovano molti termini della loro lingua in quel dialetto; come pure li ritrovano nel dialetto che si parla a nord del lago di Como, e credo anche dalle parti di Porlezza e in Valsolda, tutti luoghi dove la Spagna ha dominato per oltre un secolo e mezzo. E' capitato infatti ad un turista italiano di Colico, il quale, recatosi in un viaggio a Barcellona e dovendo chiedere informazioni, quando lo fece in italiano nessuno lo capì; rifatte nel suo dialetto locale fu compreso e ricevette le informazioni volute.

lunedì, ottobre 04, 2010

Antonio Fogazzaro


Oggi il Tg5 ha parlato di questa villa ubicata ad Oria in Valsolda, sul lago di Lugano, facente parte del patrimonio del FAI Fondo Ambiente Italia, al quale è stata donata tempo addietro dall'erede di Antonio Fogazzaro, il pronipote marchese Giuseppe Roi, scomparso lo scorso anno. Questo post è anche la risposta indiretta al titolo/domanda del post di Hesperia, pubblicato sul Giardino delle Esperidi, la quale si chiede: che cos'è la letteratura?.
Fino a ieri per me sarebbe stato fin troppo facile (e retorico) rispondere che la letteratura è Manzoni; oggi invece con altrettanto entusiasmo risponderei che la letteratura è Fogazzaro; domani chi lo sà cosa risponderei? Ho ripreso in mano da poco la lettura del suo capolavoro: Piccolo mondo antico. L'ho preso in mano da quando mi è nata quella sorta di innamoramento per il lago di Como e di quella sua specie di allungamento (così almeno si potrebbe intendere consultando le carte geografiche) che è il lago di Lugano. La sua sponda orientale, da Valsolda a Porlezza, è rimasta incredibilmente italiana, e credo lo resterà per sempre, nonostante forze centrifughe potrebbero far scaturire il tentativo di farla staccare dall'Italia, magari con le fin troppo facili lusinghe che una sua associazione alla Confederazione Elvetica renderebbe loro la vita più semplice. Ma tante sono le vicende storiche che legano imperituramente quella parte del lago di Lugano a Milano, e quindi all'Italia. Ma questo sarà il tema che cercherò di sviluppare in un prossimo post.

Concludendo, personalmente leggo molto più volentieri romanzi che oltre ad avere una trama plausibile, mi facciano anche conoscere luoghi reali, ma a me sconosciuti. E in questo vedo che Fogazzaro è stato un maestro, alla pari del Manzoni. E andando a tempi più recenti, altrettanto bravi nel descrivere luoghi e località, siti e ambienti sono stati Bassani, Bacchelli, Pontiggia; e chi più ne sa, più ne metta.
Concludendo ancora, forse avrei posto la domanda in altri termini: quale funzione deve avere la letteratura, oltre a quella di svagare? Risposta semplice, quanto lapalissiana: quella d'insegnare.

Foto: Villa Fogazzaro a Oria di Valsolda (Como) dal sito Atlantidezine

sabato, ottobre 02, 2010

Madonna del Castagno, Muggiò



Muggiò, ridente cittadina brianzola, alle porte occidentali di Monza, oggi è quasi totalmente invasa dal cemento, con esclusione di sprazzi di verde ai confini coi comuni confinanti di Nova Milanese, Cinisello Balsamo, Desio, Lissone, Monza. Anche il cuore cittadino è un polmone verde, occupato com'è dal mirabile parco pubblico con collinetta interna, fiancheggiato dalla stupenda Villa Casati Stampa, ora monumento nazionale, acquisita e ristrutturata decenni or sono dal Comune di Muggiò che vi ha insediato i propri uffici.
Il territorio di Muggiò nel passato dev'essere stato assai ricco di castagni. Vi è infatti un Santuario dedicato alla Madonna del Castagno, le cui origini risalgono ad un'epoca remota, al XVI secolo, ai tempi della controriforma. Vi è avvenuto un evento straordinario, sul cui luogo il popolo eresse una cappella votiva. Nel '700, il conte Giuseppe Bolagnos trasformò la cappella nell'attuale chiesetta, dedicandola alla Beata Vergine Addolorata. Il bel viale pedonale d'accesso, che corre in parallelo a via Libertà, un tempo era chiamato viale Rimembranze, ed è stato rinominato Viale del Castano, forse in virtù dei bei castani che rigogliosi fiancheggiano il vialetto (il tutto è visibile attraverso Google Maps View). Esso infatti corre in mezzo a due filari di enormi castagni monumentali, fiancheggiando la strada intercomunale che collega Muggiò a Desio. Provenendo da Desio, la strada termina in prossimità del trafficato incrocio semaforizzato con via Italia. In conseguenza di ciò, nelle ore di punta, quella zona cittadina sarebbe impregnata dei gas di scarico delle automobili, se non ci fossero quegli alberi a mitigarne il nefasto effetto. Ai piedi dei castani sono stati posti recentemente cippi in pietra con targhe nominali riportanti i nomi di 61 muggioresi morti durante la guerra del '15-'18. Al termine del vialetto (vedi foto) vi è situata la chiesetta.
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Foto di Lido Pierucci, da Panoramio


 

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