Elusione fiscale, pro e contro
(aggiornato e pubblicato il 2 settembre 2006)
Due articoli dei blogger Siro e Monica, e l'ultimo di Monsoreau, mi hanno spinto a scrivere questo post sull'elusione fiscale, che avevo già in animo di scrivere dopo il 30 giugno a corollario del post su: "Solidarietà come alibi".
Il pezzo di Siro che mi ha colpito è quello relativo agli sprechi perpetrati dalla città di Cremona sotto le voci "Comitato per il mantenimento della pace e della giustizia" l'altro sotto la voce "Fiaccola della Libertà" e l'altro ancora intitolato al "Treno della Memoria".
Il pezzo di Monica, invece, si riferisce alla manovra da 30 miliardi di euro che il governo si appresta a varare e che, guarda caso, non sono dovuti a mancanze o incapacità del precedente governo Berlusconi, ma ad un maggior deficit di 30 miliardi di euro lasciato in eredità nel 2001 dal suo precedente governo Amato, abilmente camuffato, ma che Eurostat ha recentemente individuato e certificato.
Il pezzo di Monsoreau, invece, spinge a meditare seriamente sull'introduzione di uno sciopero fiscale di massa, come estremo rimedio.
Già quel 30 giugno fui indignato dall'affermazione di Prodi, riportata sul Corriere, che diceva: "evasione fiscale a livelli inaccettabili". Ape volle quasi correggermi parlando invece di elusione, mentre invece Prodi, in quell'articolo, aveva parlato proprio di evasione.
L'elusione fiscale è un'altra cosa: è il mezzo legale che hanno i cittadini di sottrarre quanto più è possibile, e ammesso dalla legge, alla voracità del fisco.
Alla luce degli sprechi, come quelli citati da Siro, chi non è portato o invogliato a cercare i mezzi legali per pagare il meno possibile di tasse e imposte e quantaltro?
Perchè di sprechi, checchè ne dicano gli amministratori interessati - sia ben chiaro, sia di sinistra che di destra - ce ne sono e come. La dimostrazione me la sono fatta personalmente esaminando i bilanci degli ultimi anni del mio condominio.
Vi chiederete cosa c'entra il condominio? C'entra, c'entra e come. Perchè dalle piccole realtà si può dedurre quanto avviene nelle grandi realtà.
Esaminando attentamente i bilanci degli ultimi tre anni del mio condominio ho constatato, e lo ho loro dimostrato, che avremmo potuto risparmiare il 20 - 25 % solo sulle spese amministrative. Risparmio che avremmo potuto conseguire agendo su: compenso amministratore, spese banca, costo fotocopie, spese telefoniche e compensi burocratici extra. Tale risparmio avrebbe inciso sul bilancio generale per un 3 % circa. Evidentemente, amministratore e, forse, consiglieri hanno gestito un pò "allegramente". E questo avviene quasi sempre, quando si amministrano soldi altrui, e non i propri.
L'esempio può sembrare banale, ma penso che qualcosa del genere possa succedere anche nelle amministrazioni pubbliche se non c'è chi effettua controlli rigorosi e serrati. E quindi quel 2 o 3 percento che indicava Tremonti come possibile risparmio da parte delle amministrazioni nazionali e locali, era ed è un traguardo possibile da raggiungere. Certo, per arrivare a quel risultato ci vuole impegno, tempo e passione; e quindi sacrifici ai quali gli amministratori e i controllori non sempre si sottopongono facilmente.
Detto questo, c'è allora chi si ingegna e si arrovella per cercare i mezzi legali più inimmaginabili per mettere in atto il proposito di pagare il meno tasse possibili, visto poi il cattivo uso che spesso se ne fa.
A memoria e per esperienze personali, il fenomeno dell' elusione esplose negli anni '80 quando vennero introdotte a raffica tutta una serie di tasse e imposte nuove che prima non c'erano e se c'erano erano abbastanza contenute. Mi riferisco alle sette tasse che poi confluirono in un'unica tassa che prese il nome di IRAP e che erano: l'Ilor, la tassa sulla partita IVA (una vera assurdità tutta italiana), il contributo al Servizio Sanitario Nazionale e relative addizzionali (questa era plausibile), la tassa patrimoniale sui beni d'Impresa (altra assurdità), la tassa annuale sugli esercizi commerciali, altri piccoli e talora incomprensibili balzelli, l'ICIAP (Imposta Comunale sulle Attività Produttive), dovuta anche da Agenti di Commercio e di Assicurazione (assurdità italiana).
Ad incentivare la pratica elusoria vi erano poi le assurde aliquote marginali dell'IRPEF che arrivavano al 74 percento.
Possibile che il legislatore di allora non aveva compreso l'assurdità di tale aliquota? Chi era quel "pazzo" che non avrebbe fatto tutto il possibile per sottrarsi a tale mannaia? Quando dall'altra parte avvenivano gli sprechi e si assisteva imperterriti alla creazione di privilegi con i soldi dello stato, come quella legge che nei primi anni ottanta mandò in pensione anticipata un esercito di insegnanti in esubero, purchè avessero 15 anni di attività?
Erano quasi tutti trentenni, di poco sopra in trent'anni, che ancora oggi percepiscono quella pensione rivalutata di anno in anno.
Facevo il rappresentante di commercio in quegli anni. Quindi giravo e vedevo. E vedevo cosa non facevano le ditte per sottrarsi a quel cappio fiscale. Le ditte che facevano forti utili inventavano ogni tipo di spesa, anche le più inutili pur di lasciare il meno possibile all'imposizione fiscale. E quelle che andavano male smettevano di pagare ogni onere allo stato e all'INPS, e, chi poteva, si metteva poi in regola con i condoni (quella dei condoni non è stata nè un'invenzione nè un abuso del governo Berlusconi).
Anche per cercare di opporsi e fare resistenza a questo stato di cose, nacque Forza Italia. Perchè la popolazione attiva e produttiva vedeva, ma non aveva il coraggio o la forza di gruppo per ribellarsi a quella situazione. E i partiti in auge in quel momento non avevano la forza nè la volontà di rimediare alle situazioni abnormi che si erano create. Ci volle il coraggio, la forza e il carisma di Berlusconi per mettere insieme e far nascere quel movimento.
Ancora oggi, nonostante la fiscalità generale sia scesa dal 57 al 43 %, c'è una larga parte di popolazione insofferente verso la fiscalità ancora opprimente dello stato.
Urge porvi rimedio e non procastrinare più oltre la ricerca di tutte le soluzioni possibili, altrimenti, alla lunga, questo stato di disagio latente può sfogare in altre più tragiche direzioni.
Per inciso, come ho già detto a Monsoreau, io non sono più nella mischia: i miei redditi sono tassati alla fonte ed ora sono entro i parametri minimi. Le mie velleità giovanili di "fare" sono svanite e cessate con la fine della prima repubblica. Tanto ho constatato che "sbattersi" e "darsi tanto da fare" in uno stato dalla fiscalità opprimente e burocratica come il nostro, ai singoli, agli "indipendenti", "non vale tanto la pena".
Due articoli dei blogger Siro e Monica, e l'ultimo di Monsoreau, mi hanno spinto a scrivere questo post sull'elusione fiscale, che avevo già in animo di scrivere dopo il 30 giugno a corollario del post su: "Solidarietà come alibi".
Il pezzo di Siro che mi ha colpito è quello relativo agli sprechi perpetrati dalla città di Cremona sotto le voci "Comitato per il mantenimento della pace e della giustizia" l'altro sotto la voce "Fiaccola della Libertà" e l'altro ancora intitolato al "Treno della Memoria".
Il pezzo di Monica, invece, si riferisce alla manovra da 30 miliardi di euro che il governo si appresta a varare e che, guarda caso, non sono dovuti a mancanze o incapacità del precedente governo Berlusconi, ma ad un maggior deficit di 30 miliardi di euro lasciato in eredità nel 2001 dal suo precedente governo Amato, abilmente camuffato, ma che Eurostat ha recentemente individuato e certificato.
Il pezzo di Monsoreau, invece, spinge a meditare seriamente sull'introduzione di uno sciopero fiscale di massa, come estremo rimedio.
Già quel 30 giugno fui indignato dall'affermazione di Prodi, riportata sul Corriere, che diceva: "evasione fiscale a livelli inaccettabili". Ape volle quasi correggermi parlando invece di elusione, mentre invece Prodi, in quell'articolo, aveva parlato proprio di evasione.
L'elusione fiscale è un'altra cosa: è il mezzo legale che hanno i cittadini di sottrarre quanto più è possibile, e ammesso dalla legge, alla voracità del fisco.
Alla luce degli sprechi, come quelli citati da Siro, chi non è portato o invogliato a cercare i mezzi legali per pagare il meno possibile di tasse e imposte e quantaltro?
Perchè di sprechi, checchè ne dicano gli amministratori interessati - sia ben chiaro, sia di sinistra che di destra - ce ne sono e come. La dimostrazione me la sono fatta personalmente esaminando i bilanci degli ultimi anni del mio condominio.
Vi chiederete cosa c'entra il condominio? C'entra, c'entra e come. Perchè dalle piccole realtà si può dedurre quanto avviene nelle grandi realtà.
Esaminando attentamente i bilanci degli ultimi tre anni del mio condominio ho constatato, e lo ho loro dimostrato, che avremmo potuto risparmiare il 20 - 25 % solo sulle spese amministrative. Risparmio che avremmo potuto conseguire agendo su: compenso amministratore, spese banca, costo fotocopie, spese telefoniche e compensi burocratici extra. Tale risparmio avrebbe inciso sul bilancio generale per un 3 % circa. Evidentemente, amministratore e, forse, consiglieri hanno gestito un pò "allegramente". E questo avviene quasi sempre, quando si amministrano soldi altrui, e non i propri.
L'esempio può sembrare banale, ma penso che qualcosa del genere possa succedere anche nelle amministrazioni pubbliche se non c'è chi effettua controlli rigorosi e serrati. E quindi quel 2 o 3 percento che indicava Tremonti come possibile risparmio da parte delle amministrazioni nazionali e locali, era ed è un traguardo possibile da raggiungere. Certo, per arrivare a quel risultato ci vuole impegno, tempo e passione; e quindi sacrifici ai quali gli amministratori e i controllori non sempre si sottopongono facilmente.
Detto questo, c'è allora chi si ingegna e si arrovella per cercare i mezzi legali più inimmaginabili per mettere in atto il proposito di pagare il meno tasse possibili, visto poi il cattivo uso che spesso se ne fa.
A memoria e per esperienze personali, il fenomeno dell' elusione esplose negli anni '80 quando vennero introdotte a raffica tutta una serie di tasse e imposte nuove che prima non c'erano e se c'erano erano abbastanza contenute. Mi riferisco alle sette tasse che poi confluirono in un'unica tassa che prese il nome di IRAP e che erano: l'Ilor, la tassa sulla partita IVA (una vera assurdità tutta italiana), il contributo al Servizio Sanitario Nazionale e relative addizzionali (questa era plausibile), la tassa patrimoniale sui beni d'Impresa (altra assurdità), la tassa annuale sugli esercizi commerciali, altri piccoli e talora incomprensibili balzelli, l'ICIAP (Imposta Comunale sulle Attività Produttive), dovuta anche da Agenti di Commercio e di Assicurazione (assurdità italiana).
Ad incentivare la pratica elusoria vi erano poi le assurde aliquote marginali dell'IRPEF che arrivavano al 74 percento.
Possibile che il legislatore di allora non aveva compreso l'assurdità di tale aliquota? Chi era quel "pazzo" che non avrebbe fatto tutto il possibile per sottrarsi a tale mannaia? Quando dall'altra parte avvenivano gli sprechi e si assisteva imperterriti alla creazione di privilegi con i soldi dello stato, come quella legge che nei primi anni ottanta mandò in pensione anticipata un esercito di insegnanti in esubero, purchè avessero 15 anni di attività?
Erano quasi tutti trentenni, di poco sopra in trent'anni, che ancora oggi percepiscono quella pensione rivalutata di anno in anno.
Facevo il rappresentante di commercio in quegli anni. Quindi giravo e vedevo. E vedevo cosa non facevano le ditte per sottrarsi a quel cappio fiscale. Le ditte che facevano forti utili inventavano ogni tipo di spesa, anche le più inutili pur di lasciare il meno possibile all'imposizione fiscale. E quelle che andavano male smettevano di pagare ogni onere allo stato e all'INPS, e, chi poteva, si metteva poi in regola con i condoni (quella dei condoni non è stata nè un'invenzione nè un abuso del governo Berlusconi).
Anche per cercare di opporsi e fare resistenza a questo stato di cose, nacque Forza Italia. Perchè la popolazione attiva e produttiva vedeva, ma non aveva il coraggio o la forza di gruppo per ribellarsi a quella situazione. E i partiti in auge in quel momento non avevano la forza nè la volontà di rimediare alle situazioni abnormi che si erano create. Ci volle il coraggio, la forza e il carisma di Berlusconi per mettere insieme e far nascere quel movimento.
Ancora oggi, nonostante la fiscalità generale sia scesa dal 57 al 43 %, c'è una larga parte di popolazione insofferente verso la fiscalità ancora opprimente dello stato.
Urge porvi rimedio e non procastrinare più oltre la ricerca di tutte le soluzioni possibili, altrimenti, alla lunga, questo stato di disagio latente può sfogare in altre più tragiche direzioni.
Per inciso, come ho già detto a Monsoreau, io non sono più nella mischia: i miei redditi sono tassati alla fonte ed ora sono entro i parametri minimi. Le mie velleità giovanili di "fare" sono svanite e cessate con la fine della prima repubblica. Tanto ho constatato che "sbattersi" e "darsi tanto da fare" in uno stato dalla fiscalità opprimente e burocratica come il nostro, ai singoli, agli "indipendenti", "non vale tanto la pena".