marshall

venerdì, ottobre 30, 2009

Un giallo nella vita di Dante

Quale ne l'arzanà de' Viniziani
bolle l'inverno la tenace pece
a rimpalmare i legni lor non sani,

ché navicar non ponno; in quella vece
chi fa suo legno novo, e chi ristoppa
le coste a quel che più viaggi fece;

chi ribatte da proda, e chi da poppa;
altri fa remi, e altri volge sarte;
chi terzeruolo e artimon rintoppa;


Inferno, Canto XXI, versi 7 - 15

Questi versi sono stati scritti (dovrebbero essere stati scritti ?) da Dante in occasione della visita all'Arsenale di Venezia, fatta per assecondare un desiderio di Guido Novello da Polenta, Signore di Ravenna, suo mecenate del momento, che lo mandò in ambasciata a Venezia per cercare di risolvere diplomaticamente una spinosa questione.
Indro Montanelli, profondo conoscitore di Dante, nel libro "Ritratti", così descrive - liquidandolo con poche parole - quell'episodio cruciale e fatale per la vita del Sommo:

"Fu così che (Guido) una volta lo mandò a Venezia per risolvere una spinosa diatriba che minacciava di sfociare in una guerra tra le due città (Venezia e Ravenna). S'ignora come Dante se la cavasse. Forse non fece nemmeno in tempo a svolgere il suo compito perchè cadde ammalato e, sentendo approssimarsi la fine, affrettò il ritorno. Doveva trattarsi di una forma acuta di malaria perchè aveva la febbre altissima e delirava. Quando arrivò a Ravenna era già allo stremo. Non si sa nemmeno se riconoscesse i volti dei figli e degli amici che si avvicendavano al suo capezzale. Spirò nella notte fra il 13 e il 14 settembre del 1321".

Non si hanno notizie di altri viaggi di Dante a Venezia, ma quei versi, inseriti per descrivere quanto avviene nella V bolgia dell'Inferno - quella dei Barattieri - sono stati (pare, perchè ora il dubitativo mi diventa d'obbligo) senzaltro ispirati dalla visita fatta all'Arsenale di Venezia in quell'occasione (ma forse un'altra eventuale occasione). Venezia, a quell'evento ha dedicato una targa con incisi quei nove versi (vedere foto e descrizione al post di Fausto: questo ).

Il dubbio è venuto perchè Dante avrebbe completato la Cantica dell'Inferno nel 1313, mentre quei versi dovrebbero essere stati composti nel 1321, in occasione di quella visita. Altro punto cruciale: se Dante era morente, come ha fatto a scrivere quei versi? Potrebbe averlo fatto dettandoli, facendoli inserire in quel punto del XXI Canto. Ma di questa sorta di giallo pare che nessun commentatore di Dante ne parli.
Se qualcuno avesse spiegazioni plausibili, le proponga.

Foto scattate da Fausto di http://www.alloggibarbaria.blogspot.com/ , gentilmente concesse.

sabato, ottobre 24, 2009

Una burla educativa

L'amico Al, che mi sollazza di sovente con sue fantasmagoriche vignette, prese chissà dove, giorni fa me ne ha inviate alcune. A seguito di sua autorizzazione, pubblico il testo di una fantasiosa direttiva, che sarà già di dominio pubblico, emanata dall'immaginario ministero competente in materia, la quale conterrebbe:
"Indirizzi per il nuovo contratto dei salariati della Pubblica amministrazione".
Anche se sembrerebbe stampata su carta intestata del relativo ministero e con tanto di foto in primo piano del ministro in carica, dal tono e dalla conclusione si deduce che essa sembra essere una burla.
Gli ordini della circolare sarebbero:
1 - GIORNI DI MALATTIA
Non sarà più accettato il certificato medico come giustificazione di malattia.
Se si riesce ad andare dal dottore si può benissimo andare anche al lavoro.
2 - GIORNI LIBERI E DI FERIE
Ogni impiegato riceverà 104 giorni liberi all'anno. Si chiamano sabati e domeniche.
3 - BAGNO
La nuova normativa prevede un massimo di 3 minuti per le necessità personali.
Dopo suonerà un allarme, si aprirà la porta e verrà scattata una fotografia.
Dopo il secondo ritardo in bagno, la foto verrà esposta in bacheca.
4 - PAUSA PRANZO
4.1 - Gli impiegati magri riceveranno 30 minuti, perché hanno bisogno di mangiare di più per ingrassare.
4.2 - Quelli normali riceveranno 15 minuti, per fare un pasto equilibrato e rimanere in forma.
4.3 - Quelli in sovrappeso riceveranno 5 minuti, che sono più che sufficienti per uno slim fast.
5 - AUMENTI
Gli aumenti di stipendio vengono correlati all'abbigliamento del lavoratore:
5.1 - Se si veste con scarpe Prada da euro 350,00 o borsa Gucci da euro 600,00, si presume che il lavoratore stia bene
economicamente e quindi non abbia bisogno di un aumento.
5.2 - Se si veste troppo poveramente, si presume che il lavoratore debba imparare ad amministrare meglio le sue finanze e
quindi non sarà concesso l'aumento.
5.3 - Se si veste normalmente vuol dire che il lavoratore ha una retribuzione sufficiente e quindi non sarà concesso l'aumento.
6 - PAUSA CAFFE'
Le macchine erogatrici di caffè/the saranno abolite.
Ai lavoratori che lo richiederanno, all'inizio dell'orario di lavoro sarà messa sulla scrivania una tazzina piena di buon caffè/the
caldo che potranno bersi durante la pausa comodamente seduti sulle loro sedie senza alzarsi e perdere tempo a raggiungere il
distributore.
Per chi volesse anche uno snack (ingordi) vi preghiamo tornare al punto 4.
7 – STRAORDINARI
Gli straordinari non saranno piu' pagati...se decidete di restare in ufficio oltre l'orario di lavoro significa che non avete altro da
fare a casa quindi dovreste solo ringraziarci, se non ci fossimo noi vi annoiereste fuori di qui.
Vi ringraziamo per l'attenzione e Buon lavoro!
P.S. - Per aver letto questa e-mail in orario di lavoro vi verranno trattenuti 4 minuti di stipendio.
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Il ministro Brunetta si è lamentato, in questi giorni, del riemergere dell'assenteismo, aumentato in quest'ultimo periodo del 22%, dopo i mesi virtuosi dell'immediato dopo-Brunetta, durante il quale era calato vistosamente. Vale a dire che tra i dipendenti pubblici vi è una persona su cinque che, sentendosi garantita dalle tante espressioni di solidarietà nate in loro favore dopo il polverone di polemiche sorto nel dopo-Brunetta (una sorta di franchigia e garantismo sollevato a gran voce da certi politici, certi sindacalisti, certi mass media e qualsivoglia), costoro, dicevo, quell'uno su cinque deve aver ripreso l'andazzo di prima. Ciò non andrebbe bene, e sembrerebbe anche anacronistico perchè poi quegli uno su cinque sarebbero i primi a lamentarsi qualora l'inflazione dovesse riprendere l'andazzo di prima, e i soldi per la spesa non dovessero bastare più. Sembra infatti alquanto evidente che per pagare gli assenteisti e i nullafacenti-stipendiati, lo stato da qualche parte dovrà prendere i soldi. Li prenderà, ovviamente, da chi produce beni e servizi, e da chi altri sennò? E costoro, vessati e tartassati, per vivere e sopravvivere riprenderanno lentamente l'andazzo di prima, cioè aumentando i prezzi dei loro prodotti, servizi e prestazioni. Ne conseguirà così il riemergere dell'inflazione strisciante; situazione, questa, che ben conosce chi ha vissuto i decenni precedenti.
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Per leggere il post con una grafica diversa andate su aquaeductus

mercoledì, ottobre 14, 2009

Esaltazione di Cosimo de Medici

Firenze, caduta la sua gloriosa repubblica (1530), ebbe campo di sospirare la perduta libertà, sotto il dispotico governo del duca Alessandro, che cadde infine vittima di una congiura.
Ricostruttore delle fortune medicee fu il nuovo duca, Cosimo (1537-1574), giovine principe, al quale non mancavano energia, senno politico ed equilibrio sufficiente per non abusare del potere assoluto. Cosimo si strinse a Carlo V, e, in concorso con le truppe imperiali, abbattè la libertà di Siena e assorbì gran parte del suo territorio.
L'unità regionale toscana, antica aspirazione del Comune fiorentino, fu così quasi completamente realizzata, restandone esclusi solo piccoli lembi della regione. Cosimo diede allo Stato un solido ordinamento assolutistico: riordinò l'amministrazione e le finanze; rafforzò l'organizzazione militare, promosse con savie iniziative lo sviluppo economico del paese; creò un esercito regionale, formato da elementi locali. La sicurezza della navigazione fu affidata, oltre che alla flotta ducale, ai Cavalieri di santo Stefano, un Ordine religioso-cavalleresco di nuova fondazione, che ebbe sede a Pisa nel sontuoso palazzo del Vasari, che ha tuttora il nome dei Cavalieri. Nelle lotte contro i corsari barbareschi, l'Ordine si acquistò grandi benemerenze con una vigilanza assidua sui mari e con azioni eroiche di guerra.
La bonifica di paludi, la costruzione di canali e di altre opere di pubblica utilità, l'impulso dato alle industrie, specie della seta, di Firenze, di Pisa, di Siena, e ai loro commerci, i primi progetti per la costruzione del porto artificiale di Livorno, danno la misura della vitalità impressa da Cosimo all'economia toscana. Il governo complessivamente savio e benefico di lui potè mettere in ombra il suo dispotismo e non pochi suoi atti di tirannia.
L'esaltazione di Cosimo alla dignità granducale per decreto di papa Pio V (1569) rappresentò il riconoscimento del fervore, con cui egli aveva promosso nei suoi Stati il trionfo degli ideali della Riforma cattolica. Il nuovo titolo, riconosciuto poi dall'imperatore con un elevato compenso pecuniario, conferiva alla casa Medici una posizione di priorità rispetto agli altri principi italiani.

Tra i successori di Cosimo, Ferdinando I (1587-1609) ebbe il merito di avere recato a termine la costruzione del porto di Livorno. Per dare il massimo incremento al porto e alla città, sorta si può dire dal nulla, il granduca concesse ampie franchigie doganali, invitò con una patente del 1593, che fu detta la "Livornina", ad abitarvi emigrati di altri paesi, senza distinzione di nazionalità, di razza e di confessione religiosa: affluirono in gran numero, contribuendo poi alle fortune del nuovo centro protestanti ed ebrei.
Sotto Ferdinando, la Toscana poggiò dal lato della Francia. Il matrimonio di Maria, nipote del granduca, con Enrico IV di Francia, in un momento in cui questa nazione stava riprendendo posizione nel campo della politica internazionale, aveva il valore di un atto diplomatico, diretto a liberare la Toscana dalla tutela spagnuola.
Sotto il fiacco governo degli ultimi principi della casa Medici, che si estinse nel 1737, la Toscana era priva di ogni importanza politica, e si accentuava la decadenza economica.

Questo brano è stato trascritto traendolo integralmente da "Civiltà e Società", corso di Storia, de "La Scuola" Editrice, per la terza classe degli istituti tecnici - IV edizione 1964 - capitolo XIV.
La mia attenzione è stata attratta, e si è appuntata su questo brano, perchè contiene l'esaltazione per i Cavalieri di santo Stefano; e l'esaltazione per Cosimo de Medici, artefice della costruzione, dal nulla, della città di Livorno che, per la ponderosa presenza di canali artificiali, viene anche definita la Venezia Nuova . Cliccandovi sopra, potrete anche accedere al link della Fortezza Vecchia, detta anche "Mastio della contessa Matilde", in quanto la prima costruzione dei suoi bastioni risale forse al secolo XI (dal libro Civiltà e Società, di cui sopra).

Per un approfondimento degli argomenti qui citati, potrete trovarli accedendo al blog di Sarcastycon3, e poi navigando, ove sono descritti con dovizia di particolari inediti.

domenica, ottobre 11, 2009

Petizioni, femministe, e le altre

Mi chiedo cosa mai sia successo di clamoroso, se Eleonora ha dedicato ben tre post ad un avvenimento che a me è sfuggito del tutto. In un Porta a Porta dei giorni scorsi, Rosy Bindi deve aver detto qualcosa di astruso, tanto che Berlusconi ha telefonato in diretta nel corso del programma, facendole una sorta di complimento, con la frase "più bella che intelligente". Ma cosa avrà detto che non so, perchè da quella sera del mio post su politici e giornalisti parolai, ho deciso di non perdere più tempo in programmi o discorsi pronunciati da personaggi del genere. La sera in cui Rosy Bindi era al Porta a Porta, ero in visione del programma, ma quando si mettevano a parlare quel genere di persone, cambiavo immediatamente canale: non li sopporto più. Non sopporto più quel genere di discorsi fatti con parole al vento: ci vogliono fatti, e non parole. Ma cosa avrà detto la Bindi? Sono proprio curioso di saperlo, se da quella sua presenza è scaturito così tanto vespaio.
I tre post di Eleonora che hanno sollevato questa mia curiosità sono i seguenti: http://eleonoraemme.blogspot.com/2009/10/le-femministe.html
http://eleonoraemme.blogspot.com/2009/10/le-imbecilli-2-italiche.html
http://eleonoraemme.blogspot.com/2009/10/repubica-e-le-petizioni.html

A proposito di Nobel

Marco De Turris, aggregato ad Aquaeductus, ha pubblicato un impegnativo post relativo al mancato conferimento del nobel per la pace a Gino Strada ( leggi qua ). E meno male si è conclusa in questo modo, stando a quanto approfondisce.
Gran bella pagina di "Storia", quella pubblicata, sugli anni giovanili di Gino Strada, che mi riporta alla mente il dimenticato periodo di quando sulle piazze italiane imperversava anche il famigerato gruppo Katanga. Ed è sintomatica di come le candidature ai premi Nobel per la pace, vengano spesse volte espresse in base a criteri che hanno a che fare con i sentimenti che i soggetti candidati sanno esprimere al momento (fumo negli occhi), ma non tengano in alcun conto del loro passato. Ricordo d'aver letto, nel blog di Pseudosauro , in un articolo del 2007, oppure in un post di Nessie , di quel periodo, interessanti pagine, una cronistoria documentata sulla vita del giovane Gino Strada e del suo gruppo, una banda creatrice di disordini di cui sembra facesse parte: altro che candidarlo al Nobel per la pace! Sugli abbagli che la/le commissioni per il Nobel spesse volte prendono, ne è fedelissima riprova il fatto che Gandhi , 5 volte candidato al Nobel, non lo ricevette mai. Eppure, chi meglio di lui, in quel periodo, avrebbe dovuto meritarlo? Gandhi non era di certo uno di quelli che andavano in giro con le tasche piene di sassi, o portandosi appresso chiavi inglesi da 50 cm (per farlo sembrare uno strumento di lavoro, in caso di controlli da parte delle forze dell'ordine), come pare fece anche Gino Strada, pronto poi, invece, a far scoppiare tafferugli per poi compiere atti di violenza e procurare danni. Dopo aver letto le pagine relative alla storia giovanile di Gino Strada, anche il solo fatto che qualcuno abbia avuto la volontà (e il potere di farlo) di candidare un Gino Strada al Nobel per la pace, equivale a voler screditare enormemente l'istituzione dei Nobel, che invece sa accendere ancora nobili pensieri nei giovani.

Per chi volesse approfondire la conoscenza di quegli anni, ed in particolare su chi è stato Gino Strada, legga anche questo articolo riassuntivo . Altro che Nobel per la pace!!!
Oppure legga i numerosi post che gli ha dedicato Massimo (il link è qui a destra).

giovedì, ottobre 08, 2009

La politica nelle bocciature dei Lodi

Berlusconi vuole la guerra ma Fini frena - è il titolo di una Reuters delle 14,43.
Berlusconi ha ragioni da vendere, quando dice che le sentenze sui lodi Mondadori e Alfano sono sentenze politiche. Nel 1992, quando le procure di tutt'Italia misero sottosopra le segreterie e le sedi di tutti i partiti politici, si fermarono davanti alle sedi e segreterie del PCI. Non indagarono. E come loro si sono costruite tutte quelle tesi e teorie, anche bislacche - come quella della chance - in merito alla creazione dei lodi, così mi sia lecito pensare che non credo possibile che il PCI fosse stato talmente puro, da non essere meritorio di neanche un'ispezione, un'indagine, durante quel periodo burrascoso di tangentopoli.

E con questo, do anche una indiretta spiegazione del commento a Daniele.

I togati

Chi sono i togati?
Voglio raccontare una storia avvenuta circa 40 anni fa, di cui sono stato testimone oscultante.
In un paesino del centr'Italia, dove vivevano per lo più cafoni di fontamarana memoria, aveva casa vacanze un giudice togato che passava lì tutti i fine settimana e le vacanze, studiando i casi da giudicare e meditando sulle sentenze con le eventuali pene da comminare. Quel luogo era il suo buon ritiro. E aveva il suo posto fisso nell'unica chiesa: primo posto in prima fila; e quelli accanto riservati per i suoi familiari o accompagnatori. I frequentatori abituali lo sapevano, e mai si sarebbero permessi di occupare quella fila. Un giorno di quella estate, un mio conoscente, originario di lì, e lì in vacanza proveniente da Milano, arrivato in chiesa a messa iniziata e visti liberi quegli unici posti di prima fila, si sedette al posto che doveva essere di quel giudice. Nessuno degli astanti gli fece presente che quella sedia era di esclusività del giudice, e nemmeno il prete glielo fece notare, poichè all'epoca diceva messa voltato di spalle, e quindi non fu in grado di notare "l'affronto". Il giudice giunse tardi quella mattina, ma arrivò. E, visto occupato il "suo" posto da quel cafone di-fontamarana-memoria, s'inalberò, mandò uno sguardo truce al malcapitato invitandolo, assieme ai presenti vicini, a sgomberare il posto. Ci fu un attimo di trambusto; anche il prete s'era voltato per osservare cosa stesse succedendo. Il malcapitato "cafone" capì l'antifona e lasciò libero il posto, mettendosi all'impiedi assieme agli altri che assiepavano la chiesa in quella soleggiata domenica agostana. Ma da quel giorno, il malcapitato-cafone sì è fatta un'idea tutta sua dei togati. Idea che, da allora, esprime agli altri, quando gliene capita occasione.

Politici e giornalisti parlatoi

Raccontato ciò, mi è venuto in mente che, ieri sera, facendo zapping col telecomando, ero capitato nei programmi di approfondimento de La7, Matrix e Porta a Porta. Motivo dei dibattiti era sempre lo stesso: quello della bocciatura del Lodo Alfano.
M'è capitato un fatto strano. Quando parlavano i vari oppositori di Berlusconi, mi veniva spontaneo e automatico il cambiare canale, tornandovi dopo che era passato quel lasso di tempo necessario per il loro intervento.
Sarà che sono diventato insofferente ai politici e giornalisti parlatoi?

martedì, ottobre 06, 2009

Sul Lodo Mondadori

Leggere questo interessante articolo http://www.libero-news.it/webeditorials/view/3011. Mi sembra vi si paventi il rischio che la Lega potrebbe tornare a parlare con forza di secessione. Il rischio sarebbe veramente alto. E credo che, questa volta, non sarebbe indolore.
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Per qualche giorno sarò assente dal blog. Vi farò capolino di tanto in tanto, per controllare la bacheca dei commenti, ed eventalmente pubblicarli. Per eventuali risposte, mi riserverò di darle subito, o rimandarle alla ripresa.
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Nel frattempo, vorrei tornare sulla vicenda Lodo Mondadori, in quanto all'epoca la vissi abbastanza intensamente, da interessato, in quanto ero un piccolo ed estimatore azionista di Cir (all'epoca era uno dei miei titoli preferiti). E c'è un particolare, del quale il giudice penso non abbia tenuto conto. E da lì che ho dedotto trattarsi di una pura sentenza politica, atta soltanto a cercare di demolire il premier. Si da il caso che all'epoca ero estimatore di Carlo De Benedetti. A quell'epoca, molti andavano in visibilio per le sue gesta di grande raider, nascondendosi però il dolore che quei raid generavano (vedi vicenda Banco Ambrosiano, che mise sul lastrico parecchi piccoli azionisti, i cui soldi finirono nelle tasche di Cir, venditrice dei titoli, quando questi avevano raggiunto il massimo, prima del crak). Mondadori era quasi di Cir, ma intervenne un fattore determinante che fece spostare l'ago della bilancia della parte preminente della famiglia Mondadori, in favore di Silvio Berlusconi (è da quella vicenda che è nato il perenne dissidio tra i due), che all'epoca io guardavo come il fumo negli occhi. Per capire il senso di ciò, basterebbe andarsi a rileggere quelle pagine di quella storia, relative a quel dato momento della transizione dai figli di Arnoldo Mondadori ai loro eredi.

Nel frattempo, ripasserò quella vicenda dai miei ricordi e dalle mie carte e ne scriverò un post (strano che nessuno ne parli!), se nel frattempo non è trapelato nulla di quel particolare, e da fonti molto più autorevoli di me.
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P.s. Dopo aver letto il post di Orpheus e aver visto la vignetta di Sarcastycon, queste , pubblicati su Aquaeductus, ho pensato alla vicenda terrena di Masaniello; e questa notte ho fatto un sogno. Ho identificato il personaggio principale della storia col Masaniello. Per farla breve, sappiamo tutti come andò a finire.

lunedì, ottobre 05, 2009

Sentenza politica sul lodo Mondadori

Tieni duro, Silvio! E non farci tornare all'antico regime, che vigeva fino a vent'anni fa. E anche se ti lascieranno a tasche vuote, noi saremo sempre con te, simbolo del cambiamento e del modo di far politica, mirando alla concretezza.

La vicenda legata alla sentenza del lodo Mondadori, è tutta politica. Non se ne vedono i presupposti e le ragioni economiche, finanziarie, umane, terrene circa quell'assurda richiesta di risarcimento partita dalla magistratura, consistente in 750 milioni di Euro. Mi sembra di tornare ai tempi di quando, in televisione, fiorì quel lungo ed estenuante dibattito sulla questione SIR di Nino Rovelli (http://it.wikipedia.org/wiki/Nino_Rovelli); dibattito che aveva per tema gli interessi contrastanti tra SIR, ENI, MONTEDISON, e quantaltro. SIR fallì, ma la vicenda si concluse poi a favore degli eredi di Nino Rovelli, che si videro vincitori di 800 miliardi di lire, quasi vent'anni fa, dallo Stato, attraverso l'IMI (che allora era di proprietà del Ministero del Tesoro, e ora fa parte integrante di Banca Intesa San Paolo). Quindi, 800 miliardi di lire dell'epoca pagati con i soldi dei contribuenti.

Gli oppositori di Berlusconi, che si avvedono di non riuscire a farlo cadere in nessun'altra maniera, ogni tanto ci provano con le vie giudiziarie, e ora anche per quella civile, cercando di indebolirlo finanziariamente, comminandogli 750 milioni di euro di risarcimento. Che non sono noccioline, e basterebbero a far crollare un impero come quello messo insieme da Berlusconi, così da demolirlo anche politicamente.

Intanto, oggi le CIR, il veicolo attraverso il quale Carlo De Benedetti dovrebbe incassare i 750 milioni di euro, guadagnava, fino a mezzogiorno, il 10 % in borsa. E, chi le compra oggi, per una questione che non sia di ricopertura, è un avvoltoio; uno che specula sulle disgrazie altrui. Ma la CONSOB, che dovrebbe vigilare sul corretto funzionamento della borsa (altrimenti non si vede cosa ci stia a fare), dovrebbe acquisire l'elenco di chi ha comprato CIR nei giorni scorsi, e forse potrebbe fare delle belle scoperte. E, magari, sanzionare costoro, gli "amici", scoperti con le dita nella marmellata, come ha fatto di recente con quel caso di insider trading, con quell' "emettigiudizi di borsa pilotati" (aveva emesso un giudizio largamente positivo su di una certa società, tale che avrebbe sicuramente influenzato positivamente i suoi corsi di borsa, facendoli lievitare. Ma il tale, un chiacchierone, aveva avvisato preventivamente i suoi amici dell'imminente uscita di quel report, i quali, quindi, si misero a comprare a man bassa, nei giorni precedenti l'uscita del report, pregustando i lauti guadagni, come poi avvenne. Alla faccia dei gonzi venditori!).

Ora, quella sentenza di 750 milioni di euro ai danni di FININVEST, cioè Berlusconi. A qual pro?

Conosco benissimo le vicende che hanno visto coinvolto Carlo De Benedetti in tanti raid di borsa. Chi non ricorda il caso del Vecchio Banco Ambrosiano? Ma anche di Olivetti, e di Cartiere Sottrici Binda? Quest'ultimo, poi, l'ho vissuto da vicino, e non ho bisogno che nessuno me ne racconti la vicenda, magari manipolandomela. Conoscendo i suoi modi di operare, per esempio come ha fatto con Sottrici Binda, ora mi chiedo cosa avrebbe fatto, o cosa avrebbe fatto di Mondadori.

E qui termino, lasciando ciascuno libero di pensarla come la vuole.

Articolo correlato, per comprendere bene i termini della questione.
E poi ditemi se non c'entra la politica! Ma questi sono giudici? o che sono?
(dal blog di Elly)
http://www.ilgiornale.it/interni/chiesto_piu_che_loro_ebrei/05-10-2009/articolo-id=388239-page=0

Vicenda Lodo Mondadori

La vicenda Lodo Mondadori, che vede contrapposte CIR a FININVEST, conferma che non c'è nessun interessamento nei riguardi del piccolo risparmio investito in borsa. I piccoli risparmiatori che investono i loro risparmi nel "motore dell'economia", la borsa, spesse volte ricevono in cambio sballottamenti, calpestii, defraudamenti, e non c'è nessuno che si occupi del buon fine dei loro risparmi. In tali condizioni, mi chiedo che senso abbia investire nel motore dell'economia. Tali risparmiatori, s'è visto ormai da numerosi casi come questo, vanno così inconsapevolmente a formare quel famoso PARCO BUOI, di cui tanto s'è parlato nei primi post di questo blog. Una borsa siffatta, che non dà nessuna prospettiva di certezza circa il buon esito finale dei propri investimenti, dovrebbe essere vietata ai piccoli, per impedire loro di cadere nelle trappole che si celano sotto le lusinghe dei "facili" guadagni di borsa.
E' vicenda trapelata oggi, Fininvest è stata condannata, in primo grado, dal Tribunale di Milano, a pagare 750 milioni per il Lodo Mondadori. 750 milioni, che non sono noccioline, equivalgono a 1452 miliardi di vecchie lire. Ce n'è abbastanza per far traballare o far saltare un impero, per quanto grande esso sia, come Fininvest. Ad esso sono legate le sorti di Mediaset, Mondadori, e, parzialmente, Mediolanum. A queste società è anche legata la sorte dei piccoli azionisti che in esse hanno investito. Ma cosa c'entrano costoro con storie del tipo Lodo Mondadori? Ecco perchè i piccoli risparmiatori che investano in borsa, è come se entrassero inconsapevolmente in quella sorta di immaginario PARCO BUOI, dove una squadra di rudi mandriani decidono della loro sorte.

La vicenda "Lodo Mondadori" - si legge in una news Reuters di questa mattina - si incentra su presunte sentenze comprate che avevano assegnato il gruppo editoriale di Segrate alla Fininvest, nella battaglia legale che nella seconda metà degli anni '80 aveva opposto Silvio Berlusconi al gruppo di Carlo De Benedetti. La sentenza è immediatamente esecutiva, ma Fininvest, che ha già prennunciato ricorso, può chiederne la sospensione in attesa del secondo grado di giudizio. Fininvest controlla Mondadori, Mediaset e, pariteticamente con Ennio Doris, Mediolanum.

La vicenda risale ad almeno 20 anni fa. E in casi come questo, chi tutela gli interessi del piccolo?
Alla larga dalla borsa. Piccolo è bello: chi fa da sè, fa per tre. E a creare occupazione ci pensi qualcun'altro.

sabato, ottobre 03, 2009

Libertà d'espressione

Invito a leggere l'articolo, questo http://www.libero-news.it/webeditorials/view/2971, la cui fonte documentatrice è sempre Eleonora. Contiene cinque promemoria di Mattias Mainiero per la manifestazione delle 15.30 di oggi, in favore della libertà di stampa. Un sesto promemoria non esiste perchè già quei cinque sono più che sufficienti a rendere semplicemente ridicola e farsesca la manifestazione. E meno male che è sponsorizzata, o partecipata da cime della nostra cultura, politica e imprenditoria, come Roberto Saviano, Neri Marco Re, Carlo De Benedetti, Franco Cordero, Stefano Rodotà, Teresa De Sio, Don Antonio Sciortino, Fausto Bertinotti, Dario Fo, ecc.

Inutile dire, che, per quanto mi riguarda, sarà una grande manifestazione farsa. Si pensi alla situazione nazionale, e si pensi alle motivazioni (cariche di contraddizioni, come quelle di Roberto Saviano) espresse dai nomi altisonanti che vi partecipano, o che hanno manifestato la loro adesione e poi converrete col mio giudizio. Ovviamente, è una opinione personale, che esprimo in nome di quella libertà di espressione che i partecipanti alla manifestazione dicono sia in pericolo. A Milano dicono: g'han propi nient de fà.

venerdì, ottobre 02, 2009

Marco D'Aviano

Marco d'Aviano: chi era costui? Confesso la mia ignoranza, fino a ieri. Conoscevo quel nome, perchè a Milano, in zona Loreto-Padova, c'è una via a lui intitolata. Ma tutto lì. C'è voluto un imput da parte di Renzo Martinelli, per far si che iniziassi ad interessarmene. Renzo Martinelli è il regista brianzolo di Cesano Maderno, estimatore di Umberto Bossi. Nè dalla Rai, nè da altre reti televisive ne avevo mai sentito parlare prima, eppure, Marco D'Aviano è stato un personaggio di grande importanza per gli assetti dell'Europa moderna; al quale deve molto. Non se ne comprende, pertanto, la trascuratezza e la dimenticanza cui è stato fatto oggetto. Ed è sempre l'ardimentoso regista a ricordarci che Marco D'Aviano è stato, per l'Europa, un personaggio di gran lunga più importante, rispetto a quello che Giovanna d'Arco è stata, e rappresenta per la Francia. Proclamata santa nel 1920 da Papa Benedetto XV, per Marco D'Aviano, al quale, tra l'altro, sono stati attribuiti miracoli ancor lui vivente, c'è voluto invece l'arrivo alla soglia pontificia di un papa straniero, polacco, Papa Giovanni Paolo II, per far si che, a 304 anni dalla sua morte, Marco D'Aviano fosse stato proclamato beato, nel 2003.
L'Europa, oggi, non sarebbe stata la stessa, senza la comparsa sulla scena europea del XVII secolo, di Marco D'Aviano. Le donne europee sarebbero costrette ad abbigliarsi secondo la legge coranica; il Vaticano sarebbe la grande moschea islamica, di importanza superiore a quella che divenne la Basilica di Santa Sofia a Istanbul , perchè Roma sarebbe diventata il centro mondiale dell'islamismo; e tutte le nostre chiese sarebbero ora ridotte a rango di madrase e moschee. Concetti, questi, ricordati da Renzo Martinelli, nel corso del programma televisivo su Rai 2, "Quello che", di sabato scorso 26 settembre. Era lì per parlare anche del suo film, Barbarossa, di prossima uscita nelle sale, prevista per il 9 ottobre.

E' stato nel corso di tale programma, che ha anche annunciato la produzione del suo film su Marco D'Aviano, la cui lavorazione inizierà l'anno prossimo, il 2010. L'opera presenterà grandi analogie col film Barbarossa. In quest'ultimo è la minuta popolazione milanese che, coalizzatasi con quella di altre città lombarde, mise in piedi quell'esercito fatto per lo più di contadini e braccianti, tutti volontari, male armati e male equipaggiati, che però, carichi di ardimento e coraggio, sconfissero l'esercito imperiale di Federico Barbarossa. Nel caso della vicenda umana di Marco D'Aviano, emerge la figura di un indomito presbitero, in abito da frate, al secolo Carlo Domenico Cristofori, nato ad Aviano nel 1631 e morto a Vienna nel 1699, che, da solo, accorrendo alle Corti d'Europa, era riuscito a vincere la noncuranza dei potenti nei confronti di Vienna, cinta d'assedio da diversi mesi dall'esercito turco ottomano, accampato fuori le sue mura, aspettando che si arrendesse per fame. Marco D'Aviano riuscì nell'intento di scuotere dal torpore principi e re europei, intenzionati, com'erano, a non fare nessun passo in aiuto di Vienna. Marco D'Aviano fece così coalizzare quegli eserciti, facendo liberare l'Europa dal pericolo di una lunga e tormentosa dominazione ottomana. L'Europa fu salva, e con essa il cristianesimo.

L'odio che gli islamici nutrono nei confronti di europei e occidentali, deriva tutto da quella loro umiliante sconfitta. Nessun'altra ragione, nemmeno quella di ordine religioso: è la tesi di Renzo Martinelli, su tale questione.

Con quella sconfitta, i turchi ottomani, che contavano nel successo su Vienna, per riprendere l'espansione dell'impero ottomano, interrotta da oltre un secolo, dovettero abbandonare ogni ambizione velleitaria. Dopo quella sconfitta, la Turchia Ottomana si trovò impelagata in una crescente e sempre più ingovernabile crisi militare economica e politica. Era così iniziato un periodo, durato oltre due secoli, durante il quale fu costretta ad occuparsi di tutt'altro che non a mire espansionistiche. In seguito, con l'avvento al potere di Mustafa Kemal Ataturk , il padre della Turchia moderna, comparso sulle scene politico-militari all'inizio del '900, la Turchia cominciò ad aprirsi alla modernità europea. Con l'avvento di Mustafa Kemal era così iniziato il cammino per quel lento cambiamento di mentalità, che sta tuttora cercando di portare la Turchia verso la modernità, e verso una totale integrazione con l'Europa.

E' da credere in questo loro proposito di cambiamento?

E' soprattutto su questa incognita che si scontrano i favorevoli e i contrari all'ingresso della Turchia nella Comunità Europea.


 

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