marshall

martedì, novembre 29, 2011

I video di Gaetano su l'Unità

Questo post è dedicato all'amico Gaetano, al quale l'Unità ha recensito alcuni video. Video che trattano del tema pensioni.

Complimenti per aver sfondato anche su l'Unità, il giornale di quel Soru che ha fatto perdere tanti, ma tanti e tanti soldi (da 1000 e rotti euro per azione cui erano arrivate, ai nostri giorni vale quasi zero) ad ignari piccoli risparmiatori, che avevano investito i loro risparmi nelle azioni di Tiscali. Un mio amico, che pressapoco ha la tua età, è costretto a lavorare ancora per rimediare a quella cappellata. Ma venendo alla causa - il debito pubblico stratosferico - che costringerà il governo a mandare i lavoratori in pensione più tardi, l'Unità s'è mai chiesta quanta parte hanno avuto i partiti di sinistra nel far lievitare così all'inverosimile il debito pubblico? Tanto poi paga pantalone, quel pantalone che siamo i noi di adesso. Poi mettiamoci pure privilegi, evasione e tutto quello che vuoi, ma per arrivare a 30.000 euro a testa di debito (compresi neonati e moribondi) ce ne vuole. E questo buco chi l'ha creato? Ecco, chiedilo a quelli dell'Unità, se ti sanno dare una risposta soddisfacente.  

lunedì, novembre 28, 2011

Gli imbecilli delle quote d'ingresso

"Qualcuno" ha ventilato l'idea di fare innalzare la quota d'ingresso di extracomunitari nel nostro paese, saggiamente dal Ministero del lavoro sarebbe arrivato lo stop.
Con questo post si vuole dimostrare, attraverso un caso pratico, quanto la decisione dello stop sia saggia, e quanto invece l'idea di portare avanti quella proposta sia stata un'emerita imbecillaggine, tanto da farmi urlare: "Imbecilli, imbecilli, imbecilli".

Vengano qui nel mio condominio a verficarlo.

Fino a due anni fa la questione di coloro che erano in ritardo con le spese condominiali era ancora gestibile, ora non più. Allora c'erano appena uno o due casi all'anno, ora sono diventati una ventina, con tendenza ad aumentare nei mesi a venire. Ora su duecento condomini del mio condominio, ben 18 sono in arretrato da oltre un anno con le spese condominiali. Gli altri condomini, tra cui il sottoscritto, devono far fronte al buco lasciato da costoro, e anticipare la loro quota mancante, altrimenti questo inverno staremo  al freddo. Di quei 18 condomini morosi solo due sono italiani, gli altri, stando ai cognomi che si leggono dai verbali d'assemblea, provengono da quei paesi dai quali si chiede a gran voce l'incremento della quota d'ingresso. Il bello (anzi il brutto per noi) è che quei sedici condomini hanno tutti un mutuo ipotecario in corso, che non riescono a pagare; per cui, in caso di vendita all'asta dei loro appartamenti, le banche saranno le privilegiate; gli altri 182 condomini, che sono in regola con i pagamenti, accuseranno perdite nel loro menage familiare. E ciò avverrà sicuramente, anche perchè nel frattempo il valore degli immobili si è parecchio svalutato, le banche riusciranno a malapena a rientrare del capitale prestato, e tutti gli altri resteranno a bocca asciutta.

E quelli vorrebbero far aumentare la quota d'ingresso. E allora che veramente se li accolgano loro, e a loro spese.

domenica, novembre 27, 2011

Due Uova di Colombo

Questo post è stato ispirato dagli articoli Tea Party: la protesta indispensabile, di Oggettivista, amministratore del blog Tocqueville la città dei Liberi, e Obiezione fiscale, di BlacKnights, amministratore del blog Il Castello 1.

Sono d'accordo sull'obiezione fiscale organizzata su scala nazionale. Peccato che il grosso del mio reddito, assoggettabile ad IRPEF, sia tassato alla fonte;  resterebbero però ICI e quantaltro.
I tuoi ragionamenti, Massimo, non fanno una grinza, e siccome parte di quelle nuove tasse che hanno in mente di applicare, andrebbero anche a coprire i buchi causati dall'evasione fiscale e contributiva, è allora inutile continuare con lo stato sociale così come lo si è organizzato. Meno tasse, meno servizi statali, così ci saranno per forza di cose meno evasori. E che ognuno paghi per i servizi di cui ha veramente bisogno; oppure si organizzi in proprio con assicurazioni di gruppo che gli coprano ciò che gli interessa.
Ecco quindi così scoperto l'Uovo di Colombo: sparendo certe tasse, e riducendo le attuali, ci saranno anche molto meno evasori fiscali, che pare sia la piaga di questa nazione.
Aumenterebbe così anche il senso di appartenenza a questo popolo, perchè i big nazionali non avrebbero più ragione di trasferire la propria residenza all'estero (inutile fare dei nomi, noi del Castello ne conosciamo parecchi di tali furbetti).
Altro Uovo di Colombo: facendo rimpatriare i big, aumenterebbero automaticamente le entrate fiscali italiane, perchè quelli pagherebbero più volentieri le tasse qui da noi.

sabato, novembre 26, 2011

Arricchirsi in questo momento

In questo periodo di prezzi stracciati in tutti i settori, dall'azionario, ai titoli di stato, alle abitazioni, avvengono movimenti alquanto strani, attraverso i quali vengono effettuati veri e propri trasferimenti di ricchezza, a titolo stupidamente gratuito; movimenti che, quantomeno, dovrebbero indurre a profonda meditazione. Arricchimenti, si dirà fra qualche anno, che  ciò che non si era potuto col lavoro, lo si era ottenuto con la finanza, attraverso investimenti a lungo termine (è tipico di chi comprò cartelle fondiarie Cariplo a 65 a metà degli anni '70, e dopo breve tempo incassò 100 perchè estratto a sorte). D'altronde chi bazzica in borsa da almeno tent'anni, c'è abituato a vedere di questi facili arricchimeti dal nulla. Pare infatti che aziende quotate, o azionisti di peso delle stesse, stiano facendo man bassa dei loro titoli, approfittando dei prezzi di super saldo a cui sono giunti i valori delle loro società.

Negli esempi qui sotto, freschi di periodo, la parte del leone la fa De Benedetti attraverso la controllata CIR. Non starebbero a guardare neppure Fininvest, che controlla Mondadori, e Bollorè, azionista di spicco di Mediobanca.   

Avvertenza: l'elenco potrebbe continuare di parecchio. Per chi fosse interessato ad intensificare l'indagine non ha che da spulciare in www.soldionline.it/notizie/

Gruppo l’Espresso ha comunicato che nelle sedute comprese tra il 7 e l'11 novembre ha acquistato 183.200 azioni proprie al prezzo medio di 1,27 euro per azione, per un controvalore complessivo di oltre 232mila euro. Attualmente la società editoriale detiene un totale di 11.832.585 azioni proprie pari a circa il 2,884% del capitale sociale. (da Soldionline.it - Edoardo Fagnani, 14 novembre 2011)

Sogefi ha comunicato che nelle sedute comprese tra il 21 e il 25 novembre ha acquistato 193.494 azioni proprie al prezzo medio di 2,049 euro, per un controvalore complessivo di circa 400mila euro. Attualmente la società detiene 3.077.000 azioni proprie, pari al 2,638% del capitale sociale. (da Soldionline.it - Edoardo Fagnani, 25 novembre 2011).
L'acquisto fa seguito a quello avvenuto nel periodo 19 - 23 settembre 2011 per 112.006 azioni (Soldionline.it) e quello di 145.000 azioni avvenuto nel perodo tra il 3 - 7 ottobre 2011 (Soldionline.it).

Gruppo l’Espresso ha comunicato che nelle sedute comprese tra il 7 e l'11 novembre ha acquistato 183.200 azioni proprie al prezzo medio di 1,27 euro per azione, per un controvalore complessivo di oltre 232mila euro. Attualmente la società editoriale detiene un totale di 11.832.585 azioni proprie pari a circa il 2,884% del capitale sociale. (Soldionline.it). L'acquisto fa seguito a quello di 126.942 azioni, avvenuto nel periodo 25 ottobre - 1 novembre (Soldionline.it), e a quelli del 3 e 4 novembre per 110.000 azioni (Soldionline.it).

Mondadori ha comunicato che nelle sedute comprese tra il 21 e il 24 novembre ha acquistato 265.822 azioni proprie (pari allo 0,1078% del capitale sociale) a un prezzo unitario medio di 1,32864 euro e per un controvalore complessivo pari a circa 353mila euro. Ad oggi la società editoriale detiene 12.322.917 azioni, corrispondenti al 5% del capitale sociale. (da Soldionline.it - Edoardo Fagnani, 25 novembre 2011).

Mediobanca, Bollorè acquista un milione di titoli 
Dalle comunicazioni di Internal Dealing diffuse da Borsa Italiana si apprende che il 21 novembre il finanziere francese Vincent Bolloré ha acquistato un milione di azioni di Mediobanca a un prezzo unitario di 4,9089 euro. Bolloré ha speso oltre 4,9 milioni di euro. (Soldionline.it - Edoardo Fagnani, 25 novembre 2011).

martedì, novembre 22, 2011

Le previsioni di Nouriel Roubini sull'Italia

Secondo il guru Roubini l'Italia sarebbe arrivata al punto di non ritorno.
Intanto, dopo la giornataccia borsitica di ieri, oggi la musica non è cambiata: il FTSEMIB ha chiuso a - 1,54 % e lo spread bund/btp sul decennale è balzato a 486 punti base. Sembra proprio si stia quasi  avverando la catastrofica previsione di Nouriel Roubini sul futuro dell'Italia. E' scritto in una intervista rilasciata il 12 novembre a Reuters Television a Mosca. Il 12 novembre è anche il giorno della "grande liberazione" proclamato da Bersani al grido di "Ce l'abbiamo fatta, finalmente l'abbiamo buttato giù!". Nell'intervista Nouriel Roubini, alias dottor Condanna, ha previsto che l'Italia andrà in default l'anno prossimo, se non metterà in campo azioni aggressive contro il debito; default che comporterà automaticamente l'uscita dell'Italia dalla zona euro.
L'appellativo di "Dr Doom (dottor Condanna)" Roubini se l'era guadagnato dopo aver previsto la crisi bancaria globale 2008-2009, e la conseguente recessione mondiale. A dieci giorni da quel fatidico 12 novembre, non è successo ancora nulla di incisivo per contrastare il debito pubblico, e questo nonostante si sia già installato il nuovo governo Monti, allestito in tutta fretta e sostenuto da una maggioranza bulgara. E così mentre si cincischia i mercati agiscono, e così tra ieri e oggi abbiamo subito un'altra forte salassata. Anzi, pare che il nuovo governo ci abbia messo del suo per aggravare la situazione: anzichè incidere sul debito ieri il neo governo ha stanziato 350 milioni per Roma Capitale, che s'aggiugono ai 220 milioni di costo extra per il nuovo governo. Costi imprevisti, che vanno ad ampliare ulteriormente il debito pubblico, facendo deprimere ancor di più i mercati, anzichè rassicurarli. 

lunedì, novembre 21, 2011

Apoteosi del deficiente

"Ce l'abbiamo fatta!" Urlava il deficiente.
E col calo di oggi, a quasi il 3,4 % di perdita e con lo spread in risalita, come la mettono ora i deficienti? Già, perchè non è solo uno il deficiente, ma sono in tanti, tanti deficienti. E non sono solo quelli che stavano all'opposizione, i deficienti.
Deficiente, per chi non l'avesse capito, non ha niente di offensivo contro chicchesia, ma sta ad indicare la forma di deficit mentale insita in alcuni individui.
C'era bisogno di mettere in croce Berlusconi per capire che non è stata colpa sua la crisi che stiamo vivendo? una crisi che sta investendo ormai da tre anni tutto il mondo occidentale? E c'è bisogno dei grandi predicatori per capire che anche i ricchi ci vogliono, e che una società che non concede agli ultimi della catena la libertà e la facoltà di arricchirsi, è una società senza futuro. Chiedete a quelli che han vissuto per cinquant'anni sotto i regimi comunisti, che sviluppo e progresso c'era stato lì da loro.
E scusate se mi ripeto, ma ci ha visto bene Manuel Seri in questo articolo nel quale asserisce velatamente una verità che è antica quanto il mondo: il vero fattore di crescita di una società è data dalla possibilità di arricchimento lasciata ad ogni singolo individuo. In buona sostanza, come ho già scritto varie volte, anche i ricchi servono.
E ripubblico il passo chiave di quell'articolo:
"...la nostra economia è basata sugli scambi, cresce se aumenta la spesa per gli investimenti e per i consumi, presuppone che la Gente lavori, guadagni ed utilizzi quei danari sia per incrementare i depositi in banca da trasformare in servizi di finanziamento a sostegno dell’intraprendenza, sia per alimentare i consumi interni che producono ricchezza ad ogni passaggio. In questo processo, ogni risorsa in più inghiottita dal buco nero dell’apparato statale esaurisce la sua funzione principale, non produce più ricchezza, deprime l’operosità e la voglia di lavorare e provoca povertà su povertà".

domenica, novembre 20, 2011

Lega Nord contro Bruxelles

Questo sarà uno dei validi motivi per cui il mio ambito familiare darà pieno appoggio al Carroccio nelle prossime elezioni. Siamo venuti a conoscenza solo oggi di un problema molto serio sollevato dal leghista Matteo Salvini, nel corso della trasmissione Domenica 5 . L'europarlamentare ha criticato aspramente Bruxelles colpevole per delle scelte che a volte rasentano l'incomprensibile e l'inconsulto. Tema dell'aspra critica è stata l'etichettatura degli alimenti, che dal 1° Gennaio prossimo dovranno essere privi dell'indicazione "senza glutine". L'indicazione è utile, oltre che spesse volte vitale, per gli oltre 600.000 celiaci italiani, oltre che per i loro familiari o di chi sta loro accanto. Si stima infatti che un italiano su cento sia affetto da tale patologia cronica, e che nel corso dei prossimi anni vi sarà un notevole incremento, che porterà il rapporto ad 1 italiano ogni 80.  Non solo i soggetti stessi, ma anche per coloro che nel proprio ambito familiare, o tra le proprie amicizie hanno a che fare con soggetti celiaci sa benissimo l'attenzione e l'accortezza che deve porre nell'effettuare l'acquisto degli alimentari. L'etichettra con su scritto "senza glutine" è un validissimo aiuto per costoro; un aiuto che facilita loro la vita. Privare le etichette della scritta, sarebbe un ritorno all'indietro, al passato: a cosa sarebbe allora servita l'Europa, se peggiora le condizioni di vita anche da questo punto di vista? Fa quindi bene la Lega ad essere contraria all'Europa, a questa genere di Europa cervellotica e azzecca garbugli. 

Link utile: AIC Piemonte
Celiaci famosi: Daniele Bossari, Claudia Koll

sabato, novembre 19, 2011

Pilotare il debito

Pilotare il debito sarà l'unica opzione valida possibile. Al contrario, l'ipotetica introduzione di una patrimoniale diventerà un buco nell'acqua. Quelli che per le esauste casse dello stato sembreranno sollievi e  vantaggi nell'immediato, in seguito si ritorceranno contro, creando più danni dei benefici che si saranno ottenuti. Le valide ragioni le spiega molto bene Manuel Seri in questo articolo, che condivido pienamente.
C'è un punto in particolare nell'articolo che dovrebbe far meditare i favorevoli di questa imposta, anche se essa dovesse essere introdotta una volta tanto: 

"...la nostra economia è basata sugli scambi, cresce se aumenta la spesa per gli investimenti e per i consumi, presuppone che la Gente lavori, guadagni ed utilizzi quei danari sia per incrementare i depositi in banca da trasformare in servizi di finanziamento a sostegno dell’intraprendenza, sia per alimentare i consumi interni che producono ricchezza ad ogni passaggio. In questo processo, ogni risorsa in più inghiottita dal buco nero dell’apparato statale esaurisce la sua funzione principale, non produce più ricchezza, deprime l’operosità e la voglia di lavorare e provoca povertà su povertà".

Ecco il punto chiave dell'articolo: questa nuova tassa deprimerà l'operosità e la voglia di lavorare, e provocherà povertà su povertà. Con buona pace, alfine, per gli estimatori di nuove tasse. 

E allora, se si vorranno sistemare i conti dello stato non resterà che fare lotte serrate contro gli sprechi, e fare lotta accanita contro l'evasione fiscale, però quella su tasse e imposte già in vigore. Per quanto riguarda il debito pubblico esistente, ci vorranno esperti capaci di pilotarlo fuori dalle secche per i tanti e tanti decenni a venire, senza che si facciano prendere dal panico, e senza che abbiano velleità di volerlo risolvere in quattro e quattrotto. D'altronde, questa e solo questa sarà la vera croce e la vera sfida che si troveranno a dover affrontare i prossimi governi, di qualunque colore essi siano: governare e pilotare il debito. Se sapranno fare tutto questo, usciremo indenni dalle secche del debito col minor danno possibile per tutti.

domenica, novembre 13, 2011

Se questa è la nuova Italia...!

Da il Giornale.it - Emanuela Fontana

Roma - «Ce l’abbiamo fatta! Finalmente l’abbiamo buttato giù!». I nuovi padri della patria, gli uomini che dovrebbero salvare un’Italia a precipizio, ieri erano quelli che urlavano, urlavano e si esibivano in orribili versi di approvazione o biasimo di fazione. Da questo emiciclo di guerra dovrebbe nascere un nuovo Paese in pace, ma è difficile immaginare un miracolo di risurrezione quando il vicepresidente di un partito di cui fa parte anche il presidente della Camera, Italo Bocchino, al momento del voto nella seduta che deve aprire il new deal delle larghe intese si comporta esattamente come, in altra epoca, uno spettatore del Colosseo di fronte a un uomo sbranato dal leone. «L’abbiamo buttato giù!».
In quell’esatto momento Silvio Berlusconi, al centro dei banchi del governo, stava scrivendo qualcosa su un foglietto e sul tabellone luminoso della Camera brillava il numero dei sì alla legge di stabilità: 380, una cifra che non si vede da parecchio tempo a Montecitorio, con il voto favorevole di tutto il terzo polo, Pd non votante, Italia dei valori contraria: la maggioranza che sarebbe potuta essere con un allargamento al centro dell’esecutivo sciolto ieri. L’ex opposizione su tre posizioni distinte.
E poi, nell’aula del nuovo corso italiano, si sono viste e sentite, quasi nell’ordine, le urla della Lega, gli insulti all’ex Idv Scilipoti, il battibecco dello stesso Scilipoti con Fini, l’intervento dell’ex Pdl Antonione contro il suo vecchio partito, la stizza contro il Carroccio dell’ex ministro Scajola.
Non hanno aiutato a partorire un clima di concordia neppure alcune dichiarazioni di voto. Dario Franceschini, per esempio, sembrava parlare più come un cecchino che come un servitore dello Stato: «Un anno fa ci siamo posti due obiettivi: mandare a casa Berlusconi e fare un nuovo governo: li abbiamo centrati tutti e due». Bingo. E infatti è stato proprio durante l’intervento del capogruppo Pd che dai banchi della Lega sono partite le invocazioni: «Voto! Voto!».
Scilipoti ha usato invece un cartello per manifestare la sua disapprovazione nei confronti di Gianfranco Fini: «Vergogna!». E ha attaccato duramente Mario Monti: «Oggi si sta facendo un colpo di Stato. Da domani saremo commissariati da un personaggio che appartiene alla lobby delle banche ed è stato indicato non certo per salvare l’Italia, ma per garantire un gruppo di mercenari e di delinquenti». Parole pericolose che gli hanno scatenato contro il ruggito di metà aula. Come se non bastasse, forse per un singulto dell’ ultimo minuto, l’ex Pdl Roberto Antonione ha chiesto la parola quando la seduta era ormai sciolta per lamentare gli «epiteti indegni» che avrebbe ricevuto, ovvero la nomea del «traditore». «Giuda! Buffone», gli hanno gridato dagli scranni del suo ex partito. Per qualche secondo si è rischiata la rissa, poi i più del Pdl si sono precipitati all’inseguimento di Berlusconi per stringergli la mano, per parlargli, per salutarlo.

sabato, novembre 12, 2011

Ora che non c'è più il grande Alibi

Dal blog di Nicola Porro, un commento a Maralai.

Scrivi: "Monti premier? No grazie; no al golpe ordito da Napolitano grazie ad una sinistra indemoniata che ha usato tutte le armi per far fuori SB..."
e se è vero, come credo sia vero - per averlo sentito dire ieri da un commentatore di Radio Padania, mentre discuteva col conduttore Giulio Cainarca - che Mario Monti era stato tra coloro che avevano insegnato a Cirino Pomicino come fare a creare debito pubblico, è tutto dire, anche in considerazione del disastro che questo elevato debito pubblico ci sta procurando. E a leggere quell' articolo di Piero Torazza, pare che siamo solo all'inizio del grande periodo di purga che ci aspetta.
E ora che Berlusconi non c'è più, quale sarà il prossimo alibi?

Su segnalazione di Nessie, aggiungo il seguente video:

venerdì, novembre 11, 2011

Dimostrazione che ce la possiamo fare

Alle ore 17 la nostra borsa è la migliore in Europa, dimostrando che l'economia italiana è forte. Il recupero è misurato dal guadagno di oltre il 4 % dell'indice FTSE MIB. Il nostro BTP più lungo, il trentennale con scadenza 2041 e cedola 2,55% annuo, veleggia intorno ad una quotazione di 65 contro 100; niente male se lo rapportiamo al trentennale che nel '92, ai tempi dell'assalto alla lira operato da Soros, raggiunse anch'esso quota 65, pur avendo incorporata una cedola che, se non ricordo male, era del 7 %. Dato il vistoso recupero odierno, si può dedurre che l'assalto ai nostri BTP è stato solo l'ennesimo mezzo per abbattere Berlusconi. Stando così le cose, passo anch'io dalla parte di coloro che sono contrari ad un governo tecnico di larghe intese: ce la possiamo fare benissimo, senza bisogno di questo genere di governi balie per neonati. Basta volerlo e ce la possiamo fare benissimo. Data la gravità del momento, il PD deve imparare a fare opposizione seria e costruttiva, senza dar retta agli sbraitanti Di Pietro, Vendola e Grillo.   
Paragonati alla stregua di una mina vagante in giro per l'universo, e lo spauracchio mondiale del momento, i detentori di BTP hanno una sola possibilità per non perdere ulteriori denari stupidamente: tenerli fino a scadenza. Senza curarsi giorno per giorno della loro quotazione. Col forte recupero di questi due giorni, è banalmente facile dimostrare che il calo dei giorni scorsi subito dai BTP è stata solo speculazione massiccia, forse concordata per rovesciare Berlusconi. Detto questo, se in un primo tempo sarei stato favorevole ad un governo tecnico, ora non lo sono più. E, assodato che i nostri BTP hanno una scadenza diluita nel corso dei prossimi trent'anni, il loro riscatto è facilmente gestibile.

Questa la soluzione proposta:

In base alle singole scadenze annuali, si fissano in legge finanziaria i criteri per l'approvigionamento della provvista necessaria, che può essere: parte in accantonamento di tasse, parte dal ricavato dalla vendita di cespiti pubblici. Ove non si raggiunga la copertura con tali manovre, si provvederà alla copertura effettuando il pagamento di stipendi, emolumenti, pensioni e quant'altro, che superino una certa cifra, mediante BTP trentennali di nuova emissione, dedicati allo scopo.

Facendo così, ce la potremo fare benissimo, senza ricorrere all'ausilio di governi balia.  

mercoledì, novembre 09, 2011

Quando il diavolo ci mette le corna

Questa la foto del dato di chiusura delle borse europee, di questa convulsa giornata: FTSE MIB - 3,78 %; DAX 30 - 1,86 %; CAC 40 - 2,17 %. Alle 17.40 la borsa americana si presentava con le seguenti performance DJ - 1,77 %; NASDAQ - 2,00 %.
Quello che più di tutti stupisce è il dato americano. Dal momento che la borsa di New York scambia in un giorno quello che la borsa italiana scambia in un anno, come è possibile che anch'essa venga influenzata dalla consistenza del debito pubblico italiano? Qui gatta ci cova, o, per dirla con altre parole: qui sotto c'è del marcio, un marcio profondo. Diciamo piuttosto che si voleva ad  ogni costo far fuori Berlusconi, e così ci han provato in tutti i modi possibili, finchè alla fine ci sono riusciti. Ma andando oltre, e analizzando bene i dati di chiusura delle borse occidentali, si scoprirà che il debito pubblico italiano non c'entra nulla con la debacle borsistica di questo periodo, che ha coinvolto anche i titoli di stato. Il tempo è galantuomo e anche gli stupidi alla fine capiranno, purtroppo a loro spese, che Berlusconi nella faccenda della crisi dei mercati c'entra come i cavoli a merenda. Ciò non toglie che anche un bravo professionista della testata economica del TG1 delle ore 17 abbia addossato la colpa della chiusura negativa delle borse mondiali al debito pubblico italiano, e quindi indirettamente e velatamente a Berlusconi, pur senza averlo nominato. Potere della propaganda: anche lui c'è cascato. Peccato perchè lo consideravo tra quelli seri e preparati.    

Il club degli esperti espertoni

Tra i grandi esperti, citati nel post precedente, metterei senza alcun dubbio anche Emma Marcegaglia, che ieri, tra le righe, ha incolpato Berlusconi di essere la causa di una prossima possibile debaclè italiana. Come la mettiamo allora sul fatto che anche la Germania pare stia perdendo colpi? Infatti alle ore 12.45 il suo indice di borsa, il DAX 40, è sceso del 2,69 %, dopo una partenza schioppettante. Atrettanto stà facendo la borsa francese, il cui indice di borsa, il CAC 30, sta scendendo del 2,57 %, dopo una partenza positiva anche per lei.
Il fatto è che la signora Marcegaglia, così come pure tutti quei tromboni della politica e della finanza, che nutrono una viscerale invidia per Berlusconi, non gradiscono la sua presenza a capo del governo; e così ogni scusa è buona, pur di saltargli addosso e di sbranarlo. Ma devono pur sapere, tutti questi tromboni stonati, che noi del Castello gli staremo costantemente addosso, e che ogni loro mossa, ogni loro dichiarazione verrà opportunemente vagliata, onde smascherare lo sporco gioco che hanno intrapreso finora per defenestrare Silvio Berlusconi, leader indiscusso ed eletto democraticamente dalla maggioranza del popolo italiano. Il volerlo far dimettere ad ogni costo, in assenza di validi e veri motivi, che non siano quelle baggianate cui ci hanno abituato, equivale al voler calpestare ad ogni costo la democrazia; quella democrazia che gli stessi sbrodolano a più non posso. Ma di tutte le loro magagne, e di tutte le loro squinternate idee, ce ne stiamo rendendo conto via via sempre di più in tanti. Quei tanti che sono la parte intelligente della nazione.

Le previsioni approssimative degli esperti

Come volevasi dimostrare.

Berlusconi ha annunciato le proprie dimissioni e ha detto che si andrà al voto presumibilmente a Febbraio, ciò nonostante la borsa di Milano sta perdendo vistosamente. Il cambio repentino di segno dal positivo di stamattina per il FTSE MIB, al - 2,45% alle 10.20, fino al - 2,70% delle 10,26 si è avuto dopo le 10,08, dopo che è stata diramata la notizia di quell'annuncio fatto da Berlusconi nel corso del programma della telefonata a Maurizio Belpietro. E non è che le borse europee stiano andando molto meglio: dall'ampia positività della borsa di Francoforte, rasentante quasi il + 2%, ora, alle ore 10,31 siamo ad un - 1,22; Parigi è ad un - 1,23%. Allora mi chiedo, cosa vogliono farci credere questi grandi esperti della finanza, i quali ora, per spiegare questa negatività di Milano dicono che essa è dovuta al fatto che l'uscita di scena di Berlusconi è troppo lenta e incerta? Praticamente credo non sappiano più cosa inventarsi.
E allora, nel chiedermi ciò, penso : Non è che per caso dobbiamo invece dubitare della loro credibilità, anzichè di quella di Berlusconi?

A confermare questo mio legittimo dubbio vi è una news di stamattina della mia banca on-line. Come di consueto viene pubblicata prima dell'apertura delle borse. In essa i così detti esperti prevedevano un'apertura in forte rialzo per le Borse europee, dopo i progressi politici e le notizie di dimissioni di Silvio Berlusconi da presidente del Consiglio dopo il voto sulla legge di stabilita'.
Cantor Index prevedeva inoltre per il Ftse 100 un guadagno di 63 punti in apertura a 5630, per il Dax 98 punti a 6059, e per il Cac 33 punti a 3176. Aggiungevano anche "La speranza e' che l'Italia possa trovare velocemente un nuovo Governo che abbia le capacita' di realizzare le riforme necessarie", A rincarare la dose di ambiguità Capital Economics aggiungeva che "questo non bastera' a salvare Roma dato che gli ultimi dati suggeriscono una recessione nel prossimo futuro".

E ci risiamo nuovamente con il come volevasi dimostrare: adesso, alle ore 10,48 il FTSE MIB (borsa di Milano) è a - 3,20%; il DAX 30 (borsa di Francoforte è a - 1,38%; e il CAC 40 (borsa di Parigi) è ad un - 1,49%.

Aggiornamento ore 11,14: FTSE MIB - 3,65%; DAX30 - 1,41 %; cac40 - 1,94 %.

lunedì, novembre 07, 2011

Proposta contro il transfugonismo

Dal blog di Nicola Porro, commento indirizzato a Maralai, sul caso della Carlucci che lascia il PDL per l'UDC:

Maralai,
ho visto che molti commentatori del tuo blog ti considerano un esperto di politica. Vedi allora cosa ne pensi di questa proposta di legge, da applicare ai deputati transfughi, quelli cioè che in corso d'opera cambiano casacca.
Per questi lancerei una proposta di legge con la quale il voto di costoro non abbia più valore nel corso della legislatura nella quale sono stati eletti; che venga quindi conseguentemente abbassato il quorum nelle votazioni. Se questi vorranno partecipare ugualmente alle sedute parlamentari, lo potranno fare solamente come pubblico. Conseguentemente verrà loro tolto ogni diritto a stipendi e quant'altro.
Tutto questo a meno che non portino la firma di tanti elettori, quanti quelli che hanno loro consentito l'accesso in parlamento, dove si dice chiaramente che accettano e comprovano il loro cambio di partito o schieramento.

venerdì, novembre 04, 2011

Invito a comprare BTP

Cittadino compra pagina Corriere per appello a comprare Btp
Ultimissima da Reuters
Dal sito dei clienti di FINECO BANK
Reuters - 04/11/2011
MILANO,
MILANO, 4 novembre (Reuters) - Un'intera pagina sul Corriere della Sera per chiedere agli italiani di sostenere il proprio paese acquistando il debito pubblico italiano.
E' l'iniziativa di un cittadino, Giuliano Melani, che ha acquistato di tasca propria uno spazio sul primo giornale italiano per esortare all'acquisto di titoli di stato, annunciando che lui stesso lunedì acquisterà 20.000 euro di Btp.

"Concittadini, amici, fratelli di questa stessa nazione che si chiama Italia e che tutti amiamo. Possiamo farcela, ce la faremo" inizia l'appello.

Melani spiega che nessuno "può dirsi innocente" se l'Italia si trova nella situazione attuale e, dal momento che il problema principale è il debito, vede nell'acquisto dei titoli di Stato la strada maestra per uscire dalla crisi.

"Facciamo uno sforzo, compriamo il nostro debito. Chi più ne ha più ne metta", scrive, stimando l'investimendo in 4.500 euro a persona per acquistare l'intero debito italiano.

"Compriamoli al tasso di rendimento più basso possibile, compriamoli anche a tasso zero", esorta i lettori.

Melani spiega di essere "uno dei portatori sani della soluzione", sottolineando: "non ho un comitato, non ho un partito, non ho un movimento".

Più banalmente, Melani, 51 anni - come spiega al telefono a Reuters - è un agente finanziario che lavora su mandato di una grande banca italiana, che ha scelto di spendere oltre 20.000 euro per acquistare la pagina di un quotidiano spinto dal sentimento di "impotenza" per l'attuale situazione.

"Il riscontro è stato eccezionale", commenta soddisfatto.

E non demorde, chiedendo: "Dopo aver letto il mio annuncio, andrà a comprare i titoli di Stato?".





martedì, novembre 01, 2011

Cultura finanziaria 9

Mentre tutte le borse europee stanno franando, nel blog di Nicola Porro L'articolo 18 per i privilegiati, buona parte dei commentatori si stanno ostinando a difendere a spada tratta l'articolo 18.  Credo che costoro non abbiano compreso la gravità del momento e che stiano sottovalutando la situazione: questione di carenza culturale. In borsa si sta respirando un'aria da smobilitazione generale. Sembra che tutti gli investitori, grandi e piccoli, si stiano defilando, vendendo al meglio azioni, obbligazioni, compreso i titoli di stato che sembrava l'unico porto sicuro fino a tre mesi fa. In queste condizioni credo ci sia ben poco da fare nell'attaccarsi pervicacemente a qualcosa che tra non molto non ci sarà più comunque; volenti o nolenti, perchè le borse stanno dando chiari segnali di coma profondo del sistema.  
Tornando al blog di Nicola Porro, ho ritenuto di grande interesse un commento di Maralai (Marionanni), che mi accingo a ripubblicare, avendolo lo stesso ricavato da un suo post. 

"Il lavoro e la cultura dell'impresa

Penso che non esista un diaframma netto in grado di separare le due fasce del mondo del lavoro, in cui sino a quindici dipendenti resista il regime del libero arbitrio a sfavore della sicurezza del posto del lavoro, mentre al di sopra di tale fascia regna sovrana la garanzia tout court dell’occupazione stabile. Credo sia venuto il momento di eliminare questa confusione e creare le condizioni perchè si affermi l’impresa e la cultura del lavoro, iniziando anche da una sola assunzione, senza temere di superare il tetto sindacale dei quindici dipendenti. Che si affermi non con le esacerbate resistenze oltranziste, come che il datore di lavoro sia il diavolo in persona, mentre il lavoratore agnello(od anche viceversa).
Oggi più che mai creare impresa non è soltanto rischioso ma problematico, da spaccare la testa anche al più coriaceo degli imprenditori; troppi lacci troppi laccioli di ogni tipo vengono imposti dalla pubblica amministrazione che ne scoraggiano l’avventura imprenditoriale. Ma ancora i costi del lavoro sono talmente elevati non solo da scoraggiare il sorgere delle nuove attività, ma perfino di mandare in fallimento quelle esistenti. Il racconto di una amica romana di questa estate è stato molto emblematico, di come volgono le cose in Italia dove si crea impresa; aveva un’asilo nido privato e delle tre insegnanti due sono andate in congedo per maternità. Sicchè ha dovuto assumere altre due insegnanti sostitutive, e dopo qualche mese anche una di queste ha dovuto lasciare per sopravvenuta gravidanza.
Mi si potrà dire: finalmente, vivaddio che ci sono ancora donne o coppie che vogliono fare figli! Io sono perfettamente d’accordo che la maternità vada concretamente incoraggiata e sostenuta. Ma sostenuta da chi? Dal datore di lavoro che, come la signora romana ha dovuto chiudere l’asilo infantile? Cosa c’entra il datore di lavoro con la gravidanza della dipendente? Ecco una domanda anche ai sindacati che continuano a sorvolare su questi temi, o la politica tutta che se n’è stra fottuta da sempre altamente di affrontare temi impegnativi quali la famiglia e e i suoi costi.
E’ un problema se non un dramma del datore di lavoro l’assistenza di gravidanza e di maternità della donna, quindi della famiglia, o della Previdenza Nazionale? Credo, sono sicuro che anche le lavoratrici del settore privato devono essere abbracciate in toto dall’assistenza nazionale alla pari delle donne del settore pubblico. Perchè il datore o datrice di lavoro deve concorrere nella misura del 50% per far fronde agli elevati oneri del periodo di gravidanza e di maternità della dipendente? Mi pare che soffermarsi soltanto sulla difesa o “offesa” ad oltranza dell’articolo 18 sia trascurare ancora una volta, per difese di tipo corporativo, di discutere seriamente e serenamente di come promuovere la cultura del lavoro, ovvero di quella cultura del fare impresa e di renderla a tutti i livelli, esercizio possibile. Perchè senza impresa non c’è occupazione e senza occupazione non c’è Cristo di ammortizzatore sociale che tenga all’infinito.
Maralai
(marionanni)"


 

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