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martedì, febbraio 27, 2007

Bamba, Ribamba e Bamba Preventivo

"Il Potere logora chi non ce l'ha".
E chi ha in mano una "poltrona", un "cadreghino", tanto pe' parasse er culo, anche quando piove o tira il vento, non la molla: costi quel che costi.

Ieri sera, l'assegnazione del Premio Bamba ha dato l'ennesima dimostrazione che la principale passione coltivata dai politici italiani è l'attaccamento alle poltrone.

Marco Follini piuttosto che votare contro coscienza (questa potrebbe essere la sua motivazione) preferisce votare la fiducia al governo Prodi, facendo il salto della quaglia, tradendo il suo elettorato; il quale, secondo la logica si aspetterebbe un certo voto coerente.

Una alternativa di indubbio maggior rigore morale, l'avrebbe: dimettersi dal suo partito, dal suo schieramento politico, dalla politica attiva, visto che ha avuto, in passato, parecchi momenti di tormento e di ripensamenti, e tornare a fare il Cincinnato.
I suoi elettori non penso siano marionette disposte a farsi trasportare e trastullare da lui, a seconda dei suoi ghiribizzi e delle sue levate di capo!

Ma dimettersi vorrebbe dire perdere tutti i privilegi, i vantaggi del politico italiano: il più strapagato, il più vezzeggiato, fra tutte le nazioni del mondo.

Con la sua mossa, dimostrerebbe anche che all'interno del "Palazzo" c'è troppa gente in esubero: gente inutile, costosa, strapagata inutilmente, lì solo a fare numero pur di ammanicarsi tutti quei vantaggi: "mangiapane a tradimento" si direbbe nel linguaggio popolare.

Ecco perchè sarebbero meglio le dimissioni da parte di Follini, e lasciare il posto ad altri, per il momento, piuttosto che fare il salto della quaglia: ne guadagnerebbe la sua futura memoria!

Ecco perchè, ieri sera, la trasmissione Libero di Sera, trasmessa su Odeon Tv, condotta e diretta da Vittorio Feltri e Roberto Vallini, gli ha assegnato uno strepitoso PREMIO BAMBA, Ribamba, Tribamba, elevati alla quadruplice potenza.

Non solo, hanno mandato in videoimpressione i ritagli di giornale Libero degli ultimi cinque anni, che documentano delle sue soventi crisi di identità. Documentando con immagini il logoramento e la dispersione di energie a cui ha obbligato il leader della CDL Silvio Berlusconi per far si che, ad ogni sua levata di testa, rientrasse nella compagine nella quale era stato votato.
Gente così, meglio perderla che trovarla!

Ma, eccezionalmente, un altro Premio Bamba aggiuntivo è andato agli intellettuali italiani sinistrorsi, scandalizzatisi per la vignetta apparsa su Libero di giovedì scorso nel quale primeggiava in bella evidenza la vignetta raffigurante Prodi e Berlusconi in posizione inequivocabile.
Il chiasso per lo "scandalo" sollevato dagli intellettuali sinistrorsi è stato tale che ha fatto fare a Libero il record storico di vendita del giornale per quella giornata.
Vittorio Feltri non può che ringraziare gli intellettuali italiani e ricorda anche, a loro, che di scandali ben superiori ce ne sono stati nel passato anche rivolti verso destra e verso Berlusconi, ma loro non hanno mai dato segni di scandalizzarsi come per questa vicenda.

Per la prima volta viene assegnato anche un Bamba Preventivo.
Esattamente all'on. Casini, affinchè si ricordi che al momento del voto di fiducia al governo Prodi, non venga in mente, a lui e al suo gruppo, di uscire dall'Aula al momento del voto. Perchè tale mossa farebbe abbassare il quorum necessario a Prodi per ottenere la fiducia, e per lui sarebbe come andare in carrozza verso il trionfo.

Quindi, Bamba Preventivo per Casini, che si tradurrebbe in manifestazioni di ben altro tenore qualora si verificasse l'evenienza prospettata.

martedì, febbraio 20, 2007

Una grave lacuna

Stare attaccato al "cadreghino".
A Milano si usa questa espressione per dire di uno che pur di mantenere la posizione a cui è arrivato, è disposto a tutto: perfino a vendere la propria madre, se necessario.
Non conosco la traduzione romanesca o "ciociara-napoletana" di questa espressione.
Eppure mi sentivo ferrato in questa lingua: e in ciò sta la mia "grave lacuna".
Per questa traduzione chiedo l'intervento di Monica di Simone da Roma e, meglio ancora, di Squitto, che è ancor più "salato" di loro due.

Ha dimostrato in pieno il suo attaccamento al cadreghino l'on.Fausto Bertinotti il quale ha affermato di non essere andato a Vicenza perchè dice di ricoprire un alto incarico istituzionale: la presidenza della Camera dei Deputati.

A parte il fatto che gran parte degli italiani, suppongo la maggioranza, farebbe volentieri a meno della sua presenza in "quell'alto incarico istituzionale", l'on.Bertinotti con il suo atteggiamento di grandissimo attaccamento al suo incarico ha dimostrato che dei suoi principi, per i quali si è battuto per tutta la vita, se ne è fregato ampiamente. Ha dimostrato che vale molto di più un incarico del genere, di alto prestigio personale che non gli ideali coltivati e per i quali ha sempre combattuto fin da tenera età.

Per questa ragione, ieri sera, gli è stato assegnato il Premio Bamba, l'ormai celebre premio settimanale messo in palio dal quotidiano Libero sulla rete televisiva Odeon a cura di Vittorio Feltri e Roberto Vallini.

Per aggiornare la classifica dei Premi Bamba assegnati, inserisco qulli del 5 febbraio e 12 febbraio.

Il 5 febbraio era andato a Lucia Annunziata (la lanciatrice di sanpietrini, come ha scritto personalmente nel suo libro) per aver portato nella sua trasmissione di Rai3 - sovvenzionata da chi paga il canone e che vedrebbe volentieri qualcun altro al suo posto - (avrei qualche nome da proporre, e ne guadagnerebbe sicuramente in audience) - Luca Casarini il leader dei Disobbidienti Veneti.
Dicono sia stata una puntata molto edificante, che non ho visto, come non guardo più tale trasmissione.
Sempre il 5 febbraio, mezzo premio Bamba era andato all'on.Romano Prodi.
Il perchè lo potrete trovare nel blog di Monica scritto in quei giorni.

Il 12 febbraio era andato a due ministre: Rosy Bindi, ministra per La Famiglia, e Barbara Pollastrini, ministra per i Diritti e Le Pari Opportunità.
Una bella storia, legata alle motivazioni di questo premio, la potrete trovare sul blog di Lontana (andare su Il Castello per accedervi), scritta nello stesso giorno.

Buone letture.

sabato, febbraio 17, 2007

Il grande bluff

Introduzione
Ho letto or ora, a sorpresa, che il blogger Zener parla dei benzinai con riferimento alla situazione attuale. Chi volesse fare un raffronto col mio racconto, che si riferisce alla situazione di 25 anni fa, non ha che da leggerli entrambi. (www.zener.blogspot.com)

Mercoledì 14 si è svolto l'incontro tra il ministro Per lo Sviluppo Economico Pier Luigi Bersani e i sindacati della categoria dei benzinai, conclusosi con un nulla di fatto.
Anche i prossimi incontri potrebbero andare a vuoto, finchè il Ministro non dovesse decidere di lasciar le cose come stanno oppure metter mani al portafoglio.
A me sembra che la questione non sia risolvibile solo con promesse e consigli. Per prima cosa si dovrebbe pensare a salvaguardare il diritto di esistere agli attuali benzinai. E un governo formato da partiti progressisti - come ritengono di essere quelli che siedono al governo - dovrebbe avere nel suo dna la loro salvaguardia. Invece, il Ministro sembra essere deciso ad andare avanti ad oltranza col suo programma di liberalizzazioni, "a prescindere" dai problemi che si verrebbero a creare, costi quel che costi!

Contrariamente a quello che la gente immagina, la categoria dei piccoli benzinai è fatta per lo più di poveri "diavoli", gente che per la maggior parte fa una vita grama, che tira avanti alla giornata. E' gente che per essere autonoma e indipendente da un datore di lavoro ha impegnato i risparmi in quel chiosco al quale sono molto attaccati, tanto da farne la ragione principale della loro vita.

Conosco quel mondo per averlo visto dal di dentro, in quanto ho avuto l'amara esperienza di essere stato socio "in prova", quasi di fatto, di un piccolo benzinaio.

Ero diventato suo amico perchè facevo benzina da lui quasi tutti i giorni. Ebbi così modo di addentrarmi nel suo, nel loro mondo e scoprire tutti i loro "segreti".
Quei lavoratori fungono da esattori senza aggio per conto dello Stato. Sono passasoldi che trattengono per sè soltanto meno del 5 % di quanto incassato (all'epoca del mio racconto, valutai che si aggirava intorno al 3,8 % lordo).

L'amico si lamentava degli scarsi guadagni e del fatto che per migliorare la redditività avrebbe dovuto ampliare e migliorare l'abbinamento della vendita di prodotti e accessori auto: molti lo consigliavano in questo senso e per sopravvivere avrebbe dovuto fare quel passo.
E' quello che probabilmente starà facendo il ministro Bersani: convincere gli addetti della bontà della liberalizzazione con la promessa di concedere loro la possibilità di vendere di tutto, all'interno del loro punto vendita; tralasciando però, forse, di dire che ormai all'interno dei supermercati si vende di tutto, tutto quello che può servire ad un automobilista ed a prezzi molto competitivi.

Ma ci volevano capitali, che il mio candidato "socio" non aveva e che le banche non gli prestavano. Ero scapolo e avevo piccoli risparmi. Tentai l'avventura, quasi alla cieca, cedendo alla lusinga delle prospettive di "lauti guadagni", e divenni il suo socio occulto.

Nonostante l'aggiunta della vendita di accessori, autolavaggio, piccole riparazioni, cambio gomme, il fatturato non decollava. Per garantire il servizio minimo occorrevano tre persone fisse, mentre le entrate erano in grado di garantire lo stipendio ad una sola persona. L'aggiunta del banco vendita si rivelò un buco nell'acqua. Per giunta, ogni sera c'erano ammanchi "giustificati": la moglie del "socio" per fare la spesa prelevava i soldi dalla cassa, "in conto stipendio".
Eravamo in perdita ogni giorno, e dopo alcuni mesi essa raggiunse la ragguardevole cifra di qualche milione di lire dell'epoca.

Nonostante gli investimenti fatti e quelli programmati, la stazione non decollava, anche perchè nella stessa strada, lunga ottocento metri, c'erano quattro distributori, di cui due, più grandi e superattrezzati, alla confluenza con la circonvallazione cittadina.

La società petrolifera aveva preteso il pagamento con assegni circolari perchè il mio "socio", precedentemente al mio arrivo, aveva preso l'abitudine di "correre dai notai a coprire gli assegni bancari" (come riuscisse sempre a coprirli all'ultimo momento prima del protesto, non l'ho mai capito): ulteriore segno che le cose non andavano bene, come penso non vadano bene oggigiorno a tanti benzinai, salvo apparenze di floridezza. Durante l'emissione di quegli assegni circolari dovevo sempre integrare con soldi miei, i soldi mancanti dall'incasso.

Sono stato un anticipatore degli stop loss, gli stop alle perdite.

Dopo pochi mesi sbaraccammo la società di fatto. Anche il "socio" si convinse che non era più il caso di continuare e lasciammo la stazione. Dopo di noi ci fu andirivieni di gestori finchè la società petrolifera non decise di smantellare quella postazione.

Gli anni precedenti a quell'anno fatidico erano state aperte nuove stazioni - ve ne erano dieci "contate" nel raggio di un kilometro da noi - e dopo lo smantellamento della nostra postazione, ne furono demolite altre due.

Tornando a noi. Dopo la cessazione, mi portai a casa quasi tutti i prodotti accessori comprati, rimasti invenduti e che il gestore subentrato voleva gli fossero lasciati in conto vendita (come a dire, gratis): candele, lampadine, fari, portachiave, tappi, alberi magici che poi ho regalato qua e là. Trovai un lavoro da camionista al mio "socio", che ora è titolare di un'impresa di trasporti.

Tutto sommato, il mio "socio" era anche un gigante buono e, dopo qualche anno di duro lavoro da camionista, riuscì a restituirmi quasi tutto il capitale che avevo immesso in quella specie di fantomatica società.

Questa storia dovrebbe essere simile a quella che ancora oggi vivono numerosi gestori di piccole stazioni di servizio.

Il ministro Bersani dovrebbe forse circondarsi di consiglieri che abbiano vissuto "sul campo" vicende come questa, prima di imporre le sue idee e i suoi diktat alla categoria dei benzinai.
Per risolvere la questione senza traumi, secondo me, dovrebbe mettere mani al portafoglio: dare la pensione anticipata ai gestori meno giovani e trovare un lavoro sicuro e remunerato a quelli più giovani. Più o meno quello che feci io col trovare un lavoro sicuro al mio "socio", prima di farlo decidere di abbandonare quell'attività.
Altrimenti, quello che il ministro ha in mente di fare, senza una vera programmazione, si risolverebbe in un grande bluff per la categoria: li si illudono, sapendo di illuderli.

sabato, febbraio 10, 2007

Andate in pacs

Mi chiedo cosa sarebbe l'Italia, se in questi ultimi quindici anni non ci fosse stato Berlusconi a contrastare una manica di pazzi.
Pensate a quello che sta avvenendo in questa legislatura e concorderete con la mia affermazione!
Pensate all'ultimo disegno legge, quello dei pacs.
Ieri, in Radio Padania Libera, saranno arrivate almeno trenta telefonate sull'argomento, alcune delle quali svelavano i trucchi a cui ricorreranno coloro che vorranno trarre un illecito vantaggio da questa legge.

Ha telefonato un anziano facendo l'esempio di come lui potrebbe risparmiare tutto il costo della sua badante. Basta inviarsi reciprocamente una raccomandata, e quindi non un atto pubblico (tanto per mantenere la riservatezza!!) nella quale si dichiara di essere conviventi, e il gioco è fatto.
La badante un domani avrà diritto alla reversibilità della pensione anche se non è mai stata a letto una sola volta con l'anziano signore. L'anziano avrà risparmiato il costo della badante perchè lei in cambio del favore gli farà pagare di meno o addirittura niente, accontentandosi solo di vitto, alloggio e una mancetta per le spesucce personali: la differenza gliela pagherà lo stato girandogli la pensione del suo "datore di lavoro".

Questo esempio lo si può estendere a migliaia di altri casi, comprese le coppie omosessuali: la fantasia degli italiani in questo campo è campione del mondo.

Con questo ho dimostrato la tesi che siamo in mano a un gruppo di ignoranti (per non poter dire di peggio).

Poi però leggo, sul blog di "Siete proprio coglioni!!" (cliccate Il Castello e lo troverete) dell'8 febbraio, che Briatore è di sinistra. Buon per lui. Non si lamenti però, da Lucia Annunziata, che lo stato italiano porta via la metà di quello che si guadagna. E allora non vada più lì, o da altre parti, a fare il piangina e a giustificare l'evasione fiscale: se vota sinistra è segno che tutto quello che stiamo subendo gli va bene. E quindi se ne stia zitto!
Ma tanto lui di tasse evidentemente in Italia ne paga poche, avendo, tra l'altro, residenza all'estero, per cui del destino dell'Italia gliene può fregare ben poco!
E quindi a noi delle sue lacrime di coccodrillo e del suo piagnisteo sull'Italia ce ne può fregare ancor di meno!

giovedì, febbraio 08, 2007

Trallallero trallallà

Hanno applicato alla lettera l'Art.27 della Regia Marina Borbonica del 1841 "Facite Ammuina", quattro dipendenti del Tribunale di Monza, Sezione distaccata di Desio.

Detto Articolo, riesumato da Massimo (Monsoreau), nel suo post del 5 febbraio, reca la seguente disposizione: chi nun tiene nient'a ffà / s'aremeni a'cca e a'll'à (io aggiungo, di mio: trallallero, trallallà).

La notizia è stata diffusa questa mattina nel mezzo della rassegna stampa di Radio Padania Libera, ripresa dal Corriere, se non erro.

I quattro, o le quattro, timbravano il cartellino e poi uscivano a farsi le loro faccende private senza più farsi vedere per tutto il giorno. Si ripresentavano la sera per fare gli straordinari autorizzati. Detto più brutalmente: per scroccare anche gli straordinari, autorizzati e pagati. Per fare tutto questo è ovvio che c'è stata connivenza e compartecipazione di superiori.

Questo è solo uno dei tanti esempi di truffe autorizzate ai danni della collettività che vengono a galla. E per collettività qui intendo coloro che pagano le tasse. Perchè a chi non le paga o non ne paga, ma, anzi, prende soldi dallo stato sotto una delle tante forme previste dalla nostra legislazione assai buonista, non gliene può fregare più di tanto e di fronte a notizie come questa rimane impassibile, imperturbabile, come se fosse connivente con i malaffaristi.

Ieri, poi, ho assistito direttamente ad una di queste, fra le tante, scene di trallallero trallallà, che sarà oggetto di un prossimo post.

Tornando al fatto di Desio, l'episodio balzato agli onori della cronaca è avvenuto nel Tempio della Giustizia. Voglio vedere ora che provvedimenti verranno presi dalle autorità preposte al funzionamento e controllo di questa istituzione. Nel frattempo, la pretura di Monza ha aperto un'indagine.
Il danno arrecato alle casse dello stato, solo per pagare gli straordinari non fatti, pare ammonti a 100.000 euro, se ricordo bene la notizia.

Questo fatto - piccola goccia in un mare di sopraffazione che la maggioranza silenziosa del Nord sta subendo - porterà come inevitabile conseguenza al ritorno sulla scena politica di un forte partito della secessione del Nord - frangia di un partito che non crede nemmeno più al federalismo - dal resto dell'Italia. La pena, a quel punto del non essere ascolati, sarà l'eventuale scoppio di una disastrosa guerra civile così come accaduto in Yugoslavia.

A quel punto, tutti i pacifisti, i benpensanti, i teorici della politica moraleggiante dovranno addossarsi le colpe per quell'evento che il loro atteggiamento moraleggiante/accomodante, stupidamente solo di parte, non ha saputo far si che non accadesse.

martedì, febbraio 06, 2007

Facite ammuina

Deve avere avuto un bel guizzo di fantasia, di senso umoristico, ma soprattutto un bel lampo di memoria, Massimo (Monsoreau), per aver inserito nel suo pezzo di ieri l'Art.27 della Regia Marina Borbonica del 1841 "Facite Ammuina".

L'episodio che lo ha fatto scaturire è, putroppo, derivato dall'evento tragico legato all'uccisione dell'Ispettore Capo di Polizia di Catania, Filippo Raciti, cui va il mio pensiero e le mie sentite condoglianze alla famiglia alla quale è stato privato.

Ciò che mi ha reso simpatico quel post di Massimo è stato l'inserimento dell'Art.27, redatto nella sua lingua originale napoletana: una vera chicca, per me.

Ne trascrivo una parte, quella più colorita, più musicale, più poetica, affinchè io la possa godere quando voglio, direttamente dal mio blog:
"...tutti chilli che stanno abbascio vann' ncoppa e chilli che stanno ncoppa vann' bascio passan' tutti p'o stesso pertuso: chi nun tiene nient'a ffà,
s'aremeni a'cca e a 'll'à".

L'ultima frase - chi nun tiene nient'a ffà... - è sicuramente stata ispirata ed ha a sua volta ispirato brani musicali del patrimonio canoro napoletano: basta ascoltare le interpretazioni di Bruno Venturini degli anni '70, e se ne possono scoprire delle tracce.

Il napoletano frammisto al ciociaro del basso Lazio è la lingua dei miei avi. E mi fa piacere leggere frammenti di storia che mi riportano indietro nel tempo, ai fasti della mia infanzia e giovinezza.

Le mie nonne erano entrambe leggermente acculturate. Sapevano leggere e scrivere entrambe, ma quando si trattava di imbastire una discussione in italiano, si perdevano. Erano quindi momenti di gioia per entrambe quando potevano incontrarsi e scambiare quattro chiacchiere a ruota libera nella loro "lingua" naturale e preferita: il ciociaro-napoletano (forse sto commettendo una bestialità: quella di abbinare il ciociaro al napoletano. Se così fosse, me ne scuso con gli interessati che mi scriveranno per correggermi).

Quante volte, noi ragazzini, siamo stati richiamati, per la nostra vivacità, dalla loro ammonizione: guaglio' stet'affa tropp'ammuina! E mio nonno rincalzava: guaglio' stong'a ttre quart!
Da bambino, da ragazzo e nel periodo degli ultimi anni della loro vita, ho partecipato spesso ai loro "dibattiti", ed è stato soprattutto per il merito d'aver ascoltato quelle "discussioni" che ho appreso gran parte del bagaglio linguistico ciociaro-napoletano.

Ecco perchè ho sorriso di gusto appena ho letto il pezzo di Massimo (Monsoreau), anche se il motivo che lo ha spinto a scriverlo è quello molto serio che ho detto.

Sorriderà anche mio padre quando gli "declamerò" questo Articolo 27 nella sua "lingua".

E pensare che da giovane ritenevo questa "lingua", come fa, in buona fede, buona parte degli italiani del nord, perchè non la comprendono, una "lingua" grossolana, grezza, contadinotta.

Mi sono ricreduto quando ho sentito declamare da Totò la sua poesia bilingue 'a livella. O quando ho sentito recitare commedie, in quella "lingua", da personaggi celebri come Eduardo De Filippo. O come quando, recentemente, ho ascoltato Gigi D'Alessio cantare espressive canzoni nella sua "lingua". Quando senti cantare o recitare di questi personaggi in napoletano, non puoi che ricrederti sull'idea, errata, che ti eri fatta sulla sua grossolanità.

Pensate a come Totò avrebbe dovuto scrivere, in italiano, versi come: chill'ato appriesso a isso un brutto arnese: tutto fetente e cu 'na scopa mmano.
Pensate, oltretutto, che se Federico II fosse vissuto almeno altri vent'anni, il dialetto meridionale, una sorta di mix dei dialetti siculo e napoletano, probabilmente sarebbe diventato la lingua nazionale italiana.

Promozione quindi, da parte mia, per il colorito dialetto ciociaro-napoletano.

domenica, febbraio 04, 2007

Condanna e Osanna

Non sono un grande tifoso di calcio. E, a questo punto, credo di non esserlo mai stato. Perchè nella mia mente non è balenato mai, nemmeno lontanamente, di compiere o partecipare a bravate come quella di venerdì a Catania, che sono costate la vita ad un poliziotto, Ispettore Capo della Polizia, padre di due ragazzi, il ferimento di cento suoi colleghi e danni ingenti a strutture e cose.

Se essere tifoso comporta il dover compiere di quelle azioni, io non sono un tifoso!

Ad onore e merito della città di Genova, sono rimasto colpito dal comportamento composto e civilissimo tenuto dai tifosi sampdoriani, mercoledì 24 gennaio scorso, durante lo svolgimento della partita casalinga di Coppa Italia.

Facevo zapping col telecomando, quando mi imbattei, quasi casualmente, su Rai2 dove stavano trasmettendo la diretta di Samdoria-Inter.

Erano gli ultimi venti minuti di gioco. La Sampdoria perdeva 3 a zero. Rimasi subito colpito dal comportamento della tifoseria sampdoriana, e per questo volli vedere la partita fino alla fine.
La loro squadra stava perdendo 3 a zero, eppure vedevo tanti ed enormi bandieroni sampdoriani sbandierare al vento. Sentivo levare correttamente un piacevole coro simile al coro dei bersaglieri o ad un coro verdiano. Coro che è durato per quasi tutta la durata del mio collegamento, cioè quegli ultimi venti minuti.

Vedevo quella composta festa, nonostante la loro squadra stesse perdendo?
In quei momenti mi sono chiesto: fanno tanta festa mentre la loro squadra sta perdendo?
Però stava perdendo con onore, e lo si è visto. Ha lottato fino alla fine per segnare almeno il gol della bandiera.
Chissa, allora, a quali composti festeggiamenti si sarebbero abbandonati i tifosi sampdoriani, qualora la loro squadra avesse vinto?

Onore e merito, dunque, anche agli amici blogger Zener e RumorRisparmio che sono grandi tifosi ed estimatori della loro squadra: la Sampdoria.
E loro erano su quelle gradinate!

venerdì, febbraio 02, 2007

Ai coglioni d'Italia

Ho appena finito di ascoltare la diretta mattutina di Radio Padania Libera, imperniata sull'inchiesta apparsa su L'Espresso, che parla delle pensioni che stanno percependo, dall'INPS, deputati, senatori e sindaci attualmente in carica.

Spicca, ed è stato fatto riferimento più volte al caso di Walter Veltroni, cinquant'anni, sindaco di Roma, il quale percepisce, da tempo, un assegno mensile rivalutabile come da rivalutazione delle indennità parlamentari, di 3000 euro al mese dalle disastrate casse dell'INPS. Reddito, tra l'altro, che non è cumulabile con altri redditi, per cui lui può benissimo, in base alla normativa vigente, svolgere ugualmente l'incarico di sindaco, e incassare il corrispondente emolumento senza che questo vada ad incidere ed inficiare il suo diritto alla pensione.

Un altro caso abnorme e, mi si permetta, scandaloso.
Il ministro Clemente Mastella percepisce una pensione di 2500 euro al mese perchè ha lavorato un solo anno come giornalista Rai (ha confessato di essere stato assunto in Rai dietro raccomandazione di Ciriaco De Mita); poi si è messo in aspettativa per 28 anni. La Rai ha continuato a versargli i contributi (senza lavorare!), ed ora, grazie a quello (sporco) stratagemma, percepisce tale pensione. Ha anche confessato candidamente che, al contrario di altri parlamentari, che l'hanno fatta più "sporca" di lui, lui è stato uno sciocco perchè avrebbe potuto benissimo svolgere contemporaneamente le due attività, di giornalista e di parlamentare, senza doversi mettere in aspettativa e percepire, così, due stipendi: da parlamentare e da giornalista.
Per essere Ministro della Giustizia non è il massimo dell'integrità morale!!!!!!!!!!

E' poi proseguita la carrellata di altri personaggi che potrete trovare su L'Espresso in edicola.
Io mi fermo qui con l'esposizione perchè mi è bastato per farmi ribollire il sangue.

Si dà infatti il caso che il sottoscritto, dopo 33 anni e mezzo di contributi versati, e successivamente con l'impossibilità di svolgere con profitto, e senza dover recare disagi a terzi, un'attività fuori casa, avrà problemi a percepire una regolare pensione!

Alla luce di quanto sopra, mi viene spontaneo uno sfogo dal più profondo dell'anima, che è anche un monito e nel contempo un'imprecazione:
Ma in Italia, chi lavora e paga tasse e contributi è proprio un coglione !!!!!!!!!

Invidia: vizio capitale

Questo post è anche un commento al post di Massimo (Monsoreau) Peccatori...capitali: problemi tecnici mi impediscono l'uso del suo commentario.
L'invidia è uno dei sette vizi capitali, forse il peggiore, e Massimo, nel suo post, dà ampia dimostrazione di questa tesi.

Mi sono commosso fino ad essermi inumidito gli occhi, alla lettura di questo post, perchè sento che è stato scritto con la forza dell'anima.

Chi è della classe mia e di Massimo, apprezza il valore di uomini come Bill Gates e Silvio Berlusconi perchè sà cosa c'era prima di loro, nei rispettivi campi, e cioè il nulla, e cosa invece c'è ora.

Realtà, quelle descritte nel post di Massimo, come Microsoft e Mediaset, sorte dal nulla eterno - e che ora sono quelle che sono - sono sotto gli occhi di tutti.

Il luogo dove è sorta la cittadella di Mediaset, a Cologno Monzese, lo frequentavo trent'anni fa per lavoro, perchè c'erano anche industrie grafiche e cartotecniche, i cui immobili sono poi entrati a far parte del conglomerato immobiliare di Fininvest, poi Mediaset.

Fare un salto indietro di trent'anni. Provo un piacere immenso in questi momenti di rievocazione di quel periodo della mia vita ricco di esperienze, di conquiste e conoscenze umane!

Ho visto sorgere dal nulla quelle due realtà: Mediaset, direttamente, Microsoft, seguendo il suo percorso, dalla nascita allo sviluppo attuale.

E' solo invidia, come quella descritta da Massimo nel suo accorato post, quella che vuole scalfire e indebolire il meritato successo di queste due stupende realtà.

L'Italia e l'Europa faranno bene ad allontanare, dai vertici delle loro rispettive istituzioni, personaggi che coltivano dentro di se il sentimento deleterio dell'invidia.

Personaggi del genere non farebbero altro che minare o rallentare il cammino del progresso scientifico, tecnologico e umano.

Sarà un bene per tutti togliere gli invidiosi da qualsiasi incarico istituzionale nazionale e comunitario.

giovedì, febbraio 01, 2007

Vicenda Mediaset

Grazie al disegno di legge Gentiloni, ieri ho venduto le mie residue azioni Mediaset.
Dopo mesi di ripensamenti, sono giunto a questa decisione, e penso di non rientrare più su questo titolo.
Il ricavato lo investirò in azioni indiane o australiane, mediante acquisto di ETF dedicati.
E così, piano piano, avvio la diversificazione estera dei miei residui risparmi.

Per essere arrivato a questa decisione, devo essere proprio esasperato.
Sono stato azionista Mediaset della prima ora. Ho partecipato alla OPV lanciata da Fininvest nell'estate 1997, sottoscrivendo le azioni Mediaset, e, dall'anno seguente, ho sempre incassato i suoi buoni dividendi. Sono stato, e lo sono tuttora, grande "tifoso" del suo fondatore, Berlusconi.

Ma ora basta, sono giunto al capolinea, complice questo governo col suo ministro Gentiloni e con gli altri suoi ministri che non fanno nulla per fermare o tarpare le ali di qualche ministro semplicemente arrivista o che vuole mettersi in evidenza compiendo azioni "dannose".

Credono che Mediaset possa stare ugualmente a galla e mantenere l'attuale livello occupazionale, anche se le impongono riduzione di fatturato e tetto pubblicitario.

Meglio tardi che mai!: apprezzo la discesa in campo di Catricalà, a favore di Mediaset.
Ma egli dovrebbe far sentire più forte la sua voce, ed imporre la sua tesi prima che Mediaset diventi un altro caso come Telecom, che è agonizzante a causa di tutti i paletti e divieti che le sono stati imposti.

Ministri come questi, pretenderebbero di essere i nuovi salvatori della patria. Essi pensano, magari, di essere nuovi geni della finanza, perchè credono che Mediaset possa mantenere inalterata la sua struttura anche se le si frappongono tutti questi ostacoli e paletti.

Il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci, ha potuto farlo solo GESU'; Berlusconi non è ancora a quel livello di santità.

Per questo io ho tirato i remi in barca e ho smesso di lottare su questo fronte. Saranno, ora, i dipendenti Mediaset e i cittadini italiani, cui sta a cuore la sorte di Mediaset, a darsi da fare per far si che non inizi la lenta opera di dissolvimento di questa società.


 

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