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mercoledì, aprile 29, 2009

Il Primo Maggio tra storia e leggende

Il primo maggio per i Celti era motivo per grandi festeggiamenti: Beltaine il nome della festa, che grosso modo coincideva con il calendimaggio.

Floralia per i romani, Walpurgisnacht per i germani, essa si è trasfusa, al giorno d'oggi, nell'assai più profana festa del lavoro, o, peggio ancora, festa dei lavoratori. Tra le popolazioni antiche, la festa del primo maggio aveva invece valenze simboliche e religiose assai diverse che non oggi; tra i Celti, essa segnava l'inizio della metà luminosa dell'anno e le venivano associate cerimonie di diverso tipo. In Irlanda, dove la civiltà celtica è durata più a lungo, Beltine indica il mese di maggio.

Per i Celti, una delle divinità della luce era Bel, da cui Beltaine, festa della luce. Il nome Bel è forse alla radice (oppure si tratta di un alter ego) del dio Belenos, che il destino ha voluto sopravvivesse nel dialetto genovese, ad indicare la parte virile maschile (e qui Luca L. mi è stato di prezioso aiuto: vedere suo commento al post precedente). Il "palo di Maggio", o del "Calendimaggio", o "della Cuccagna", diffuso in tutto il folklore europeo (soprattutto in Austria e Germania) sembra sia da mettere in relazione con quegli antichi festeggiamenti al dio Belenos, proprio per la forza, audacia e virilità necessarie per conquistare i premi posti alle sommità di "alti" pali. Molti aspetti della festa erano poi rivolti alla fecondità, legandola all'immagine virile del dio celto-ligure Belenos.

Molti racconti descrivono questa festa come costellata di banchetti e bevute. Il fuoco rivestiva un ruolo preminente nella festa; anticamente, tra le popolazioni celtiche, si usava far passare il bestiame tra due fuochi "purificatori".

Ancora oggi, nella citta di Camogli, in Liguria, si accendono due enormi fuochi simbolici per la festa che vi si celebra nei primi giorni di maggio, detta "sagra del bagnun".

Si svolgevano poi riti di tipo giuridico-religioso: in tale occasione venivano consumati matrimoni "a scadenza", che sarebbero durati per un anno, cioè sino al successivo Beltaine. Questa usanza richiama da vicino alla memoria quella dell'usus, che era una delle tre forme romane di matrimonio, consistente appunto nella convivenza protratta per un anno ininterrotto della donna con un uomo: perchè l'effetto giuridico del matrimonio non si verificasse, la donna doveva allontanarsi per almeno tre notti consecutive dalla casa del convivente. Curiosamente, in Galles la festa durava proprio tre giorni (sino al tre maggio). Anche l'ebbrezza sacra era parte integrante della festa: essa permetteva il contatto con l'altro mondo.


Quella festa, quel modo di festeggiare il Primo Maggio presso i Celti è sopravissuta forse più di un millennio, fin quando cioè i Celti non furono completamente amalgamati con la civiltà romana.

(segue)

Libera riduzione da RADICI, supplemento culturale a LA VECCHIA FILANDA
I sacri fuochi di Beltaine - Di Alberto Lombardo.

martedì, aprile 28, 2009

Concertone del I° Maggio

C'è una festa per il lavoro che gli italiani dovrebbero commemorare il 2 luglio, in aggiunta o in alternativa a quella del I° Maggio; è la data dell'affondamento della nave Arandora-Star che trasportava 48 italiani, molti dei quali di Bardi, presi con la forza dalle loro case, attività, negozi, botteghe, e il cui unico loro torto era stato quello di essersi trovati emigranti in Inghilterra per motivi di lavoro. Oppure l'evento che nel maggio 1898 spinse il Generale Bava Beccaris ad aprire il fuoco sul popolo lavoratore assiepato per le strade di Milano, che causò la morte di 80 di loro. Insomma, ne avremmo motivi nostri per "ricordare" vittime del lavoro in accorato e dovizioso silenzio, anzichè essere obbligati a seguire pedissequamente l'imposizione di festeggiare rumorosamente il ricordo di un evento doloroso: i martiri del lavoro di Chicago.

E invece del silenzio, si organizzano feste assordanti, come quella del concertone di Roma, che interessa solo una frangia, forse pur grande, di persone, ma che invece tutti sono costretti a contribuire nelle spese, pagandola in un modo o nell'altro. Quello di quest'anno, poi, gli organizzatori avrebbero avuto, nel terremoto d'Abruzzo, un motivo in più per soprassedere e dedicare quelle risorse agli aiuti per i terremotati. E Vasco Rossi, che nella pubblicità televisiva per promuovere l'evento parla di solidarietà, e di voler rendere agli italiani quanto da loro ha ricevuto, sarò curioso di sapere se lo farà gratis, secondo le sue apparenti buone intenzioni, o se invece lo farà a pagamento, tirando in ballo questione di costi. Lo stesso vale per i personaggi che interverranno all'evento.

Le feste dovrebbero essere indette per ricordare eventi felici, infatti, i Celti, che hanno abitato per secoli le terre del nord, Italia compresa, avevano istituito la vera festa del Primo Maggio, che si era protratta forse per più di un millennio, fino a secoli dopo la conquista delle loro terre da parte dei Romani.

(segue)

sabato, aprile 25, 2009

Premio Bamba all'ignoranza storica

Al sindaco di Parigi, Vittorio Feltri ha conferito il Premio Bamba di ieri sera. L'ha meritato in seguito alla frase pronunciata in un discorso, o intervista, nella quale ha dichiarato che "in Italia si trovava meglio quando sindaco di Roma era quello precedente"
(Veltroni).

Questo fatto, unito al contenuto di due post, che linko più sotto, e dei quali consiglio la lettura, mi porta a suppore che costui di storia sappia assai poco, mentre invece dovrebbe conoscerla quasi a menadito, dato il posto di rilievo e di prestigio che occupa. Il popolo della strada suppone infatti che chi è chiamato a svolgere ruoli di così alto livello, abbia anche un grado di cultura elevato, consono e proporzionato a quel mandato.
Cosa ne sa costui dei trascorsi politici dell'ex sindaco di Roma, e quindi cosa ne sa di storia, se è giunto alla conclusione di preferire Veltroni ad Alemanno? Di Alemanno, si sa universalmente che proviene dalle fila del Movimento Sociale, il quale affonda le proprie radici storiche dove tutto il mondo sa. Ma di Veltroni? Che ne sa costui, il sindaco di Parigi? Un bel niente, a quanto pare. E non è detto che l'ideologia con la quale è stato formato Veltroni, fin da piccolo, fosse umanitariamente migliore di quell'altra; anzi, leggendo gli articoli a futura memoria, da me recensito dal blog di Anna Vercors e quest'altro, sempre de Il Mascellaro, sembrerebbe di poter affermare quasi il contrario, se in un paese come la Polonia, il regime comunista con loro confinante è "riuscito" a "disperdere" (eufemismo di tutt'altra parola) più di un milione e mezzo di polacchi, rei di essere contrari all'ideologia comunista "dilagante"che si sarebbe voluta imporre con la forza, anche lì da loro.
Pensate per un attimo a cosa sarebbe successo in Europa, se non ci fosse stata una forza contraria a tale espansione (e con questo non è che voglio parlare bene di costoro: non fraintendiamoci!). E, in particolare, cosa sarebbe successo dell'Italia?

Per questo si può affermare con forza che chi si candida a voler occupare certi posti, dovrebbe conoscere quasi a menadito la storia, per evitare, poi, certe misere figure, come è capitato in questo frangente al sindaco di Parigi; o, peggio ancora, che si debba poi fare "carte false" per cercare di tener nascosti certi trascorsi (l'amico Marcello sa a cosa mi riferisco, e lo scongiuro a non farmi commenti al riguardo).

lunedì, aprile 20, 2009

Un caso di revisionismo storico

Le bugie, si sa, hanno le gambe corte, e anche le verità nascoste, o volutamente o forzatamente nascoste.
Leggendo l'articolo qui sotto, A futura memoria , ripreso dal sito Aquaeductus, e riportato da Il Domenicale del 10 aprile, a firma di Augusto Zuliani, sorgono parecchi dubbi sul fatto che Palmiro Togliatti, leader del PCI di allora, non sapesse di quanto era avvenuto e stava avvenendo in Unione Sovietica, sotto il regime di Stalin. Circa i motivi che fanno insorgere tali dubbi, li si possono ricercare meditando sull'articolo in questione. Insomma, i fatti venuti a galla sono stati di una tale evidenza, enormità, efferratezza, che sembra sia stato impossibile il non sapere e il non vedere, a meno di essere stati totalmente ciechi e totalmente sordi. Per quanto le bocche del popolo russo fossero state cucite dal terrore, qualcosa sarà pur trapelato.
E non sapere e non vedere cosa? Ciò che dall'informazione qui sotto avrei desunto: che il regime staliniano potrebbe essere stato anche di un'efferatezza superiore a quello hitleriano.

l’NKVD (Il Commissariato del popolo per gli affari interni) e l’NKGB (il Commissariato del popolo per la sicurezza dello Stato) decisero di eliminare tutti i “nemici del popolo”: e cioè i delinquenti comuni, i lavoratori coatti e i prigionieri politici accusati di “deviazionismo trotzkista” o di “sciovinismo”.... Nella Polonia occupata dai sovietici il terrore era pratica corrente; tra il 1939 e il 1941 circa 1, 5 milioni di persone vennero arrestate e deportate, e di loro quasi il 90% morì. Inoltre, secondo lo storico statunitense Carroll Quigley (1910-1977), venne ucciso un terzo dei 320mila polacchi catturati come prigionieri di guerra dall’Armata Rossa nel 1939.
E mi fermo qui perchè altrimenti dovrei fare il copia-incolla di tutto l'articolo sotto.

Fanno bene, quindi, gli ex comunisti di Nova Milanese, ora diessini, anzi partito democratici, a cambiare la dicitura del loro Centro Sociale, dedicato al leader del PCI e posto nell'omonima via, a trasformarla in Circolo, dedicandolo ad una personalità locale, Enrico Rossi, smarcandolo così dalla politica.

E' quanto si apprende dal Cittadino, settimanale d'ispirazione cattolica, di sabato scorso 18 aprile.

sabato, aprile 18, 2009

A futura memoria

Riporto qui, integralmente, per mio uso e consumo, ed a futura memoria, l'articolo recensito da AnnaV su Aquaeductus.
AnnaV di Aquaeductus mi perdonerà se mi sono accordato questa licenza.

sabato 18 aprile 2009

Il massacro di Katyn? Fu solo l’inizio
Ricordiamo alcune vicende dimenticate o censurate, nonostante il recente film di Wajda e il desiderio di molti di essere informati sulla verità dei fatti non sulla versione che ne ha dato certa intelligentzia di sinistra. Ecco l'articolo di Augusto Zuliani tratto da il Domenicale del 10 aprile 2009:Nei nostri libri storiograficamente corretti – in primis nei testi scolastici – domina ancora la tesi di una pacifica Unione Sovietica proditoriamente aggredita dalla Germania nazionalsocialista. Solo dopo l’implosione del regime di Mosca e l’apertura, parziale, dei suoi archivi, è risultato evidente come anche l’URSS fosse pronta alla guerra. Diversi storici russi e tedeschi – Valerij Danilov, Juri Gorkov, Viktor Suvorov con il suo Stalin, Hitler. La rivoluzione bolscevica mondiale (trad. it. Spirali, Milano 2000), Joachim Hoffmann (1930-2002) e Werner Maser (1922-2007) – documentano infatti che, attaccando di sorpresa Mosca il 22 giugno 1941, Adolf Hitler anticipò semplicemente di alcune settimane le mosse del rivale. Che le forze sovietiche non fossero attestate sulla difensiva, ma positivamente proiettate a occidente, lo rivelano del resto la catastrofe a cui andarono incontro nei primi giorni di guerra e la politica di sterminio attuata durante il ripiegamento caotico e repentino che ne seguì.Stalin, Berija e pure KruscëvInfatti, dopo l’attacco tedesco scattato il 22 giugno 1941, l’NKVD (Il Commissariato del popolo per gli affari interni) e l’NKGB (il Commissariato del popolo per la sicurezza dello Stato) decisero di eliminare tutti i “nemici del popolo”: e cioè i delinquenti comuni, i lavoratori coatti e i prigionieri politici accusati di “deviazionismo trotzkista” o di “sciovinismo”. Con l’NKVD di Lavrentij P. Berija che si distinse per solerzia, fu in questo quadro che si consumò il tragico crimine perpetrato nella foresta di Katyn e falsamente attribuito ai nazisti.Chi fosse il vero responsabile dei massacri di prigionieri, lavoratori coatti o semplici civili nonché della distruzione di città intere come Chisinau, capitale della Moldovia data alla fiamme il 18 luglio, o Harkov, in Ucraina, era un interrogativo che si posero addirittura gli stessi comandi tedeschi, perplessi di fronte alle dimensioni di quei fenomeni. Per esempio, in un perplesso rapporto del comando tedesco (citato da Alfred-Maurice de Zayas nell’oramai classico The Wehrmacht War Crimes Bureau, 1939-1945, pubblicato originariamente nel 1979, quindi uscito in sette edizioni rivedute tedesche e quattro statunitensi) si legge: «Non risulta che l’ordine provenga da Stalin».Del resto, il disfacimento dell’Armata Rossa comportò pure la disgregazione dell’intera struttura socio-economica militarizzata sovietica così che solo il terrore di massa e il controllo ferreo di ogni canale d’informazione impedì il collasso completo del regime. In questo scenario, tutto il potere si concentrò di fatto nei servizi segreti di polizia, ma, anche di principio, le responsabilità politiche degli eccidi ricaddero sull’intera nomenklatura, ivi compreso il Nikita S. Kruscëv; infatti, il futuro “destalinizzatore” prima definì «macellaio dell’Ucraina» il generale Ivan Serov, braccio destro di Berija, poi, dopo la morte di Stalin, ne approvò la nomina alla guida del KGB nel 1954.Nella Polonia occupata dai sovietici il terrore era pratica corrente; tra il 1939 e il 1941 circa 1, 5 milioni di persone vennero arrestate e deportate, e di loro quasi il 90% morì. Inoltre, secondo lo storico statunitense Carroll Quigley (1910-1977), venne ucciso un terzo dei 320mila polacchi catturati come prigionieri di guerra dall’Armata Rossa nel 1939.Fu poi la volta dei Paesi baltici. Il 24 giugno 1941, a Vilekya, cittadina lettone reinquadrata dai sovietici nella Repubblica di Bielorussia, caddero sotto i colpi dell’NKVD diverse decine di prigionieri politici e molti ufficiali lettoni. Il 9 luglio a Tartu, in Estonia, Paese dove addirittura un terzo della popolazione finì eliminato o deportato, furono uccisi 250 detenuti, poi gettati in fosse comuni. Particolare attenzione venne del resto riservata alla Lituania, a grande maggioranza cattolica: sempre nel giugno 1941, nel carcere di Lukis?ke?s, costruito nel 1904 dallo zar al centro della capitale Vilnius, gran parte dei detenuti fu liquidata, e tra il 24 e il 25 il “massacro di Rainiai” (dal nome della foresta nei pressi della cittadina di Tels?iai) costò la vita a una ottantina di prigionieri politici. In quel giugno disgraziato, la prigione di Pravienis?ke?s, presso Kaunas, vide consumarsi anche il massacro di 260 persone, detenuti politici, certo, ma anche tutto il personale del carcere.Un’autentica ecatombeNé il terrore rosso risparmiò la Finlandia, in guerra con l’URSS dal 1941 al 1944: i reparti sovietici entravano infatti regolarmente nel Paese scandinavo e ne massacravano i civili con una efferatezza documentata dalle fotografie rese pubbliche dal governo di Helsinki solo nel novembre 2006.Più a sud, in Bielorussia, le carneficine assunsero dimensioni ancora maggiori: il 22 giugno 1941 a Grodno si contarono oltre 1700 vittime, il 24 a Berezwecz, nei pressi della cittadina di Vitebsk, i morti furono 800 (tra cui numerosi polacchi), altre migliaia di persone perirono durante le marce forzate verso est e la medesima sorte toccò alle migliaia che tra il 24 e il 27 del mese furono ancora oggetto della repressione sovietica a Chervyen, nei pressi di Minsk.In Ucraina lo sterminio colpì soprattutto le regioni occidentali, dove forte era la presenza della Chiesa cattolica di rito greco: tra il 23 e il 30 giugno a Leopoli vennero uccisi 4mila prigionieri, epperò ancora il 5 settembre 1959 il giornale comunista locale, Radianska Ukraina, attribuiva il massacro ai “fascisti hitleriani”. Altre numerose vittime (tra le 1500 e le 4mila) furono mietute a Lutsk, quindi a Berezhany, presso Tarnopoli, tra il 22 giugno e il 1° luglio caddero 300 polacchi e molti ucraini, quindi a Vinnitsa, dove i massacrati furono 9mila. A Dubno furono uccisi tutti i prigionieri compresi donne e bambini, a Sambir si contarono 570 morti, a Simferopol, in Crimea, il 31 ottobre 1941 decine di persone vennero massacrate nella locale prigione o nei locali dell’NKVD e così avvenne pure a Jalta il 4 novembre.Molte delle fosse comuni in cui i sovietici gettarono sommariamente i prigionieri assassinati furono scoperte dai tedeschi nel 1943, i quali invitarono immediatamente una commissione internazionale a visitarle per fare luce. Eppure quanto accadde in Ucraina venne reso noto solo dopo il 1988.In generale, gli stermini erano motivati dal timore che le popolazioni non russe, una volta liberate dal giogo di Mosca, si schierassero con i tedeschi, cosa che peraltro spesso avvenne e spesso in mera funzione anticomunista e patriottica. Vi erano però, da parte sovietica, anche motivazioni squisitamente ideologiche. Nei pressi di Orel, per esempio, una città della Russia sud-occidentale, nel settembre 1941 vennero fucilati oltre 150 prigionieri politici e tra questi alcuni bolscevichi della prima ora poi considerati “antipartito”.La memoria, cortissimaEppure la verità sulle stragi rosse “dimenticate” fu nota prestissimo. Tra i primi a parlarne vi fu infatti nientemeno che Victor Kravcenko, alto funzionario sovietico riparato negli Stati Uniti nel 1944, il quale nel libro Ho scelto la libertà (trad. it., Longanesi, Milano 1948) scrisse: «Eravamo in parecchi al Sovnarkom [Consiglio dei ministri] a sapere che, più volte, i prigionieri (dei gulag e campi di lavoro) che non si potevano evacuare venivano fucilati in massa. Ciò avvenne per esempio a Minsk, a Smolensk, a Kiev, a Karkov, nella mia città natale di Dniepropetrovsk e a Zaparozhe […]. Nel kombinat per lavorare il molibdeno, a Nalcik nella Kabardino-Balkaria, Nord-Caucaso, tutti i lavoratori coatti uomini e donne furono uccisi dal NKVD prima dell’arrivo dei tedeschi». Com’è possibile che di tutto questo sangue innocente non vi sia sostanzialmente più memoria?

mercoledì, aprile 15, 2009

Tempesta in Rai

A quanto pare, c'è aria di tempesta in Rai. Colpa del solito Santoro e del suo Vauro, e colpa del Ballarò di Floris col suo Crozza.
Non ho visto le due puntate incriminate; e me ne guarderei bene dal farlo. Un conto è fare informazione seria, come dovrebbe fare il servizio pubblico, altro conto è fare delle reti pubbliche uso privato per impastare programmi che siano lesivi dell'immagine di coloro che non sono simpatici ai conduttori.
Comunque, Santoro è stato richiamato, Vauro è stato sospeso, e Crozza, dopo le battute (probabilmente stupide) che deve aver rivolto a Maroni, costui ha detto: Ci risiamo! Col che ha spiegato tutto senza bisogno di tante parole, e senza rimpianti da parte mia per non aver visto la trasmissione!

venerdì, aprile 03, 2009

Inconcepibilità di uno sciopero

Reuters riporta una notizia che ha dell'inconcepibile: si riferisce allo sciopero di domani e alla motivazione addotta da Franceschini per parteciparvi.

ROMA, 3 aprile (Reuters) - Smentendo le previsioni di diversi osservatori, il segretario del Pd Dario Franceschini ha annunciato oggi che domani parteciperà alla manifestazione nazionale della Cgil contro il governo, accusato di non fare abbastanza per affrontare la crisi economica. "Domani - ha detto oggi il leader democratico parlando ai giornalisti - ci sarò, andrò alla manifestazione"."Uso le parole di Gordon Brown: dove c'è un disoccupato, un povero, qualcuno che perde il lavoro, non può non esserci un progressista al suo fianco. Noi dobbiamo essere lì e io andrò alla manifestazione".La protesta di domani a Roma è organizzata dal solo sindacato di Guglielmo Epifani, in dissenso con Cisl e Uil, che a gennaio hanno firmato invece l'accordo col governo sul nuovo modello contrattuale.Oggi Raffaele Bonanni, numero uno della Cisl, ha definito quella della Cgil "una manifestazione elettorale. Tutta politica e per niente sindacale". (*)

A parte il fatto che non riesco a concepire fuoruscite di certi buontemponi, a riguardo di certe motivazioni che vengono addotte per proclamare certi scioperi, è altresì incomprensibile la ragione adottata da Franceschini per motivare la sua adesione a detto sciopero.
Che affianchi pure i disoccupati, ma poi si metta in pista per crear loro un lavoro stabile e duraturo, e li metta nelle condizioni di vivere decorosamente. Si accorgerebbe, allora, come, passando dalle parole ai fatti, comincerebbero problemi e dolori di pancia assai seri: manifestare solidarietà e buonismo a parole, son capaci tutti, poi, però, ci vogliono fatti concreti. E lì casca l'asino!
Fa bene Bonanni a smarcarsi dal gruppo dei perditempo.

(*) dal sito di Fineco Bank.


 

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