marshall

domenica, settembre 30, 2007

Ma chi pagherà le tasse?

Leggendo l'articolo di ieri di Rodolfo Ridolfi su L'opinione.it
http://www.opinione.it/pages.php?dir=naz&act=art&edi=209&id_art=6403&aa=2007
ci si può render conto di come l'Italia difficilmente potrà salvarsi dal baratro, in mancanza di una strategia forte e sicura sul piano del risanamento economico finanziario. Finita quella lettura mi è infatti sorta spontanea la seguente domanda: "Ma chi pagherà le tasse?" Il ministro per lo Sviluppo PierLuigi Bersani è fautore e spinge per le Cooperative. Ma sappiamo che le cooperative contribuiscono in misura molto esigua alle entrate statali; anzi, vivono di sostegni, sovvenzioni agevolazioni tali, rispetto agli altri modelli d'imprese, che sono loro, molto spesso, a prendere anzichè dare allo Stato. E allora, chi darà soldi allo Stato? Quei soldi necessari per il suo funzionamento?

Rispetto alle altre forme societarie, le cooperative hanno il privilegio di poter pagare tasse solo su un terzo dell'utile aziendale. Ma non è tutto qui. Quell'utile così rimpicciolito, rispetto a quello che dovrebbero dichiarare se fossero aziende parificate alle altre, esse fanno in modo di ridurlo ai minimi termini, in modo da pagare quasi nulla di tasse anche se sono in presenza di forti utili.

Le leggende metropolitane - ma anche facendo un giro tra i blog - raccontano dei vari trucchi messi in atto dalle cooperative per eludere il fisco. Per esempio, ho letto di un commercialista che si era sbilanciato con un suo amico dicendogli (a proposito del bilancio redatto per un suo cliente cooperativa) "ho dato una bombardata agli utili!". Frase sotto la quale si cela ovviamente chissà cosa.

Altro sistema - letto tra i blog - per far abbattere l'utile tassabile è quello di far acquistare macchinari inutili a quella cooperativa e poi fargliera concedere in comodato gratuito a chi serve effettivamente. Ovviamente in questo losco giro c'è qualcuno che ci guadagna in nero, oltre che sottrarre soldi al fisco per imposte eluse (in questo caso sarebbe meglio dire truffate).

Altro sistema, di cui sono venuto a conoscenza dai bloggers, è quello di contribuire alla sponsorizzazione, organizzazione di eventi, manifestazioni, ecc.ecc., far uscire soldi in modo pulito, e poi però farsene restituire una parte in nero. L'organizzatore dell'evento aderisce prontamente a una tale richiesta, data la facilità con cui riesce ad ottenere il contributo.

Altri trucchi li ha raccontati Mario Giordano nel suo libro Siamo Fritti.

Ovviamente questi sistemi di elusione fiscale la possono mettere in atto anche aziende che non siano cooperative. Ma queste avrebbero la scusante che sono sottoposte ad un regime fiscale vessatorio, se paragonato a quello delle cooperative.

Non ho scusanti nemmeno per queste ultime, entrambe commettono un fatto illecito, anche se NON ILLEGALE (secondo un'interpretazione sibillina data da un giurista per un altro celebre caso), ma almeno quest'ultime hanno una vera attenuante per mezzo della quale potrei dare anche la mia "assoluzione".

(a seguire)

sabato, settembre 29, 2007

Agli albori della Casta

(seguito di: La genesi della Casta)

Figli di agricoltori, netturbini, bidelli, manovali, muratori, carpentieri, e figli di operai della Breda e della Falk, delle due Marelli e della Campari programmavano il loro futuro dai banchi di scuola di quell'Istituto Tecnico Industriale diurno e serale di Sesto San Giovanni. Al fondo di ognuno c'era la ricerca del modo e dei mezzi per migliorare, attraverso il lavoro vero, le proprie condizioni di vita.

Erano tempi durissimi, per chi li ha vissuti sulla propria pelle. E quei ragazzi avevano per meta la consapevolezza che il miglioramento delle loro condizioni di vita, si sarebbe trasferito successivamente e automaticamente anche al corpo sociale del quale erano parte integrante: parenti e amici, in primo luogo.

In loro vibrava la molla di un comandamento che li spronava a perseverare, ben consci del fatto che la ricchezza chiami ricchezza e la miseria chiami e generi altra e maggior miseria.

Il figlio del ferroviere aveva invece già tutt'altri pensieri. Non a caso, come s'è detto, appena diplomato si è imboscato nei meandri del sindacato e della politica, impelagandosi a più non posso dentro di essi.

Già sui banchi di quella scuola, molto probabilmente pensava a come avrebbe condotto le sue battaglie dentro "le mura" della Stalingrado, così come era universalmente ironicamente chiamata Sesto San Giovanni ai tempi in cui il nosto attuale Presidente della Camera decise il "grande salto" passando con un sol balzo dal mondo del lavoro vero a quello del mantenimento a vita in cambio delle sue prestazioni di mediatore.

E così, dai caveau, dagli scantinati, dai sotto scala, dagli uffici improvvisati e via via sempre più in su, meditava e organizzava manifestazioni, scioperi, marcie, proteste, sit-in, blocchi aziendali e stradali, e quantaltro venisse dalla sua florida immaginazione del non fare e non far fare niente. La cronaca di Sesto San Giovanni di quegli anni è piena di questi episodi, anche di violenza, e di violenza brutale che allora sapevamo a malapena a chi attribuirne la responsabilità, ma che ora a quanto vado rileggendo qua e là negli annali della storia recente, sò esattamente a chi attribuire.

Per divertirvi un pò, potete nel frattempo leggere anche questo post:
http://64.233.183.104/search?q=cache:C8lbuiB5fTMJ:aconservativemind.blogspot.com/2006/04/il-marchio-di-bertinotti-sulla.html+la+villa+di+bertinotti+in+umbria&hl=it&ct=clnk&cd=1&gl=it

(a seguire)

La genesi della Casta

(seguito)

La Casta, come ora ci siamo abituati a chiamare la classe politica dei nostri tempi, compresi gli ex politici e i personaggi a loro affini, cominciò il suo lento processo di genesi negli anni a cavallo tra il '50 e il '60. Prima di allora, e fino ai nostri giorni, la si conosceva ancora come classe politica.

Lavorare stanca.

E negli anni '60 stancava ancor più di oggi. Per un ragazzo di una normale famiglia di allora, e che non avesse grilli per la testa, la vita significava il lavoro a 14 anni (molto spesso anche prima). Chi poi avesse avuto buona volontà e desiderio di andare avanti, si iscriveva ad un corso di perito industriale nelle scuole serali, e così trascorreva i migliori anni della sua vita tra lavoro e scuola. Un impegno stressante della durata minima di 6 anni. Il 90% dei seralisti di giorno lavorava, e la sua giornata complessiva d'impegni diventava di 18 ore, dalle sei del mattino a mezzanotte (molto spesso anche oltre, fino alle notti bianche). Molti erano gli abbandoni nel primo triennio. Tantè che il secondo triennio aveva un minor numero di classi. In ogni modo, la maggioranza di quei ragazzi che sapeva quel che voleva, sapeva anche a cosa andava incontro e i sacrifici da affrontare per migliorare la propria vita. I più pensavano ad un impiego stabile ben retribuito, ma c'era anche chi aveva in mente un futuro da imprenditore, e magari di successo e di grande successo. C'era invece chi, già sui banchi di scuola, probabilmente pensava ed escogitava i mezzi e i modi per far carriera, guadagnare, guadagnare tanto col minimo sforzo possibile ed eventualmente spendere il meno possibile, escogitando le maniere per arrivare a creare una classe privilegiata: quella che noi oggi chiamiamo Casta.

Fausto Bertinotti era anche lui più o meno come uno di quei ragazzi. Figlio di ferroviere, studente Perito Industriale a Sesto San Giovanni (la Stalingrado dell'epoca). Neodiplomato, anzichè mettersi al lavoro come tutti, s'imbosca in politica e sindacato contemporaneamente. E da qui la storia del personaggio Bertinotti si fa veramente stucchevole dal racconto che ne fa qui, Vittorio Feltri:
http://www.bastia.it/news/news_item.asp?NewsID=5808

Sarà un caso? Forse. Ma sembrerebbe che la data di nascita della Casta - per come la ricostruiamo in questo racconto - possa concidere con l'ingresso nel mondo della politica e del sindacato, di Fausto Bertinotti.

(a seguire)

venerdì, settembre 28, 2007

La Casta dei privilegiati

Vedo aria di uragano!

Da Italia Oggi trapelano ogni giorno file interminabili di nomi di affiliati alla casta dei politici con affianco l'elenco dei benefici, meglio ancora, dei privilegi di cui godono. E' Radio Padania Libera che ne sta dando lettura particolareggiata, da qualche giorno. Di mano in mano che vengono a galla questi particolari, vedo ingrossare le nuvole che porteranno uragano. La gente comune comincia ad avvedersene, e penso che non sia più disponibile a starsene così tanto con le mani in mano. Ne è dimostrazione che venerdì scorso, ne ha data notizia la stessa malcapitata, Michela Vittoria Brambilla, un suo Circolo della Libertà di Lecco, dove si stava svolgendo una serata d'incontro tra associati, è stato preso di mira da un gruppo di grillini inferociti, i quali, probabilmente esasperati dalla situazione nazionale, messa sotto tiro dal loro Grillo, ha messo a ferro e fuoco il locale. Se la sono presa col luogo e con la gente sbagliata; tantè che ha dovuto intervenire la DIGOS per sedare gli animi.

(a seguire)

giovedì, settembre 27, 2007

Casta politica e privilegi

Ricevo commenti anche ad articoli vecchi, che poi faccio fatica a rintracciare se non viene precisato un riferimento o la data di pubblicazione del post.
E così ringrazio l'anonimo poggese di Poggio Rusco, che incito a perseverare, e l'anonimo (iniziale S o F) che in questi giorni ha commentato un articolo nel quale parlo di Berlusconi, Lega e CDL. Ne condivide il mio pensiero, ma poi non voterà mai e poi mai per nessuno di loro, men che meno per Berlusconi che disprezza. Sembra un'evidente elettore di sinistra, ma dev'esserne talmente disgustato anche di loro tanto da dichiarare che d'ora in poi non andrà più a votare e, implicitamente, a non occuparsi più di politica.

Errore madornale!

Così non farebbe altro a contribuire a che la casta politica dei privilegi continui a perseverare e prosperare.

La casta politica - quella che conosciamo nei suoi connotati attuali - ha cominciato ad allignare tra di noi dagli anni '60. Potremmo mettere un paletto fisso: 1968. Fino a quella data, la maggioranza asssoluta dei giovani di allora aveva in grande stima la politica e i politici di allora. Forse non li conoscevano approfonditamente come oggi, ma sembra che i politici di allora non avessero tutti quei benefici e privilegi di cui oggi godono. Sono state quindi forze politiche cresciute in quegli anni a spingere per inserire gradualmente, piano piano, alla chetichella, di leggina in leggina, tutti quei vantaggi riservati solo a loro, che sono poi diventati i privilegi della casta politica. In definitiva, sono state loro a promuovere e creare le premesse per la creazione di questa cosiddetta casta politica, con tutti i benefici solo a loro riservati.

Ora, da un sondaggio realizzato e messo in onda l'altra sera, martedì 25, a Ballarò è emerso che il 53% degli italiani sarebbe favorevole all'istituzione, in tempi ultrarapidi, di una legge che provveda all'azzeramento totale dei privilegi di cui godono i nostri parlamentari, la casta dei politici.

Quel sondaggio dice chiaramente che il 53% degli italiani è arcistufa di questa situazione è vuole l'azzeramento totale di detti privilegi.

(a seguire)

martedì, settembre 25, 2007

La legge di Bol

Ora, se per tanto poco - con ovvio riferimento a quel contesto di mille anni fa - San Pier Damiani dava indirettamente del ladro a quei monaci che, vestendo abiti meno poveri, si privavano di parte dei mezzi, ricevuti mediante le elemosine, necessari per portare aiuto ai poveri (era come se rubassero ai poveri), oggi, ed a maggior ragione, si può senzaltro dare del ladro a colui che ruba beni e risorse prodotti col sudore altrui, estendendo il concetto a tutti i ranghi della vita pubblica.
Ricapitolando, la teoria formulata da Bol, vista in questa nuova luce dell'insegnamento lasciatoci da San Pier Damiani, ritengo si possa senzaltro tramutare in Legge di Bol:

"Ladro è colui che ruba beni e risorse prodotti col sudore altrui"

Diamo a ciascuno il termine appropriato. L'evasore, quindi, non è un ladro. Egli, attenendoci al principio plateale/accomodante adottato dai giudici per dirimere il caso Visco/Speciale, commette un fatto illecito ma non illegittimo. E non lo ritiene illegittimo perchè vede continuamente che i soldi sottrattigli con le tasse, prodotte col suo impegno e sudore, vengono malamente spesi, sperperati, distratti, in ultima analisi come se gli fossero stati rubati.

Prendiamo, per esempio, quanto detto da Paolo Mieli in Ballarò di martedì scorso in merito al costo dei nostri parlamentari. Essi negli anni '50 costavano l'equivalente del costo di sette operai qualificati per un'azienda. Oggi, questa disparità si è notevolmente dilatata, portando il divario da sette a sessantuno (oltre 1,5 milioni di euro di costi per ciascun parlamentare contro i circa 25 mila euro di costo per un operaio qualificato: fonte Radio24, e quindi Sole24Ore). A giustificare questo dato allarmante, gli interessati e gli addetti ai lavori tirano in ballo miriadi di giustificazioni, alcune valide, ma tante inutili e pretenziose; e tra queste spicca quella che ci viene rifilata più di sovente: "sono i costi della democrazia". Tutte balle per chiudere gli occhi alla gente su quel che sta sotto!

Se poi prendiamo il caso del milione di esuberi/assenteisti nel pubblico impiego, di quelli di tale settore che si fanno pagare gli straordinari senza farli, di quelli che timbrano il cartellino in entrata e tornano a timbrarlo per l'ora d'uscita, con evidente complicità dei loro superiori (qualora non siano anch'essi impelagati e loro stessi assenteisti), il quadro si fa veramente sconsolante.

(A seguire. Forse)

domenica, settembre 23, 2007

Un Santo per i nostri tempi


"Tra' due liti d'Italia surgon sassi,
e non molto distanti a la tua patria,
tanto, ché troni assai sonan più bassi,

e fanno un gibbo che si chiama Catria,
di sotto al quale è consecrato un ermo,
che suole esser disposto a sola latria"

Così ricominciommi il terzo sermo;
e poi, continuando, disse: "Quivi
al servigio di Dio mi fei sì fermo,

che pur con cibi di liquor d'ulivi
lievemente passava caldi e geli,
contento ne' pensier contemplativi.

Render solea quel chiostro a questi cieli
fertilemente; e ora è fatto vano,
sì che tosto convien che si riveli.

In quel loco fu' io Pietro Damiano [...]"
(Dante, Paradiso, Canto XXI, 106-121)

Mi ha colpito la lettura - su Famiglia Cristiana n°38 in edicola - della breve biografia di San Pier Damiani (1007-1072). Mi piace molto la descrizione della figura di questo grande santo che ne fà l'autore, don Ugo Facchini. San Pier Damiani, una figura molto adatta ai nostri tempi. "Eremita, monaco, cardinale di movimento: innamorato di Cristo e della Chiesa".
Sono tre i punti della sua biografia sui quali si è focalizzato il mio vivo interesse.

- Era un momento particolarmente difficile per la Chiesa. Erano frequenti casi di simonia e gomorria nell'ambito ecclesiastico. Su questi due argomenti san Pier Damiani scrisse il Liber gratissimus (contro la simonia) e il Liber gomorrhianus. Nel 1057 Stefano IX, anche lui monaco, divenuto papa per forza, lo creò cardinale vescovo di Ostia. Seguì due linee guida poste al centro della sua attività apostolica: "il ritorno alla tradizione intesa come metro su cui la Chiesa deve continuamente misurarsi e il riferimento alla sede apostolica in funzione di guida di verità, perchè munita del sigillo della vicaria di Cristo". "Fu lui il principale ispiratore del famoso decreto del 1059 con cui Niccolò II stabilì che l'elezione papale fosse fatta dai soli cardinali".

- Iniziò ad essere il cardinale di movimento. Inviato a Milano, con un soluzione geniale pose fine allo sciopero liturgico che era scoppiato nel 1059 perchè "quasi tutti i chierici erano stati ordinati simoniacamente". Compì poi missioni in Francia, dove risolse diatribe al limite del possibile. Fu due volte a Montecassino, e a Firenze dove fu chiamato per risolvere il caso del vescovo Pietro accusato di simonia. Già vecchio e malato, nel 1069 si recò in Germania davanti all'imperatore Enrico IV e ne impedì il divorzio.

- "Difese la libertà di parola nella Chiesa, il dovere di reciproca correzione fra i suoi membri fino all'ultimo laico". "Diede grande importanza all'aspetto socioeconomico, affermando che i beni della terra appartengono a tutti e che le ricchezze della Chiesa spettano per diritto ai poveri". "Ricordava ai monaci che, se nel comprare un vestito spendono troppo, hanno rubato, perchè si sarebbe potuto aiutare un povero".

Quest'ultimo punto è quello che più mi ha colpito. Affermando che i beni della terra appartengono a tutti, fu lui stesso a praticare questo insegnamento. Nonostante gli alti, impegnativi e defaticanti incarichi dai quali non potè disimpegnarsi, visse la sua vita di povertà, col pensiero rivolto agli eremi da lui fondati, primo tra questi quello di Gamogna nel quale vi dimorò più a lungo, dopo quello di Fonte Avellana.

(segue, col riferimento al nostro tempo)

giovedì, settembre 20, 2007

La teoria di Bol

Nei giorni scorsi ho assistito, con malcelato divertimento, ad un agguerrito dibattito sul blog di Zener. Questione del contendere è stata la teoria del ladro. Secondo "anonimo" ladro è colui che evade; secondo altri invece ladro è ben altra cosa, tanto che un commentatore, Bol, è perfino arrivato a formulare una sua geniale teoria la quale afferma che:

"ladro è colui che ruba beni e risorse prodotti col sudore altrui" ,

mentre "un evasore spesso trattiene risorse create col proprio sudore: guadagnate" e la cosa è sicuramente più legittima del fatto di rubare ad altri le risorse di loro proprietà. Inutile dirvi che la maggioranza si è trovata d'accordo con Bol.

Qui per inciso, a sostegno di quanto sopra, voglio raccontare un fatto che mi è stato riferito in terza persona, quindi da prendere con le dovute cautele circa la veridicità al centopercento (se fosse vera in questa percentuale, sarebbe meglio mandare tutto a catafascio: altro che lavorare e pagar le tasse). Dunque, un immigrante torna nel suo paese d'origine per la vacanza agostana e all'uscita da un esercizio pubblico si ritrova un verbale di contravvenzione sul cruscotto. Giusta o non giusta che sia la multa, si reca in municipio per pagarla. Ore 11: non trova un solo dipendente comunale che gli dia retta o che perlomeno sia presente per incassare i soldi della contravvenzione. Girovaga un pò tra gli uffici deserti nell'attesa che si faccia vivo qualcuno, finchè decide di andarsene, non senza aver prima controllato i cartellini delle presenze:circa 20 cartellini orologio tutti regolarmente timbrati soltanto per l'entrata mattutina. Decide di recarsi dai carabinieri per denunciare il fatto. La conclusione, che non posso svelare per la privacy e per evitare querele, è stata delle più "folcloristiche" che vi possiate immaginare.

E questo è soltanto un caso assolutamente marginale, ma voi provate a pensare e immaginare più in grande!

Ora sembra che un ministro voglia interessarsi degli esuberi assenteisti e che voglia proporne la rottamazione di tre a uno, con evidente aggravio per le disastrate casse dello stato.

Se volete saperne di più sull'argomento, andante al post odierno di Massimo (Monsoreau).

mercoledì, settembre 19, 2007

17 novembre: Maiale-day

E' ufficiale.
Ne aveva già anticipato SVULAZEN nel suo post del 15 settembre (vedere anche il mio post "Il miracolo del San Daniele"), ora la festa del "Maiale-day" è una realtà. Si svolgerà sabato 17 novembre in una località dell'Emilia Romagna patria per eccellenza della suinocoltura.

domenica, settembre 16, 2007

Il "miracolo" del San Daniele

L'idea per questo post mi è venuta leggendo gli ultimi articoli di Svulazen e di Massimo (Monsoreau).

Svulazen, che tratta appassionatamente dei problemi veri della sua Bologna, ha scritto vari articoli che trattano dei perchè della contrarietà sua e di quella della stragrande maggioranza (oltre il 90%) dei suoi concittadini, alla realizzazione della nuova moschea di Bologna. L'ultimo di questi articoli è collegato alla provocazione fatta da Calderoli in tema di maiali.

Monsoreau invece ha scritto un articolo sulla provocazione energetica, con foto di Calderoli, che io ho interpretato in maniera diversa da quello che è stato l'intendimento dell'autore. Più avanti capirete la spiegazione.

Prima di continuare, premetto che ho due conoscenti di religione islamica (per ora non sono ancora ad un rapporto di amicizia, anche se loro compiono ogni sforzo possibile per cercare di intavolarla) con i quali ho un buon rapporto di vicinato; sono due fratelli egiziani che lavorano e abitano nel nostro condominio da oltre dieci anni, come addetti alle pulizie generali. Nella pratica quotidiana, rispettano le loro leggi di un islam molto moderato, consistente nel fatto che essi hanno imparato a vivere quasi alle nostre maniere. Gli apparentemente unici retaggi dell'islam tradizionale sopravissuto dentro di loro, sono l'obbligo del velo e dell'abito lungo fino a terra per le mogli, quando escono di casa, la frequentazione metodica della moschea (ve ne sono ben quattro dalle mie parti). Loro giustificano questo atteggiamento, ligio alla loro religione, con il pericolo di pericolose ritorsioni da parte di loro connazionali fanatici religiosi.

Dunque, andando al tema di Svulazen, il quale propone l'istituzione della giornata del maiale-dey, io andrei oltre e chiederei l'istituzione della festa nazionale in onore del maiale.

I filoislamici che mi leggeranno, non la prendano come una provocazione, ma una proposta basata su fatti che attribuiscono ai maiali una grande importanza dal punto di vista della sana alimentazione e dell'energia pulita.

E' noto, e lo consigliano anche i dietologi, che il prosciutto crudo magro e tagliato molto fine sia un ottimo alimento consigliato in tutte le diete povere di grassi animali, e con abbondante apporto proteico, facilmente assimilabile. Per la sua alta digeribilità, anche in presenza di scarse possibilità di masticazione, esso è espressamente consigliato agli anziani. I malati di ogni genere, in particolare mi riferisco a chi soffre della mia malattia, trovano grande giovamento dall'alimentazione a base di prosciutto crudo magro.

Di recente, mentre ero in vacanza, mi è capitata infatti una giornata in cui mi sentivo particolarmente debilitato, con poche forze, forse anche a causa della dieta consigliatami che nei giorni precedenti avevo rispettato rigorosamente. Un fatto abbastanza consueto, che mi si è già presentato altre volte, che conosco ed è connesso con gli effetti ondivaghi della mia malattia. All'ora di pranzo sentivo il bisogno di qualcosa di fortemente sostanzioso che mi desse un qualcosa in più di ciò che poteva offrirmi la mia solita dieta. Mi venne in mente il prosciutto crudo di San Daniele, magro, di taglio fresco e a fette molto fini. Ne sentivo il desiderio e, quasi inconsciamente, chiesi di procurarmene subito una dose abbondante. Fortunatamente anche Ventimiglia è dotata di una buona rete commerciale, in grado di soddisfare ogni esigenza a qualunque ora del giorno: e così venni esaudito. Nel tardo pomeriggio potei assaporare il piacere di aver ripreso la mia forza di sempre, compatatibilmente con le abituali limitazioni dovute alla mia malattia.

Non vi è nulla di scientifico in tutto questo, ma se altri, aventi i miei stessi problemi, vorranno fare una prova e comunicarmi i risultati, essi saranno ben accetti. La malattia è la sclerosi multipla. E la dieta abituale a noi consigliata esclude o limita il consumo di carni rosse, grassi animali, formaggio grasso; sono raccomandate invece carni bianche, pesce e grassi vegetali; è inoltre consigliabile fare poco uso di zucchero, sale, pane e pasta. Appare quindi evidente che chi segue alla lettera una tale dieta, si trova prima o poi in qualche condizione simile a quelle che esperimento io di tanto in tanto.

Quel giorno dovetti proprio ringraziare il San Daniele. Ed ecco che per questo fatto farei istituire la Giornata del ringraziamento in onore del maiale.

L'altro spunto è quello che mi è venuto leggendo il post di Massimo sulla provocazione energetica, con foto di Calderoli.

E' noto a tutti che siamo in una fase di ricerche affannose di fonti energetiche alternative al petrolio: per esempio dalle biomasse. Un aiuto notevole in questa direzione, la possono dare i liquami dei porcili.

Ho visto di recente un documentario sulle zone interne della Cina dove vivono ancora comunità di cinesi in condizioni di estrema povertà. Essi hanno escogitato un sistema per ricavare gas per cucinare, ricavandolo dal liquame prodotto dai maiali, o altri animali domestici. Ogni misera casa è dotata di un proprio impianto rudimentale per l'autoproduzione di gas. Esso è costituito da un bidone che fa da serbatoio per il liquame animale. Nel serbatoio, tenuto chiuso in modo pressochè ermetico, si creano le condizioni affinchè il liquame esali i gas che, convogliati in tubi di fortuna, vanno ad alimentare i fornelli.

Anche qui, come sopra, non vi è nulla di scientifico; ciò che scrivo è solo frutto delle mie osservazioni. Però, se andate su appositi siti, troverete una vasta documentazione sul modo di produrre industrialmente gas ricavandolo dal liquame delle porcilaie. Tale biogas può essere convenientemente utilizzato per il funzionamento di turbine a gas per la produzione di energia elettrica.

Se poi consideriamo il fatto che lo smaltimento dei liquami delle porcilaie crea grossi problemi all'agricoltura che si pratica nei loro paraggi, ben vengano i consorzi di recupero e raccolta di detti liquami. L'energia elettrica così prodotta è anche una energia "verde" di grande valore ecologico.

Ben vengano quindi gli allevamenti di maiali e sia lunga vita a loro.

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sabato, settembre 15, 2007

Tutto come allora

Stà tornando d'attualità l'intervista fantastica fatta nel 1997 da Serena Dandini ad un Romano Prodi magistralmente interpretato da un Corrado Guzzanti in gran forma (andare anche al suo sito ufficiale). Ieri mattina è stata riproposta da Radio Padania, nel programma di approfondimento condotto da Giulio Cainarca. E' un'intervista esilarante, della durata di circa un quarto d'ora, contenente spunti comici e spassosi, come di rado ho potuto assistere tra quelli indirizzati all'attuale premier.

Il bello di questa intervista è che sembra stata fatta ieri. Nulla sembra cambiato, rispetto allora, a riguardo del personaggio e della situazione italiana.

E allora, perifrasando la canzone di Bruno Martino "Cos'hai trovato in lui di tanto bello" mi vien da chiedere cos'abbiano trovato di così tanto bello, in Romano Prodi, quei 24000 elettori che gli hanno dato la preferenza, così da non riuscire a scrollarcelo più di dosso (appare chiaramente nell'intervista questo tema dell'io non me ne vado) . L'altra volta intervenne la presidenza della Commissione Europea a togliercelo di torno: questa volta cosa sarà?

venerdì, settembre 14, 2007

L'Arte dello scroccaggio

Ci sono ministri e presidenti di camera gaudenti che non perdono occasioni per scroccarsi o sbafarsi qualche mondanità a spese della collettività. E' capitato in più occasioni al "nostro" Presidente della Camera - da ultimo con la "visita" al Monte Athos e prima ancora col viaggio di vacanza dell'agosto 2006 a nord ovest della Francia, in compagnia della consorte, su un aereo blu - ora è toccato il turno al nostro ministro della giustizia fare un viaggio a sbafo a bordo di un aereo di stato in quel di Monza, in occasione del Gran Premio d'Italia. Viaggio fatto per rappresentare le nostre istituzioni, si giustifica l'interessato, (ma c'era già Rutelli, e poi cosa c'entra la giustizia con lo sport, in questo caso specifico) in compagnia di suo figlio (e questi cosa c'entrerebbe anche lui con le istituzioni), assieme al gruppo del servizio di sicurezza del Vicepremier, accompagnato da sua moglie Barbara Palombelli: un totale di 17 persone. Quel viaggio sarebbe costato circa 20.000 euro. Oltretutto, un grosso aereo di linea inquina come circa 40.000 auto (il modello qui utilizzato inquina un pò di meno), a parità di tragitto.
L'unica frase che Prodi ha saputo dire a chi ha criticato questo spreco di denaro pubblico è stata: "sobrietà, sobrietà!"

giovedì, settembre 13, 2007

Ministeri inutili

Leggendo un articolo sul blog di Elly, la mia attenzione è ritornata su un ministero della cui esistenza e della cui necessità non ho mai capito una mazza (mi sia consentito, ogni tanto, usare espressioni un pò spinte): è il ministero per l'attuazione del programma, presieduto da Giulio Santagata.

In tempi di ristrettezze e di ricerca di risorse per scopi utilitaristici, mi sembra che tale ministero sia come uno sputo in faccia alla miseria e che esso sia il più inutile tra i ministeri esistenti. Tra l'altro, mi chiedo cosa faccia dalla mattina alla sera il personale dipendente di questo ministero (qui mi vengono in mente film di Totò e dell'Albertone nazionale, dove si vedono scenette...)! A tale scopo, desidererei che il signor Prodi o il ministro Santagata andassero in televisione per spiegare alla gente comune a cosa serva questo ministero, la cui inutilità sembrerebbe del tutto evidente.
Per attuare il ( suo) programma, Prodi non dovrebbe fare altro che tenersi a portata di mano il corposo volume di 289 pagine col quale ha presentato il proprio programma ai suoi elettori, anzichè farsi coadiuvare da un ministero (è da ridere, questa).

mercoledì, settembre 12, 2007

La morale secondo alcuni

Ho letto due articoli dei quali voglio far partecipe i lettori di questo blog, tanta è stata l'indignazione e il disgusto che ho provato verso i personaggi descritti in quei post.

Unohttp://lamiadestra.blogspot.com/2007/09/quellincoffessabile-voglia-di-regime.html
si riferisce all'on.Bertinotti e viene preso di mira per la sua morale biforcuta. Una morale tutta sua personale, fatta di perdono per quei personaggi che si è tirato dentro il parlamento e nei punti chiave dello stato (personaggi che ben conosciamo per il loro passato non esattamente cristallino), e fatta invece di condanna per quei parlamentari che sono dei semplici indagati (leggere gli spunti che ne dà il blogger).

L'altrohttp://liberaliperisraele.ilcannocchiale.it/?id_blogdoc=1610523
è il senso di disgusto che ho provato verso il personaggio Ichino, leggendo in quel blog la sua storia passata.
La morale che ne ho tratto, dopo aver letto l'articolo, è che anche lui è di quei personaggi che sa predicare molto bene, ma poi, a conti fatti, ha razzolato non tanto bene, facendo in primo luogo i suoi interessi personali a spese della collettività.
Inutile dire che dopo aver letto l'articolo, il personaggio in questione mi è passato dalle stelle alle stalle.

venerdì, settembre 07, 2007

Ventimiglia mon amour


Cos'è successo quest'anno a Ventimiglia? Questa la domanda che mi sono posto, appena messo piede e fatto un giro per la ridente località della Riviera dei Fiori, lo scorso mese di agosto. Dall'ingresso in città e fino a casa, percorrendo viale Rossi, lungo la foce del fiume Roja (il viale delle palme delle cartoline storiche di Ventimiglia), per poi imbattersi nella Passeggiata Oberdan - un tratto, recentemente riadattato, di quella che costituisce la lunga strada costiera di Ventimiglia; un rettilineo di alcuni chilometri, fino alla foce del torrente Nervia, affiancato, per quasi tutta la sua lunghezza, salvo brevi interruzioni, nel suo tratto iniziale, per la presenza di bar, ristoranti e locali di intrattenimento, da un ampio marciapiede, comodo per passeggiate in gruppo, corse di allenamento, anche con pattini a rotelle, che separa la strada dalla spiaggia - non ho visto un solo venditore ambulante vuccumprà. "Venditori" che invece, gli anni addietro, ma in modo massiccio l'anno scorso, turisti e locali si erano quasi forzatamente assuefatti alla loro invadente, anche se apparentemente cortese, presenza. Questo avveniva soprattutto nel tratto di quella strada denominata Passeggiata Oberdan e che inizia tra i Giardini Pubblici e la Passerella Squarciafichi - un ponticello pedonale che sbocca in corrispondenza di una lapide recante impressi i versi della poesia di Salvatore Quasimodo "Alla foce del fiume Roja" - e termina presso la nuova Piazza degli Spettacoli, una sorta di vasta terrazza a mare.

Lo "scempio" avveniva soprattutto di venerdì, giorno di mercato internazionale. Gli "abusivi" approfittavano degli arrivi massicci di avventori dalla Francia e dal comprensorio di Sanremo per mischiarsi a loro e girovagare o stazionare tra le bancarelle regolari, per piazzare indisturbati la loro mercanzia, nella più completa illegalità, in barba e dispregio delle forze dell'ordine, e senza alcun contributo alle spese comunali per la pulizia e ripristino delle strade, al termine del mercato. Si diceva in giro che la presenza dei vuccumprà contribuiva a far affluire più turisti dalla Francia, perchè là da loro, a Mentone, Montecarlo (men che meno), Nizza, la presenza di vuccumprà per le strade cittadine non è tollerata. Là da loro basta l'avvistamento o una segnalazione, e scatta subito la "caccia all'uomo" con fermo di polizia e sequestro delle merci. Per "assistere" allo "spettacolo" dei venditori vuccumprà, si diceva che venivano qui da noi, in Italia. Ad ogni modo, non mi è sembrato che l'assenza di vuccumprà, nel giorno di mercato, abbia fatto calare il numero di presenze straniere. Il mercato del venerdì di Ventimiglia è un rituale ed un richiamo al quale pochi dei vacanzieri o turisti che stazionano nei paraggi sanno sottrarsi: che ci siano o che non ci siano i vuccumprà. Il mercato di Ventimiglia è anche un vero evento di aggregazione sociale.

Parlando di ordine pubblico, se ordine e legalità è stato riportato in questa bella città, che sembrava perduta, quasi in balia di prepotenti orde barbariche, perchè non è possibile fare altrettanto nelle numerose altre "città perdute" del nostro bel paese?

Secondo alcuni abitanti di Ventimiglia, il merito maggiore per l'ordine e la legalità ricostituite è da attribuire al loro nuovo sindaco Gaetano Scullino, che avrebbe scelto la linea dura e intransigente - detta anche "tolleranza zero", dagli intellettuali cosiddetti di sinistra (per loro autodefinizione), (senza però che, da parte loro, vengano mai prospettate soluzioni fattibili, praticabili e realistiche; non campate in aria, insomma, per risolvere diversamente i problemi).

In un altro post, vi parlerò del giardino pubblico di Ventimiglia, una delle opere ammirevoli di questa città, recuperato totalmente alla libera e sicura fruibilità di cittadini e turisti, tanto da meritarsi una sosta e una visita da parte di turisti in transito sulla Via Aurelia. E anche per questa opera va dato atto e merito all'amministrazione cittadina, con l'ovvio contributo finanziario della popolazione locale, per l'amore e la cura con cui si prodigano al mantenimento e alla cura di un bene pubblico di così vasto valore.

lunedì, settembre 03, 2007

Senti chi parla

Ho intitolato questo post col titolo dato da Mario Giordano al suo ultimo libro, perchè sono stato colpito da un articolo del Corriere di sabato 1 settembre, firmato da Alberto Asor Rosa, dove dice: "Mi dimetto da intellettuale di sinistra".
Alberto Asor Rosa è l'intellettuale, già vincitore di un Premio Bamba, promosso dalla direzione del quotidiano Libero, che si oppone strenuamente (ma ormai sono quasi tutti costruiti e in fase di ultimazione) alla costruzione di villini, a Monticchiello, sulle colline senesi, dove lui aveva comprato casa per trascorrevi serenamente la vecchiaia in tutta tranquillità, lontano dai marasmi e dal traffico caotico assordante e inquinante delle grandi città. Insomma, da buon comunista (ex, ora che dice di essersi reso indipendente) avrebbe voluto godere l'aria buona, il clima e il panorama invidiabile, tutto e solo per se stesso ed i pochi abitanti di quel piccolo centro, finora poco conosciuto della Toscana.

Ecco, lui, ora, nell'articolo del Corriere si scaglia contro le ordinanze dei sindaci anti-lavavetri.

Non pensa, magari, che qualcun altro non sia più disposto a tollerare questa "usanza abusata" dai lavavetri? E che, come lui pretende la pace e la tranquillità nel suo piccolo borgo, così altri possano pretendere di non essere più "disturbati" (nel suo articolo accenna anche, in forma ironica, al tema del disturbo) da questi "operatori ecologici"?

Anni fa, quando percorrevo le strade della Lombardia, per il mio lavoro di agente di commercio, capitava spesso di imbattermi sempre nella stessa persona, extracomunitario (non detto in modo dispregiativo, ma perchè era proprio un axtracomunitario), lavavetri e venditore di accendini, all'incrocio di viale Lombardia con la Superstrada Milano-Lecco, in territorio di San Fruttuoso di Monza. Quella persona ha stazionato lì per anni. Possibile che nel frattempo non abbia trovato un lavoro più decoroso (e meno rompipalle per la gente di passaggio)? E sì che era giovane e forte. Un giorno, esasperato della sua insistenza (non potevo evitarlo, c'era uno stop abbastanza lungo), glielo chiesi. Mi rispose villanamente e in malissimo modo; ma da quel giorno non si avvicinò più alla mia macchina: mi aveva memorizzato.

In una delle banche storiche di Ciniselo Balsamo, che frequentavo abbastanza assiduamente, capitava spesso di imbattermi in una persona dalle somatiche levantine (avrebbe potuto essere anche un italiano: questo non l'ho mai potuto appurare, per via della privacy) che veniva a fare versamenti bancari con sacchetti del pane pieni zeppi di banconote da mille lire. Era una persona che gestiva un gruppo di lavavetri, ai quali garantiva vitto e alloggio (in un alloggio del quale posso solo immaginare lo stato e le condizioni igieniche) in cambio del "servizio" di lavavetri agli incroci più importanti di Cinisello, o dintorni, da lui designati e dove lui li conduceva e li andava a riprendere al termine della "giornata di lavoro": una vera pacchia per lui, dedito alla bella vita da gran signore! Un pò meno bella per i suoi sottoposti.

Ai miei lettori, chi lo voglia, lascio tirare le fila conclusive di questo post.

P.S.
Per chi è rientrato dalle vacanze, buon rientro a tutti.


 

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