marshall

sabato, ottobre 29, 2011

Cultura finanziaria 8

Ricordate ancora le adorate, poi, per molti, diventate odiate Cartelle Fondiarie CARIPLO (Cassa di Risparmio delle Province Lombarde, ora Banca Intesa)? A qualcuno creò ricchezza inaspettata, alla gran parte dei sottoscrittori creò miseria. A molti, quelli che seppero cogliere l'occasione, consentì l'acquisto di una casa, ai sottoscrittori delle cartelle creò illusioni, ed in seguito amarezze. Erano state emesse con scadenze a lungo termine, ma con tassi elevati, per invogliarne la sottoscrizione: il doppio, il triplo, il quadruplo, a seconda della scadenza, rispetto a quanto avrebbero reso i soldi lasciati liberi sul conto corrente bancario. Ero ancora bambino, e ricordo il volto felice di coloro che le possedevano: era diventato uno status simbol. Erano gli anni '60 e chi ne aveva si gongolava nel sogno di un futuro radioso. Ma in quel decennio, l'inflazione era stata bassissima, credo sempre intorno al punto percentuale, tranne un'anno che fu addirittura negativa, e l'Italia vinse l'Oscar di moneta più forte e più stabile d'Europa. A fine decennio '60 il debito pubblico credo superasse di poco i 100.000 miliardi di Lire, o anche meno. Ma nel '68 era cominciata l'epoca delle grandi rivendicazioni sociali, con tanti scioperi a catena, indiscriminati che precipitarono l'Italia nel periodo più nero del dopoguerra: gli anni '70. L'inflazione, andata fuori controllo, cominciò a salire vertiginosamente; correva di pari passo con l'incremento dei salari, vanificando così il beneficio apportato dagli aumenti salariali stessi: chi prendeva 50.000 lire nel '65, alla fine degli anni'70 ne prendeva 500.000, a parità di età e di mansione: almeno 10 volte tanto.
Nel contempo stava iniziando la via crucis delle Cartelle Fondiarie CARIPLO. I primi che s'avvidero del pericolo, cominciarono a liberarsene, chiedendone il riscatto, che avveniva a fronte di una piccola penalizzazione. Penalizzazione che in seguito divenne via via crescente, fino ad arrivare al 65% di rimborso del nominale. Fu così che titoli, che fino a quel momento veleggiavano oltre i 100 su 100, ed erano praticamente introvabili, si riversarono in massa in cerca di riscatto. Fino a quel momento nessuno aveva osato venderli, credendo d'avere in mano le galline dalle uova d'oro. Da quel momento, invece, li riversarono in massa sul mercato facendone precipitare il prezzo.

Passando all'economia reale, nel frattempo stavano creandosi le condizioni per la sparizione dal mercato di grandi aziende internazionali, anche quotate in borsa, che negli anni del boom economico avevano contribuito all'assorbimento di masse sempre crescenti di lavoratori, provenienti da aree disagiate del paese. Per citare qualche nome: Motta, Alemagna, Innocenti, Autobianchi, Alfa Romeo, Cartiere Binda, Cartiere Donzelli; a seguire, poi, una lista lunghissima. E se andiamo a scoprirne le cause, non sbaglio dicendo che alla base di ognuna di queste storie di chiusura ci siano stati gli scioperi incontrollati, indiscriminati, e spesso pretestuosi.

Oggi si riparla di una eventuale riedizione dell'Autunno Caldo. Voglio sperare che la maggioranza della gente sia ora consapevole dei rischi cui andrebbero incontro i propri risparmi, tanti o pochi che siano. La storia del destino delle Cartelle Fondiarie Cariplo è lì a ricordarglielo. 

E in un prossimo post scriverò del nesso che vedo tra quanto è successo alle suddete Cartelle Cariplo, con l'eventuale destino dei nostri Titoli di Stato. 
    
Sopra una cartella Fondiaria del Monte dei Paschi di Siena - dal sito  Costiera on-line 

venerdì, ottobre 28, 2011

Manipolatori di notizie


Ieri, mentre cercavo notizie riguardanti il MUST (Museo del Territorio) di Vimercate, mi sono imbattuto in un sito che è un blog. Il titolo di un suo post, o articolo, ha attirato la mia attenzione: Peggio Andreotti o il Cavaliere? Lette le prime righe, in cui si parla di bunga-bunga, ho troncato subito la lettura, anche perchè l'unico commento presente fino a quel momento accennava al sorrisetto tra la Merkel e Sarkozy, seguito dalla solita tititera che ci coprirebbero di ridicolo.
Scorrendo poi il sito di Tocqueville, che martedì ha recensito il mio post sulle Dinastie millenarie, ho trovato degli articoli interessanti a riguardo di come vengano manipolate certe notizie. Una di queste ha riguardato il caso Bertolaso. E' un post che oggi non sono più stato in grado di rintracciare, ma in ogni caso faceva riferimento ad una frase di De Bortoli, secondo la quale si dichiarava pentito, e perciò chiedeva scusa, perchè quand'era al Corriere lo aveva attaccato perchè "pensavano" che Bertolaso sarebbe diventato il successore di Berlusconi.

Pensate un pò a cosa arrivano i giornali, quando vogliono demolire una persona!!! 

Comunque sia, il fatto in questione si riferisce alla trasmissione Matrix di cui al seguente articolo, uno dei tanti articoli che hanno fatto seguito a quella trasmissione, articoli che hanno messo in luce la scadente professionalità di certi giornalisti.
Una conferma di ciò, sulla gente pagata per fare buon giornalismo, che invece non fa, m'è venuta dalla lettura di un post, apparso sempre su Tocqueville, che in quattro punti demoliva il seguente articolo (o almeno credo che articolo e autore dell'articolo sia stato questo).
Nel fare questa ricerca ho poi scoperto questo articolo su Travaglio, che, a detta dell'articolista,  copierebbe gli articoli da internet, ma lui nega e offende.
Insomma, da quanto sopra ce n'è abbastanza per dubitare della professionalità di certi giornalisti e delle testate per le quali lavorano. Giornali che poi son quelli che si lamentano se perdono lettori.

mercoledì, ottobre 26, 2011

Avviso agli speranzosi


Non vorrei essere nei panni di Bersani. Nei sondaggi di ieri il suo partito è in rimonta sul PDL. Buon per lui che ha velleità di governo, Ma poi, dovesse vincere alle prossime elezioni, come la metterebbe con la questione del rientro dal debito pubblico? Non potrà certo far rientrare mattoni, o quote azionarie al posto dei soldi. Già, perchè non credo che agli stranieri, detentori dei nostri CCT, BTP, CTZ e quant'altro, piacciano quegli inconsueti mezzi di pagamento: buoni del tesoro in scadenza, contro immobili o azioni eventualmente espropriate (secondo la tesi bersaniana che i soldi van presi da chi li ha) a coloro che ne hanno la legittima proprietà. Già, perchè è noto che esistono tanti milionari i cui denari sono però investiti in attività. Comunque, supponendo le dovessero accettare, non resterebbe loro che tesaurizzarle, a meno di mettere in preventivo forti perdite in conto capitale. Infatti, qualora le dovessero accettare, e le dovessero immettere tutte quante in un sol botto sul mercato per cercare di trasformarle in denaro contante, si creerebbe una tale inflazione per quei mezzi, da renderne assolutamente sconveniente l'immissione sui mercati stessi. E' come la storia della bolla speculativa sui tulipani olandesi degli inizi del '600. E quindi, per non accusare grosse perdite in conto capitale se le dovranno tenere a babbo morto. Ecco perchè non vorrei comunque essere nei panni di chi ambisca a governare la Repubblica Italiana nei prossimi anni. Cosa racconterebbe ai detentori dei nostri titoli del debito pubblico? E cosa racconterebbe a chi gli ha dato fiducia confidando nelle sue capacità di grande stratega politico? Gli racconterebbe forse la storia della bolla dei tulipani?
E quindi, forse sarebbe meglio tenersi quel che c'è, e cercare di remare assieme a lui.

lunedì, ottobre 24, 2011

Bersani vuole imitare Gheddafi?


Questo post mi è stato ispirato da una frase di questo articolo di Massimo. La frase, che avrebbe pronunciata Bersani, dice che "i soldi bisogna prenderli da chi li ha". Ma in che modo? E già qui cascherebbero tanti asini.
Frasi del genere sono solo nel dna di chi disegna l'appiattimento delle società. Disegni fatti di manovre che fanno togliere ogni stimolo al giusto arricchimento individuale. Togliendo, sarebbe meglio dire espropriando, "i soldi a chi li ha", fa venire meno ogni stimolo all'arricchimento personale, sapendo che poi la propria ricchezza verrebbe confiscata. E' da santi, e quindi rarissima, la donazione agli altri dei propri beni personali. A tal proposito mi vengono in mente quelle rare figure di industriali che si sono donati totalmente agli altri. Uno di questi è stata senz'altro la figura dell'industriale Marcello Candia, per il quale è perfino in corso la causa di canonizzazione. A parte questi casi di santità, l'idea di Bersani, se attuata porterebbe ad un livellamento di tutti quanti verso il basso. Di tutti, tranne, ovviamente, la categoria di coloro che deterranno le redini del potere in quel momento.
Mi viene in mente la vicenda di Gheddafi, che i soldi li prese proprio da chi li aveva; e mi vengono in mente storie di chi fu espropriato da lui di tutti i propri beni. Ricordo di un collega, dei tempi in cui facevo il rappresentante di carta da stampa, che era stato assunto d'urgenza dal mio principale. Costui, già in là cogli anni a quell'epoca, faceva parte di quel gruppo d'italiani che erano stati cacciati da Gheddafi, dopo aver loro confiscato tutto: denaro, beni, case, aziende. Il collega era uno che in Libia aveva fatto tanti soldi; aveva l'esclusiva per tutta l'Africa per un prodotto di nicchia, che all'epoca aveva poca o nessuna concorrenza. Da miliardario, si trovò così ridotto sul lastrico grazie a quel personaggio che gli aveva portato via tutto nel giro di 24 ore.
E' forse questo che ambisce fare Bersani, col dire che i soldi bisogna prenderli da chi li ha?

venerdì, ottobre 21, 2011

Cultura finanziaria 7

Dal sito di Morningstar: Risparmi, Investimenti, Pensioni.
Autore: Marco Caprotti - Redattore di Morningstar in Italia
20-10-2011
La crisi cambia l'Europa. Grazie al mercato
Le obbligazioni stanno costringendo i paesi e le banche del Vecchio continente a trasformarsi. E a rivedere le strategie di investimento
La crisi europea del debito si porta dietro due opportunità: ridisegnare lo scenario politico-fiscale del Vecchio continente e aprire nuove possibilità di investimento. Merito anche dei mercati, che stanno tenendo sulla graticola gli stati e le banche, costringendoli a scelte che mai prima avrebbero immaginato di prendere.
Il palco è dei bond
Un esempio di questa pressione è la Grecia, un paese che sarebbe già a gambe all’aria se non fosse per i continui interventi (che qualcuno chiama accanimento terapeutico) di Ue, Banca centrale europea e Fmi (Fondo monetario internazionale). “E’ interessante notare che l’attore principale nel dramma ellenico è il mercato obbligazionario”, spiega uno studio di Merck Investments, società di consulenza sugli investimenti valutari e sugli scenari macroeconomici. “In generale, sembra che oggi l’unico linguaggio comprensibile per il mondo politico sia proprio quello dei bond. In questo senso sono stupefacenti i progressi che sono stati fatti e i cambiamenti che sono arrivati. L’Italia, dall’inizio di quest’anno ha studiato tre riforme economiche. La Spagna, nelle elezioni che si terranno a inizio novembre, probabilmente vedrà salire al potere l’attuale opposizione. E i mercati sono curiosi di vedere quali saranno le sue ricette anticrisi. In Germania i partiti minori della coalizione di maggioranza potrebbero far collassare il governo. In questo caso vale la pena sottolineare che i maggiori partiti di opposizione sono a favore degli Eurobond (per un approfondimento clicca qui) e del salvataggio della Grecia. Due progetti che calmerebbero il mercato obbligazionario”.

In scena banche e volatilità
Un discorso simile vale per le banche che, quando si tratta di effettuare cambiamenti ed essere più trasparenti, spesso si trincerano dietro le normative nazionali dimenticando quelle comunitarie. Un atteggiamento che, secondo gli operatori, una volta di più dimostra la necessità della creazione di un’authority paneuropea con reali poteri sugli istituti di credito. Anche in questo caso, però il mercato non ha aspettato la politica e, facendo partire massicce vendite sui titoli finanziari, ha costretto l’Europa a fare gli stress test per capire quanto debito a rischio fosse presente nelle casseforti delle banche. Poi sono arrivati i governi con le discussioni (peraltro ancora in corso) sul salvataggio degli istituti più a rischio (per un approfondimento clicca qui e qui).
In mezzo a questo quadro gli operatori hanno dovuto fare i conti con un forte aumento della volatilità. Una manna per gli investitori più forti che sono capaci di guadagnare anche con i movimenti al ribasso dei mercati. “Si tratta di pura speculazione su azioni, oro, franco svizzero ed euro”, spiga lo studio di Merck Investment. “Quando annusano una situazione di rischio questi investitori si lanciano, facendo aumentare la volatilità e causando violente correzioni. Questa situazione costringe il resto del mercato a cambiare strategia e, di solito, crea buone occasioni per i contrarian che hanno visioni di più lungo periodo e rifuggono da operazioni mordi-e-fuggi”.

martedì, ottobre 18, 2011

Er Pelliccia


Da Telecom news
Individuato e fermato dalla Digos il "personaggio" della foto del post di ieri.

Roma, 18 ott. (TMNews) - Fermato dalla Digos a Roma un 24enne coinvolto negli scontri del 15 ottobre nella Capitale. Si tratta di F.F., studente con qualche precedente per stupefacenti. E' stato fermato sotto casa, da solo, nel suo quartiere dove è noto con il soprannome di "Er Pelliccia". Il ragazzo lo scorso 15 ottobre era stato immortalato da numerosi fotografi, mentre, durante gli scontri, impugnando un estintore, lo ha prima svuotato agitando l'erogatore in aria, e poi lo ha lanciato verso i contingenti delle forze dell'ordine. E' stato identificato e fermato della Digos della questura di Roma anche grazie al lavoro della polizia scientifica.

Una volta nell'abitazione del 24enne, la conferma dei sospetti. Il giovane, infatti, ha consegnato agli agenti alcuni dei vestiti utilizzati durante gli scontri. Alle prime domande degli agenti della Digos si è giustificato dicendo di aver "usato l'estintore per spegnere l'incendio". Il giovane è stato anche riconosciuto da un funzionario della Questura che si trovava nelle sue vicinanze, lungo la "traiettoria di tiro" dell'estintore. Per lui è scattato il fermo di indiziato di delitto per resistenza pluriaggravata.

lunedì, ottobre 17, 2011

Matti esaltati

Uno dei delinquenti devastatori e distruttori di Roma è stato intervistato qui da Carlo Bonini e Giuliano Foschini di Repubblica (notizia tratta dal blog di Eleonora).

L'intervistato conclude dicendo che non è finita qui.
Ciò vuol dire che hanno intenzione di continuare a rompere e distruggere. Quindi, se non è fantasia giornalistica, o di quella testa malata dell'esaltato intervistato, penso che lo Stato si dovrà difendere da quella banda di facinorosi criminali delinquenti. E, stando alle provocazioni allo Stato, emerse nel corso dell'intervista, lo Stato dovrà ricorrere alle maniere forti per difendersi, e non come ha fatto a Roma: spettatore impassibile.
Lo dovrà fare senza guardare in faccia nessuno: i soliti politicanti prezzolati, o certi personaggi della "cultura" e dello spettacolo che stanno sempre dalla loro parte, qualunque danno essi creino.
Al leggere l'intervista, mi sembra d'aver di fronte una banda di matti esaltati. E mi chiedo: i genitori costoro non li hanno? Non pensano alla sorte delle loro famiglie, che se scoperte verranno additate al mondo come la feccia dell'umanità.
Si dichiarano in guerra. Contro chi?
E così, forti di questo loro convincimento si sono arrogati il diritto di mettere a ferro e fuoco Roma, come fecero i barbari di storica memoria, senza che le nostre forze dell'ordine abbiano potuto fare nulla, perchè hanno le mani legate!!!

domenica, ottobre 16, 2011

La grande ipocrisia

L'ipocrisia è la qualità della persona che volontariamente pretende di possedere credenze, opinioni, virtù, ideali, sentimenti, emozioni che in pratica non ha. Essa si manifesta quando la persona tenta di ingannare con tali affermazioni altre persone, ed è quindi una sorta di bugia (da Wikipedia).

"Hanno ragione". Per il governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, "i giovani hanno ragione a prendersela con la finanza come caprio espiatorio" (Il Giornale.it).

A tal proposito, e a proposito degli indignati, quel genere di indignati che ieri hanno messo a ferro (devastazioni) e fuoco Roma (incendio di auto e cose) e verso i quali ieri si è  benevolmente schierato Mario Draghi, guardate cosa scriveva di lui Mario Giordano il 30 giugno scorso nella pagina facebook di Sanguisughe .
E credo che da quella data ad oggi non si è sentito dire che Draghi abbia preso provvedimenti al fine di autoridursi la pensione INPDAP da euro 14.843 lordi al mese. Pensione INPDAP che percepisce dall'1 aprile  2005, Da quella data, che ha segnato l'inizio del suo pensionamento alla verde età di 57 anni, a quella entrata si è poi aggiunto lo stipendio annuale di euro 1.041.008 per l'incarico di governatore della Banca d'Italia.
Credo pertanto che l'affermazione in favore degli indignados contenga un lauto infarcimento d'ipocrisia.

By Mario Giordano On giugno 10, 2011

Scusate se torno su Mario Draghi, ma il silenzio con cui è stato accolto dai grandi giornali la notizia che avevo pubblicato qui, mi invoglia a non mollare.
Ora scopro leggendo le classifiche dei redditi dei dipendenti pubblici che la retribuzione annuale del governatore di Bankitalia è pari a 1.041.008 euro, un milione di euro, oltre 80mila euro lordi al mese. Non male per uno che ogni giorno predica morigeratezza e chiede sacrifici agli italiani…
Però lo ripetiamo: non è lo stipendio in sè che suscita perplessità, e nemmeno sapere che gli omologhi di Draghi in Francia e Germania prendono un quarto del suo stipendio. Quello che suscita perplessità è sapere che Draghi dal 1 aprile 2005, cioè poco prima di diventare governatore, prende una pensione Inpdap non proprio misera: 14.843 euro al mese, 8.614 euro netti.
Un governatore che prima di diventare governatore va in pensione alla verde età di 57 anni, cumulando l’assegno Inpdap (14.843) euro con la ricca retribuzione che gli spetta. Ecco quello che suscita perplessità. Almeno in chi lo sa.

lunedì, ottobre 10, 2011

7 ottobre 1571


Venerdì 7 ottobre, come in ogni anno, la Chiesa cattolica ha celebrato la festa della Madonna del Rosario. La festa fu istituita con il nome di “Madonna della Vittoria” dal papa Pio V a perenne ricordo della battaglia di Lepanto, svoltasi appunto il 7 ottobre del 1571, nella quale la flotta della Lega Santa (formata da Spagna, Repubblica di Venezia e Stato della Chiesa) sconfisse quella dell’Impero Ottomano.

Un ricordo dai blog di Marcello di Mammi e di Pensiero Verde

Mi piace anche ricordare che nella chiesa di Santa Maria a Rezzonico (Co), c'è un grandioso quadro raffigurante la Battaglia di Lepanto, firmato da un anonimo Scaglia, del 1686.

Lepanto 7 ottobre 1571 Golfo di Patrasso.

Il giorno della grande battaglia navale.

La flotta la comandava Don Giovanni d’Austria sulla sua galea Real spagnola, che era affiancata dalla capitana di Sebastiano Venier, settantacinquenne Capitano Generale veneziano,dalla Capitana di Sua Santità di Marcantonio Colonna, trentaseienne ammiraglio pontificio,dalla capitana di Ettore Spinola, Capitano Generale genovese,dalla capitana di Andrea Provana di Leyni, Capitano Generale piemontese, e dall’ammiraglia Vittoria del priore Piero Giustiniani, Capitano Generale dei Cavalieri di Malta. i cavalieri di S.Stefano con 12 navi erano inquadrati nella flotta papalina.
La battaglia era durata poco più di quattro ore. Erano morti 40.000 turchi e solo 25 galee furono salve. La potenza navale ottomana era finita per sempre.
San Pio V, che aveva trascorso le ore della battaglia in preghiera dinanzi all’effigie della Madonna della Salute, nella Chiesa di S. Maria Maddalena, stabilì in segno di ringraziamento alla Vergine al 7 ottobre la festività di Santa Maria della Vittoria che fu estesa da Clemente XI a tutta la Cristianità e definitivamente fissata al 7 ottobre da Leone XIII.

Immagine: G.B.Tiepolo, L'istituzione del Rosario - Venezia, Chiesa dei Gesuati - dal sito Madre di Dio

domenica, ottobre 09, 2011

Dalla parabola dei talenti

I talenti ben impiegati

Traduzione del discorso di Steve Jobs ai neolaureati dell'Università di Stanford, 12 giugno 2005
Trascrizione integrale dei sottotitoli della registrazione, di cui al seguente post, effettuati da R1kenobi@tin.it  

Grazie,
Sono onorato di essere qui con voi oggi alle vostre lauree in una delle migliori università del mondo. Io non mi sono mai laureato. Anzi, a dire la verità, questa è la cosa più vicina a una laurea che mi sia mai capitata. Oggi voglio raccontarvi tre storie della mia vita. Tutto qui, niente di eccezionale, solo tre storie.

La prima storia è sull'unire i puntini.
Ho lasciato il Reed College dopo il primo semestre, ma poi ho continuato a frequentare in maniera ufficiosa per altri 18mesi, prima di lasciare veramente. Allora perchè ho mollato tutto? E' cominciato tutto prima che nascessi. Mia madre biologica era una giovane studentessa universitaria, non sposata, e decise di lasciarmi in adozione. Riteneva con determinazione che avrei dovuto essere adottato da laureati, e fece in modo che tutto fosse organizzato per farmi adottare da un avvocato e sua moglie. Quando arrivai io, questi decisero all'ultimo minuto che avrebbero voluto adottare una bambina. Così quelli che poi sono diventati i miei genitori adottivi e che erano in lista d'attesa, vennero chiamati nel bel mezzo della notte da una voce che gli diceva: "C'è un bambino, un maschietto, non previsto, lo volete voi?" Loro risposero: "Certamente". Più tardi mia madre biologica scoprì che mia madre non si era mai laureata al College, e che mio padre non aveva neanche finito il liceo. Rifiutò di firmare le ultime carte per l'adozione. Poi accettò di farlo, mesi dopo, solo quando i miei genitori adottivi promisero formalmente che un giorno io sarei andato all'università.17 anni dopo andai all'università. Ma ingenuamente scelsi un'università costosa quanto Stanford e tutti i risparmi dei miei genitori furono spesi per pagarmi la retta. Dopo sei mesi non riuscivo a vederne l'utilità. Non avevo idea di cosa fare nella vita e nessun indizio su come l'università avrebbe potuto aiutarmi a capirlo. Eppure ero là che spendevo tutti quei soldi che i miei genitori avevano risparmiato in un'intera vita di lavoro. Così decisi di mollare e avere fiducia che tutto sarebbe andato bene lo stesso. Era molto difficile all'epoca, ma guardandomi indietro ritengo che sia stata una delle migliori decisioni che abbia mai preso. Nell'anno che mollai il college, potei anche smettere di seguire i corsi che non mi interessavano e cominciai invece a capitare nelle classi che trovavo più interessanti. Non è stato tutto rose e fiori, però. Non avevo più una camera nel dormitorio, ero costretto a dormire sui pavimenti delle camere dei miei amici. Riportavo al venditore le bottiglie di Coca Cola vuote per avere i cinque centesimi di deposito, ci compravo da mangiare e mi facevo più di 10 kilometri a piedi attraverso la città la domenica notte per avere finalmente un buon pasto a settimana al tempio Hare Krishna.Che bello. Tutto quello in cui inciampai semplicemente seguendo la mia curiosità ed il mio intuito si rivelarono in seguito di valore inestimabile. Vi faccio un esempio. Il Reed College all'epoca offriva probabilmente il miglior corso di calligrafia del paese. In tutto il campus, ogni manifesto, ogni etichetta era scritta a mano con calligrafie meravigliose, Dato che avevo mollato i corsi ufficiali decisi che avrei seguito il corso di calligrafia per imparare a scrivere così. Appresi la differenza tra i tipi di caratteri Serif e San Serif, della differenza tra gli spazi che dividono le differenti combinazioni di lettere, di che cosa rende grande una stampa tipografica del testo. Fu meraviglioso, in un modo che la scienza non è in grado di offrire, perchè era artistico, bello, storico, e io ne fui assolutamente affascinato. Nessuna di queste cose però aveva alcuna speranza di trovare una applicazione pratica nella mia vita, ma, dieci anni dopo, quando ci trovammo a progettare il primo Macintosh, mi tornò tutto utile. E lo utilizzammo tutto per il Mac. E' stato il primo computer dotato di una meravigliosa capacità tipografica. Se non avessi mai lasciato l'università e non avessi poi partecipato a quel singolo corso il Mac non avrebbe probabilmente mai avuto la possibilità di gestire caratteri differenti o font spaziati in maniera proporzionale. E dato che Windows ha copiato il Mac, è probabile che non ci sarebbe stato nessun personal computer con quelle capacità. Se non avessi mollato il college, non sarei mai riuscito a frequentare il corso di calligrafia e i personal computer potrebbero non avere quelle stupende capacità di tipografia che invece hanno. Certamente all'epoca in cui ero all'università era impossibile unire i puntini guardando il futuro. Ma è diventato chiaro, molto chiaro dieci anni dopo, quando ho potuto guardare all'indietro. Di nuovo, non è possibile unire i puntini guardando avanti; potete unirli solo guardandovi all'indietro. Così dovete aver fiducia che in qualche modo, nel futuro, i puntini si potranno unire. Dovete credere in qualcosa, il vostro intuito, il destino, la vita, il Karma, qualsiasi cosa. Questo tipo di approccio non mi ha mai lasciato a piedi e invece ha sempre fatto la differenza nella mia vita.

La mia seconda storia parla d'amore e di perdita.
Sono stato fortunato: ho trovato molto presto che cosa amo fare nella mia vita. Woz e io fondammo la Apple nel garage dei miei genitori quando avevamo vent'anni. Abbiamo lavorato duro e in 10 anni Apple è diventata da un'azienda con noi due e un garage in una compagnia da due miliardi di dollari con oltre 4000 dipendenti. Avevamo appena creato il nostro miglior prodotto - il Macintosh - un anno prima e io avevo appena compiuto 30 anni. E fui licenziato. Come si fa ad essere licenziati dalla compagnia che hai fondato? Beh, quando Apple era cresciuta avevamo assunto qualcuno che avesse molto talento e capacità per guidare l'azienda insieme a me, e per il primo anno le cose sono andate molto bene. Ma poi le nostre visioni del futuro hanno cominciato a divergere e alla fine abbiamo avuto uno scontro. Quando questo successe, i nostri dirigenti si schierarono dalla sua parte. Quindi, a 30 anni io ero fuori. E in maniera plateale. Quello che era stato il principale scopo della mia vita adulta era andato e io ero devastato da questa cosa. Non ho saputo davvero cosa fare per alcuni mesi. Mi sentivo come se avessi tradito la generazione di imprenditori prima di me - come se avessi lasciato cadere la fiaccola che mi era stata passata. Incontrai David Packard e Bob Noyce il (co-fondatore di Intel) e tentai di scusarmi per aver rovinato tutto così malamente. Era stato un fallimento pubblico e io presi anche in considerazione l'ipotesi di scappare via dalla Silicon Valley. Ma qualcosa lentamente cominciò a crescere in me, ancora amavo quello che avevo fatto. L'evolvere degli eventi con Apple non aveva cambiato quello che provavo, neanche un poco. E per questo decisi di ricominciare da capo. Non me ne accorsi allora, ma il fatto di essere stato licenziato da Apple era stata la miglior cosa che mi potesse succedere. La pesantezza del successo era stata rimpiazzata dalla leggerezza di essere di nuovo un debuttante, senza più certezze su niente. Mi liberò dagli impedimenti consentendomi di entrare in uno dei periodi più creativi della mia vita. Durante i cinque anni successivi fondai un'azienda chiamata NeXT, un'altra di nome Pixar, e mi innamorai di una meravigliosa donna che sarebbe diventata mia moglie. Pixar si è rivelata in grado di creare il primo film di animazione digitale Toy Story e adesso è lo studio di animazione più di successo al mondo. In un significativo susseguirsi di eventi, Apple ha comprato NeXT, io sono tornato ad Apple e la tecnologia sviluppata da NeXT è nel cuore dell'attuale rinascimento di Apple. E Laurene e io abbiamo una meravigliosa famiglia. Sono sicuro che niente di tutto questo sarebbe successo se non fossi stato licenziato da Apple. E' stata una medicina molto amara, ma ritengo che fosse necessaria per il paziente.Qualche volta la vita ci colpisce come un mattone in testa. Non perdetela fede però. Sono convinto che l'unica cosa che mi ha trattenuto dal mollare tutto sia stato l'amore per quello che ho fatto. DOVETE TROVARE QUEL CHE AMATE. E questo vale sia per il vostro lavoro che per i  vostri affetti. Il vostro lavoro riempirà una buona parte della vostra vita,e l'unico modo per essere realmente soddisfatti è fare quello che riterrete un buon lavoro. E l'unico modo per fare un buon lavoro è amare quello che fate. Se ancora non l'avete trovato, continuate a cercare. Non accontentatevi. Con tutto il cuore sono sicuro che capirete quando lo troverete.E, come in tutte le grandi storie, diventerà sempre migliore mano a mano che gli anni passano. Perciò, continuate a cercare e non vi accontentate.

La terza storia parla di morte.
Quando avevo 17 anni lessi una citazione che suonava così: "Se vivrai ogni giorno come se fosse l'ultimo, sicuramente prima o poi avrai ragione". Mi colpì molto e da allora, per gli ultimi 33 anni, mi sono guardato ogni mattino allo specchio chiedendomi: "Se oggi fosse l'ultimo giorno della mia vita, vorrei fare quello che sto per fare oggi?" E ogni qualvolta la risposta è "no" per troppi giorni di fila, capisco che c'è qualcosa che deve essere cambiato. Ricordarsi che morirò presto è il più importante strumento che io abbia mai incontrato per fare le grandi scelte della mia vita. Perchè quasi tutte le cose - tutte le aspettative, tutto l'orgoglio, tutti gli imbarazzi e i timori di fallire - semplicemente svaniscono di fronte all'idea di morte lasciando solo quello che c'è di realmente importante. Ricordarsi che dobbiamo morire è il modo migliore che io conosca per evitare di cadere nella trappola di chi pensa che avete qualcosa da perdere. Siete già nudi. Non c'è ragione per non seguire il vostro cuore. Più o meno un anno fà mi è stato diagnosticato un cancro. Ho fatto la scansione alle sette e mezzo del mattino e questa ha mostrato chiaramente un tumore nel mio pancreas. Non sapevo neanche che cosa fosse un pancreas. I dottori mi dissero che era un cancro che era quasi sicuramente di tipo incurabile e che avrei avuto un'aspettativa di vita non superiore ai 3 - 6 mesi. Il mio dottore mi consigliò di andare a casa e di mettere ordine nei miei affari, che è il loro codice per dirti di prepararti a morire. Questo significa che devi provare a dire ai tuoi bambini ogni cosa che pensavi di dirgli nei prossimi dieci anni, in pochi mesi. Questo significa essere sicuri che tutto sia organizzato in modo tale che per la tua famiglia sia il più semplice possibile. Questo significa prepararsi a dire ai tuoi "addio". Ho vissuto con il responso di quella diagnosi tutto il giorno.La sera tardi è arrivata la biopsia, cioè il risultato dell'analisi effettuata infilando un endoscopio giù per la mia gola attraverso il mio stomaco sino all'intestino per inserire un ago nel mio pancreas e catturare poche cellule del tumore. Ero sotto anestesia ma mia moglie - che era là - mi ha detto che quando i medici hanno visto le cellule sotto il microscopio, hanno cominciato a gridare, perchè è saltato fuori che si trattava di un cancro molto raro e curabile con intervento chirurgico. Ho fatto l'intervento chirurgico e adesso sto bene. Questa è stata la volta in cui sono andato più vicino alla morte e spero che sia anche la più vicina per qualche decennio. Essendoci passato attraverso posso parlarvi adesso con un pò di cognizione di causa di quando la morte era per me solo un concetto astratto e dirvi: Nessuno vuole morire. Anche le persone che vogliono andare in paradiso non vogliono morire per andarci. E nonostante tutto, la morte è la destinazione che condividiamo. Nessuno gli è mai sfuggito. Ed è così come deve essere perchè la morte è con tutta probabilità la più grande invenzione della vita. E' l'agente di cambiamento della vita. Spazza via il vecchio per far posto al nuovo. Adesso il nuovo siete voi, ma un giorno non troppo lontano diventerete gradualmente il vecchio e sarete spazzati via. Mi dispiace essere così drammatico, ma è la pura verità. Il vostro tempo è limitato, per cui non lo sprecate vivendo la vita di qualcun'altro. Non fatevi intrappolare dai dogmi,che vuol dire vivere seguendo i risultati del pensiero di altre persone. Non lasciate che il rumore delle opinioni altrui offuschi la vostra voce interiore. E, cosa più importante di tutte, abbiate il coraggio di seguire il vostro cuore e la vostra intuizione. In qualche modo loro sanno che cosa volete realmente diventare. Tutto il resto è secondario. Quando ero un ragazzo, c'era una incredibile rivista "The Whole Earth Catalog" praticamente una delle bibbie della mia generazione. E' stata creata da Stewart Brand non molto lontano da qui, a Menlo Park, e Stewart ci ha messo dentro tutto il suo tocco poetico. E' stato alla fine degli anni Sessanta, prima del personal computer e del desktop publishing quando tutto era fatto con macchine da scrivere, forbici, e foto polaroid. E' stata una specie di Google in formato cartaceo tascabile, 35 anni prima che ci fosse Google. Era idealistica e sconvolgente, traboccante di concetti chiari e fantastiche nozioni. Stewart e il suo gruppo pubblicarono vari numeri di "The Whole Earth Catalog" e quando arrivarono alla fine del loro percorso, pubblicarono il numero finale. Era più o meno la metà degli anni Settanta e io avevo la vostra età. Nell'ultima pagina del numero finale c'era una fotografia di una strada di campagna di prima mattina, il tipo di strada dove potreste ritrovarvi a fare l'autostop se siete dei tipi abbastanza avventurosi. Sotto la foto c'erano le parole "Siate affamati. Siate folli". Era il loro messaggio di addio Siate affamati. Siate folli. Io me lo sono sempre augurato per me stesso. E adesso che vi laureate per cominciare una nuova vita, lo auguro a tutti voi. Siate affamati. Siate folli. Grazie a tutti.                 

Immagine dal sito: Angeli e dintorni

                                                

giovedì, ottobre 06, 2011

Valenza eterna del discorso di Steve Jobs

Discorso di Steve Jobs ai neolaureati di Stanford (sottotitoli in italiano)
Dal sito di Giannacomunica

mercoledì, ottobre 05, 2011

Le balle sono tante...

Il titolo dell'articolo seguente riporta subito alla mente la pubblicità della Negroni, e del suo salame tipico cremonese, del Carosello di qualche decennio fa; un programma televisivo amato e rimpianto dai meno giovani di oggi. Il motivetto, diventato celebre, diceva: Le stelle sono tante, milioni di milioni, // La stella di Negroni vuol dire qualità.
Traslando stelle in balle, lascio ai lettori indovinare chi ritengono siano gli eventuali ballisti.
Il Giornale.it
La Rapina al Cavaliere 564.000.000 di balle
di Alessandro Sallusti

Cinquecentosessantaquattro milioni di euro sborsati per una sentenza che potrebbe contenere un trucco. Dopo il danno, la beffa. Che però non fa ride­re. I fatti. Per condannare Berlusconi a pagare la cifra record nella causa intentata da De Benedet­ti sul caso Mondadori ( l’acquisto del gruppo edi­toriale da parte di Fininvest nel 1991 dopo un braccio di ferro concluso con una spartizione) i giudici del Tribunale civile di Milano hanno fat­to riferimento a una vecchia sentenza della Cor­te costituzionale, applicando la quale, De Bene­detti avrebbe diritto al risarcimento.
Ma le cose non stanno così, anzi stanno all’esatto opposto. Proprio quella sentenza, se letta integralmente, dà infatti ragione a Berlusconi. Soltanto che i giu­dici milanesi ne hanno trascritto solo la prima parte, omettendo la seconda. In sintesi: è stato preso un precedente che non esiste, e lo si è cen­surato e distorto guarda caso su misura per puni­re Berlusconi. Un errore, una dimenticanza o qualche cosa di più?
La cosa non è sfuggita ai lega­li della Mondadori, il cui presidente, Marina Ber­lusconi, ieri ha presentato un esposto al ministro della Giustizia. Non sarebbe la prima volta che nei processi contro Berlusconi leggi e diritto vengono calpe­stati pur di raggiungere l'obiettivo della con­danna. È successo nel caso Mills (postdatazio­ne di un reato, testimoni a difesa negati), nelle inchieste di Napoli e Milano (intercettazioni te­lefoniche illegali e mancanza di competenza territoriale).
La legge insomma non sarebbe uguale per tutti. Per Berlusconi e le sue aziende i codici vengono scritti di volta in volta a secon­da della necessità. Che è sempre una: distrugge­re il premier, se è il caso azzoppando anche il suo gruppo usando sentenze sbianchettate al­la bisogna.
Ma quanto deve andare avanti questo accani­mento? Quanto dovremmo aspettare per vedere inchieste serie e super partes sugli abusi di pm e giudici? La risposta alla prima domanda è bana­­le: fino a che Silvio Berlusconi non si arrenderà. Quella alla seconda è semplice: mai. Io non so per quanto ancora il premier avrà la forza fisica, psicologica e finanziaria per resistere. L’uomo non è di quelli che si tirano indietro e infatti, a quel che mi risulta, non ha intenzione di farlo.
Me lo auguro,perché non saremo all’apicedelle nostre possibilità, aspettiamo che alcune pro­messe siano mantenute, ma mille volte meglio così che in mano a una banda di illiberali, truffa­tori e mascalzoni.

lunedì, ottobre 03, 2011

Attualità di Ugo La Malfa

Quando pubblicai questo post - il mio secondo post - era il 24 febbraio 2006. Era un elogio alla mitica figura di Ugo La Malfa, intransigente controllore dei conti dello stato, un fustigatore. E quando, nel 1980, tuonava  contro chi perseguiva l'allentamento dei cordoni della borsa, facendo così lievitare la spesa pubblica a più di quanto ci si sarebbe potuto permettere, c'era chi lo denigrava, e lo metteva in cattiva luce agli occhi degli italiani, dicendo che lui aveva in mente solo il debito pubblico. Ed è bene ricordare che in quegli anni, intorno al 1980, il debito pubblico era di "appena" circa 200.000 miliardi di lire, circa 100.000 milioni di euro. Dopo tutto quello che sta avvenendo all'euro, a causa dei debiti pubblici degli stati dell'EU, credo che quel post sia stato profetico. Lo riesumo, quindi, ripubblicandolo integralmente.

Nei prossimi venti anni l’Italia dovrà dire addio al sogno tanto perseguito da Berlusconi, quello dell’aliquota unica o doppia. Questo avvenimento dovrà comunque essere vissuto con giusta rassegnazione e con grande rispetto per chi ha perseguito quel sogno senza riuscire a realizzarlo.
Nei prossimi venti anni dovranno essere spese energie per la lotta all’evasione fiscale preceduta però dal controllo assolutamente rigoroso della spesa pubblica e dovrà inoltre essere messo ancora maggior impegno nella ricerca di meccanismi di equità nell’imposizione fiscale: condizioni assolutamente indispensabili che daranno un senso e uno stimolo significativo a chi combatterà la lotta all’evasione ma anche per chi ne subirà consapevolmente le conseguenze. Ciò che, bisogna ammetterlo, piaccia oppure no, ha già iniziato a fare questo governo col segnale dato mediante il taglio del finanziamento della spesa pubblica.

Ero ragazzo e sentivo parlare e discutevamo tra coetanei delle epiche battaglie parlamentari di Ugo La Malfa, intransigente critico e controllore dei conti dello Stato. Fu proprio negli anni di sua permanenza in Parlamento e nel Governo che avvenne il “Miracolo Economico Italiano” e che l’Italia vinse il premio simbolico della moneta più stabile e più forte d’Europa, primato che si mantenne, seppure con inizio di incrinature, per ricorsi sempre maggiori al debito estero, fin quasi alla fine degli anni ’70. Ma tutto questo era plausibile e ampiamente condiviso dalla maggior parte: era avvenuta la ricostruzione, si dovevano finanziare le grandi opere e l’Italia era nel frattempo diventata la settima potenza industriale del mondo: per i ragazzi consapevoli di allora, tutto questo era motivo di grande orgoglio e amor di patria.

Il venir meno della forza di contrasto di Ugo La Malfa, e la minore efficacia dei suoi compagni di partito, dalla fine anni ’70 segnò l’inizio dei conti pubblici fuori controllo per l’Italia e con esso le svalutazioni a ripetizione della lira sulle altre monete i cui effetti sono evidenti a tutti. Un esempio fra i tanti: se per un buon appartamento ci volevano 15 milioni nel ’75, ora ce ne vogliono 500.

Nell’ultimo ventennio del secolo scorso, l’Italia ha fatto molto, soprattutto in campo sociale, ma ha anche sprecato e sperperato molto: ce lo dice la storia analizzando fatti ed effetti e l’infallibilità del senno di poi. Non era mai accaduto prima, dall’Unità d’Italia, che il debito pubblico decuplicasse in 20 anni: si è voluto fare il passo più lungo della gamba. Ora per raddrizzare i conti, se vogliamo risalire lentamente la china, dobbiamo rassegnarci a un ventennio di rigore pubblico: quali governi potranno assicurarcelo?
Ecco perché l’addio all’aliquota unica dovrà essere considerata con rispetto per chi non è riuscito e non potrà realizzarla.
E saranno proprio i più ricchi con le loro aliquote marginali, e le altre misure necessarie che ho citato sopra, a rimettere a posto i conti dissestati dello Stato e con essi le sorti del suo futuro.


 

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