marshall

venerdì, novembre 23, 2007

L'inno dei gonzi creduloni

Sarà contento Povia nell’apprendere che il ritornello della sua canzone “quando i bambini fanno ooh!” diventerà il ritornello dell’inno ai gonzi creduloni, e lui ne passerà alla storia come autore ispiratore. Sarà così indubbiamente perché quella frase musicata “quando i bambini fanno ooh!” la sento intonare sempre più spesso; in modo particolare a seguito di avvenimenti che dimostrino ingenuità bambinesca in persone adulte. E’ stato così anche ieri sera quando, al termine del programma Otto e mezzo su La7, mia moglie ha intonato “quando i bambini fanno ooh!”, lasciandomi letteralmente di stucco per la sua arguzia. E sì perché ce l’avevano menata tutto il giorno, ieri e l'altro ieri, la storia delle intercettazioni telefoniche tra Rai e Mediaset. E ce l’avevano menata in tutte le salse, facendoci ingoiare le congetture più stravaganti. Meno male che ieri sera Silvio Berlusconi è andato a La7 e in quattro e quattrotto le ha smontate tutte quante, e ha smontato il castello di sabbia che avevano costruito intorno a quelle intercettazioni.

A Milano, per gente che sguazza in questo genere di vivacchiamento, dicono: ma g'han propri un casso de fà, ma che vaghen a laurà (ma non hanno proprio niente da fare, ma che vadano a lavorare).

Anche Ritanna Armeni, che sembrava pronta, lancia in resta, a colpire Berlusconi su una sua eventuale sbavatura nel resoconto della vicenda, se n'è dovuta restare zitta zitta, queta queta, limitandosi a qualche domandina di rito. L'esposizione dei fatti, resa da Berlusconi, è stata di una plausibilità, linearità e "lapalissianità" tali da togliere ogni dubbio circa la grande montatura che s'è fatta della vicenda. Anche Giuliano Ferrara alla fine ha perso la sua imperturbabilità e si è lasciato andare in una gran bella risata (e sottosotto una invisibile frecciatina alla sua collega).

lunedì, novembre 19, 2007

Bocciatura a Crozza

Non smetterò mai di elogiare la professionalità e imparzialità di Beppe Rovera, conduttore di Ambiente Italia. Come già detto altre volte, in tanti anni che seguo il suo programma, non sono ancora riuscito a capire di che partito politico egli sia. Non che mi interessi saperlo, lo riferisco solo a riprova della sua imparzialità. Eppure, col suo programma ha sempre a che fare per forza con dirigenti e amministratori pubblici appartenenti ad entrambe gli schieramenti. Nelle sue discussioni non è mai trapelata la tentazione di pronunciarsi a favore dell'una o dell'altra parte, e, men che meno, manifestare particolari simpatie per un qualche partito.
Rovera fa informazione per una rete pubblica, Crozza fa satira per una tv privata. Ma buona regola, per un conduttore di programmi radiotelevisivisi, sarebbe quella di non mischiare il pubblico col privato: in buona sostanza che non esprima pubblicamente il proprio credo politico.

Mio suocero, che era un socialista "puro", aveva insegnato a sua figlia, che ne aveva ereditato l'attività commerciale, a non intromettersi direttamente in politica, e nemmeno a far capire a nessuno le proprie preferenze. Contravvenire a questa regola, le avrebbe fatto inevitabilmente perdere alcuni clienti di fede politica diversa dalla propria. Ma evidentemente Crozza non è a conoscenza di questa regola.

Ieri sera facevo zapping col telecomando, quando, imbattendomi in La7, fui attratto da un Elvis Presley"reincarnato". Solo verso la fine di un suo celeberrimo brano intesi che era Maurizio Crozza. Decisi di proseguire nella visione di quel programma, e lo feci, seppur di malavoglia, anche quando intavolò quella telefonata con Veltroni. L'ho ascoltata, sorbendomi le illazioni verso Berlusconi e Forza Italia, fino a quando Crozza gli ha rivolto la frase "noi di sinistra...". A quel punto ho cambiato canale e ho messo una croce su di lui.

Crozza sarà pure un buon comico intrattenitore, ma se parte dal presupposto che la sinistra sia migliore della destra, tanto da proclamarsi pubblicamente dalla loro parte, in un programma da lui stesso condotto, che se ne stia pure in loro compagnia. Per quel che mi riguarda ho disgusto di una sinistra che mi fa sopportare, fregandosene anche della contrarietà di suoi elettori, la presenza di ex brigatisti, ex devastatori, ex seminatori di morte per droga nei punti chiave di comando e di governo dello stato.

sabato, novembre 17, 2007

TV TALK trasmissione bipartisan

Massimo Bernardini ha un grande pregio: lui e altri bravi conduttori della rete pubblica, tra i quali devo citare Beppe Rovera, per la sua alta professionalità, han saputo attirarmi
stabilmente all'ascolto di programmi Rai. E non è poco, se sono stati capaci di farlo con un uomo Mediaset (e berlusconiano) "per natura", essendo egli un suo piccolo azionista fin dai tempi dell'esordio in borsa.
TV Talk, di cui Massimo Bernardini ne è l'egregio conduttore, è veramente un programma bipartisan al di sopra delle parti politiche. Non c'è stata una sola puntata "stonata", da questo punto di vista, comprese quelle dell'anno scorso.

La sua candidatura a miglior programma bipartisan se l'è meritata oggi. L' ospite d'onore odierno è stato Luca Barbareschi. Chi l'avrebbe mai detto che un uomo dichiaratamente e convintamente di destra (di destra, non di centro destra) potesse assurgere a fare il personaggio di punta - personaggio a cui tutti i telespettatori prestano la più acuta attenzione - in un programma Rai di un'ora e mezza di durata?

Sarà che il personaggio in questione ha attirato la mia simpatia da quando ha avuto il coraggio di manifestare apertamente le sue simpatie politiche, senza remore e falsità; sarà che nel programma Tv Talk odierno egli ha potuto far conoscere liberamente il proprio bagaglio culturale e professionale (di primo ordine), tantè che dalla mia esperienza di spettatore di Tv Talk mi sento di esprimere il giudizio che Tv Talk è il programma bipartisan per eccellenza. Programma al di sopra delle parti, siano esse politiche o di scuderia di Rete.

venerdì, novembre 16, 2007

Cristianesimo

Il 19 settembre scorso avevo riportato la notizia di una festa intitolata al maialino day, festa che si terrà domani e domenica, 17 e 18 novembre, a Varano Melegari, in Emilia Romagna. Nel pranzo di domenica 18 verrà servito anche maiale allo spiedo ed altre specialità di maiale. Presenzierà Giovanni Tombolato, ideatore e organizzatore della festa, nonchè fondatore della Associazione Progetto Emilia.

La festa, come già detto, non ha nulla a che vedere con l'immigrazione, tanto meno "contro" gli immigrati. Il suo scopo principale è di presentare e far conoscere l'Associazione Progetto Emilia - cui si auspicano iniziative analoghe da parte di altre regioni - che si prefigge, attraverso una serie di iniziative che verranno illustrate, di far rinascere negli italiani l'orgoglio, molto assopito, di appartenere ad una civiltà, quella nata, sviluppata e cementata attorno al cristianesimo che è indubbiamente tra le migliori "creazioni del genere umano", per tutto quello che ne è nato intorno . La conoscenza dà a ciascuno i mezzi per riconoscere le "differenze" implicite nelle varie religioni.

Durante la festa - ed è anche lo scopo dell'associazione - verrà ribadito con forza il ritorno a tradizioni, usi e costumi dei nostri padri, ivi comprese le iniziative in campo caritatevole assistenziale.

Infatti, così mi ha scritto Giovanni Tombolato: "Carissimo Marshall...la religione e la carità cristiana sono altri punti dove la nostra associazione si stà impegnando molto ....con iniziative per ricavare i fondi e sopratutto sensibilizzare la gente a ritornare alla generosita. Sarà un'utopia, ma noi ci crediamo. Giovanni Tombolato"

Per informazioni: progettoemilia@libero.it

domenica, novembre 11, 2007

Pensieri in libertà

Negli ultimi aggiornamenti della Cronaca in diretta sui lavori del Congresso costitutivo de La Destra, tenuta magistralmente e infaticabilmente da Starsandbars, vengono citate due terre a me molto care: il Piacentino e l' Abruzzo.

L' Abruzzo, regione dove sono nati due dei fondatori de La Destra, D'Orazio e Buontempo -oltre che essere la terra di D'Annunzio - mi è caro perchè in quelle terre mio nonno - pastore nella seconda parte della sua vita - sconfinava a pascolare il suo gregge di pecore. E perchè da ragazzo ho percorso a piedi, varie volte, una parte del suo Parco Nazionale D'Abruzzi, per recarmi in pellegrinaggio alla Madonna Nera di Canneto, luogo dell'anima, luogo dove è impossibile sottrarsi alla meditazione e dove ci si ritempra e ci si rinvigorisce in spirito e corpo.

Il Piacentino - terra dove è stato composto l'inno de La Destra - mi è caro perchè nelle montagne tra Farini e Bobbio viveva un carissimo amico, quello che io ho considerato - e chiamato in un mio post - il saggio della montagna. E del quale, gli ultimi ammonimenti stanno rivelando in pieno la loro quasi drammatica fondatezza.
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Alle ore 17 ho letto quest'altro appunto di cronaca (cambiando il titolo da pensiero in pensieri), tratto dal discorso di Storace:
"Io sono di Destra e mi indigno perchè due poveri vecchi non possono comprarsi da mangiare. Mi indigno perchè devo mantenere i Campi Rom. Perchè devo costruire Moschee senza reciprocità. Mi indigno per Steccato a cui è negato il diritto a vivere. Mi indigno perchè Renato Curcio continua a insegnare. Mi indigno perchè una sala del parlamento è dedicata a Carlo Giuliani. Mi indigno per un governo sostenuto dai senatori a vita".
Questo, "tradotto" in poche parole, potrebbe costituire un buon programma di governo. E qui, il mio pensiero vola agli intellettuali dalla credibilità perduta. Quelli che nei loro scritti parlano e predicano di tolleranza (ma a senso unico). Quegli intellettuali, insomma, che vedono la tolleranza solo nei partiti di sinistra (secondo me, solo per un puro calcolo personalistico); solo nei paesi i cui governi sono sostenuti da parlamenti con alte componenti di sinistra. Non c'è maggior bugia, maggior mistificazione in tutto questo, poichè la storia contemporanea ha dato ampie prove affinchè siano clamorosamente sbugiardati.

venerdì, novembre 09, 2007

Finché la barca va

Non ci sono ancora le condizioni generali per una discesa prolungata delle borse - intendendosi per tale una discesa prolungata per almeno 18 mesi - ma se dovesse continuare così, potremmo anche esserne agli inizi.

Se così fosse, vorrò vedere come si approccierà alle mutate condizioni favorevoli, questo governo Prodi e la sua compagine di estrema sinistra. Questi sono stati capaci di criticare ampiamente Berlusconi e i suoi, quando le borse dei mercati mondiali veleggiavano nei mari burrascosi del triennio 2001-2003. Anzi, ne han fatto il loro cavallo di battaglia, durante la campagna elettorale, per dargli addosso, sbandierando che nei cinque anni di loro governo non erano stati capaci di far niente, e che anzi il disavanzo e il debito pubblico erano aumentati. Ora, se i mercati continueranno con la discesa messa in atto da fine luglio, prima a singhiozzo - un passo avanti e due indietro - e da sette sedute consecutive in discesa continua con moto uniformemente accelerato - e con la produzione industriale che a settembre è calata del 2,4 percento - voglio vedere su quali voci di entrata si baseranno le uscite previste dalla legge finanziaria in discussione.
In pratica, se alcune voci di uscita sono state calcolate basandosi sull'incremento del PIL industriale, e questo non si verificherà; e se altre voci di spesa saranno basate su entrate ipotetiche derivanti dalla tassazione di capital gain, e queste non si dovessero verificare - stando all'andamento delle borse mondiali di questo periodo - con quali voci di entrata bilanceranno quelle spese?
Ecco che il governo Prodi potrebbe venire a trovarsi nelle stesse condizioni, o quasi, in cui si trovò a dover operare il governo Berlusconi per tre dei suoi cinque anni di governo. E allora, vedremo il valore e le capacità di governare di Prodi e della sua compagine brancaleonesca. Proverà così "sì come sa di sale / lo pane altrui, e come è duro calle / lo scendere e il salir per l'altrui scale" .

Proveranno cosa vuol dire governare con i mercati avversi; condizioni in cui si trovò a dover operare Berlusconi in tre dei suoi cinque anni di governo.

giovedì, novembre 08, 2007

Le tresche su Telecom

Per completezza, in merito la vicenda Telecom, riporto l'editoriale di Paolo Panerai apparso sabato scorso, 3 novembre, su Milano Finanza, come seguito dell'articolo del 27 ottobre.
(articolo segnalatomi dall'amico Alberto)

Arun Sari è il capo supremo di Vodafone ed è un sincero amico dell’Italia, tanto da aver ricevuto il 25 ottobre scorso dalle mani di Giancarlo Aragona, ambasciatore italiano a Londra, e di Leonardo Simonelli Santi, presidente della camera di commercio italiana, il premio Keynes-Sraffa, simbolo della cooperazione italo-inglese.
Sarin, in un breve discorso di ringraziamento, ha ricordato come il Dna di Vodafone sia in parte italiano, per il lavoro fatto da Francesco Colao, primo amministratore delegato di Omnitel (che molto contribuisce tuttora ai profitti di Vodafone) e quello dei suoi successori, Silvio Scaglia e Vittorio Colao, quest’ultimo tornato braccio destro di Sarin dopo l’infelice esperienza in RCS.
Ma c’è un episodio ancora più significativo che dimostra quanto l’Italia voglia bene a Vodafone, ha detto letteralmente Sarin, fra la crescente attenzione del pubblico in sala: Vodafone, ha spiegato Sarin, intendeva acquistare Hutchinson Essar, colosso indiano delle tlc, e per questo motivo Sarin chiese un colloquio a Sonia Gandhi, presidente del partito del congresso al governo di Nuova Delhi, allo scopo di presentare e spiegare che cosa fosse Vodafone e perché volesse investire in India. In quello stesso periodo il presidente del consiglio Romano Prodi era a New Delhi con la missione italiana di polititci e imprenditori organizzata per allargare le relazioni economiche con il nuovo colosso economico asiatico. “Lei non ha bisogno di spiegarmi nulla” rispose la signora Gandhi a uno sbigottito Sarin, “perché ho appena incontrato il primo ministro Romano Prodi e lui mi ha descritto per bene la vostra società”.
Lo scorso febbraio Vodafone è riuscita nel suo intento di acquistare Hutchinson Essar (anche se molti hanno considerato eccessivo il prezzo pagato, 11,1 miliardi più 2 miliardi di debiti assunti).
* * *
Chiedo scusa ai lettori per la divagazione, della quale tuttavia avranno già intuito la portata sul ruolo che appare aver avuto il presidente Prodi in tutta la vicenda Telecom Italia e delle telecomunicazioni in generale. Il pensiero non è certo quello che deliberatamente il capo del governo, al quale va tutto il rispetto di MF/Milano Finanza per il ruolo istituzionale che ricopre, abbia fatto da sponsor a una azienda straniera come Vodafone, in una paese dal forte interesse economico per il sistema industriale italiano. Probabilmente ha manifestato alla sigra Gandhi un’istintiva simpatia verso il primo operatore di telefonia mobile al mondo, ora con capacità di competere in Italia anche nella telefonia fissa nei confronti di Telecom Italia, dopo aver acquistato Tele 2. Ma certo la sorpresa che ha colto i presenti in sala a Londra per l’impensabile rivelazione di questo episodio non può colpire anche chi la legge.
Ma c’è un’altra ragione per cui ho riportato in apertura il fedele resoconto stilato da Gabriele Capolino, direttore ed editore associato di questo giornale, che fungeva da moderatore della manifestazione organizzata dalla camera di commercio italiana a Londra. Come i lettori ricorderanno, nel numero scorso ho raccontato con fedeltà millimetrica il casuale incontro dell’ex consigliere economico di Prodi, Angelo Rovati, con Marco Tronchetti Provera e me medesimo. In quel colloquio a tre le rivelazioni di Rovati furono altrettanto sorprendenti di quelle di Sarin, anche se di ben altro peso nella storia recente (sciagurata, si può aggiungere) di Telecom Italia. Egli raccontò spontaneamente che lui e Tronchetti Provera avevano raggiunto un preciso accordo per lo scorporo parziale della rete e il contestuale via libera alla società per slittare la parte commerciale di Tim. Aggiunse che il presidente Prodi era consenziente ma che una sera tra le 22 e le 23,30, quando era in visita al presidente del senato Franco Marini, qualcuno telefonò al premier e gli fece cambiare idea. Lui ancora oggi non sapeva chi fosse stato a fargli cambiare idea. Ma in qualsiasi circostanza era pronto a testimoniare che lui e Tronchetti l’accordo l’avevano raggiunto con il consenso di Prodi.
Come forse alcuni lettori avranno appreso, martedì 30, Rovati ha rilasciato una dichiarazione alle agenzie per smentire di aver detto quelle cose e annunciare di aver dato mandato agli avvocati per verificare se in quanto scritto da MF/Milano Finanza vi siano gli estremi per una querela.
Riconfermando tutto quanto scritto e sul quale c’è la testimonianza dello stesso Tronchetti, ho precisato che sarei ben lieto di trovarmi davanti a un magistrato, qualora (ma ne dubito) Rovati vorrà querelarmi.
Se anche il presidente Prodi (ma non lo credo) volesse ora smentire di aver descritto le qualità di Vodafone alla connazionale Sonia Gandhi, questa volta non ci sarebbe un solo testimone a poter confermare le dichiarazioni di Sarin, ma una sala intera di partecipanti al convegno della camera di commercio italiana a Londra.
Certamente l’episodio è un ennesimo tassello della scellerata politica svolta dal governo nei confronti del settore delle telecomunicazioni italiane e in particolare del principale operatore, Telecom Italia, patrimonio non solo degli azionisti ma di tutto il paese che con il pagamento dei canoni lo ha fatto finora uno dei rari campioni del paese. Ma l’episodio indica anche la strada che gli attuali azionisti italiani di Telecom Italia, con in testa Mediobanca-Generali-Intesa SanPaolo, dovrebbero seguire per raddrizzare la china che è stata volontariamente o involontariamente imposta alla società: tenersi ben lontani dalla volontà della politica, che già troppi disastri ha compiuto verso Telecom Italia, a cominciare dall’aver determinato un ingresso nel capitale della società da parte di Telefonica non come partner paritetico ma come azionista principale (con il 42,5%) della scatola Telco, nella quale, se non resteranno coese, le banche e la compagnia italiana, a cominciare dalla scelta dei manager, finiranno prima o poi per perdere il controllo a favore proprio del colosso spagnolo.

sabato, novembre 03, 2007

Una mano ai Rumeni

Per chi conosce la Lega, potrà sembrare pazzesco che un suo simpatizzante spenda parole in favore del popolo Rumeno; e questo, e a maggior ragione, dopo i tragici fatti di Treviso e di Roma. Ma dopo la lettura dei due ultimi post di Santosepolcro, ed una documentazione sommaria sulla Romania, è avvenuto un ribaltamento d’opinione su quel popolo: da repulsivo e indifferente a simpatizzante. Repulsivo perché vittima ignorante di un clichè sbagliato sulla Romania e il suo popolo. Un popolo martoriato per secoli. In balia di orde nomadi barbariche fin dai tempi antecedenti all’Impero Romano, alla cui adesione o sottomissione influì certamente la convinzione che era meglio stare con la civiltà, della quale i capi tribù avevano intravisto gli enormi vantaggi, anzichè restare nella barbarie. Alla caduta dell’Impero seguirono secoli bui, ma alla Romania, regione di confine, toccarono indubbiamente le sofferenze maggiori. Sofferenze che ne ritardarono lo sviluppo e plasmarono il popolo rumeno per come crediamo di conoscerlo. Baluardo contro le avanzate di orde barbariche, prima, e orde islamiche, poi. Da ultimo, i Rumeni sono stati gli strenui difensori del cristianesimo contro l’avanzata dell’ideologia comunista, acerrima nemica del cattolicesimo. Il settantennio terminato con la caduta di Ceausescu fu un revival moderno di Medioevo. Da qui, tutti i suoi guai e problemi attuali. Ma possiamo esser certi che, conoscendone ora meglio la sua storia, in un ventennio la Romania si porterà alla pari delle altre nazioni europee. Mi spingo ancora più in là: liberata dal giogo comunista, e da esso vaccinata per i secoli a venire, in un cinquantennio la Romania supererà l’Italia quanto a sviluppo e qualità della vita. E questo non è un auspicio, ma una certezza.

Per tutto quanto vorrei scrivere a sostegno del mio pensiero, me ne risparmio la fatica e vi rimando alla lettura del blog: www.santosepolcro.splinder.com
dove ho anche lasciato commenti che servono a compendio del mio post.


 

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