E' interessante notare nella vicenda un certo parallelismo con l'attuale momento storico dell'Italia: Napolitano chiama Monti a soccorrere Berlusconi. La storia ricorderà questo momento come una resa dello stato democratico e delle sue istituzioni, che sono state incapaci di governare questo momento cruciale. Ciò che non è stata capace di fare la Politica, nella sua sede naturale, il parlamento, dove ognuno deve fare la sua parte, ma con riguardo sempre al bene comune, lo faranno ora i tecnici, forze estranee - o che almeno lo dovrebbero essere - alla politica, tra l'altro addossando allo stato un costo extra ed imprevisto, che in questo momento di sfiducia nei conti pubblici proprio non ci voleva.
Ma anche il governo tecnico pare non sia di meno quanto ad arrendevolezza: tasse e pochi tagli, ma soprattutto non si accenna a disposizioni che siano in grado di combattere e contrastare seriamente ed efficacemente sprechi, sperperi, corruzioni ed evasione fiscale. Ci eravamo quasi illusi che il nuovo governo tecnico, appunto perchè fatto di tecnici estranei alla politica, sarebbe stato capace di tirar fuori dal suo cappello magico, misure in tal senso, ed invece pare non ci sarà niente. E quindi, alla luce dei provvedimenti, che sembra si stiano adottando, questo governo balia non sarà servito a niente, se non a far peggiorare i già disastrati conti dello stato.
Ed ecco la lettera di Isabella d'Aragona al padre *.
"Da più anni, o padre, mi sposaste a Gian Galeazzo perchè, appena giunto all'età virile, egli governasse da sé il suo regno. Ecco, ha passato la prima gioventù, è padre: e a stento può ottenere da Ludovico la comodità della vita. Ad arbitrio di lui si trattano guerre e paci, si fanno leggi, s'impongono balzelli, si adunano tesori, tutto insomma si fa a suo beneplacito; mentre noi, privi di ogni soccorso e senza mezzi, conduciamo una vita da privati, e padrone dello stato non sembra Gian Galeazzo, ma Ludovico. Ora ha avuto dalla moglie un figlio che tutti dicono vuol far succedere nel Ducato, e intanto onora la puerpera come fosse la duchessa, mentre noi e i nostri bambini siamo spregiati e sottoposti a lui, non senza pericolo di essere uccisi a tradimento. Ben sento in me anima e intelletto, il popolo ci ama e compassiona, mentre odia lui, che per avarizia lo ha dissanguato; ma, impari di forze, devo tollerare ogni sorta di umiliazioni, nè posso parlare liberamente, tra servi devoti a lui. Se hai sensi paterni, se le mie giuste lacrime ti possono piegare, se nel tuo petto è regale magnanimità, togli il genero e la figlia dalla dura schiavitù, riponili sul trono carpito a tradimento. Che se nessun pensiero hai di noi, meglio togliermi da me stessa la vita che patire il giogo altrui."
* Da "La Dama con l'Ermellino" di Daniela Pizzagalli - Rizzoli Editore