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sabato, settembre 26, 2009

Il curri contro le malattie degenerative

Puntata memorabile, quella di Occhio alla spesa di oggi, la trasmissione condotta da Alessandro Di Pietro, su Rai1, contenente gli utili consigli per la spesa. Memorabile perchè, oltre alla consueta presenza dell'esperto nutrizionista Luca Piretta, nella puntata odierna c'è stata l'eccezionale presenza del prof.Giovanni Scapagnino, biochimico dell'Università del Molise, presente abitualmente nella trasmissione "Sabato e Domenica" per illustrare le più recenti scoperte a livello mondiale, nel campo della medicina.
Ne avevo già parlato più diffusamente in altro post, e oggi ne ho avuta conferma dal diretto interessato. La curcurina, presente in abbondanza nel curri, previene sicuramente da malattie degenerative quali l'Alzheimer (della stessa categoria fanno anche parte Parkinson e Sclerosi multipla). Infatti, in India, dove l'incidenza di alzheimer sulla popolazione è la decima parte rispetto a quella che si ha nel resto del mondo, il curri, per aromatizzare i cibi, è di uso quotidiano tradizionale.
Altro cibo, su cui si sono soffermati nella trasmissione odierna, è stato il pesce azzurro, ricco di acidi omega 3, che, al contrario dei grandi pesci predatori, è ancora immune dalla presenza di mercurio e diossina nelle sue carni. Ma attenzione: il pesce, come le patate, ottimi alimenti, se fritti in olio, che è pur esso un ottimo alimento, possono diventare tossici perchè le alte temperature, modificando le molecole dell'olio d'oliva da polinsature a sature, inibiscono il suo potere di "spazzino del sangue".

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Spunti dalla puntata di Anno Zero

Deve avere un gran grado di cultura, il leader uscente dei democratici italiani, se nella puntata di Anno Zero di giovedì scorso ha invitato a inchinarsi e magari a togliersi il cappello davanti a Giorgio Bocca. Paolo Granzotto, che ha un poco d'anni più di Franceschini, al contrario di questi conosce assai bene il curriculum vita di Giorgio Bocca, e, nell'articolo qui sotto, scritto per Il Giornale.it, ne traccia un profilo ben documentato, essendo stato testimone diretto dei fatti testè raccontati.
http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=385671&START=0&2col=
Da tale articolo si evince come Giorgio Bocca non sia quell'uomo di grandi virtù, come Franceschini vorrebbe farci credere sia, quando invita il popolo inedotto a scappellarsi di fronte a lui. Da questo racconto di Paolo Granzotto emerge la figura di un uomo che ha cavalcato l'onda. Un'opportunista, un uomo che ha mutato spesso le proprie opinioni e convinzioni, nell'eventualità, o sicura certezza, di poterne trarre un tornaconto personale, economico e d'immagine. E' sintomatico, a tal proposito, il tracciato di figura che ne fece Emilio Fede, durante un Tg4 delle 19. Quel giorno Giorgio Bocca ebbe a dire di Fede che lo avrebbe preso volentieri a calci nel di dietro (veramente Bocca usò un'espressione più scurrile, che lascio ben immaginare), per motivi che ora non ricordo, ma che sono scritti in un post che in quell'occasione ebbi modo di scrivere. Fede, allora, tirò fuori la faccenda di quando Bocca era stato tutto culo e camicia con i vertici di Mediaset, e quanto fosse stato ben remunerato (e, forse, in nero, a quanto ebbi modo di capire) per un programma d'opinione che aveva condotto sulle loro reti televisive.
Da questo fatto, e dal tracciato testè fatto da Granzotto, traggo l'immagine di una persona fortemente opportunista.
Un opinione del tutto personale: sono quindi credibili persone siffatte? e ci si deve proprio scappellare di fronte a costoro? E' chiaro che Franceschini incensi Bocca: ora ce l'ha tutto dalla sua parte. Ma in questa occasione ci farebbe proprio la figura di quello che non sa, del macaco, dell'ignorante in materia. Che poi Giorgio Bocca abbia scritto libri di grande valore anche storico culturale, non potrei smentirlo nè confermarlo, non avendone mai letti.

venerdì, settembre 25, 2009

La puntata di Anno Zero

Ieri sera, mi sono perso la visione di Anno Zero, la trasmissione di Michele Santoro. Persa volutamente. Ma non è stata una grave perdita, perchè aborro quei programmi dove il conduttore usa il mezzo pubblico per fare propaganda per la propria parte politica; e la direzione Rai glielo permette. Inoltre, da puntate degli anni precedenti cui avevo assistito, mi resi conto che cercava qualunque appiglio, anche il più superfluo e banale, pur di scagliare proprie intemerate contro il premier Berlusconi. Un conduttore del genere, dovessi seguirlo, lo sentirei inaddendibile e privo di obiettività. Per questo motivo cerco di evitarlo in tutti i modi, dedicando invece quel tempo a faccende o programmi più seri e interessanti. E se proprio voglio conoscere gli argomenti trattati, c'è un mezzo utile a disposizione. E' sufficiente andare su www.ilgiornale.it. Qui troverete il riassunto della puntata di ieri:
http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=385626
Ve ne consiglio la lettura, perchè interessante.

Molti navigatori pervengono al mio blog, ponendo a Google il quesito: "Quanto guadagna Marco Travaglio?". E' una domanda cui non so rispondere, e non vi è traccia di risposta nei miei post precedenti a lui dedicati. Per saperlo, credo basti porre la domanda ai quotidiani Libero, o Il Giornale. Loro lo sapranno sicuramente.

giovedì, settembre 24, 2009

Le scatole cinesi

La storia raccontata qui (cliccare per leggere) è significativa di quello che è stato un certo andazzo andato in voga in Italia, dal dopoguerra fino alla fine della cosiddetta prima repubblica. Come al solito, l'ho letta sul blog di Eleonora che, a sua volta, l'ha recensita da Il Giornale.it. Storie del genere, rimbalzavano quasi quotidianamente agli onori delle cronache, eppure, mi era sempre parso che si stesse facendo ben poco per stroncare tali "abitudini" o "rituali" che, spesso, avvenivano con la complicità di politici e amministratori pubblici corrotti, e maneggioni vari di quel momento. Gli inizi della storia raccontata nel link risalgono al 1981, dopo che il terremoto dell'ottobre 1980 aveva sconvolto l'Irpinia, facendo mettere in moto i miliardi della solidarietà nazionale.
Perchè ne ho voluto parlare? perchè, in una risposta di giorni fa al blogger LL dissi che, avendo visto passare molti governi, quello attuale mi sembra il migliore.
Spiace solo per una constatazione fatta oggi: Giorgio La Malfa ha scritto una lettera a Berlusconi, dichiarandosi insoddisfatto del suo modo di governare.
Mi chiedo cosa vada cercando, io che lo portavo sul palmo della mano.

Articolo collegato: http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=385384&START=0&2col=

mercoledì, settembre 23, 2009

Santa Croce - Firenze

A egregie cose il forte animo accendono / l'urne de' forti, o Pindemonte; e bella / e santa fanno al peregrin la terra / che le ricetta. Io quando il monumento / vidi ove posa il corpo di quel grande / che temprando lo scettro a' regnatori / gli allòr ne sfronda, ed alle genti svela / di che lagrime grondi e di che sangue; / e l'arca di colui che nuovo Olimpo / alzò in Roma a' Celesti; e di chi vide / sotto l'etereo padiglion rotarsi / piú mondi, e il Sole irradïarli immoto, / onde all'Anglo che tanta ala vi stese / sgombrò primo le vie del firmamento: / - Te beata, gridai, per le felici / aure pregne di vita, e pe' lavacri / che da' suoi gioghi a te versa Apennino! / Lieta dell'aer tuo veste la Luna / di luce limpidissima i tuoi colli / per vendemmia festanti, e le convalli / popolate di case e d'oliveti / mille di fiori al ciel mandano incensi: / e tu prima, Firenze, udivi il carme / che allegrò l'ira al Ghibellin fuggiasco, / e tu i cari parenti e l'idïoma / désti a quel dolce di Calliope labbro / che Amore in Grecia nudo e nudo in Roma / d'un velo candidissimo adornando, / rendea nel grembo a Venere Celeste; / ma piú beata che in un tempio accolte / serbi l'itale glorie, uniche forse / da che le mal vietate Alpi e l'alterna / onnipotenza delle umane sorti / armi e sostanze t' invadeano ed are / e patria e, tranne la memoria, tutto. / Che ove speme di gloria agli animosi / intelletti rifulga ed all'Italia, / quindi trarrem gli auspici. E a questi marmi / venne spesso Vittorio ad ispirarsi. / Irato a' patrii Numi, errava muto / ove Arno è piú deserto, i campi e il cielo / desïoso mirando; e poi che nullo / vivente aspetto gli molcea la cura, / qui posava l'austero; e avea sul volto / il pallor della morte e la speranza. / Con questi grandi abita eterno: e l'ossa / fremono amor di patria. Ah sí! da quella / religïosa pace un Nume parla: / e nutria contro a' Persi in Maratona / ove Atene sacrò tombe a' suoi prodi, / la virtú greca e l'ira. Il navigante / che veleggiò quel mar sotto l'Eubea, / vedea per l'ampia oscurità scintille / balenar d'elmi e di cozzanti brandi, / fumar le pire igneo vapor, corrusche / d'armi ferree vedea larve guerriere / cercar la pugna; e all'orror de' notturni / silenzi si spandea lungo ne' campi / di falangi un tumulto e un suon di tube / e un incalzar di cavalli accorrenti / scalpitanti su gli elmi a' moribondi, / e pianto, ed inni, e delle Parche il canto.

Dal carme Dei sepolcri - Ugo Foscolo - Terza sezione - versi da 151 a 212

La questione del tram, che avrebbe dovuto passare per Piazza della Signoria a Firenze, è stata occasione per una istruttiva disquisizione con l'amico Sarcastycon, attraverso il commentario del mio precedente post. Sarcastycon, livornese di nascita, é toscano di antichissime generazioni. Ha nel cuore la sua bella e amata Toscana, al pari per come l'ebbe Oriana Fallaci. Nel suo piccolo, attraverso suoi blog, ha cercato di divulgare bellezze della sua regione poco conosciute. Mi è stato di grande utilità perchè io non sono mai stato fisicamente a Firenze. Ho solo attraversato la regione molte volte, prima in treno e poi in auto, ma a Firenze non ho mai sostato, perchè una visita adeguata alla città avrebbe richiesto non meno di tre giorni. Molti sarebbero i siti e i monumenti da vedere, e così ho sempre rimandato al dopo. Un dopo che è arrivato, ma carico di incognite e impedimenti. Insomma: chi ha tempo, non aspetti tempo!
Con Sarcastycon, al secolo Marcello, abbiamo spesso parlato - da ultimo nel mio commentario precedente, come già detto - di Firenze, delle sue bellezze architettoniche e delle sue chiese, ma non abbiamo ancora parlato della Basilica di Santa Croce e del suo Cimitero monumentale.
Ci pensavo da giorni, ricordandomi e facendomi tornare alla mente i memorabili versi Dei sepolcri che i salesiani, presso i quali ho studiato, ci avevano fatto imparare a memoria, e che ci avevano commentato egregiamente. La terza sezione del carme è anche dedicata a personaggi illustri che vi sono sepolti. E' facile riconoscere tra questi: Machiavelli, Michelangelo, Galilei, Alfieri. E una sosta a Firenze m'avrebbe richiesto non meno di un giorno per la sosta sui loro monumenti in Santa Croce.

(a seguire)

sabato, settembre 19, 2009

Dal blog di Eleonora

Dal blog di Eleonora leggo l'articolo pubblicato su Il Giornale.it, questo: cliccare qui per leggere . Eleonora si astiene dal fare commenti. Io ne faccio dicendo semplicemente che spero di non dover mai incontrare o aver a che fare con gente come quella descritta nell'articolo del Giornale. Gente che esulta dalla gioia e si da a festeggiamenti con tanto di bottiglie di champagne stappate, per la morte dei 6 parà italiani caduti a Kabul. E quella che festeggia e fa i bagordi, è gente italiana. E tra costoro c'è, purtroppo, aimè, un prete italiano, celebrante a Lecco. Fa sapere del suo non dispiacere, per l'uccisione dei sei parà, attraverso il suo blog. E impreca con parole indegne, per una persona normale, figurarsi per un prete, contro di loro e contro taluni nostri ministri. Costui mi ha molto deluso. Prima perchè è di Lecco, città che mi è ridiventata molto cara. E poi perchè è un prete. Mi sto preparando, infatti, per andare ad assistere alla messa prefestiva delle 18. Non so con quale spirito ci andrò, nè se avrò voglia, quest'oggi, di accostarmi alla comunione. Sui sacerdoti della mia parrocchia sono pronto a mettere la mano sul fuoco che non farebbero mai quello che ha fatto quel sacerdote di Lecco. Però? Non si sa mai.

Cantonate da esaltazioni

Dipende tutto dal genere d'immagine che taluni nostri giornalisti esportano all'estero; oppure dipende dal fatto che taluni giornalisti, nostrani ed esteri, abbiano talmente malanimo o rancore verso chicchesia, oppure, mostruosità peggiore, che stiano ad ingaggio presso organizzazioni le quali potrebbero avere tutti gli interessi a che l'Italia vada a rotoli; sta di fatto che le male lingue contro l'Italia Felix sono parecchie, compresa quella del mastodontico regista americano Michael Moore. Mi chiedo cosa gli possa aver fatto di male l'Italia, se lui ha tutto quell'astio, quel livore, quell'odio verso il suo Primo Ministro Berlusconi. Nel già citato post de Il Giardino delle Esperidi, questo , Aretusa, l'autrice, ha linkato l'articolo tratto da Repubblica del 7 settembre 2009, questo , nel quale il regista Moore invita gli italiani a liberarsi in fretta di Berlusconi ?
Poi, però, lo stesso Moore è tutto culo e camicia con Chavez, il dittatore venezuelano, del quale l'opposizione esule ne dice di cotte e di crude ( leggere cliccando qua ) . Ora, se, dopo aver letto attentamente la lettera di Federico Accorsi, riprodotta in calce a tale articolo, si sia dell'idea di dar ragione alle tesi stravolte del testè regista Michael Moore, circa la necessità, da lui propinata, che per gli italiani sia urgente "liberarsi di Berlusconi", e di dotarsi invece di altro genere di "governanti" (magari alla Chavez, poichè lui ne esalta le qualità di buon capo di governo), penso ci prenderemmo delle belle cantonate. Da quanto si evince dalla lettera dell'Accorsi, le condizioni di vita degli italiani, mi par di capire, non sono certo inferiori a quelle degli attuali venezuelani, che avrebbero comunque, enorme vantaggio in più rispetto a noi, dalla loro parte le immense ricchezze derivanti dai loro ricchi giacimenti petroliferi. E non solo quelli. E visto che il Moore pare additi le condizioni di vita dei venezuelani come esempio da imitare, penso proprio abbia preso una bella cantonata e che le abbia un tantino stravisate.

giovedì, settembre 17, 2009

Le malattie che ritornano

Questo post è la risposta da me data a Nessie, per il suo ultimo articolo L'assalto al Carroccio .

Nessie, hai detto bene: "lebbra, ebola, sifilide, tbc o altre malattie contagiose, ci sono i vaccini uguali per tutti, di cui non conosciamo gli effetti collaterali". Sifilide: sembrava scomparsa e invece sta riapparendo in forma forse più brutale. Andrea Vitali, lo scrittore di Bellano, che nella vita fa anche il medico di base, la conosce assai bene. Nel romanzo "Una finestra vistalago" descrive meticolosamente quali siano le tre prove che stabiliscono con certezza chi sia affetto da tale malattia. Non solo, descrive anche in che modo atroce un malato del genere poi muoia. Vaccini o antidoti: chiedere a chi li usa.
Degli effetti collaterali cui possono portare vaccini e antidoti, chiedere ai sardi e ai corsi che, per sconfiggere la malaria, si sono poi tirati in casa almeno il dopppio, se non il triplo o il quadruplo, rispetto alla media nazionale, di casi di sclerosi multipla. Malattia, quest'ultima, che non si augura a nessuno. E tu Nessie sai che io so cosa voglia dire questa malattia. Non si creda, quindi, che si risolva poi tutto con farmaci, vaccini, antidoti. Come dicevano gli antichi: meglio prevenire che curare. E, per tenere lontane le bestiali malattie di cui sopra, malattie che si affacciano o riappaiono qui da noi, non c'è altra strada che fare un attento controllo sanitario dell'immigrazione, oppure chiudere le frontiere. Con buona pace, così, di tutti gli amanti della globalizzazione totale.

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E a proposito di certo giornalismo

Da una news Reuters dell ore 14, leggo che l'associazione della stampa internazionale (Api) ha denunciato in una nota il tentativo di intimidazione contro i portavoce della Commissione Ue da parte del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.
Il fatto è da collegare a comunicati stampa del I° settembre, riportanti la notizia di quando Berlusconi minacciò "che a Bruxelles l'Italia porrà il veto sulle decisioni europee se la Commissione non farà tacere i portavoce dei vari commissari". La news riporta le motivazioni con le quali l'Api "denuncia con forza i tentativi di intimidazione verso i portavoce della Commissione europea (e, indirettamente, contro i Commissari medesimi), contro i quali si è rivolto il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi". "Il governo italiano, tramite il suo presidente del Consiglio" - prosegue la nota dell'Api - "non è certo il primo a cercare di frenare l'informazione che può essere diffusa a Bruxelles attraverso i diversi istituti e organismi europei, ma è sicuramente la prima volta che questa ingerenza è stata fatta in maniera così aperta, eclatante intimidatoria".

Insomma, siamo ancora alle solite. Ingerenza nelle faccende nostrane, col paravento di certi comunicati, da parte di certa stampa estera. Mezzo col quale si cerca di interferire nella nostra politica interna, col subdolo tentativo di condizionarla.
Ma l'esempio sotto, che ho seguito attentamente oggi sulla Tv Rai3, servirà a far capire quale potrebbe essere il grado di preparazione di taluni giornalisti, e quindi il loro grado di credibilità.
Per inciso, oggi doveva esserci una sorta di manifestazione dei giornalisti italiani per denunciare le limitazioni alle libertà di stampa. Manifestazione sospesa per l'attentato di Kabul, dove hanno perso la vita sei nostri paracadutisti della Brigata Folgore.
Dunque, ho assistito, verso le ore tredici, alle fasi finali del dibattito andato in onda su Rai3, condotto da Michele Mirabella. Tema: E' in pericolo la libertà di stampa? Ospiti in studio erano un rappresentante dei giornalisti italiani e Franco Bechis, vicedirettore di Libero.
E, a proposito di intimidazioni, di cui si parla anche sopra, il rappresentante dei giornalisti presente in studio ha affermato che Enrico Mentana è stato allontanato da Matrix, Mediaset. Sappiamo invece tutti, almeno noi di questa rete di blogs, come sono andate veramente le cose: Mentana aveva dato le dimissioni, per sue ragioni personali, e la direzione di Mediaset le ha accettate, esercitando un suo pieno diritto. Però nessuno dei conduttori o presenti in sala ha corretto il rappresentante dei giornalisti su questa errata notizia. Ci ha ha pensato Bechis, da ben preparato su tale argomento, a raddrizzare la faccenda e far correggere la disinformazione che stava trapelando per bocca del rappresentante dei giornalisti.
Tentativo di disinformazione o ignoranza dei fatti?
Comunque la si voglia girare, per me è segno di scarsa preparazione professionale da parte di certa stampa. Che Dio ce ne scampi. E Berlusconi, checchè se ne dica, ha ragioni da vendere quando scaglia anatemi contro certo giornalismo becero, improvvisato e non all'altezza del mestiere.

mercoledì, settembre 16, 2009

A proposito di certi intellettuali

Traggo spunto da un articoletto apparso sul Corsera di ieri, in fondo a pagina 6. Mi riferisco ad alcune parole pronunciate da Claudio Magris, a margine del discorso fatto l'altro ieri a Madrid, per l'inaugurazione di un corso. Per dirla con una terminologia meno scurrile, suggeritami da Nessie, il succo di quelle parole m'ha fatto ulteriormente girare gli zebedei. Questione di opinioni: lui ha le sue, io ho le mie.
Claudio Magris ha così espresso insoddisfazione per l'attuale classe politica e per Berlusconi, che ritiene abbia portato l'Italia a una "situazione disastrosa", ma che giudica "estremamente itelligente", perchè ha capito prima di tutti la trasformazione sociale che stava attraversando il nostro Paese. Magris ha poi concluso la sua arringa spiegando che...i valori sono mutati, e non c'è più ipocrisia, questo è come rendersi conto che si può fare del vizio una virtù.

Le parole conclusive cozzano, come si può vedere, con quanto espresso ieri dal vescovo de L'Aquila (vedere post precedente), durante la cerimonia di consegna delle prime case ai terremotati. Inoltre, queste parole di Magris mi riportano alla mente una bella frase, pronunciata dal ministro Brunetta, a proposito di certi intellettuali (vedere il commentario al post Una passerella rosso shocking sul blog, linkato a lato, Il Giardino delle Esperidi).

Vorrei chiedere a Magris cosa intende con quella frase finale "che si può fare del vizio una virtù", nel contesto di quel discorso a proposito dell'Italia e di Berlusconi.
Siamo alle solite!

martedì, settembre 15, 2009

Un bravo al vescovo de L'Aquila

(liberamente tratto da una news Reuters)

Un vivo encomio a Monsignor Giuseppe Molinari, vescovo de L'Aquila, che oggi ha rivolto calorose parole di grande apprezzamento al premier Berlusconi, per l'impegno profuso alla ricostruzione post-terremoto de L'Aquila.

"Carissimo Presidente" - sono state le parole del Vescovo, rivolte a Berlusconi, durante la cerimonia per la consegna delle prime case ai terremotati - "il Vangelo condanna coloro che chiacchierano e non fanno i fatti. Invece loda chi alle chiacchiere sostituisce cose concrete".

Con chiaro riferimento ai fronzoli creati da certi mass media sulla vita privata del premier, ha poi aggiunto: "Alla gente non interessano le chiacchiere sterili della politica ma che il lavoro della vita pubblica sia utile a tutti. La gente si aspetta che un governo distribuisca equamente le ricchezze"."Il popolo è stanco della vita politica di insulti quotidiani. Auguri presidente. Continui a ricordarsi di noi e dell'Aquila che, come ha detto il Papa, ora è ferita ma ha tutta la voglia di ritornare a volare. Presidente l'impegno politico è una nuova forma della carità cristiana".

Un monito, questo, che dovrebbe suonare come sberleffo per molti.

Complimenti Monsignor Giuseppe Molinari, mi ha tolto le parole di bocca. E' quanto vorrei, e avrei voluto esprimere io al Presidente Berlusconi.

sabato, settembre 12, 2009

Un cinema di qualità per una pacifica integrazione

Tra le notizie positive, a riguardo della vita privata del nostro premier, vi è sicuramente quella citata dal Corriere della Sera dell'8 settembre scorso. Nell'articolo si parla della Quinta, compagnia cinematografica, una società fondata 20 anni fa da Tarak Ben Ammar (con il 71%) e da Fininvest, di Silvio Berlusconi, (con il 29%).
La Quinta, che alla nascita era quindi esclusivamente una società Italo-Tunisina, si allarga ora a capitali arabi. Fininvest cede infatti quote del proprio capitale ad Algeria, Qatar, Abu Dhabi, e il 10% al fondo sovrano libico. Lo scopo dell'unione delle forze è quello di dar vita alla produzione di film sul mondo arabo di alto livello sociale.

Ragionando a mente serena, del mondo arabo non sarebbe poi tutto da buttare. Solo, bisognerebbe far conoscere alle nostre masse popolari gli aspetti e gli elementi positivi di quella cultura, che non sono pochi; e, nel contempo, bisognerebbe rendere edotte le masse popolari arabe, sparse in tutto il mondo occidentale, di queste loro precipue diversità, specificità e conquiste per il genere umano. Battere, quindi, sulle positività insite in quella cultura, disdegnando invece, e risolutamente, tutte le negatività. Mi sono accorto di quanta ignoranza ci sia in materia, ieri sera durante una riunione condominiale, dove i cognomi arabi sono ormai al 15%. Ignoranza, o scarsa conoscenza della storia araba, sia tra gli italiani che tra gli stessi arabi. Un maggior grado di conoscenza della storia araba, inietterebbe in tali masse popolari, sia occidentali che arabe, la conoscenza e consapevolezza degli elementi positivi di quella cultura. Edotti di ciò, gli occidentali di origini arabe verrebbero aiutati ad isolare e relegare nel dimenticatonio assoluto tutte quelle brutture, nefandezze, e atrocità importate in occidente da quella civiltà, come la tragedia delle Torri Gemelle dell'11 settembre 2001. Iniettare quei germi di cultura nelle masse, è quello che, per voce del suo patron, si prefigge Quinta. Attraverso un cinema di qualità, con pellicole di qualità, il co-produttore di Baaria intende far conoscere al mondo che la storia araba e, soprattutto, che il futuro arabo non è fondamentalismo e terrorismo.

Ci vorranno forse 200 anni affinchè si compia un percorso definitivo di pacifica integrazione. Ma questo è nella speranza e nell'auspicio di tutti, affinchè non si compiano più efferratezze come quelle successive all'11 settembre 2001. E un cinema di qualità, come quello che è negli intendimenti di Tarak Ben Ammar, può essere di valido aiuto.

giovedì, settembre 10, 2009

Premier e giornalisti

Che palle! Che rottura di coglioni!: certi giornali, certi mass-media e certi siti, continuano a martellare sulle vicende private del premier, riguardanti la sua sfera sessuale. E quindi, a sto punto, stanco di questo rompimento di scatole, mi metto a parlare a ruota libera, usando termini boccacceschi, come fossi uno dei tanti personaggi dei romanzi popolari di Andrea Vitali, che si esprimono in quella maniera.
Apro il sito delle mail e ci trovo, in bella evidenza, l'articolo di Berlusconi assieme a Zapatero e, sotto, la frase che richiama all'articolo, in cui grossomodo sta scritto: sesso, mai pagato nessuna. Poi c'è l'articolo della Daddario che lo sfida a presentarsi in Tv per parlare di sesso e quantaltro. E poi ci saranno altri articoli ancora.
Ma dico io!: con tutti i problemi caldi, questi giornalisti san parlare solo del sesso che farebbe Berlusconi? Ammesso, poi, che ne faccia ancora, con tutti i problemi e i pensieri che ha per la testa; per l'età che ha; e, in ogni caso, per la delicata operazione alla prostata che mi pare abbia subito.
Ma insomma!: l'ho detto e stradetto! ma questi giornalisti non hanno proprio idee, per volersi continuamente buttare sulle questioni sessuali che riguarderebbero il premier.
Poveri giornalisti senza idee. O pelandroni.

martedì, settembre 08, 2009

Marescialli e parroci in Andrea Vitali

Due sono le categorie di personaggi pubblici, i marescialli dei carabinieri e i parroci, presenti in tutti i suoi romanzi, dai quali Andrea Vitali è molto attratto. E sembra che per loro nutra una sorta di ammirazione e stima. Al contrario, par di capire che, invece, per i podestà e i vice podestà, come quelli raffigurati nei romanzi "La figlia del podestà" e "L'aria del lago", di simpatia ne nutra assai poca, per via dell'indaffararsi per scopi di lucro personale o di arrivismo di costoro.

Soffermandoci alle impressioni suscitate soprattutto da "Una finestra vistalago", "L'aria del lago" e "Olive comprese", sembra che i romanzi di Andrea Vitali siano solo intrisi di racconti di episodi avventurosi che avvengono in luoghi di perdizione. Il romanzo, "La signorina Tecla Manzi", capolavoro assoluto di Vitali, assieme a "Una finestra vistalago", che fino a un certo punto della storia è immune da episodi boccacceschi, verso la fine del romanzo, per risolvere l'inghippo in cui si andrebbe a mettere la narrazione, Vitali inventa la chicca del chiosco di ristoro in quel di Piona, nel tratto Dervio-Colico della statale Lecco-Sondrio. E' una delle pagine più avvincenti del romanzo. Nel chiosco, oltre al servizio di ristoro per pellegrini e turisti, avvengono cose turche. In pratica, sembra essere più un luogo malfamato e di perdizione, che non un luogo per una rinfrancante pausa di rinfresco e riposo per viaggiatori e viandanti. Il maresciallo Cilietti, della stazione dei carabinieri di Colico, originario del Piemonte, è al corrente di quel che vi avviene, ed è però tollerante e lascia correre, con lo scopo di servirsi dei loschi individui che lo frequentano assiduamente, per carpire loro informazioni utili ai fini investigativi, per operazioni di contrasto alla criminalità.
Ma Vitali sa essere anche spirituale e teologico, nei suoi romanzi, come avrò modo di chiarire successivamente.

(segue)

lunedì, settembre 07, 2009

I romanzi di Andrea Vitali

Sono d'accordo con la frase di Silvio Berlusconi, il quale, nel corso dell'intervista telefonica odierna con Canale 5, ha detto: "Che in Italia non ci sia libertà di stampa è una barzelletta cattocomunista".
Se per libertà di stampa, i tirati in ballo intendono di poter scrivere di tutto e di più sulla vita privata del premier, anche andando sul fantasioso e ricamandoci sopra, come fatto in tanti casi, come quelli riguardanti la separazione dalla consorte Veronica Lario, o i ricamini a proposito del "papi" di Noemi, allora il presidente del consiglio, per quanto mi riguarda, ha ragioni da vendere, in merito a tale affermazione.
E siccome quei casi sollevati provenivano da quotidiani autorevoli, m'è sembrato di scorgere, in tutto quell'inchiostro sprecato, e in tutta quella carta imbrattata, casi di poltronismo o di pochezza d'idee da parte dei giornalisti autori dei servizi, e dei relativi direttori di testata che danno loro corda.
E' per questo che, da due mesi, mi ha colto una certa apatia e svogliatezza verso i giornali, certi giornali. Se proprio devo leggere di gossip, preferisco buttarmi sui romanzi di Andrea Vitali, come ho fatto, che sono molto più avvincenti, intriganti ed istruttivi.

domenica, settembre 06, 2009

Vitali, Bellano e le filande


[Orrido di Bellano, agosto 2009]


Nel fare ricerche sugli antichi opifici, mi ero imbattuto in una delle tre più grandi filande della Lombardia, quella dei Fratelli Gavazzi, le cui radici storiche si ritrovano in quel di Canzo, agli inizi del XVII secolo. I Fratelli Gavazzi, fondatori della dinastia, che ne avevano ritirato l'attività, in un momento di stanca, decidendo di proseguirla e migliorarla, avevano trovato che le cascate, a volte impetuose, del fiume Pioverna, il fiume che divide in due la città di Bellano, ben si addicevano al loro progetto industriale. Fu così che, nei primi anni del 1800, a Bellano, misero le radici di quello che sarebbe diventato uno dei più grandi opifici serici d'Italia. Il fiume che attraversa la bella cittadina turistica, permise loro di ideare, progettare, inventare macchinari azionati da quei salti d'acqua rigogliosi.

Come dicevo, era stato digitando "filanda, Bellano", o similari, che mi ero imbattuto in Andrea Vitali, il medico-scrittore di Bellano. La cerimonia di premiazione del Premio Strega, del 2 luglio scorso - dove Vitali arrivò quinto, e durante la quale Paola Gassman lesse un brano dal romanzo "Almeno il cappello", dove è citata Bellano con la sua costituenda banda musicale, la quale, nei giorni festivi, accoglieva i turisti che scendevano dal battello - ha fatto il resto.

Ieri sera, 5 settembre, poi, a sorpresa, su Rai1, alla cerimonia di premiazione del Premio Campiello, da Venezia, condotto da Bruno Vespa, Andrea Vitali si è classificato terzo, con lo stesso libro, totalizzando 57 voti su 285: un bel punteggio.

A quelli che mi chiedono cosa c'entri Vitali, un romanziere, in un blog che, stando alle premesse, dovrebbe occuparsi di economia, spiego l'arcano. Dal 2 luglio, perchè prima non sapevo nemmeno chi fosse Andrea Vitali, ho letto quasi tutti i suoi romanzi, andando alla ricerca e soffermandomi su fatti, notizie, avvenimenti riguardanti la Filanda Gavazzi e il Cotonificio Cantoni, entrambe di Bellano. E in tutti i suoi romanzi ho finora trovato citazioni di avvenimenti, fatti storici, notizie rigurdanti la mia ricerca. Scritti che, ovviamente, necessitano di riscontri. Come quella riguardante l'ideazione, e relativa produzione, nel 1922, di un macchinario che serviva a disfare i bozzoli, lavoro sino allora eseguito manualmente. Questo brano, che appare all'inizio del romanzo "Una finestra vistalago", è un fatto storico vero: mi è stato confermato dall'autore del romanzo, da me intervistato durante un incontro, del tutto casuale, avvenuto sulle rive del lago di Como, durante lo scorso mese d'agosto.

(segue)

sabato, settembre 05, 2009

La mia vicinanza ad Avvenire

Come scritto in un commento a Nessie, da due mesi non mi occupo di approfondimenti politici, avendo preferito ad essi la lettura di quasi tutti gli avvincenti romanzi di Andrea Vitali; tanto che, come scritto nel mio penultimo post, ho fatto le vacanze sul Lago di Como, col quasi precipuo scopo di conoscere, almeno parzialmente, i luoghi e i siti da lui descritti nei suoi esilaranti e sapienti romanzi. Ciò non di meno, avendo citato di una recensione positiva sul medico scrittore di Bellano, fatta dal quotidiano cattolico Avvenire, mi sento costretto a tornare su quanto scritto a proposito della mia vicinanza al giornale stesso. Essa è rivolta al commento favorevole che ha pubblicato a proposito dei romanzi di Vitali, nonostante egli, in quasi tutti, narri, e anche con una certa dovizia di particolari, di episodi avvenuti in case di tolleranza (i casini, per stare alla definizione del Vitali, peraltro corretta, che, all'epoca della narrazione, il ventennio fascista, erano legali), i più emblematici dei quali sono quelli narrati in "Olive comprese", e nel "Il segreto di Ortelia". Vicinanza e simpatia col giornale, come dicevo, non certo espressa per legarla alla vicenda che ha coinvolto il suo ex direttore Dino Boffo, per colpa della quale il giornale è venuto a trovarsi nell'occhio del ciclone, ma per la sua recensione positiva ai romanzi di Vitali.
Piena solidarietà, invece, con Vittorio Feltri, che ha "smascherato" il "finto" moralista.
E mi scuso con Sarcastycon, per non averne compreso di primo acchito il commento che mi ha lasciato e, di conseguenza, la vignetta satirica dal suo blog; e con Nessie, della quale non avevo compreso sino in fondo la morale conclusiva del noto post La chiesa sia più onesta, coraggiosa e coerente
La lettura di tutta la vicenda, dal Corriere della Sera di ieri, giornale al di sopra di ogni sospetto di essere legato a Silvio Berlusconi, ha fugato ogni mio dubbio, ogni mia perplessità in merito alla vicenda dell'ex direttore di Avvenire.

Notizia correlata, dal blog di Elly http://www.giustiziagiusta.info/index.php?option=com_content&task=view&id=3272&Itemid=1

giovedì, settembre 03, 2009

I romanzi di Andrea Vitali

Una finestra vistalago è il titolo di uno dei più bei romanzi di Andrea Vitali, dal quale ho tratto ispirazione per la stesura dei miei due post precedenti. E' bello perchè, come in tutti i suoi romanzi, Vitali usa esprimersi con un linguaggio molto semplice e popolare, tanto da essere compreso facilmente, e quindi, per questo, apprezzato anche da lettori che non hanno una grande dimestichezza con i termini più astrusi della nostra pur molto bella lingua. Inventa nomi propri di persone, tra i più fantasiosi, ai quali fa precedere quasi sempre l'articolo (la Elena, il Benito). Tra questi, i più bislacchi sono certamente quelli adottati per alcuni personaggi di Olive comprese, altro romanzo esilarante di Andrea Vitali. Abbiamo così Eufrasia Sofistrà, Dilenia Settembrelli, Filzina Navacchi ( piccola, magra, tenera, esile, quasi incorpurea figuretta ); Maristella Capa in Maccadò, moglie di Ernesto Maccadò, maresciallo maggiore, comandante la caserma dei carabinieri di Bellano; Fratina Mazzoli, la serva tuttofare di casa Bonaccorsi, soprannominata Patatì; la Drizzona, personaggio chiave, vero o finto che sia, attorto alla quale è stato elaborato il romanzo; e poi, i quattro più uno personaggi maschili, gli scapestrati e scavezzacollo Evaristo Sperati, detto il Risto; Ludovico Navacchi (fratello di Filzina), detto Cucco; Giovanni Battista Girabotti, diventato, per forza di cose, la camicia nera del gruppetto; il Valenza e il Liberati. Il personaggio principale, il più simpatico e paternalista di questo romanzo, a mio avviso, è Ernesto Maccadò, il maresciallo maggiore, che le inventa tutte pur di risparmiare una punizione assai pesante ai quattro.

(segue)

martedì, settembre 01, 2009

Una Chiesa in bilico

Oggi che Santa Romana Chiesa ha perso il potere temporale, che non è più lo Stato Pontificio con tanto di Papa Re, rischia però, con le sue numerose incongruenze, di perdere quei già pochi fedeli che si ritrova al suo seguito.

Questa frase, significatica di una funesta realtà, riportata nell'ultimo articolo di Nessie, La chiesa sia più onesta, coraggiosa e coerente, mi ha fatto venire alla mente un episodio della mia "calda" estate. Ero a Dervio, dove ho assistito a tutte le messe domenicali nella chiesa parrocchiale dei SS. Pietro e Paolo, il località Borgo, proprio sul lungolago. Nelle prime due domeniche ho assistito alle messe officiate da un giovane frate cappuccino di origine indiana, inviato a Dervio, per il mese di agosto, dalla sua Casa madre romana, per aiutare il non più giovane parroco. Era lento nel parlare, a causa della sua scarsa padronanza dell'italiano. Ciò nonostante, dopo il mio momento iniziale di smarrimento, ne ho apprezzato la presenza per l'elevata spiritualità che, durante la pur lenta omelia, riusciva ad emanare dal suo sguardo rivolto al popolo, ma assorto in una perenne profonda meditazione. Un San Francesco attuale, tanto che alla fine della messa, durante il suo saluto ai convenuti, sul sagrato della chiesa, non ho saputo trattenermi dal declamargli il panegirico di San Francesco dalla Divina Commedia (La Provvidenza che governa il mondo / ... / due principi ordinò in suo favore / ... ). Un crocchio di persone si era fatto intorno per ascoltare, e una signora anziana dirmi: "però, ha visto, in chiesa neanche un giovane. Tutti anziani o di mezza età. Al che, sono ritornato sul tema della Divina Provvidenza, affinchè ci si affidi fiduciosi a lei, ricordandole i tempi assai burrascosi di Dante, quando la Chiesa stava atrraversando uno dei suoi periodi più critici.

Quel passo di Nessie, è sintomatico del periodo attuale. E le inconguenze della Chiesa, ricordate nell'articolo, mi sembrano un chiaro segnale di un qual certo suo disagio. L'omelia di domenica 30 agosto, incentrata sulla figura di San Giovanni Battista, che ha saputo testimoniare, con una dose di grande coraggio, "ciò che ha visto", può essere di grande aiuto alla fazione donabbondiana della chiesa.

Oggi, il giornale dei cattolici, Avvenire, testimone del tempo dei fatti della Chiesa, è nell'occhio del ciclone. Eppure, io oggi trovo per loro grande simpatia e vicinanza. Ho letto vari romanzi di Andrea Vitali, il cantore del lago di Como, e, per una certa posizione bigotta della chiesa, in ordine a certi argomenti, non mi sarei mai aspettato un loro articolo molto positivo su questo scrittore. In una recensione a "Una finestra vistalago", del medico scrittore Andrea Vitali, Fulvio Panzeri di "Avvenire" scrive: "La forza delle storie di Andrea Vitali nasce da una innata capacità di ascolto delle vicende della gente comune che egli trasforma in prodigiosa azione romanzesca". E quando anche Curzia Ferrari, di "Letture", rivista mensile dei Gesuiti, a recensione dell'ultimo lavoro di Vitali, scrive di lui in maniera positiva e lusinghiera, è sintomatico dell'aggiornamento culturale a cui è attesa la chiesa. Io stesso, da cattolico convinto e professante, non mi sono scandalizzato, nè mi sono stracciato le vesti davanti a certi passi scabrosi dei romanzi di Vitali. Li ho presi e letti come può aver fatto Fulvio Panzeri di Avvenire, dicendomi: così è la vita.

L'articolo pubblicato da Elly ( questo ) è in tema con l'argomento e fa il paio col post di Nessie.


 

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