marshall

martedì, giugno 26, 2012

Barzelletta (forse)

Ricevo e pubblico, omettendo parole o frasi marcatamente censurabili. A ciascuno la propria interpretazione.

Marc Faber, analista in borsa e uomo d'affari nonchè imprenditore di successo, dopo che
l'amministrazione Usa ha studiato un progetto per aiutare a rilanciare l'economia
americana, ha annunciato una curiosa teoria economica per risollevare gli Stati Uniti.
Marc Faber ha scritto con umorismo nel suo bollettino mensile questo commento:
"Il governo federale sta valutando di dare a ciascuno di noi una somma di 600,00 USD.
Miei cari connazionali: se noi spendiamo quei soldi al Walt-Mart, il denaro va in Cina.
Se noi spendiamo i soldi per la benzina, va agli arabi.
Se acquistiamo un computer, il denaro va in l'India.
Se acquistiamo frutta, i soldi vanno in Messico, Honduras e Guatemala.
Se compriamo una buona macchina, i soldi andranno a finire in Germania o in Giappone.
Se compriamo regalini, vanno a Taiwan.
Nessun centesimo di questo denaro aiuterà l'economia americana.
L'unico modo per mantenere quel denaro negli Stati Uniti è di spenderlo con p...... o birra,
già che sono gli unici due beni che si producono ancora qui. Io sto già facendo la mia parte ........"
Un economista italiano, dopo aver letto l’articolo, gli rispose anche lui di buon umore:
"Carissimo Marc, La situazione degli americani diventa realmente sempre peggiore.
Inoltre mi dispiace informarla, che la fabbrica di birra Budweiser recentemente è stata
acquistata dalla multinazionale brasiliana AmBev. Pertanto Vi restano solo le p....... .
Ora, se queste (le p......) decidessero di inviare i loro guadagni ai loro figli, questi soldi
arriverebbero direttamente al CONGRESSO DEI DEPUTATI ITALIANI qui a Roma, già che qui
esiste la maggior concentrazione di figli di p...... del mondo."

giovedì, giugno 21, 2012

Questa è "l'Isola" di Berlusconi


La ferrovia detta delle Varesine (linea Milano-Varese), con motrici elettriche alimentate da una terza rotaia con corrente ad alta tensione, taglia una fetta della zona nord di Milano creando un quartiere abbastanza isolato dal resto della città: l’Isola Garibaldi.

Giuseppe Garibaldi e i suoi soldati si fermarono in Via Pietro Borsieri al n. 16, dove in seguito partirono per la capitale: una lapide ne è testimone.
Il territorio del rione è racchiuso a nord da Viale Zara e Piazzale Istria, a ovest dal Ponte della Sorgente, Via Carlo Farini, la Dogana e Via Guglielmo Pepe, ad est dal Naviglio della Martesana (ora Via Melchiorre Gioia che copre il Naviglio fino a Greco), a sud, nel cuore mio e dell’Isola, convergono le tre vie Guglielmo Pepe, Pietro Borsieri e Gaetano De Castillia.

I bagni pubblici di via De Castillia
Lì avvenne il “misfatto”. C’era un ponte di ferro che scavalcava per ottanta metri i binari e portava in Corso Como e verso il resto della città; il ponte costruito da un’azienda svizzera nel 1870, fu demolito nel 1946 per far posto alla nuova stazione Garibaldi.
La stessa sorte subirono le case di coloro che abitavano sopra quel collegamento sotterraneo che congiungeva la nuova stazione alla stazione Centrale, lasciando isolato quel quartiere che li aveva ospitati per tanto tempo.
Per quale scopo? Perchè creare a soli due chilometri di distanza una nuova stazione e lasciare la vecchia stazione delle linee Varesine, in Via Galileo Galilei, demolendola e destinandola come area per ospitare le giostre o a disposizione del circo Togni? E perchè non sfruttare l’area dopo la Dogana, non più utilizzata, totalmente libera, evitando di smembrare un intero quartiere soprattutto per le ripercussioni umane e sociali che ciò ha comportato (per non parlare del lato economico della vicenda soprattutto in termini di risparmio costi!)?
La popolazione “isolana” era prettamente milanese, parte di una comunità fortemente integrata che trovava una propria espressione anche nelle case di ringhiera che caratterizzavano il quartiere.
Il ponte di ferro venne sostuito da una strada-cavalcavia che sorpassa la stazione da Via Maurizio Quadrio, scende in Via Pietro Borsieri, senza eliminare i disagi di un quartiere “isolato” dal resto della città.
Ma allora l’Isola c’è ancora?
Il cavalcavia così come venne fatto è a tutt’oggi l’opera più brutta, più fredda, più deturpante della città di Milano vale davvero la pena dargli un’occhiata!
E perchè poi dargli il nome di Don Eugenio Bussa, eroe del quartiere Isola… e non invece di un certo assessore al demanio dell’epoca, Attilio Schembari o forse Schemmari, come venne chiamato da un certo momento in poi?
Il fumo delle candele in Chiesa non è che mi faccia molto bene ma Don Eugenio e pochi altri preti hanno conquistato il mio cervello, perciò voglio scrivere quattro righe in sua memoria su questo giornaletto.
E’ nato in Via Confalonieri al civico n. 6. Ha dedicato 49 anni della sua vita ai giovani presso l’oratorio di Sant’Antonio in Via Borsieri al 2 e presso la Chiesa del Sacro Volto, in Via Sebenico, dove è stato sepolto.
Commemorato dallo Stato di Israele con la medaglia dei Giusti, come pochissimi uomini al mondo, per aver salvato durante il periodo fascista decine e decine di giovani in pericolo, molti di loro ebrei, portandoli a Serina a 970 m, sulla strada per il Gavia. Li costruirono una baita con l’aiuto della popolazione e soprattutto del commendator Borghi, fondatore della Ignis, del commendatore Delle Piane e del commendator Michelangelo Virgillito.
Don Eugenio fu arrestato dalle milizie fasciste e liberato dopo qualche settimana grazie all’insorgere della popolazione. Essendo nato nel quartiere penso di poter fare qualche riflessione, sperando che gli amministratori futuri evitino gli errori del passato e siano più coerenti con la reltà e i bisogni della gente.
Penso che questa speranza risulterà vana, addirittura una utopia, visto che gli uomini di adesso non hanno nel cuore nessuna “milanesità”.

Il ponte della Sorgente in via Farini
Eh si, l’Isola ne ha vista passare di gente, nata o vissuta in questo quartiere. Silvio Berlusconi – ex Presidente del Consiglio, mio compagno alle scuole elementari di Via Jacopo dal Verme, Fedele Confalonieri – amministratore delegato Finivest, Giovanni Borghi – fondatore della Ignis, Pierangelo Belloni – primario di chirurgia polmonare all’ospedale di Niguarda, Claudio Peregrini – primario chirurgo all’ospedale Niguarda, Nello Pagani – campione del mondo di motociclismo, Romolo Ferri campione del mondo di motociclismo categoria 125, i pugili Bassano Zanoletti – campione italiano dei medi juniores, Nazareno Giannelli – campione europeo dei pesi mosca, i Brutos – complesso musicale, Gino Bramieri – artista di teatro, Roberto Massari esponente di spicco del PSI, Bosio (del quale non ricordo il nome) – presidente dello IOR e anche Enzo Barbieri e Sandro Bezzi protagonisti nella rivolta nel Carcere di San Vittore.
Chissà quanti altri ancora se ne potrebbero aggiungere più o meno conosciuti, più o meno importanti che hanno ancora nel cuore (forse!!!) il tempo in cui nelle osterie dell’Isola si ordinavano i bianchini lavorati come il “Saragat” e il “Nenni” e si giocava a “Cirulla” con le carte, tempi non molto lontani che sono però già storia!

Sergio Codazzi

Nota: Saragat (il più richiesto) era un calice di bianco secco con una spruzzata di amaro e una fetta di limone, mentre il Nenni era un calice di bianco secco con qualche goccia di rosso antico della Buton, più un goccio di gin, un’oliva, una fetta di limone e una spruzzata si selz.

martedì, giugno 19, 2012

Monti, la gente non ha più il salame negli occhi


Dal sito NoCensura.com - di Orazio Carabini - Pubblicato da ADMIN

Si fa un gran parlare di 'spending review', ma poi si ha paura a intervenire su quelle strutture e su quegli enti che servono soltanto alla politica per garantirsi poltrone, clientele e voti. Ecco qualche esempio, facile facile

di Orazio Carabini

Il documento, lungo nove pagine, si può leggere a questo link. Uno dopo l'altro vi sono elencati tutti gli enti e le società che fanno parte del settore pubblico. Non solo lo Stato centrale con i suoi ministeri, quindi, ma anche le Aziende sanitarie locali, gli istituti di previdenza, gli enti territoriali (regioni, comuni, province), le autorità di sorveglianza (dalla Consob all'Antitrust), le Agenzie fiscali e una serie infinita di organismi nati con i più disparati mandati. Che, tutti insieme, compongono la Pubblica amministrazione, quel corpaccione di strutture burocratiche attraverso il quale ogni anno lo Stato e le sue propaggini spendono 800 miliardi di euro: 13.300 per ciascun italiano, dai neonati agli ultracentenari.

Dentro c'è di tutto: sicurezza, difesa, giustizia, istruzione, sanità, previdenza, interessi sul debito pubblico. Ma quella somma è cresciuta continuamente a partire dagli anni '70 fino a raggiungere il 50 per cento del Prodotto interno lordo. Trascinandosi dietro sempre più tasse da pagare. Già, perché man mano che la spesa cresce anche le entrate dello Stato devono aumentare se non si vuole (o non si può, come di questi tempi) chiedere altri soldi al mercato finanziario collocando titoli del debito pubblico.

Il governo Monti si è dato come primo obiettivo il pareggio di bilancio, un risultato importante per la stabilità finanziaria dell'Italia che dovrebbe essere raggiunto nel 2013. Per centrarlo ha costretto il paese a pagare un prezzo altissimo sotto forma di nuove tasse o di inasprimento di quelle esistenti: dall'Imu alle addizionali Irpef, dalle "patrimonialine" mirate all'Iva (forse, da settembre). Anche grazie alla pressione dell'opinione pubblica si è però reso conto di aver spinto troppo su quel pedale e ora sta provando a correre ai ripari. Poiché la riforma delle pensioni solo tra parecchi anni darà frutti in termini di contenimento della spesa, il ministro Piero Giarda si è messo al lavoro per la cosiddetta " spending review",
la revisione dei meccanismi di spesa che dovrebbe consentire di risparmiare 4,2 miliardi nel 2012 intervenendo su voci che valgono 100 miliardi nel complesso. Con qualche conflitto all'interno del governo tra lo stesso Giarda e il superconsulente Enrico Bondi che ha stabilito il suo quartier generale al Tesoro dove lavora a stretto contatto con il capo di gabinetto Vincenzo Fortunato e il Ragioniere generale Mario Canzio.

Gli obiettivi di riduzione della spesa sono ambiziosi. Nel Documento di economia e finanza le uscite correnti, esclusi quindi gli investimenti, al netto degli interessi, scendono di due punti entro il 2015 in rapporto al Pil: dal 42,5 al 40,5 per cento. Dopo che per anni erano costantemente aumentate. Ma raggiungere questi risultati non sarà facile. Soprattutto se l'economia non tornerà a crescere.

Che gli sprechi ci siano è peraltro abbastanza evidente. E l'elenco degli organismi che fanno parte del settore pubblico ne è la conferma. Più complicato è eliminarli perché c'è sempre un buon motivo per non toccare la spesa: si devono licenziare le persone che l'amministrano, si devono chiudere aziende che forniscono servizi non indispensabili o che ricevono sussidi, si deve rinunciare a obiettivi culturali, sociali, religiosi che solo lo Stato, secondo le consuetudini di questi anni, può perseguire. E allora si indigna il sindaco, se la prende il governatore, si mobilitano deputati e senatori, si firmano appelli. Alla fine la spesa non si tocca.
Come insegna l'esperienza degli enti inutili che, soppressi da leggi a ripetizione, sono ancora vivi e vegeti. E soprattutto costosi. A ridurne il numero ci hanno provato in tanti: più volte i governi Berlusconi, quello di Prodi. Il parlamento ha regolarmente approvato. Ma per un motivo o per l'altro di effetti concreti quei provvedimenti non ne hanno avuti. Solo un po' di pubblicità per ministri in cerca di gloria. Come Roberto Calderoli che ne aveva fatto un suo cavallo di battaglia. Alcune vicende sono grottesche. Quella dell'Ice, per esempio. Soppresso dall'ultimo governo Berlusconi, l'Istituto per il commercio estero, che si occupa della promozione dei prodotti made in Italy sui mercati internazionali, è stato riportato in vita da Mario Monti.

fonte: l'Espresso

domenica, giugno 17, 2012

Rievocazione della Battaglia di Desio



Desio - Palio degli zoccoli 2012 - da Il Cittadino

Per gli appassionati di storia milanese, è in corso di svolgimento, oggi a Desio, il Palio degli Zoccoli. Giunto alla 24 edizione, è la rievocazione storica della Battaglia di Desio, avvenuta il 21 gennaio 1277 sui suoi campi. Vide fronteggiarsi due eserciti, quello capeggiato dai Visconti, e quello fedele ai Torriani (vedere post Dinastie millenarie, e post Lasco e il suo territorio, ovvero dove ebbero origine i Della Torre) .

La battaglia, combattuta nel mese di gennaio, viene rievocata in giugno per ovviare al problema legato al rigore invernale. E' utile infatti ricordare che le 700 comparse, suddivise per gruppi, in rappresentanza delle 11 contrade cittadine, sfilano calzando obbligatoriamente zoccoli di legno per tutto il giorno, da mattina a sera.

E non è per caso, se si chiama Palio degli zoccoli. Infatti, nella battaglia del 21 gennaio 1277 fu la popolazione desiana, schieratasi a favore dei Visconti a decretare l'esito a loro favore, e la popolazione desiana in quel periodo calzava zoccoli di legno in qualsiasi stagione. Da qui il nome a ricordo.

Non è facile calzare zoccoli ininterrottamente per un giorno intero, senza pausa: a chi non è abituato vengono le vesciche ai piedi; me l'ha confermato una comparsa di precedenti edizioni.

Dal punto di vista storico, gli esiti della Battaglia di Desio ebbero importanza di portata epocale per la città di Milano, potendo affermare che ne tracciarono la storia.

sabato, giugno 16, 2012

Il controsenso dei capitalisti comunisti

Mi sono chiesto "cosa sia il comunismo", e nel sito Guide SuperEva, il cui interlocutore ha a sua volta tratto lo spunto dal sito Marxist.org, ho trovato la seguente risposta:

Principi del Comunismo - Friedrich Engels (1847)

1. Che cos’è il comunismo?
Il comunismo è la dottrina delle condizioni della liberazione del proletariato.

2. Che cos’è il proletariato?
Il proletariato è quella classe della società, che trae il suo sostentamento soltanto e unicamente dalla vendita del proprio lavoro e non dal profitto di un capitale qualsiasi; benessere e guai, vita e morte, l’esistenza intera della quale dipende dalla domanda di lavoro, cioè dall’alternarsi dei periodi d’affari buoni e cattivi, dalle oscillazioni d’una concorrenza sfrenata, il proletariato o classe dei proletari è in una parola la classe lavoratrice del secolo decimonono.

Premesso questo, mi sono allora chiesto cosa centri Carlo De Benedetti col comunismo, poichè lo stesso è titolare della tessera n.1 del Partito Comunista Italiano, partito che anni addietro ha cambiato dicitura, facendosi chiamare Partito Democratico.

Per gli autori de Il Castello 1 la vicenda della tessera n.1 del PCI, intestata a Carlo De Benedetti, non è una novità, ma per molti, soprattutto qui al nord, è stata una novità assoluta, fino a pochi giorni fa. Costoro hanno sempre sparlato di Berlusconi e dei componenti del suo partito, ma l'Ingegnere non l'hanno mai attaccato. Che grande ipocrisia da parte di cotale sinistra: una marea di controsensi! Ed è un pò come la storia dei Colaninno, raccontata in vari post di questo blog.

Colaninno senior, grande raider di borsa degli anni '90 - primi 2000, aveva la stessa spregiudicatezza e scaltrezza di Soros, ma dopo l'acquisizione di Piaggio si è calmato. Forse perchè ha scoperto che non ha più tanti accoliti gonzi da spolpare. Anch'io, nel mio piccolo, avevo sottoscritto azioni Piaggio, forse perchè mi fidavo ancora della borsa, e della gente che opera in borsa, ma visto che le azioni Piaggio presero a muoversi come le Telecom dei tempi suoi, me ne liberai subito, con una lieve perdita. Quel Colaninno, cresciuto alla scuola del De Benedetti, era stato accolto tra le braccia di quella sinistra, e il suo gradimento deve essere stato grande, tanto che suo figlio ora milita tra le loro fila (vedi anche post Matteo Colaninno a L'ultima parola). Per il PD mancavano forse altri buoni elementi, disgiunti però dal mondo degli affarismi? Insomma, un controsenso assoluto per il PD ex PCI. In pratica è il capitalismo più scaltro che va a braccetto con la sinistra! Gramsci a questo punto si rivolterebbe nella tomba.
Tornando all'Ingegnere, tessera n.1 del PCI, si chiedano sue notizie agli ex azionisti e dipendenti di codeste società: Vecchio Banco Ambrosiano, Cartiere Sottrici Binda, Olivetti, Telecom, Omnitel, Tecnost, e tante altre che non sto qui ad elencare. Sembrava prassi consolidata dell'Ingegnere che quando da una società da lui acquisita, non c'era più nulla da guadagnare, abbandonava così su due piedi la "preda" al suo triste destino. Così è stato per il Vecchio Banco Ambrosiano, per Sottrici Binda, ed altri casi. Eppure, per la sinistra ha fama di essere un salvatore di aziende. Per lui il blogger Siro aveva coniato il soprannome di "Imprenditore senza rischio d'impresa". Troppo comodo, in questo modo sarebbero capaci tutti di inventarsi imprenditori. Ma pare che anche per lui la buona stella si sia un pò offuscata.

Con la scusa della paura dei rapimenti, l'Ingegnere aveva trasferito a suo tempo la residenza in Svizzera. In realtà credo l'abbia fatto perchè in Svizzera il massimo della tassazione è del 30%, mentre qui in Italia non c'è limite al massimo, e sappiamo tutti a che percentuali arriva la tassazione. Eppure lui è osannato dal PD, e il suo nome non potrà mai figurare nell'elenco degli evasori, per il semplice motivo che per il fisco italiano è inesistente; anche se è proprio grazie all'Italia e agli italiani che ha fatto tanti e tanti soldi. E questa non è forse furbizia? Grande furbizia? E i fessi ci cascano in pieno. E' ora che la sinistra, certa sinistra, tagli i legami con simili personaggi, se vuol recuperare credibilità agli occhi di chiunque sia bene informato.

venerdì, giugno 15, 2012

La chimera della felicità diffusa

Un mio amico sente insistentemente parlare di un ritorno di Prodi sulla scena politica, e a lui andrebbe anche bene perchè così risolverebbe i problemi legati al sonno, senza dover ricorrere a sonniferi, dagli effetti collaterali insidiosi. Mi racconta, infatti, che quando ascoltava i discorsi di Prodi, riusciva ad addormentarsi quasi subito.
Anch'io ricordo di questo particolare: quando Prodi parlava in Tv, mi conciliava il sonno. Quel mio amico ha quindi pienamente ragione.
Con le sue belle teorie, pronunciate con l'enfasi del salumaio di quartiere, ricordo che Prodi metteva sonno anche a me, e come se mi metteva sonno. Di Prodi mi torna in mente la bella e poetica frase pronunciata alla fine dell'incontro/scontro con Berlusconi, al termine della campagna elettorale 2006: "Saremo felici, se saremo felici tutti" (Vedi post)

A proposito di chimera della felicità, credo che a furia di dare addosso alla parte imprenditoriale/produttiva del paese, strangolandola e vessandola in tutti i modi con tasse, assurda burocrazia e quantaltro, e sul fatto che una parte politica considera l'arricchimento privato, frutto però di laboriosità, alla stregua di un furto  (conosco molti che per questo han voglia di piantare lì tutto, e altri a cui non passa neanche più per l'anticamera del cervello di andarsi ad imbarcare in un avventura imprenditoriale: presagio questo ad una futura miseria diffusa), alla fine non resterà più nessuno a sostenerlo: resteranno solo i parolai, i politici "fancazzisti magnaccioni", per usare parole sue, e il popolo bue. E così, stando ai vecchi desideri di Prodi, saremo felici tutti, arriveremo alla sua tanto agognata felicità diffusa.

 

martedì, giugno 12, 2012

Oscurato un nostro blogger ?

Oscurato il sito di Bisqui dopo quell'articolo sui cristiani di Nigeria trucidati, massacrati e bruciati vivi dagli islamici integralisti???
Dalle 14 non riesco più ad accedere al blog, neanche baipassandolo. Sarà forse perchè contiene quei tre filmati dell'orrore? Filmati che testimoniano quelle nefandezze e atrocità compiute sugli ultimi cristiani rimasti in quel martoriato paese ???

Mi appello a quanti conoscono il sito di Bisqui, perchè si attivino affinchè verga riaperto al più presto. Le atrocità e gli assassini da lui documentati non devono passare inosservati. 

mercoledì, giugno 06, 2012

Monti alla resa dei conti


Allarme!
Mancano all'appello 3,4 miliardi di entrate, su cui il governo faceva già conto. Da fonti ufficiali si apprende inoltre che l'Italia è il paese dove vige il livello di tassazione più alto del mondo. Proprio un bel biglietto di visita, per chi voglia venire in Italia ad investire.

Monti è alle corde; Monti, disciuless!

Sembra impantanato in meandri dei quali non sa trovare l'uscita. Eppure avrebbe per le mani una soluzione molto semplice e immediata, per raggranellare da subito un pò di quei 3,4 miliardi mancanti all'appello. La soluzione è tanto semplice, quanto lapalissiana; basta solo applicarla.

Siamo in piena emergenza, e lo dimostra anche l'andamento del BTP Italia, quello emesso il 26 marzo scorso, il cui meccanismo avrebbe dovuto garantire i sottoscrittori da perdite in conto capitale, ebbene, il titolo in poco più di due mesi dall'emissione ha già perso quasi il 4%, essendo scambiato a poco più di 96. Siamo davvero in piena emergenza, cominci allora col dimezzare da subito, e senza ulteriori tentennamenti, il numero di parlamentari e fancazzisti vari, e a quelli che vorranno rimanere, si tagli lo stipendio al massimo di 5000 euro al mese, tutto compreso. Chi vorrà rimanere al servizio dello stato, ci rimarrà anche con quello stipendio; tanto dove trovano un posto dove li pagano di più? Vedrà Monti che, con tale manovra, comincerà da subito a recuperare qualcosa di quei 3,4 miliardi mancanti all'appello, senza bisogno di aumentare nuovamente l'IVA.


 

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