marshall

mercoledì, luglio 29, 2009

Una finestra vistalago

L'Aldo spazzino scendeva sempre cantando dalla frazione di Prandello a Bellano. Non conosceva cali di umore, quale che fosse il tempo.
Quella mattina s'era svegliato con nella testa Brillavano le stelle nel cielo blu.
Non era vero. Il cielo era grigio di nuvole, prometteva pioggia. Andava bene così, prati e orti avevano bisogno di acqua.
Alle cinque e mezza era a Bellano e dopo aver bevuto un bicchiere di latte caldo al bar Testori partì, la scopa in mano all'attacco delle contrade.
Era lunedì 20 maggio 1968. In via Manzoni incrociò la massa degli operai che andavano al cotonificio per il primo turno. Furono i primi quattro rossi della giornata: Pierino del Ponte, osteria del Prisco, Trani della Lena e Cantinone.
A non essere abituati c'era da arrivare in fondo a via Manzoni completamente ubriachi. Ma l'Aldo non aveva paura di pochi bicchieri di vino: ci voleva altro per ubriacarlo.
Ubriaco, all'Aldo, parve invece l'Eraldo Bonomi. Erano circa le sei e mezza quando lo vide sorgere all'orizzonte della contrada, camminando verso di lui.
Quando gli fu a portata di voce, glielo disse: secondo lui aveva sbagliato direzione.
"Il cotonificio è di là."

Brano tratto dal romanzo: Una finestra vistalago, capitolo 65, di Andrea Vitali.

Il numero di capitolo, elevato (65), non spaventi il potenziale lettore, sono tutti capitoli brevi, di due, massimo tre pagine, e talvolta anche una pagina o mezza pagina.

In questa pagina del romanzo, è citato il bar Testori. Esiste realmente e si trova in via Vittorio Veneto, 17 (visibile anche attravero Google maps view), di fianco al palazzo comunale, di fronte all' imbarcadero.
E, per chi dovesse convivere con problemi dovuti ad handicap fisici, il bar, un locale storico situato all'interno di un antico edificio lungolago di Bellano, è stato accuratamente attrezzato di un "vero" bagno per disabili.

Nelle edizioni più recenti dei suoi romanzi, Andrea Vitali ha avuto l'accortezza e l'intelligenza di far aggiungere, all'inizio di ogni suo romanzo, la seguente annotazione: I personaggi e le situazioni raccontate in questo romanzo sono frutto di fantasia. I luoghi, invece, sono reali.

Reali, appunto, come il Cotonificio Cantoni (che lo scrittore chiama semplicemente cotonificio), o la Filanda Gavazzi (che l'autore, a volte, cita con nome diverso, Tavacci, o similari).

L'occasione di questa finestra vistalago mi è propizia per formulare i migliori auguri di buone vacanze, in compagnia dei romanzi di Andrea Vitali, che ispirano il fresco del lago di Lecco e dei suoi monti.

martedì, luglio 14, 2009

Voglio essere profumo

Ne avevo sentito parlare anni fa, sembrava una boutadè pubblicitaria, e invece, ieri, quasi a sorpresa, è stata inaugurata la cittadella del cinema di Milano, la cinecittà milanese (leggi qui la notizia).
Contrariamente agli scettici, che vedono in Roma la sola possibilità di fare buon cinema, nutro un certo ottimismo sulla possibilità di farlo anche qui a Milano. La volontà e le idee non mancano.

Recentemente, un gruppo di ragazzi della periferia a sud della Brianza, tutti volontari, diretti condotti e coordinati dagli instancabili Grilli-Perego-Grilli, amici del personaggio che ha loro ispirato il film, hanno prodotto un lungometraggio incentrato sulla sua vita. Le riprese del film, Voglio essere profumo, sono appena terminate, e, forse, presto dovrebbe entrare nei circuiti cinematografici.
Ho seguito da vicino l'evolversi di questa bella esperienza cinematografica, e devo dire che, nonostante i sacrifici, gli impegni, le fatiche, le levataccie, ha lasciato comunque un bel ricordo in ciascuno di coloro che ha partecipato alla sua realizzazione, siano essi attori che operatori.
Storie come questa, la Lombardia ne ha una infinità. Chissà mai che la Cittadella del Cinema di Milano, appena inaugurata, non aiuti giovani, di qualunque provenienza, ma soprattutto lombardi, ad esprimere il loro talento attraverso l'incantevole forma espressiva del cinema.

Per saperne di più sul film, ecco alcuni links:

http://www.ilsussidiario.net/articolo.aspx?articolo=17969

http://www.loudvision.it/cinema-interviste-voglio-essere-profumo-giancarlo-grilli--67.html

giovedì, luglio 09, 2009

Il pozzo di San Patrizio

La provedenza, che governa il mondo
con quel consiglio nel quale ogni aspetto
creato è vinto pria che vada al fondo,

però ch'andasse ver lo suo diletto
la sposa di colui ch'ad alte grida
disposò lei col sangue benedetto,

in sè sicura e anche a lui più fida,
due principi ordinò in suo favore,
che quinci e quindi le fosser per guida.

(Dante, Paradiso, XI, 28-36)

Per risolvere gli attuali grossi problemi dell'Africa, ci vorrebbe un grande intervento della divina Provvidenza, così come fece ai tempi di Dante Alighieri, quando mandò San Francesco e San Domenico in soccorso di una chiesa quasi agonizzante, durante quel suo travagliato periodo storico.

Questo blog è sempre stato relativamente distante da Giovanni Sartori, per via di una certa posizione dello stesso, che all'amministratore del blog è parsa ambigua e mancante di coraggio nell'esprimere apprezzamenti verso l'operato di Berlusconi, anche quando i meriti di costui erano stati del tutto evidenti. E' così che egli, non fosse stato per Nessie, che gli ha caldeggiato la lettura di un articolo di Sartori, pubblicato sul Corriere della Sera del 15 giugno scorso, sarebbe ancora sulle sue posizioni guardinghe nei riguardi di tutti gli scritti di Sartori. Oggi, dopo aver letto il seguente suo articolo, il blogger ha ribaltato completamente la scarsa opinione che di lui aveva, per le "forti" e coraggiose idee espresse nell'articolo.
Nella speranza che il Corriere della Sera non abbia nulla da obiettare, faccio il copia-incolla integrale dell'articolo, col vivo suggerimento che esso andrebbe letto in combinazione col post di Nessie ( questo ) e dei suoi relativi commenti.

IMMIGRAZIONE E DIRITTO D’ASILO
Il pozzo senza fondo
di Giovanni Sartori

Per chi non lo sapes­se, il pozzo di San Patrizio è un pozzo senza fondo, e quin­di un pozzo che non si riempie mai. Finora risulta­va che la terra fosse un pia­neta tondo e racchiuso in se stesso. Ma per i «popola­zionisti » e per chi si occu­pa di migrazioni di massa è, si direbbe, un pozzo di San Patrizio. Siamo più di 7 miliardi? Nessun proble­ma, il pozzo li ingurgita tut­ti. Sarebbe lo stesso se fossi­mo 77 miliardi: provvede­rebbe sempre San Patrizio. Un Santo del VI secolo che la Chiesa dovrebbe rivaluta­re.
Ma procediamo con ordi­ne. Di recente Alberto Ron­chey ricordava su queste co­lonne che un secolo fa gli africani erano 170 milioni, mentre oggi si ritiene che siano 930 milioni. La sola Nigeria potrebbe arrivare, nel 2050, a 260 milioni di abitanti; e le Nazioni Unite stimano che Paesi come l’Etiopia, il Congo e il Su­dan, già stremati da ricor­renti carestie, rischiano di raddoppiare, entro il 2050, la loro popolazione. E men­tre la popolazione cresce a dismisura, le risorse ali­mentari del continente afri­cano sono state malamente dilapidate dall’erosione del suolo e dalla desertificazio­ne.
Questi sono, all’ingros­so, i numeri della «pressio­ne dell’Africa» richiamata da Ronchey, che è la pres­sione a noi più vicina e quindi più minacciosa. Una pressione che si ascrive alla categoria degli «eco-profu­ghi », e correlativamente de­gli «eco-rifugiati». Che fa­re? Come accoglierli? Fino­ra si è parlato di diritto di asilo. Ora si comincia a par­lare di «profughi ambienta­li ». La prima categoria è im­propria e difficile da accer­tare, mentre la seconda è davvero troppo larga, trop­po onnicapiente: presuppo­ne che il mondo sia quel pozzo di San Patrizio che non è.
Il diritto di asilo è stato, nei millenni, una protezio­ne, una immunità religiosa dalla «vendetta del san­gue » (i parenti di un ucci­so, o simili) per chi si rifu­giava in un luogo sacro. Questo asilo trova la sua massima espansione nel­l’Europa medievale, per poi venir meno. E il punto è che l’asilo non è mai stato riconosciuto come «dirit­to » di intere comunità e tanto meno per motivi poli­tici. Pertanto il diritto di asi­lo concepito come titolo di entrata in un Paese per i ri­fugiati politici è una recen­te invenzione. E andiamo ancora peggio con la nozio­ne di «vittime ecologiche». Questa categoria è davvero smisurata e sconfitta dai numeri. Gli eco-profughi sono già centinaia di milio­ni; e basterebbe che il disse­sto del clima spostasse i monsoni per ridurre alla fa­me mezzo miliardo di india­ni.
Il rimedio certo non può essere di accogliere tutti e di un Occidente che si pren­de carico dei diritti di asilo e dei profughi ambientali. Per l’Africa un’idea sarebbe di «rinverdirla», di render­la di nuovo fertile e vivibi­le. Un po’ tardi, visto che l’agricoltura è già per metà perduta, che i laghi si pro­sciugano e che la desertifi­cazione è irreversibile. Per carità, l’Africa va aiutata. Ma tutto è inutile se e fin­ché non apriremo gli occhi alla realtà, al fatto che l’Afri­ca (e non soltanto l’Africa) muore di sovrappopolazio­ne, e che la crescita demo­grafica (ovunque avvenga) va risolutamente affrontata e fermata.

mercoledì, luglio 01, 2009

Le bugie sul Global Warming

Gli acquazzoni, anche violenti - come quello di sabato sera 27 giugno e domenica notte, 28 giugno - che ormai si ripetono incessantemente da varie notti, qui a nord di Milano, mi fanno pensare alle falsità create da fantomatici studiosi, e fatte circolare da massmedia, in questo caso compiacenti e superficiali, sul surriscaldamento globale della terra. In pratica, è come se questi si fossero inventati di sana pianta delle teorie sul global warming, anche a fini speculativi, come si legge dall'articolo di Corrado Fronte, e poi tali mass-media le abbiano fatte circolare come fossero verità inoppugnabili. A tal merito, la storia scritta da Corrado Fronte, su sir Nicolas Stern, è sintomatica di tale questione. Si dice che l'effetto serra sia causato dalla frenesia dell'attività umana sulla terra, ma anche i professori A. Zichichi e F.Battaglia sono contrari ad addossare tutte le colpe dell'effetto serra all'uomo. Lo si evince sempre da quella serie di articoli molto interessanti e ben articolati, scritti in proposito da Corrado Fronte.
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