marshall

sabato, settembre 27, 2008

Sull'avanzare dell'Islam

Per comprendere a fondo la vignetta pubblicata ieri da Sarcastycon http://sarcastycon.wordpress.com/2008/09/25/un-altro-ayatollah-vaticanense/,
bisognerebbe metterla in stretta correlazione col programma trasmesso ieri sera su Rai3 (La guerra infinita: di Riccardo Iacona) in cui s'è visto cosa stanno diventando il Kosovo e la Macedonia a causa di infiltrazioni sempre più massicce e incontrollate di islamici integralisti. L'Islam, in quelle due regioni, come in quelle confinanti, che erano di tutt'altra e antica tradizione religiosa, è stato fatto entrare liberamente, ed ora vi dominano i minareti, con il canto dei muezzin che, cinque volte al giorno, chiamano alla preghiera i devoti di Allah. Accanto a questi islamici moderati, tutto sommato tollerabili, stanno avanzando gruppi dell'integralismo islamico che vogliono imporre con la forza, la violenza e il terrorismo il loro fanatismo religioso. S'è visto, in quel programma, cosa avevano allestito, in un campo nei pressi di una città di quelle regioni, un gruppo di quei fanatici religiosi. Ed è stato grazie alla segnalazione fatta alla polizia locale, da parte di contadini vicini a quel campo, che massicce forze dell'ordine hanno potuto farvi irruzione, costringendo la banda a precipitosa fuga, abbandonando sul posto tutto quanto vi avevano ammassato. Vi erano cibarie e il necessario per una lunga permanenza sul posto; e una santabarbara di primordine comprendente scimitarre, fucili, mitragliatrici, kalasmicov, lanciarazzi, bombe a mano, e cinque giubbini per attentatori kamikaze, già pronti per l'uso (bastava solo inserire la piletta nell'apposito orologio).
Quel programma ha portato alla luce la lotta esistente, in quelle regioni, tra islamici moderati e fanatismo islamico, per il controllo religioso, e quindi politico delle stesse.

Lì, come s'è detto, l' Islam vi era lasciato entrare senza opporre resistenza di alcun genere ed ora le antiche popolazioni inermi di quelle regioni si trovano alla mercè di quelle bande. Qui da noi, per tornare all'articolo del Giornale ( http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=293147 ), e alla vignetta di Sarcastycon, ispirata dallo stesso articolo, par di notare che c'è, all'interno della medesima gerarchia ecclesiastica (che dovrebbe sovrintendere alla custodia e diffusione della fede e tradizione cristiana nel mondo), colei che rema contro se stessa; e anzichè fare quadrato col governo nazionale, si mette contro di lui, criticandolo sul piano delle politiche nazionali, da lui adottate, o che è in procinto di adottare, in tema di immigrazione.

Quegli avvenimenti sopra descritti avvengono ad una sola ora di aereo da Roma, e potrebbero essere il preludio di quanto potrebbe avvenire anche in Italia ed in Europa, se non si corre urgentemente ai ripari, con provvedimenti precauzionali che potrebbero anche colpire la suscettibilità di qualcuno.

Lettura consigliata (dal blog di Eleonora) http://www.loccidentale.it/articolo/l%27islam+trasformer%C3%A0+l%27occidente.+parola+di+sceicco.0058574

venerdì, settembre 26, 2008

Cosa scrivono su Alitalia

E' di alcuni giorni fa, ma lo cito perchè è uno dei più belli articoli, o post, scritti sulla vicenda Alitalia. E anche alla luce di alcune"fregnacce" che ho potuto sentire ieri sera (se per caso lo avesse visto, Zener dovrebbe scrivervi il seguito), negli ultimi venti minuti di quel programma di Santoro, questo post mi risulta ancor più gradevole, interessante e lungimirante.
A chi lo voglia, auguro una buona lettura.
http://zener.investireoggi.it/alitalia-6-1185.html

giovedì, settembre 25, 2008

Scetticismo sulla Nuova Alitalia

C'è chi è scettico, dal punto di vista finanziario, sul piano di rilancio Alitalia, così per come sta per essere concepito, ma c'è anche chi lo è dal punto di vista tecnico organizzativo. E i dubbi sono del prof.Ugo Arrigo dell' Università Milano - Bicocca.

Reuters - 25/09/2008 09:34:47

ROMA, 25 settembre (Reuters) -
Il piano Fenice elaborato dalla Cai per il rilancio di Alitalia non è in grado di funzionare. Lo sostiene in una dettagliata analisi comparativa Ugo Arrigo, professore di finanza pubblica all'Università Milano-Bicocca.Nelle sue conclusioni, dopo aver comparato i dati di Alitalia e AirOne 2007 con quelli della nuova compagnia per il 2009, Arrigo sostiene che "nella fascia oraria economicamente utile (7-23) si potrebbero fare nel breve raggio tre coppie di voli, cioè sei voli quotidiani. Se si vuole volare di più si arriva a 4 coppie di voli cioè all'incremento del 33% previsto da Cai".Ma questo per il professore dell'Università milanese "è possibile solo se la durata di volo, verifiche, rifornimento non eccedano le due ore. Impossibile per i voli in Europa, per l'interno su una percentuale limitatissima dei collegamenti e non sulla generalità come invece incorporato dal Piano Fenice".Quindi se si applica "l'incremento di produttività tecnica previsto dal Piano Fenice, i voli medi giornalieri per velivolo passerebbero dai 5,8 di Alitalia ai 7,5 della Cai. Purtroppo per Cai persino Ryanair riesce a fare in media solo 6 voli al giorno", conclude Arrigo.

venerdì, settembre 19, 2008

Ancora sul caso Alitalia

Dialogo tra Nessie http://sauraplesio.blogspot.com/2008/09/alitalia-prigioniera-di-se-stessa.html
e Marshall sul caso Alitalia

Nessie, non ho ancora visto quel filmato che mi hai suggerito. E' interessante sapere che ci sono stati operatori di Alitalia azionisti. Sono certo che in queste condizioni, e con i nostri sindacati alle spalle, costoro non ci metteranno più un solo centesimo in tale società: ma chi glielo farebbe fare???
Segno dei tempi.
E la crisi mondiale delle borse sta a dimostrare che in futuro nessuno più, governi compresi, sarà in grado di assicurare più niente. Se vorrai qualcosa te lo dovrai meritare e basta. Non serviranno i vari Tonino che vanno là a sbraitare ed aizzare; che impegnino loro i loro denari, per dimostrare la passione che hanno in ciò che affermano!! Io, se avrò un euro di risparmio, non andrò più, di certo, a metterlo in borsa; e parlo della borsa in generale, non solo di Alitalia. A qual pro dovrei rischiare? Non andrei di certo a mettere a repentaglio i miei risparmi per garantire altri che non sai se siano meritevoli di fiducia. Che si garantiscano da loro stessi lavorando seriamente, onestamente e produttivamente: nel caso Alitalia, questo sarebbe l'unico modo per recuperare la credibilità e la fiducia perduta da parte di coloro che devono necessariamente prendere un aereo per spostarsi. E non è un caso se i treni nazionali stanno avendo un notevole incremento nelle prenotazioni. E a tal proposito ci sono stati dipendenti Alitalia che hanno goduto alla notizia del ritiro della cordata Cai. Alla luce di quanto sopra, e delle incertezze che si stanno aprendo nel mondo, un tale atteggiamento ha dell'assurdo. Vi invito pertanto ad ammirare la vignetta di Sarcastycon http://sarcastycon.wordpress.com/2008/09/19/esultanza-a-fiumicino/

Aggiornamento
Epifani spera e si illude di trovare altre compagnie, con "condizioni finanziarie più solide", disposte a rimpiazzare la rinunciataria Cai.
Egli dice: "Vedo una seconda possibilità ... il governo avvii subito in modo limpido e trasparente le procedure per vendere a una grande compagnia aerea internazionale", sottolineando che, rinunciando al principio di italianità, il governo potrebbe trovare un vettore straniero che ha un "know how" industriale maggiore rispetto alla Cai e condizioni finanziarie più solide.

giovedì, settembre 18, 2008

Vicenda Alitalia

L'epilogo della vicenda Alitalia, unita al travaglio che stanno attraversando tutte le borse del mondo, dimostra che di polli disposti a farsi ulteriormente spennare non c'è quasi più traccia. Devono averlo ben capito Colaninno e Tronchetti Provera, tanto che, allo scadere dell'ultimatum di ieri, hanno preferito gettare la spugna e rinunciare all'acquisto di Alitalia, che, di come si stava evolvendo l'estenuante trattativa, sarebbe diventato un affare disastroso per i piccoli azionisti delle società coinvolte nel salvataggio della compagnia aerea: società che fanno capo ai suddetti. Colaninno, dopo le scorribande fatte in passato in Tecnost, Olivetti, Telecom, Tim, ha perso del tutto la credibilità presso i risparmiatori attempati, come il sottoscritto: dove lui è coinvolto, questi scappano. Avrebbe potuto redimersi con Piaggio e invece le sue azioni sono precipitate anch'esse ben oltre la metà del prezzo di collocamento in borsa: eppure la Vespa è ancora ben venduta in tutto il mondo. Tronchetti Provera è invece riuscito a redimersi in extremis, alla vista dei piccoli azionisti di Pirelli, essendo riuscito a vendere la sua quota di maggioranza, che deteneva in Telecom, ad un prezzo inferiore del 35 percento (pagate 4,2 euro, vendute a 2,7 euro) di quanto l'aveva pagata tre anni prima, ma, in ogni caso, ben superiore di quanto avrebbe spuntato oggi, in quanto le stesse azioni sono scese nel frattempo ad 1 euro, consolando così gli azionisti Pirelli della minor perdita conseguita.

Queste vicende dimostrano che i due devono stare ben attenti a come si muovono e che, in caso di ulteriori disastri perpetrati sulla pelle dei loro piccoli azionisti, nulla più verra loro perdonato: posso scordarsi per sempre la borsa.

A questo punto, a meno di ulteriori sviluppi, ai dipendenti Alitalia non resterà che una soluzione: rilevare l'azienda, autoregolamentarsi e rischiare in proprio; per ora, sotto la guida del commissario Fantozzi; più avanti, da amministratori da loro stessi eletti. Questa strada è già stata tentata e collaudata da molte aziende andate in crisi, e spesso ha dato ottimi risultati: tentar non nuoce, e buona fortuna!

lunedì, settembre 15, 2008

Sul caso Alitalia

Intervengo sul caso Alitalia, visto che c'è gente che non sa o non vuol guardare in faccia la realtà. Che è egoista ed incapace di informarsi di ciò che avviene al di là del proprio orticello.

Premetto che, a questo punto, sarei più propenso per il fallimento della flotta con la bandiera nazionale. Alitalia è stata una macchina mangia soldi per numerosi incauti italiani, e, di questo passo, poichè si sta snaturando quello che era il progetto di salvataggio iniziale, lo diventerà per gli incauti azionisti del Pool di aziende che se la accolleranno, o/e comunque dei contribuenti italiani. Di soldi agli italiani ne ha già mangiati tanti questa compagnia: basti pensare che chi avesse comprato azioni Alitalia ai prezzi massimi della sua "avventura" borsistica, e le avesse tenute fino ad oggi, si ritroverebbe con circa un centesimo (o forse meno) del capitale investito. Ricordo infatti che all'inizio vennero quotate solo azioni privilegiate (primi anni '80), le quali raggiunsero la stratosferica cifra di circa 25 euro (dato da controllare e verificare), alla fine anni '90, in occasione della conversione in azioni ordinarie. E poichè nel recente passato sono state fatte operazioni di raggruppamento (ogni tot azioni del costo originario di 25 euro?, per chi le avesse acquistate ai prezzi massimi, divennero 1 azione), il conto stimato circa la perdita subita dall'ipotetico incauto investitore diventa così grossomodo del 99,9999 %.

Lavoravo anch'io in un grande gruppo cartario (con circa 4000 dipendenti!) nato dall'incorporazione di molte aziende in una sola. Per me, che facevo l'agente di commercio (con partita iva, in proprio, e quindi senza tutele sindacali) e facevo parte di una di quelle aziende incorporate, venne presto il momento del benservito, e con me tutti i miei colleghi che erano alla mia stessa stregua. E non ci fu ricorso a sindacati, legali ecc.: il benservito era legittimo. In ogni caso, sappiamo come andò a finire quella storia: anche quel grande gruppo cartario finì nelle ceneri. Io ne ero già uscito e non so che fine abbiano fatto i 4000 lavoranti originari (di parecchi lo so e ne seguo le disavventure e le vicissitudini). Una cosa però è certa: nessuno di loro ha avuto o sta avendo i riguardi e il trattamento che stanno avendo le maestranze tutte di Alitalia.

Quindi per me, a questo punto, e di come stanno andando le cose, che fallisca pure, Alitalia.

domenica, settembre 14, 2008

Da Lourdes a Ventimiglia


Oggi il Papa è a Lourdes. E' da poco terminata la diretta televisiva per trasmettere la Santa Messa dalla Piana del Santuario, officiata da Benedetto XVI, in occasione del Giubileo per la celebrazione dei 150 anni dalle apparizioni della Madonna a Santa Bernadette.

Mi ha preso un velo di malinconia, ripensando alla mia visita dell'agosto 1996. L'occasione mi fu propiziata dall'evento nuziale di un amico. Con sua moglie, una ragazza di Tolosa, avevano deciso di convolare a nozze in una graziosa chiesetta (spero di rintracciare foto e filmato), molto bella e ricca di stupendi affreschi e di un coro ligneo di pregevole fattura (ora non ricordo il nome della chiesa, dedicata a un celebre santo) di una località paradisiaca e tranquilla: Castillon (Pirenei Centrali, Francia). Essa aveva, e penso abbia ancora, una peculiarità caratteristica di quella zona pirenaica: il cimitero davanti e intorno la chiesa. Da quella località mi sarei poi spinto fino a Lourdes: il tragitto era stato breve.

Per recarmi a Tolosa, e poi a Castillon, dovetti percorrere forzatamente l'Autostrada dei Fiori, la Milano-Ventimiglia. Eppure, nell'84 avevo giurato che in Liguria non vi avrei più rimesso piedi, tanto fu tragico il viaggio di ritorno di quella vacanza. Eravamo a Loano, e non a Ventimiglia, che è a circa 100 km ancora più in là (con numerose più gallerie da percorrere) ciò nonostante dovemmo sorbirci un lungo, stressante e pericoloso viaggio di ritorno: i caselli intermedi, allora esistenti, le carreggiate più strette delle attuali, strettoie e curve pericolose rallentavano o bloccavano esasperatamente la viabilità autostradale; andar per statali sarebbe stata ancor più una follia. Ricordo ancora il blocco di quasi un'ora in una delle lunghe gallerie (senza aerazione forzata, se non in quella più lunga, e solo ai suoi ingressi; in quelle condizioni si sarebbe rischiata l'asfissia, infatti veniva consigliato lo spegnimento dei motori, in caso di soste prolungate in galleria) dei pressi dello svincolo per Loano. Impiegammo 10 ore per rientrare a Milano. Era stato lì che giurai di non mettere più piede in Liguria. Cambiammo lidi, e da allora scegliemmo Cesenatico, Rosolina Mare, Lignano Sabbiadoro. Fu quel viaggio del '96 a farmi riscoprire direttamente i miglioramenti di quel tratto fatidico di autostrada, nettamente migliorato e in fase di grande rinnovamento. La migliore innovazione fu senzaltro l'eliminazione dei caselli intermedi e l'aggiunta della terza corsia nelle due direzioni, da e per Varazze fino allo svincolo per la Milano-Alessandria.

E quella fu l'occasione per la riscoperta della Liguria. Ripresi ed intensificai così i miei viaggi verso località caratteristiche di quella regione, fin quando, nel '99, scoprii, in un angolo di Ventimiglia, il luogo adatto per le mie vacanze future.

Ritengo che quella chiesa di Castillon sia questa: http://ariege-catholique.cef.fr/site/243.html

(a seguire)

giovedì, settembre 11, 2008

Cartolinomania, che passione!



Foto in alto: Mercato dei Fiori - Ventimiglia, 1936 - 1939
sotto: Livorno - Terrazza Pietro Mascagni - anno imprecisato.
(Dal sito ebay di S.Marchese)

Appassionato di vedute, ho visitato il sito Stores.ebay.it/Cartolinomania-s-marchese, dove si vendono cartoline d'epoca delle più disparate località italiane. Mi sono imbattuto in questo - che mi sembra tra i migliori del genere - dopo i frequenti passaggi sul mio blog, da parte di collezionisti/venditori di cartoline d'epoca, per visionare i miei post sui Navigli di Milano, su Pavia, Ferrara, Ventimiglia, ecc. La sua esposizione, comprendente ben 7 - 8000 esemplari, in ogni momento, è tra le più complete e rifornite. Il prodotto è soggetto ad ogni genere di riguardo: ogni minimo difetto viene puntualmente segnalato e le cartoline sono suddivise per regione per agevolare e velocizzare la consultazione.

La scoperta di un sito si ben fatto, ha riacceso l'interesse, ora sopito, che avevo avuto quando giravo per mercatini.

Nel giro odierno, ho fatto due scoperte interessanti: Il Mercato dei Fiori di Ventimiglia e la Terrazza Pietro Mascagni di Livorno. L'interesse sta nel fatto che, attraverso tali cartoline, ho potuto constatare i cambiamenti avvenuti attorno e dentro tali strutture. Del Mercato dei Fiori sono testimone diretto; della Terrazza Pietro Mascagni mi baso sulla testimonianza di oltre un anno fa di Marcello di Mammi. Egli, in un suo lungo ed appassionato post, dal titolo Racconti inattuali, mette in ampio risalto le bellezze architettoniche della sua città di Livorno, e, quando parla dei suoi Canali, li compara, decantandoli con passione poetica, con quelli di Venezia. http://www.dimammi.splinder.com/post/11469747/Racconto+inattuale

Il Mercato dei Fiori di Ventimiglia, anche detto Mercato Coperto, o Mercato della frutta, ha mantenuto intatta la struttura dei pilastri. E' stata rifatta la copertura (in seguito ai danni subiti durante gli otto mesi di bombardamenti sulla città nell'ultimo conflitto mondiale), è stato murato perimetralmente, mantenendo le ampie aperture di fronte, su via Repubblica, e di lato, lungo le vie Aprosio e Roma. Sono stati creati, nelle due ali laterali del Mercato (modificandone così la funzione originaria, da esclusivo mercato dei fiori, ad un insieme variegato di quantaltro), tra i pilastri visibili e i muri perimetrali, negozietti racchiusi da muri e saracinesche (veri precursori di ciò che oggi vediamo nei moderni centri commerciali), dove si vendono alimentari, nel lato sinistro entrando, e fiori, nel lato destro. L'ampio corridoio centrale è destinato ai venditori fissi di frutta e verdura, a destra dei quali si possono notare gruppi di bancarelle costituite da agricoltori locali che scendono in città per vendere direttamente al pubblico i prodotti della loro terra, ivi compresi olio e vino. In fondo al mercato ci sono negozi fissi in cui si vendono articoli per la casa, scarpe e generi di abbigliamento. Alla sua sinistra vi è un ampio e pittoresco mercato del pesce.

Dei cambiamenti apportati alla Terrazza Pietro Mascagni, nel lasso di tempo intercorrente tra la stampa della cartolina d'epoca e la foto attuale pubblicata da Di Mammi (nella quale la Terrazza è visibile solo parzialmente), mi posso basare solo sul raffronto delle stesse, non essendo mai stato personalmente a Livorno.

Forse i posteri potranno ancora ammirare, anche in tempi assai lontani da noi, quanto vediamo in quelle cartoline. Ma c'è una cartolina, quella qui sotto, il cui panorama è stato completamente modificato dalla stoltezza e sciagurataggine umana, e che non sarà mai più fruibile e visibile dalle future generazioni.


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Aggiornamento relativo all'argomento Terrazza Pietro Mascagni, inviatomi gentilmente dallo stesso Marcello di Mammi.

La terrazza fu costruita a partire dal 1925 e progettata dall'ingegner Enrico Salvais e con la collaborazione di Luigi Pastore. Fu terminata in poco tempo. Nel 1935 fu edificato il Gazebo dove alloggiava una piccola orchestra,in seguito, durante la seconda guerra mondiale, fu distrutto dai bombardamenti. Inizialmente la terrazza era intitolata a Costanzo Ciano, padre di GaleazzoNel dopoguerra,notevolmente ampliata, venne dedicata a Pietro Mascagni,il compositore dell’opera “Cavalleria rusticana” Verso la fine degli anni ’90 fu ristrutturata e ricostruito il gazebo.La foto che mostri nel post è del dopoguerra,dopo l'ampliamento ma prima dell’ultima ristrutturazione.

martedì, settembre 09, 2008

Sclerosi multipla: aiuto da un farmaco?

Reuters - 09/09/2008 17:31:24
LONDRA, 9 settembre
I farmaci antianemici, che alcuni atleti usano clandestinamente per migliorare le proprie prestazioni, sembrano agire positivamente anche sulla memoria, secondo quanto annunciato oggi da alcuni ricercatori tedeschi.Il loro studio mostra come l'eritropoietina, o Epo -- ormone glicoproteico usato ad esempio per incrementare la produzione di globuli sanguigni in pazienti anemici affetti da tumore -- influisca sulle cellule nervose del cervello dei topi migliorandone la memoria.La scoperta potrebbe dimostrare che dell'ormone può essere utile per la cura di disturbi cerebrali come schizofrenia e sclerosi multipla, secondo quanto hanno scritto Hannelore Ehrenreich e colleghi dell'istituto tedesco Max Planck in un articolo pubblicato sulla rivista "Bmc Biology" edita da BioMed Central.

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sabato, settembre 06, 2008

Radiografia di un infortunio domestico

Occorre premettere che a Ventimiglia non ci sono problemi d'acqua. Nella casa dove ho soggiornato - forse anche in virtù del fatto che abitassi a piano terra - nonostante i circa 300 metri dalla riva, e quindi in posizione abbastanza elevata rispetto al livello del mare, l'acqua dei rubinetti sgorga ad una pressione molto alta, è ottima e abbondante. Per me che abito ai piani alti di un palazzo dell'hinterland milanese, non ero abituato a simili pressioni. Essa è stata, però, una delle concause del mio infortunio, complice il tipo di bidè (vedi foto) incorporato nel water, dotato di acqua a getto, autonoma da quella dello sciacquone e comandata da un rubinetto a stantuffo (difficile da regolare al dosaggio voluto: in un attimo veniva lenta o di getto) dislocato nel muro fiancheggiante il water/bidè, all'altezza della spalla sinistra (anzichè di fronte o comunque in posizione più facilmente e prontamente raggiungibile). Ma la causa principale, è stata, in ogni caso, l'anomalo e difettoso funzionamento dello scaldaacqua ARISTON P30 che mi ha provocato l'ustione su circa il 5 percento del corpo. A 26 giorni dall'accaduto, sono ancora qui a curare le scottature subite!

Per inciso, dopo quanto accaduto, sarebbe il caso che MERLONI ARISTON -Fabriano inviasse una comunicazione ai possessori dei suoi boiler modelli P30, P50, P80, invitandoli a tenere a portata di mano il libretto d'istruzioni (nel caso nostro è stato irreperibile) e dissuadendoli dal non mettere mani al termostato in caso di blocco di funzionamento, perchè ciò potrebbe provocare il ripetersi del grave incidente occorsomi. Merloni dovrebbe inoltre provvedersi di una rete capillare di rivenditori, che assicurino il servizio anche in agosto (nel caso nostro, il termostato sostitutivo è stato reperito, dopo giorni di ricerca, a Bordighera, perchè a Ventimiglia è stato irreperibile). Inoltre è il caso di invitare i proprietari di case a servirsi da rivenditori e installatori professionali, autorizzati e di lunga e provata esperienza nel settore (nel mio caso, non essendo io il proprietario, ed essendo stati abbandonati a noi stessi, non sapevamo a chi rivolgerci: tutto per tentativi).

Ma veniamo ai dettagli dell'accaduto.

Il terzo giorno dall'arrivo a Ventimiglia, il boiler era andato in blocco. La telefonata al proprietario, a Milano, non aveva sortito alcun effetto. Si era mostrato impossibilitato e incapace di risolvere o di dare informazioni adeguate per risolvere il problema. Non sapeva nemmeno dove fosse il libretto d'istruzioni o chi gli avesse venduto o installato l'elettrodomestico. In pratica ci abbandonò a noi stessi, lasciandoci l'incombenza e l'onere di riparare o sostituire il boiler.

Il giorno dopo venne l'idraulico menzionato nel post precedene, il quale ce lo rimise in moto, fissandolo ad una temperatura di 40/50 gradi, con l'avvertenza di far sostituire il termostato difettoso. E per tre giorni funzionò in quel modo. Con i rubinetti messi al massimo di acqua calda, anche dopo una nottata di non utilizzo, essa usciva calda. Poi, subito tiepida e fredda. Ed essendo un boiler da 30 litri ad accumulo d'acqua, bisognava aspettare un certo lasso di tempo affinchè tornasse calda. In ogni modo, lunedì 11, dopo che i miei se ne erano andati in spiaggia, dopo aver atteso un paio d'ore affinchè la massa d'acqua si scaldasse per bene, mi accinsi a fare un bidè caldo. Misi la manopola sul massimo caldo, confidando che, com'era stato solito nei tre giorni precedenti, sarebbe arrivata calda/tiepida e...aprii di getto. Manovra assai imprudente!, mai e poi mai mi sarei immaginato di ricevere un'ondata d'acqua bollente!!

Mi sono seriamente ustionato le parti posteriori e, con gli schizzi di rimbalzo, anche parti anteriori. In quegli attimi, quasi frastornato, in preda al panico, non riuscendo a raggiungere prontamente la manopola del rubinetto, cercavo con tutte le forze residue di allontanarmi dal getto d'acqua bollente. Ma non ci fu nulla da fare! Devo aver avuto anche un attimo di mancamento perchè ad un certo punto avevo perso la forza di reagire. E così, cercando di divincolarmi il più possibile (non avevo nemmeno la capacità di raggiungere la manopola dell'acqua, posta di fianco la spalla, all'altezza della clavicola) ho atteso che il boiler scaricasse il suo carico d'acqua bollente. Finito lo scarico, ho trovato residue forze di riprendermi. Ho messo la manopola su acqua fredda e, alternando abbondanti insaponature, sono rimasto mezz'ora sotto il suo getto.

Era successo che il termostato aveva rismesso di funzionare correttamente. Non si era fermato alla temperatura fissata, ed era invece salito fino ad una temperatura prossima all'ebollizione. Dopodichè aveva smesso di funzionare del tutto. Acqua fredda per altri due giorni, fino alla riparazione. Ma che l'acqua sarebbe andata in ebollizione, era stata un'ipotesi inimmaginabile. Lungi l'idea che ciò si sarebbe verificato. E qui subentra un difetto nel sistema di sicurezza del boiler ARISTON P30, andato completamente in tilt, e a cui è da addossare parte della colpa. Se fossi un legale, farei causa.
Come da prescrizioni farmaceutiche, da 26 giorni faccio lavaggi di acqua bollita-raffreddata (per essere resa sterile) a cui aggiungo un misurino di Amuchina. Procedo poi alla completa asciugatura mediante asciugacapelli. Dopodichè spruzzo acqua termale lenitiva addolcente "Avène" (costo: € 7,9 il flacone da 150 ml a Ventimiglia; € 10 lo stesso flacone a Milano) e, dopo la sua asciugatura, applico un velo di pomata "Fitostimoline" 15% + 1% crema (estratto acquoso di Tricum vulgare + 2-fenossietanolo); titolare A.I.C. Farmaceutici DAMOR S.p.A. Napoli (€ 12,56 il tubetto da 32 g, a Ventimiglia). Essa è di ausilio all'organismo nella ricostruzione della pelle arsa dalla scottatura. Dove è possibile, poi, applico garze sterili.

Il giorno 24 agosto avrei dovuto lasciare l'appartamento, ma non ero in grado di affrontare un viaggio in macchina di 300 km, a causa delle scottature che sarebbero sangiunate in caso di sfregamenti sul sedile. Chiesi allora al proprietario di poter rimanere altri 6 giorni. Me lo concesse, ma pretende un supplemento prezzo per tale periodo.

Mi chiedo se sia giusto, dopo quanto successo (anche per sua colpa, perchè non ha provveduto con sollecitudine - come detto, si fece sentire telefonicamente 7 giorni dopo la segnalazione del guasto, a danno fatto e a riparazione avvenuta dietro nostro interessamento - alla riparazione o sostituzione del boiler, confidando che lo avremmo fatto noi), che gli debba pagare il supplemento per quei sei giorni, che sono stati di convalescenza, e non di piacere, o se invece non sia più corretto che lui mi rifonda, anche parzialmente, dei danni subiti e dei costi affrontati. In alternativa, che rinunci quantomeno al supplemento, e...amici come prima. Altrimenti io, in questa vicenda, diventerei come quello del famoso detto: mazziato e cornuto!

mercoledì, settembre 03, 2008

Una bella vacanza rovinata






Le premesse per fare una buona vacanza, c'eran tutte. Dopo sette estati trascorse a Ventimiglia a mobilità sempre più ridotta, a causa della mia patologia (i due anni precedenti a questi, li trascorsi invece alla grande: senza problemi), quest'anno, attrezzato di tutto puntino, con la mia "sedia mobile" avevo preso a girare in lungo e in largo sul lungomare - un rettilineo rifatto anni fa alla perfezione e non più ingombrato da venditori ambulanti che solevano stendere lenzuolate cariche delle loro mercanzie, lungo i marciapiedi, costituendo fastidio, ingombro e pericolo per i passanti (figurarsi per chi fosse costretto a districarsene, dovendo muoversi con l'ausilio di una sedia a rotelle!: e ne ho contati diversi, quest'anno, in tali condizioni!: persone come me che hanno scelto Ventimiglia per le vacanze) -, e per le vie centrali della città, soprattutto nel tratto che va dai Giardini Pubblici al Mercato coperto (vedere post "Ventimiglia mon amour").

Anche la casa presa in affitto, secondo gli intendimenti doveva rientrare nel programma di vacanze perfette; e lo sarebbe quasi stato se non fosse stato per il grave infortunio occorsomi proprio tra quelle mura. Stando alle foto che c'erano state inviate, doveva essere priva di barriere architettoniche; il proprietario, residente a Milano, ha anch'egli seri problemi di deambulazione; e in effetti non ci sono barriere, se si esclude la posizione assai infelice della porta d'accesso; non ci sono gradini, se si esclude quello da 22 cm. per poter accedere al bagnetto (un piccolo locale di cm 82 x 200, ma confortevole e ben attrezzato, ricavato nel sottoscala d'accesso agli appartamenti dei due piani superiori) dotato però di due solidi maniglioni (senza dei quali non avrei potuto accedervi autonomamente), posti dalla parte interna del bagno, ben ancorati nella volta del muro portante dove è ricavata la porta. Un maniglione è posto vicino alla maniglia della porta, e l'altro è dislocato sul lato opposto, un poco più in alto, nei pressi della cerniera superiore. Dalla strada, si accede all'ingresso dell'appartamentino di piano terra tramite uno scivolo che parte dal cancello e scende fino all'inizio di un bel porticato immerso nei fiori e nelle piante tipiche della Riviera Ligure. La foto di tale scivolo era stata però ingannevole: non aveva dato modo di percepire la sua effettiva pendenza; tant'è vero che attraverso di esso è impossibile parcheggiare in cortile, come invece era stato ipotizzato, con macchine di dimensioni superiori ad una certa entità; ma, soprattutto, chi si trova su una sedia a rotelle ha sempre bisogno di qualcuno che lo spinga all'insù di quello scivolo (pena, pericolo di ribaltamento e impossibilità di farcela) o che lo trattenga in discesa (pena, il pericolo di andarsi a schiantare contro muro o pilastro).

L'appartamento è dotato di ogni possibile confort. Oltre alla normale dotazione, vi sono televisori in ogni stanza (due), con televideo e videoregistratore, forno a microonde e forno elettrico supplementare; lavatrice (c'è stata molto utile, dopo quanto successo) e lavastoviglie; un efficientissimo climatizzatore silenzioso e regolabile con telecomando (chi abita sul lungomare non ha bisogno di tale elettrodomestico, ma, essendo la casa all'interno della città, e a piano terra, e quindi con finestre chiuse la notte, c'è stato di grande utilità); zanzariere a maglia fittissima in ogni stanza.

Insomma, come detto all'inizio, c'erano tutte le premesse per una buona vacanza, anche se, purtroppo, non eravamo dislocati a vista mare (ciò che mi è mancato di più). Invece, per colpa dello scaldabagno elettrico andato in tilt il terzo giorno, ci siamo poi tutti rovinati la vacanza.

Lo scaldabagno "galeotto" è del modello Ariston P30.
Cos'è successo?

Il mercoledì, terzo giorno dall'arrivo, egli ha smesso di funzionare. Informato prontamente, il proprietario, dato che eravamo ad agosto inoltrato (6 agosto!) ci fece intendere che lui da Milano non sapeva che pesci pigliare, per risolverci il problema; non ricordava nemmeno dove e quando l'aveva acquistato e da chi l'avesse fatto montare. Insomma ci lasciò quasi nella palta, tant'è vero che si fece vivo sette giorni dopo, ad operazione e "disastro"compiuti (il "quasi" è riferito ad un suo fratello, residente anch'egli a Milano e soggiornante a Ventimiglia in uno di quei piani superiori, il quale si adoperò, pare disinteressatamente, per cercare di sbrogliare la matassa del fratello infermo.

Non sapendo come muoverci, ci fu indicato un idraulico che stava facendo un lavoro in un condominio in ristrutturazione lì vicino. Venne subito. Individuò il difetto nel termostato. Ma data l'impossibilità, da parte sua (men che meno da parte nostra), di un suo reperimento, riuscì a riavviarlo, trovando, nel manovrare la manopola del termostato, un punto in cui lo scaldabagno si rimetteva in funzione. Tale punto era posto ad una temperatura bassa; posso ipotizzare tra i 40 e i 50 gradi: tant'è vero che per i quattro giorni successivi, in cui aveva ripreso a funzionare, mettendo la manopola del rubinetto (del tipo a stantuffo, e non a vite) sul punto massimo di acqua calda, usciva acqua tiepida, leggermente calda per breve tempo per poi diventare tiepida e quasi subito fredda. Una situazione che, se fosse durata per tutta la vacanza, avrebbe dato diritto ad esigere una riduzione del prezzo d'affitto. In ogni caso, avendo poi provveduto noi alla riparazione, oltre ad aver subito un grave danno fisico mio personale, sarebbe stato comunque motivo per esigere una riduzione di prezzo. L'idraulico si congedò con la vertenza di non toccare più la manopola della temperatura, altrimenti sarebbe stato difficile riavviarlo da parte nostra, e di far sostituire al più presto il termostato per ripristinare la funzionalità ottimale dello scaldabagno.

(a seguire, le modalità dell'infortunio)
Foto in alto: Ingresso principale al Mercato dei Fiori di Ventimiglia, da via Repubblica. Sono ben visibili i pannelli, posti sopra gli ingressi latelali, che riproducono foto storiche del Mercato e della zona e vie circostanti.
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