marshall

giovedì, dicembre 30, 2010

Che fine faranno i nostri risparmi?

Il quesito che aleggia a metà pagina del post di Nessie, Che fine faranno i nostri risparmi? suona come lugubre presagio di quanto potrebbe accadere da qui ad un futuro neanche troppo remoto: tra un anno, come tra dieci, venti o cinquanta. Dipenderà solo dalla capacità di tenuta dei vari governi di mantenere nervi saldi. Comunque sia, non crediamo si possa andare avanti più dei tempi indicati, se i governi non metteranno in atto serie e convincenti politiche di contenimento dei debiti pubblici, se non verranno escogitate ricette condivise da tutti per abbattere i debiti pubblici, perchè altrimenti ad andarci di mezzo saranno tutti, anche quelli che non hanno un centesimo, anche perchè a costoro verrebbe precluso tutto, restandogli solo gli occhi per piangere. Per inciso, si ricorda, come annunciato ieri in Focus Economia da Radio 24, che, nell'anno che si sta aprendo, i governi delle economie più forti saranno impegnati, come avviene da sempre, a rifinanziare il proprio debito pubblico; per la cui quota, in scadenza l'anno prossimo, si stima un totale superiore ai 4.000.000.000.000 di dollari (quattromilamiliardi). Secondo il mio parere - e non ci vuole molto per immaginarlo - prima o poi i risparmi investiti in molte di tali economie, cosiddette forti, faranno la stessa fine di quei risparmi investiti a suo tempo nelle cartelle del debito pubblico argentino (vedi Default Argentina) .
Avvenne agli inizi del secolo, ma già una decina d'anni prima ci fu un'avvisaglia di quanto poi era avvenuto, e ciò avrebbe dovuto costituire un campanello d'allarme per alcuni generi di risparmiatori, i quali, invece, fiduciosi al massimo e allettati dagli alti tassi offerti dal governo argentino per i loro titoli, si riversavano in massa a sottoscriverli. Era il tempo in cui frequentavo quotidianamente il borsino della Banca Commerciale Italiana, e ricordo ancora le file di risparmiatori che si accalcavano agli sportelli per sottoscrivere i BOT Argentini.
Venendo al dunque, quando uno stato, per varie ragioni, non gode più di fiducia e non riesce più a piazzare sui mercati la propria carta (vedi debito pubblico) allora son dolori perchè, o stampa carta moneta (creando inflazione del tipo Germania anni '20), oppure blocca a tempo indeterminato (10 - 20 - 30 anni o anche più: vedi Argentina) il rimborso dei titoli in scadenza; e quando sarà in grado di rimborsarli lo farà al valore nominale, ovviamente; ovvero al valore facciale di quando furono emessi.
Ma consolatevi, comunque, di sapere che è una strategia antica come il cucco, a cui fecero ricorso anche il duca di Milano con la consorte Bianca Maria Visconti quando progettarono di trasformare Milano nella Città Ideale (di quel progetto fanno tuttora parte il Castello Sforzesco e l'Ospedale Maggiore o Ca' Granda). Comunque sia, al momento del rimborso la somma prestata allo stato sarà stata talmente falcidiata dagli eventi inflazionistici che quei soldi varranno poco più di nulla.
A proposito di una sorta di speculazione finanziaria messa in atto dalla duchessa Bianca Maria Visconti per rimpinguare le proprie finanze personali, trascrivo un brano tratto dal libro "La Signora di Milano" di Daniela Pizzagalli.
"Poichè si ragiona anche qui di svalutazione monetaria, prego la S.V. di volermene avvisare, poichè come sa ho in pegno per parecchie centinaia di libbre, e l'altra volta quando si fece tale svalutazione trovai chi mi volle imprestare fino a sei mesi senza alcun interesse quindicimila lire, sicchè sapendo che si abbattesse la moneta troverei il simile e mi risparmierebbero un buon interesse"
In buona sostanza, quello era, probabilmente, un perido di iperinflazione (anno 1458), e Bianca Maria Visconti Sforza, potendo accedere a prestiti senza pagare interessi, voleva approfittare delle svalutazioni programmate dal marito per mettere in atto una spicciola speculazione finanziaria, con lo scopo di acquistare suppellettili, addobbi e arredi per i vari castelli di cui disponeva.
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Comunque sia, pensate alla salute, e Buon Anno a tutti!

domenica, dicembre 26, 2010

La leggenda della Rosa d'Oro

Ad una leggenda legata all'epica vita di Papa Gregorio Magno, santo e dottore della chiesa, risale la documentazione storica del prestigioso riconoscimento della Rosa d'Oro. Sul libro di Daniela Pizzagalli, dedicato a Bianca Maria Visconti andata in sposa a Francesco Sforza, ritrovo le origini della leggenda, che volentieri trascrivo. A Francesco Sforza fu riconosciuta la titanica opera di paciere per mezzo di un riconoscimento religioso di grande prestigio: la Rosa d'Oro.
Fu l'oratore sforzesco a Roma, Giacomo Calcaterra, a dare per primo l'annunzio a mezzo lettera dell'ambito riconoscimento al duca e alla duchessa. Nella lettera raccontava poi la leggenda sull'origine della sacra tradizione:
"Al tempo della beata memoria del papa Gregorio primo, c'era un santo eremita che nel roseto del suo orticello trovava ogni anno una sola rosa fiorita e bella, in tale dì come quello di ieri (la lettera è dell'8 marzo 1456) e con sommo piacere, come per volontà di Dio, pigliava quella rosa e la portava a papa Gregorio. Esso papa considerando questo come un miracolo di Dio, che in tale tempo, quasi d'inverno, si trovasse simile rosa così bella, la pigliava con letizia e la benediceva. Il papa deliberò di donare quella rosa a qualche signore della cristianità dei più devoti e fedeli cattolici e così faceva ogni anno. Venendo poi a morte il suddetto santo eremita, l'apparizione della rosa venne a mancare, ma per mantenere la buona usanza fu ordinato che se ne facesse una d'argento e d'oro"

Post correlato: Bianca Maria Visconti
Foto da Wikipedia: Rosa_d'Oro commissionata da papa Giovanni XXII e consegnata a Rodolfo III di Nidau, nel 1330.

martedì, dicembre 21, 2010

Come scavalcare le leggi

Telefono bollente questa mattina a Radio Padania: una lunga fila di cittadini inferociti che telefonavano per protestare contro la decisione di un giudice del tribunale di Milano. Questione del contendere, la decisione di Roberto Bichi, presidente della decima sezione civile del Tribunale di Milano, che intima al Comune di Milano di consegnare appartamenti delle case popolari a dieci nuclei familiari rom. Qui la notizia: Il giudice da le case ai nomadi e le toglie agli italiani in attesa
Alle ore 11 è prevista una manifestazione di cittadini arrabbiati, che confluirà davanti al Tribunale di Milano per protestare contro la decisione del giudice che si sarebbe arrogato il diritto di andare contro il regolamento (e quindi contro la legge), che è molto chiaro in merito al criterio di assegnazione delle Case Popolari: in primis bisogna essere italiani. Vedremo come finirà la questione

mercoledì, dicembre 15, 2010

Reminiscenze storiche

Aggiornamento del 16 dicembre 2010
Per quanto riguarda Bocchino e company, qui sono riportati, in breve sintesi, i curriculum vita suo e di Orfeo.
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C'è un articolo molto avveniristico di Johnny doe, scritto oltre un anno fa; è talmente interessante che ho pensato di ripubblicarlo.

Reca la data di domenica 22 novembre 2009

FINI, MACBETH INNAMORATO
saluto al duce!

Di Fini non si sa più che dire.Che sia in preda ad un delirio di protagonismo e ambizione smisurata è il minimo.Diventa difficile capire uno che non molto tempo fa diceva che il Duce è stato il piu grande statista del secolo,diventi improvvisamente il campione dei più triti luoghi comuni della sinistra.Nuovo sponsor dei dei diritti,ma non dei doveri,dell'immigrazione,che vuole a tutti i costi dotare di cittadinanza veloce.Sfiora il ridicolo quando invita i giornali a non menzionare la nazionalità dei delinquenti.Come a voler nascondere o minimizzare che un grande numero di reati sono commessi da immigrati clandestini e non.Parla di tutto,fosse pure di agopuntura,ed in qualsiasi sede trova il modo di attaccare il governo,alla faccia del ruolo superpartes che dovrebbe rappresentare.Ormai è una specie di madonna pellegrina in processione,nuova icona di una sinistra acefala.Alla festa Pd di Genova,chiedevano l'autografo al delfino di Almirante.Roba da far rivoltare nella tomba Pajetta e company e pure i suoi vecchi sodali in orbace.Ormai,il miracolato di Silvio, si crede l' oracolo della politica italiana che tutti devono ascoltare,ma se analizzi bene i suoi discorsi,sono la quintessenza della banalità e della retorica.Sotto le parole,niente.Se ne deve esser accorto perche ora è passato a parlar di stronzi,parola sempre di un certo effetto.Magari detta al cospetto di fanciulli qualifica solo chi la dice.Ma tant'è,la voglia di essere sempre sul palco val pure uno stronzo.Molti si chiederanno come sia potuto avvenire un tal repentino e disinvolto cambiamento.Dal Duce a Gramsci.In un paio d'anni ha detto tutto ed il contrario di tutto.Non sono sufficienti le motivazioni politiche,ci dev'esser qualcosa di più profondo e personale che tocchi le corde più nascoste dell'essere.

Ma certo,che può esserci di meglio dell'amore!

Infatti il nostro jongleur l'ha ritrovato a cinquant'anni,ed è come rinato.Quando questo succede in età matura,quasi sempre non ci si è più con la testa.Inizia una presunta nuova vita,con una nuova compagna, con nuovi stimoli di megalomania e nel nuovo risveglio ormonale ci si crede onnipotenti,si diventa ambiziosi,si tenta di recuperare il tempo perduto e spesso si va incontro a cocenti delusioni.Nel caso specifico,a nuove elezioni,dove il nostro eroe rampante,non potendo più pontificare senza pagar dazio da una istituzione,si ritroverebbe a diventare un semplice peones parlamentare,un generale con scarse truppe al seguito.Per fortuna sua pare che,per ora,questo triste destino si sia un po' allontanato.

Cherchez la femme! La femme sarebbe la nuova consorte,ex di Gaucci senior,donna già allora ambiziosa,abituata ai riflettori, e che non si accontenta certo di stare nell'ombra.Chissà che avrà sussurrato a Gianfranco tra le lenzuola! Magari : che aspetti a darti da fare,finchè sarai il numero 2 del Cavaliere,non sei nessuno,nemmeno come presidente della camera! Tu devi aspirare a ben altro! Detto e fatto.Continuo stillicidio di rimbrotti al Berlusca e soci, d'amore e d'accordo con Napolitano, come il gatto e la volpe, per turlupinar pinocchio.
La storia di Macbeth e della sua lady è nota,e pure la fine.
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Aggiungo la goliardata scritta oggi appositamente per questo post, dall'autore stesso, Johnny doe.

All’osteria dei traditori
parabonzibonzibò (coro)
son rimasti coi bruciori
para…………..(coro)
più di tutti un babbuino
noto fesso Italbocchino
cara la me’ biondina (ensemble)
cara la me’ biondà. ( ” )

Sic transit gloria babbiorum
De profundis

martedì, dicembre 14, 2010

Tre domande per Fini

Ora che la fiducia è passata vorremmo che il puro e casto Fini desse una risposta alle tante domande che gli ha posto stamattina Alessandro Sallusti, tramite il Giornale, del quale è autorevole vice-direttore
Fini, spiegaci la BMW avuta con i soldi del tuo partito, spiegaci la casa di Montecarlo, svenduta ad una società offshore, e ricomprata da tuo cognato, e poi il fatto di tua suocera alla quale hai fatto di tutto per farle avere un contratto con la Rai da 1,5 milioni

E a Bocchino che ci spieghi come ha avuto i soldi per ripianare i debiti del suo giornale, il Roma di Napoli.

Cari furbacchioni, non tutta la gente ha le fette di salame sopra gli occhi! Per non capire che la vostra mozione di sfiducia è nata solo da un vostro desiderio di vendetta personale, che è stata solo una vostra ripicca (per il bene del paese? ma fate ridere i polli!), che però avrebbe potuto mandare a catafascio il tanto di buono che è stato fatto in questi due anni!

In attesa di sue risposte, caro onorevole Fini, si becchi quest'ultima vignetta del mio amico Sarcastycon:

Fini, spiegaci la BMW a scrocco, la casa di Montecarlo e gli appalti Rai alla suocera

Mentre restiamo in attesa delle tue convincenti risposte, dimettiti da presidente della Camera, visto che l'avevi promesso. Perchè lo sai come dicono a Napoli?:

cà nisciun è fess



(vignetta suggeritami da un commento di Johnny doe)

sabato, dicembre 11, 2010

Discesa in campo dei PM


Aggiornamento: questo articolo è da leggere: Quando gli imbecilli sono imbecilli, e poi pensino pure quel che vogliono, ma per me son proprio emeriti imbecilli.
Non san più cosa fare per arrestare l'emorragia di grandi elettori dal loro gruppo, e così ora, pateticamente, si sono rivolti perfino ai Pubblici Magistrati (con tutto quello che avrebbero di meglio da fare). Quelli sì, i transfughi, sono tutte persone con la testa sulle spalle, che non vuol più fare la marionetta dei due, non vuol più sottostare allo sporco gioco dei due imbufaliti Fini e Bocchino. Gli brucia constatare che c'è gente che non si presta più al sogno del loro sporco gioco del potere. Il mio sogno invece sarebbe quello che si tornasse presto al voto per liberarsi definitivamente di tutta quella che io considero sporca gentaglia (penso sia lecito manifestare la propria opinione sui grandi elettori: vedere art.21 della Costituzione: Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione); e il mio è anche il sogno di moltissimi italiani. Andare presto al voto anticipato per togliersi per sempre dalla vista quei due più i "34 o quanti siano": mi sono diventati nauseabondi al solo sentirli.

Il Giornale di ieri, da dove ho tratto la vignetta qui sopra di Krancic, apriva con questo titolo: SONO PAZZI QUESTI FINIANI: non potevano trovare titolo migliore.

E' poi molto significativo della situazione che s'è venuta a creare, con la discesa in campo dei PM, il titolo dato da Elly al suo ultimo post: Del non avere un cazzo da fare...

L'articolo ispiratore di quanto sopra, di Alessandro Sallusti è molto istruttivo, e lo copioincollo integralmente, dal blog di Elly.

"Del non avere un cazzo da fare...
Il Fli ora chiama in campo i pm di Alessandro Sallusti

L’ultimo assalto, come spesso accade, è il più violento, cattivo, colpisce sul piano personale. A quarantotto ore dal voto di sfiducia che davano per scontato e che invece scontato non è, gli uomini di Gianfranco Fini, Antonio Di Pietro e i vertici della sinistra minacciano di fare arrestare chi martedì non alzerà la mano per fare cadere il governo e Silvio Berlusconi. Sono alla frutta, con la bava alla bocca, come direbbe Bocchino, si sono accorti che potrebbero aver sbagliato conti e progetto politico. Così, in zona Cesarini, chiamano in loro soccorso i magistrati: indagate su chi sta dalla parte del premier, è il loro appello trasformato in iniziativa giudiziaria. Un atto di terrorismo messo in campo da gente che, tra l’altro, in vita ha tradito e rinnegato tutto e tutti per calcolo e convenienza. D’Alema, Fassino e Bersani negano di essere mai stati comunisti, Fini, Bocchino e Granata hanno rimosso dal loro curriculum prima il fascismo e poi il berlusconismo. Tutti politici di professione che del calcolo personale e dei benefici della politica hanno fatto una religione, traendone vantaggi economici non irrilevanti per loro stessi, amici e parenti.

Adesso tutti questi signori fanno le vergini: in politica non è lecito cambiare idea, dicono, e se lo fai sei per forza corrotto. Oggi pubblichiamo un’intervista a Clemente Mastella, uomo che di salti di alleanze se ne intende. Ci racconta come da sempre la politica sia anche questo. La prassi fu inaugurata nel 1882 da un uomo della sinistra, Agostino Depetris, il premier che per primo governò convincendo parlamentari della destra conservatrice a passare dalla sua parte. Così nacque il trasformismo, pratica non disdegnata neppure dai suoi successori, tali Crispi e Giolitti. Tutta gente a cui abbiamo intitolato strade e piazze. I trasformisti, poi, sono traditori e mascalzoni quando abbandonano, eroi quando arrivano. Dall’inizio della legislatura 89 parlamentari hanno cambiato casacca senza tanto clamore. Il Pdl ne ha persi 50, il Pd 18, l’Idv 7. Casini ieri ha detto che lui non vende, però evidentemente gli piace comperare, e ha un saldo attivo: in due anni di campagna acquisti ha fatto crescere l’Udc di 5 parlamentari, uno strappato (oggi si direbbe corrotto) al Pdl, Gabriella Mondello.

Vogliamo che la magistratura indaghi su tutti questi 89 casi? Apriamo le porte del Parlamento a carabinieri e pm d’assalto? Noi siamo per il libero arbitrio degli eletti, così come prevedono la Costituzione e la legge ordinaria. Qualcuno dei transfughi avrà fatto i suoi calcoli? Non sarebbero diversi da quelli, per esempio, di Roberto Rosso che ha lasciato il Pdl per diventare coordinatore regionale del Fli in Piemonte. Nelle prossime ore il pressing psicologico si farà ancora più pesante. Prepariamoci a insulti, nuove minacce, il fango girerà a fiumi. E tutto non per un sussulto di moralità. È solo paura delle conseguenze personali del fallimento. La verità è che non c’è mai stato un progetto politico alternativo a questa maggioranza capace di aggregare uomini e idee. Chi di dovere ne prenda atto e si rassegni."

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Quella Carta non è un vangelo

Dal blog di Elly, da questo suo post, ho scoperto che oggi ci deve essere una manifestazione per la Costituzione. Credo di intuire assai bene si tratti della solita panzanata per far trastullare nullafacenti, facendoli manifestare contro Berlusconi: èggià, perchè martedì 14 è la grande giornata del grande voto in aula parlamentare; del voto che dovrebbe liberare l'Italia dal berlusconismo! Mi sembra molto strano che nei giorni addietro, essendoci stato quel grande brutto tempo, non se ne sia addossata la colpa a Berlusconi: strano, davvero molto strano!
L'articolo di cui sopra, di Marcello Veneziani, traccia un grande spaccato dell'Italia, tra coloro che usano la parola Costituzione, ad ogni man bassa, in ogni loro discussione, anche fuori luogo, e coloro che applaudiscono al solo sentirla nominare, senza magari sapere fino in fondo cosa sia, e magari conoscendo solo il primo e più celebrato articolo, quello secondo il quale: L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.


Marcello Veneziani, da grande intellettuale quale è (lui sì che potrebbe fregiarsi di questo titolo di grande accademico, e non tanti altri bru-bru della stampa e dei mass-media in generale), sberleffa tutti quelli che si appropriano indebitamente della parola Costituzione (magari citandola con due zz, Costituzzione, per darle maggior vigore!). Poco importa alla massa dei pecoroni che applaudono al solo sentirla citare, se poi quelli (vedi Fazio-Saviano) ne fanno un uso personalizzato, cioè ricalcato sulle proprie per me strambalate idee personali, i propri scopi personali, al solo scopo di "colpire" quelli che io definisco "pecoroni", quelli che dimostrano di non avere un proprio cervello per ragionare, e che "bevono" tutto quello che gli si propina! Dicevo che lo scopo principale di quei due, come di tanti altri che ogni tanto infilano la parola costituzione nei loro discorsi, è quella di far scattare la molla dell'applauso (quanto poco discernimento c'è tra i pecoroni!). Poco importa, dicevo, tanto a quelli interessa solo si scateni l'applauso al sentire la parola costituzione. E l'autore cita non a caso l'attore Petrolini, che aveva ben appresa tale arte.
Insomma, gran bell'articolo da leggere tutto: Quella Carta non è un vangelo.

giovedì, dicembre 09, 2010

L'alibi tagli alla cultura

Pubblico il commento scritto per Johnny doe, per il post Democrasserie.
La questione è sorta in seguito alla lettura del proclama contro i tagli alla cultura, fatta dal direttore d'orchestra Daniel Barenboim nella serata inaugurale della stagione lirica invernale alla Scala di Milano.
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...sai cosa devi dire a Barenboim? visto che ha cantato il de profundis della cultura italiana, a causa dei tagli di spesa fatti dal governo? Beh, insomma, devi dire a Barenboim che i proclami, quando si fanno, si devono fare completi. In buona sostanza deve dire alla gente, tutta la gente, che se non vogliono i tagli - tagli di qualunque genere, sia ben inteso - la gente deve accettare più tasse. E poi vedrai come saran tutti felici, e come lo staranno tutti ad ascoltare, quando gli si preannuncia che dovran metter mani al portafogli!
Devi sapere, infatti, che i miei vicini di casa, i miei condomini, per 20 euro all'anno da sborsare, per una miglioria del caseggiato, che avrebbe migliorato l'immagine del condominio e sarebbe stata anche un'opera di solidarietà verso i meno fortunati attuali e futuri - si son venduti l'anima, negando il loro contributo all'installazione di un servoscala per disabili. Johnny doe tu conosci già la questione, per aver letto e commentato quel post (leggi qua). Oggi quel servoscala serve a chi serve, ma un domani potrebbe servire a qualunque altro di loro.

Morale della favola: si fa presto a farsi belli con i proclami contro i tagli alla cultura o chicchesia, o inscenare manifestazioni contro i tagli; ma se poi per poterli evitare devi per forza aumentare le tasse...apriti cielo.

A proposito di tagli o non tagli alla cultura, la GPG FILM - Grilli Perego Grilli ha prodotto un buon film (questo), senza dover ricorrere ai contributi statali, e, con la stessa modalità, ne sta ora approntando un altro (leggi qua).
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Aggiornamento
Ieri sera ho dimenticato di trascrivere la parte più interessante e più sapida del commento di Johnny doe, la seguente:

Sai che a volte penso sia meglio che berlusconi perda, per vedere all'opera questi carneadi!
Se non fosse perchè ci manderebbero in rovina, ci sarebbe da ridere.
Togliendogli l'alibi di Berlusconi, che farebbero?
Tutti disoccupati, lui è l'unico che da loro da mangiare, scrittori compresi che sputano nel piatto dove mangiano (Mondadori).
Si lamentano ma non se ne vanno mai.

Hai detto bene Johnny, ed è una storia che si ripete ormai da secoli e secoli, e forse da sempre. Pensa che nel 1450 era successa una cosa analoga. Siamo nel ducato di Milano dove dominato da quasi due secoli i Visconti (vedi Battaglia di Desio, 1277, quando inizia il dominio incontrastato dei Visconti su Milano). Alla morte dell'ultimo maschio della dinastia, Filippo Maria Visconti, sembrava che il regno dei duchi fosse terminato. I milanesi, illudendosi di essersi finalmente liberati del despota, cosa fecero? Approfittando del fatto che l'unica figlia legittima del Visconti, Bianca Maria, si trovava nelle Marche col marito, per occuparsi di quello stato, i milanesi fondarono la Repubblica Ambrosiana. Ebbene, e per farla breve, la repubblica durò tre anni, finchè furono presi per fame da Francesco Sforza, il quale ricostituì il ducato, dando inizio al Rinascimento milanese, con l'arrivo di Leonardo da Vinci da Firenze, e tanti altri. I milansesi, che credettero di essersi sbarazzati dei Visconti, si affidarono così alle braccia e al dominio dello Sforza, suo genero. In quei tre anni di repubblica per sfamarsi i milanesi arrivarono perfino a doversi nutrire di cani, gatti e, da ultimo, perfino topi. Tutto questo per dirti che tutti questi tromboni che starnazzano (non da ultimo quel Di Pietro che ancora ieri è tornato a tuonare contro Berlusconi perchè dice che è sceso in politica per farsi gli affari suoi) non fanno altro che pensare al proprio interesse personale, o del proprio gruppo di appartenenza, altro che interesse generale o il bene della nazione!

mercoledì, dicembre 08, 2010

Governo in mano a vendicatori

Non se ne può davvero più.

Lo schifo della politica di questi ultimi tempi sta portando la gente ad un punto di esasperazione tale, che poco ci manca a voler desiderare una dittatura che faccia cessare lo schifo cui siamo costretti ad assistere quotidianamente: burattinate e scene comiche messe in piedi da quei due, coadiuvati dai 34 o quanti siano. Questa non è più politica; queste sono schermaglie per vendette personali. E ieri sera a Ballarò deve essere andata in scena un'ennesima burattinata, messa in piedi però questa volta non dal solito uomo dal riso facile Giovanni Floris (ride come se si fosse in una di quelle sedute dello yoga della risata ), ma dagli inviperiti Bocchino e Fini, sotto la ridolente supervisione del padrone di casa. Questi ha tra l'altro trasformato uno spazio pubblico, messo a disposizione da mamma Rai, nel suo salotto di casa: una sua proprietà privata della quale sembra non debba dover rispondere a nessuno di quel che fa, come fosse un deus indiscusso. Non ho visto una sola sequenza del programma, ma l'articolo recensito da Eleonora ne fa un'ampia e dettagliata cronaca, mettendo bene in risalto quello squallore che stiamo vivendo in questi mesi a causa di quei due vendicatori. A questo punto, molto meglio le elezioni anticipate, e in tutta fretta, per far cessare la triste agonia del governo a cui ci hanno condotto i due bellimbusti della politica. E mi butto in un pronostico: vincerebbero sicuramente le coalizioni Maroni-Alfano, oppure un nuovo PD sotto però la guida di un giovane la cui faccia sembra essere pulita, Renzi. Meglio ancora, vedrei più volentieri una coalizione capeggiata da quei tre leader messi assieme. Ma, per carità! mai più la brutta faccia di quei due.

martedì, dicembre 07, 2010

La ripicca di Bocchino

Ma che scuole ha fatto Bocchino?
Ieri sera m'è venuta l'idea di guardare gli ultimi sprazzi di Porta a Porta e, per l'ennesima volta, mi son ritrovato davanti la faccia torva, brutta e cattiva dello spiritato Bocchino. L'ho ascoltato per l'ennesima volta ancora un poco, e mi son chiesto: ma questo chi l'ha fatto politico? Ma che scuole ha fatto, ammesso che ne abbia fatte? Già perchè s'è capito chiaramente che vuol mandare a rotoli il governo Berlusconi, che finora ha operato bene, solamente per una questione di ripicca personale verso di lui. E altri 84, per me stolti come lui, lo stanno seguendo. E anche a costoro, chi ha dato la patente del politico?
Uno di costoro era presente nello studio di Bruno Vespa , l'on.Galletti dell' UDC. Idee sgangherate, stile idee rozze e grossolane dell'estrema sinistra, cioè buttate lì senza una base di costrutto. Diceva costui a Paolo Bonaiuti: "avete buttato via 3 miliardi per Alitalia, che invece potevate usare per il quoziente familiare. Avete tolto 3 miliardi dell'ici ai comuni; soldi che invece potevano usare... (per non so che cosa: ndr). E poi ha ripreso anche lui la solita tiritera sulla tassazione delle rendite finanziarie; tanto per gettare un po di fumo negli occhi ai soliti allocchi creduloni. Quella della tassazione delle cosiddette rendite finanziarie, sarebbe un'arma a doppio taglio per l'Italia, ma chi lancia l'idea - idea ormai vecchia stantia e superata - spera d'accaparrarsi i voti della classe meno abbiente; la quale non conosce ne conosce l'inutilità e tutte le problematiche che invece ne deriverebbero col tassare gli interessi obbligazionari e il capital gain al 20%, anzichè al 12,5 % come è ora. "Però" - dicono tutti i pappagalli che lanciano l'idea vecchia e stantia - "escludendo i titoli di stato". E ciò è ovvio, così buttano altro fumo negli occhi agli allocchi, sperando d'accapparrarsi i loro voti, facendosi vedere paladini del popolo dei bot!
Dell'inutilità dell'operazione ne ho comunque già parlato abbondantemente qui , qui e in chissà quanti altri post; la storia della tiritera della tassazione del capital gain e degli interessi delle obbligazioni al 20% anzichè il 12,5 % è come la storiella del gatto che si morde la coda, e chi cavalca questa tiritera è un pessimo politico, perchè denota superficialità e ignoranza in campo economico finanziario; ma è evidente lo scopo: lo fa solo per attrarre voti dagli elettori allocchi, perchè se non spiega loro tutto il giro del fumo e l'inutilità della manovra ai fini del salvare l'Italia è un perfetto ignorante e in perfetta malafede.
Tornando a Bocchino, ieri sera mi è parso come un avvilito spiritato bastonato (come è suo solito fare ultimamente), invelenito per questioni personali contro Berlusconi, che sta mandando a rotoli la legislatura, e con essa l'Italia, per una questione di ripicca personale.
Importante aggiornamento

Il commento a retro di Johnny doe è istruttivo per conoscere meglio la personalità doppia e contorta di Italo Bocchino. Dalle dichiarazioni del deputato, all'indomani della vittoria del centro destra alle regionali 2010, si comprende chiaramente che la sua posizione intransigente di questo ultimo periodo è solamente il frutto di una ripicca personale nei confronti del presidente del Consiglio Berlusconi; come pure ripicca personale appare del tutto evidente essere quella di Fini, che dietro alle sue strambalate idee ha trascinato gli altri 34, che si sono fatti soggiogare dalle sue parole dalla lingua tagliente e biforcuta.

Sono solo giochi di potere che fanno molto male alla democrazia; si comprende pertanto, e si giustifica, il comportamento di coloro che affermano che non andranno più a votare.

Ecco il commento di Johnny doe:

aprile 2010, poco dopo la vittoria del centrodestra alle regionali, quelle per cui non si spese nemmeno un minuto Fini perchè il suo ruolo istituzionale non lo consentiva…(mentre dopo il ruolo ha consentito, ha consentito....)

Bocchino

"È un genio (Berlusconi), ha dimostrato di essere il maggior interprete del sentimento comune degli italiani. Solo un forte impegno berlusconiano poteva determinare il risultato ottenuto"

Sul PDL

"Sono contrario alla drammatizzazione del dibattito nel Pdl. Non c’è nessuna emergenza. E vengo da una scuola in cui squadra che vince non si cambia . Mi pare che le urne abbiamo premiato questa classe dirigente."

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sabato, dicembre 04, 2010

Dai Visconti agli Sforza: l'inizio

Non correva buon sangue tra i Visconti, signori di Milano, e i Dogi di Venezia, sempre in guerra tra loro, per spartirsi fette della Lombardia. Ciò non di meno, Bianca Maria, unica erede legittima del ducato milanese di Filippo Maria Visconti, mentre era di stanza nel Veneto col marito Francesco Sforza ne volle approfittare per una fugace visita a Venezia. Non c'era stato nulla di programmato. Francesco non era ancora quel che sarebbe diventato, per cui non aveva ancora nulla da temere dai veneziani, anzi, in passato aveva pure militato qualche volta nelle loro fila; la moglie, invece, essendo una Visconti è plausibile pensare che non sarebbe stata ben accetta al Doge. Ciò non di meno, quel giorno avvenne una sorta di miracolo: venuto a conoscenza della visita di una Visconti, tutto il popolo veneziano si era accalcato lungo le rive del Canal Grande per ammirarla e...
"Il suono delle campane e delle trombe si ripercuoteva da una riva all'altra, mentre il corteo sfilava lungo il Canal Grande, dove si allineavano i palazzi con le facciate in cotto ravvivate dai colorati intonaci; una fitta vegetazione decorativa invadeva cornicioni e davanzali. Fra i palazzi spiccava quello nuovissimo del mercante patrizio Marin Contarini, già denominato Ca' d'Oro."

E' il 2 maggio 1442, la coppia dei neo sposi Francesco Sforza, quarantenne, e la diciassettenne Bianca Maria Visconti sono appena arrivati a Venezia, per quel supplemento di vacanza, e vengono ricevuti con tutti gli onori regali dal doge Francesco Foscari.

"La coppia sforzesca venne ospitata probabilmente a palazzo Bernardo, dove subito si radunarono amici e fiancheggiatori: primo fra tutti Angelo Simonetta, che svolgeva a Venezia la delicata funzione di "oratore" dello Sforza, era cioè residente e addetto, come illustrava l'appellativo, a perorare con facondia gli interessi del signore, mentre venivano definiti ambasciatori i diplomatici in missione straordinaria."

...
Il corsivo è copiato dal saggio di Daniela Pizzagalli:
La Signora di Milano
- Vita e passioni di Bianca Maria Visconti, BUR - Rizzoli
Foto di Fausto Maroder della Alloggi Barbaria Blogspot - Venezia
in alto: Palazzo Bernardo
in basso: Cortile della Ca' d'Oro

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venerdì, dicembre 03, 2010

L'arte del governare

Le pagine del saggio La Signora di Milano - Vita e passioni di Bianca Maria Visconti, di Daniela Pizzagalli (BUR Rizzoli), contengono un trattato di alta teologia applicabile ai governanti di ogni genere e di ogni tempo, che trascrivo integralmente.


Filippo Maria Visconti, angosciato per l'invadenza veneziana e prostrato fisicamente dall'aggravarsi dei suoi malanni, sentendosi vicino alla fine cominciò a temere per la salvezza dell'anima. Il 9 maggio 1446 scriveva al frate domenicano Guglielmo Lampugnani, suo cappellano, incaricandolo di radunare sei eminenti teologi per sottoporre al loro giudizio uno scrupolo che tormentava la sua coscienza: "A noi occorre alcuna volta alla mente un pensiero: ci pare difficile cosa e quasi impossibile che un signore temporale si possa salvare appresso Iddio" . I governanti gravano di tasse i sudditi, diceva in sostanza il duca, impadronendosi dei beni degli orfani, delle vedove, dei poveri, delle chiese, ed è impossibile restituire il mal tolto perchè occorerebbero tesori infiniti.


L'illustre commissione redasse un documento latino in risposta, zeppo di citazioni dai Padri della Chiesa, dai Codici e dalle Decretali, accompagnato da un breve riassunto in volgare, una sorta di trattatello sul buon governo che affermava: se non è lecito a un signore esigere dazi e gabelle in misura da eccedere le consuetudini, è pur accettabile che vi ricorra in caso di ineluttabile necessità, come sarebbe la difesa dello Stato dai nemici. Si tratta quindi di stabilire se una guerra è giusta o ingiusta. Nel primo caso si possono gravare i sudditi di imposte, ma essi debbono però essere difesi dai soprusi e dalle violenze dell'esercito; in caso contrario, il principe è responsabile e deve risarcire chi è stato danneggiato. Se non ha la possibilità di arrivare alle vittime, distribuirà ai poveri le somme destinate al risarcimento, secondo il consiglio del vescovo o del papa.

La parte conclusiva del discorso esaminava il comportamento di Filippo Maria, definito un principe liberale nelle elemosine e nient'affatto proclive a esagerare con le tasse, che era obbligato a imporre per le necessità belliche; d'altra parte era impossibilitato a un'integrale restituzione perchè non avrebbe più avuto fondi per l'esercito, indispensabile alla stabilità dello Stato. Per assicurare la sua salvezza eterna sarebbe bastato pentirsi degli abusi passati e non ricaderci, frenare le spese superflue e difendere la morale, punendo le bestemmie e il lusso sfrenato delle donne; vigilare sulla correttezza dei pubblici funzionari e favorire una riforma dell'amministrazione e dei costumi di chiese e monasteri. Infine avrebbe dovuto pensare alla sua successione, in modo che lo Stato potesse continuare a vivere tranquillo, prospero e rispettato.

Immagini da Wikipedia

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