marshall

venerdì, settembre 29, 2006

I tre NO di Prodi

Nel programma serale di Radio24, quello in onda alle 19,30, ho sentito ritrasmettere la risposta data da Romano Prodi ad un giornalista che nel corso di un'intervista rilasciata in campagna elettorale gli chiedeva: "Ma lei le tasse le aumenterà?" e Prodi rispondeva: "No, no no".

Quindi, quando intitolo i miei pezzi con i seguenti titoli: "Il governo dei ballisti e delle balle", oppure semplicemente "I ballisti", oppure, rivolto agli italiani che lo hanno votato: "Il paese dei polli", ho ben ragione di scrivere in quel modo: i miei titoli sono sempre appropriati.

Quindi, d'ora in poi non accetto più invettive per come intitolo certi post.

I privilegi non finiscono mai

Nel post odierno di Monsoreau (qui a fianco il link per accedere al sito), ho lasciato un commento che può sembrare scritto da un rivoluzionario, da uno che inneggia alla rivoluzione. Nella realtà, invece, sono uno calmo, tranquillo, pacifico, inerme, e non potrei non esserlo, anche volendo, visto quello che ho!
Ma ci sono notizie alle quali il mio animo si ribella e dà in escandescenze!
Questa mattina ascoltavo il commento di uno dei direttori di quotidiani che si alternano settimanalmente su Radio 3. Fra le telefonate del giorno, un ascoltatore si lamentava vivamente dei privilegi dei nostri parlamentari. In particolare si riferiva al fatto che essi hanno, in fatto di medicina, visite specialistiche, esami di laboratorio ecc., la precedenza su tutti. Inoltre, pagando 100 euro all'anno, ottengono l'estensione di tutti i loro privilegi anche per i loro suoceri, suocere, ecc.
Questo è uno di quei fatti che mi fa imbestialire.
Io, per un disturbo collaterale alla mia infermità cronica, ho prenotato nel mese di giugno un esame radiologico particolare. Esame che mi verrà fatto nel mese di novembre. Quindi dopo circa 5 mesi dalla prenotazione.
Ma chi sono questi signori parlamentari che, con il loro seguito di famigliari, hanno tutti quei privilegi in più di noi?
In questa polemica lasciamo fuori i parlamentari di centrodestra perchè tanto, per quelli di sinistra essi sono i politici della classe "borghese"; quindi gente "ricca", "facoltosa", ecc.ecc. Quindi, sempre secondo quelli di sinistra, essi non rinuncerebbero mai a quei privilegi la cui eliminazione favorirebbe la base popolare. Loro, "lascerebbero" le cose come stanno.
Ma quelli di sinistra dove stanno? I Radicali, i Rifondazionisti, i Comunisti italini ecc.ecc.? Quelli che hanno sempre in mente e che pensano sempre al popolo, dove stanno? Mai li ho sentiti dibattere seriamente sull'eliminazione di tutti i privilegi dei parlamentari: emolumenti, onorari, rimborsi spese, e chi più ne ha più ne metta!
Quindi, personalmente che non mi facciano ridere costoro! Verso di loro ho un senso di nausea e di disgusto ancor maggiore di quello che potrei avere per quelli di destra.

Caro Silvio, tanti auguri per i tuoi settant'anni, contavamo tanto su di te, ma vedo che senza una rivoluzione vera, come ha auspicato quel signore di questa mattina, I PRIVILEGI DEI PARLAMENTARI NON VERRANNO MAI TOCCATI.

E per chi volesse saperne di più su questi argomenti vada sul link www.orsaminore.prato.it/centro/diritti/htm/pens.htm

giovedì, settembre 28, 2006

Sotto a chi tocca!

Il governo ha intenzione di aumentare le tasse.

Secondo calcoli del prof. Renato Brunetta esse colpiranno 20 milioni di italiani, i quali saranno costretti a pagare 1000 euro in più all'anno.
Rimando la conclusione del mio "racconto" a puntate per inserire questo articolo che servirà per far comprendere meglio il mio pensiero complessivo sulla "vicenda" Telecom.
Tanto per stare in tema, mentre scrivo il presidente Prodi sta riferendo al Parlamento il suo "eventuale" o "probabile" coinvolgimento nella vicenda.

Avevamo concluso la 4a parte, accennando al debito pubblico.
Esso potrebbe essere visto anche come fattore di crescita, perchè la paura innescata dall'inflazione a due cifre degli anni '80, aveva fatto mettere in circolo una notevole quantità di capitale dormiente. Visto, invece, da una prospettiva più connaturata alla situazione italiana in generale, il debito pubblico è stato, e viene usato, ancor oggi, come mezzo apparentemente legale per trasferire ricchezze da una tasca all'altra.
E' noto a tutti quello che successe alla lira durante il periodo bellico.
Chi di voi non conosce il motivetto: " se potessi avere mille lire al mese " ? E quindi saprà anche cosa si sarebbe potuto fare con quelle mille lire, e quanto si sarebbe potuto fare con quella cifra nel dopoguerra.
Il valore della lira dalla fine anni '70 subì le stesse sorti che ebbe nel periodo bellico, diluito in un lasso di tempo maggiore.
Poichè negli anni '50 e '60 la lira si era mantenuta stabile, grazie a tassi d'inflazione bassissimi, che le fecero guadagnare anche l'oscar della moneta più forte, il risparmio si era convogliato su titoli di stato e cartelle fondiarie a tasso fisso e a lunga scadenza, con saggi di remunerazione uguali o inferiori a quelli attuali: 2 - 2,5 - 3 - 3,5 percento.
Andarono a ruba le cartelle fondiarie Cariplo che tanti dispiaceri diedero poi ai loro possessori nel periodo successivo agli shock petroliferi degli anni 73/74 e 79/82.
In seguito al primo shock petrolifero cominciò a muoversi l'inflazione, che divenne dirompente negli anni '80. L'inflazione incontrollata diede origine alla svalutazione strisciante della lira.

Oltre al problema del petrolio, furono altre le cause che diedero origine a tale processo. Esempio, la ricostruzione dell'Irpinia, devastata dal tragico terremoto dell'ottobre 1980, i cui costi andarono fuori da ogni controllo e fu fatto scempio di ricchezza nazionale. Vennero poi i "ricatti" politici cui furono soggetti i governi da parte dei partiti cosiddetti "progressisti" che volevano creare un welfare state alla svedese ma con contribuzione alla portoghese, e quindi inattuabile in Italia dove la mentalità generale era più simile a quella dei portoghesi che non a quella degli svedesi.
Ricatti ai quali i governi sottostarono.
Furono così varate numerose leggi senza copertura finanziaria. Una tra le tante, la messa in pensione di un ingente numero di insegnati trentenni, se non sbaglio 65.000, che avessero raggiunto 15 anni di insegnamento.
Per far fronte alla coperturta di queste spese si cominciarono ad emettere titoli di stato "a valanga". Il debito pubblico che nel 1980 era di 224 mila miliardi di lire, pari al 58 % del Reddito Nazionale, nel 1993 era diventato di 1813 mila miliardi, pari al 117,4 % del Reddito Nazionale.

(segue)

sabato, settembre 23, 2006

I veri Gonzi - 4a parte

Riprendiamo la nostra storia, facendo un passo indietro dal punto in cui l'abbiamo lasciata.
Nel 1908 presso la Borsa di Milano era quotata la società Industriale Elettrochimica di Pont Saint Martin, divenuta poi SIP (Società Idroelettrica Piemontese), l'antenata di Telecom Italia.
Nel 1923, questa società, assieme ad altre quattro, ottenne da Mussolini la concessione per gestire e sviluppare la telefonia italiana. Sempre lei, nel 1924 costituì la STIPEL, la quale cominciò ad operare il 12 ottobre di quell'anno nelle regioni che ebbe avuto in concessione: Piemonte e Lombardia.
Successivamente SIP acquisì il controllo di due di quelle quattro società (TIMO e TELVE), concentrando nelle proprie mani oltre la metà del traffico telefonico italiano e diventando uno dei maggiori gruppi economici del paese.
Il capitale di controllo di SIP era detenuto dalla Banca Commerciale Italiana. E quando questa andò in crisi, a seguito della pesante situazione economica generale del 1932, fu "salvata" e rilevata dall'IRI, costituita per l'occasione nel 1933, assieme a tutte le sue partecipazioni industriali, tra le quali vi era SIP.
Nel 1936, tutte le attività legate alla telefonia possedute dall'IRI, furono fatte confluire in una nuova società, STET, da subito quotata alla Borsa di Milano.

Facciamo un salto in avanti di 60 anni e arriviamo al 1992.

Sarebbe più interessante ed istruttivo parlare dell'enorme progresso fatto dalla telefonia in questo lasso di tempo, che non parlare degli aspetti finanziari.
Ad ogni buon conto, le nuove tecnologie scoperte e messe a punto da inglesi e americani, durante il periodo a ridosso del conflitto mondiale, furono messe a disposizione dell'Italia nell'ambito del piano Marshall.
Si pensi soltanto a cos'era ancora negli anni '30 l'invenzione di Antonio Meucci e si faccia il paragone con quella che è oggi.
Fu in quegli anni dal 32 al 92 che furono messe le basi per quella che è la telefonia moderna.
E andiamo agli anni novanta.
In quel decennio cominciò a prendere vigorosa forza il vento delle privatizzazioni.
L'Italia era fortemente indebitata. Aveva il debito pubblico più alto, in rapporto al PIL, tra i componenti del gruppo dei sette paesi più industrializzati del mondo. La svalutazione della lira nei confronti del marco tedesco del franco svizzero, le monete più forti dell'Europa in quel momento, erano all'ordine del giorno. L'Italia repubblicana rasentava una debacle senza precedenti.
Gli speculatori internazionali, tra i quali spiccò George Soros, avendo individuato nel nostro enorme debito pubblico il tallone d'Achille della nostra moneta, si diedero al suo assalto, giocando forte a ribasso sulla nostra valuta.
Domenica 13 settembre 1992 la lira fu svalutata del 7 % e la notte del 17 settembre 1992, il governo Amato, per salvare la lira da ulteriori pesanti e disastrose svalutazione, varò una manovra finanziaria da 100 mila miliardi di lire. In quell'ambito tassò i conti correnti bancari sulla base del semplice saldo contabile di quella notte: operazione palesemente iniqua, ma accettata, perchè non tenne conto di nulla: giorni valuta, buon fine assegni, operazioni transitorie, ecc. A chi toccò, toccò. Ci fu quindi chi pagò tanto, chi meno e chi niente. Di quel sacrificio, che non fu sopportato da tutti allo stesso modo, ne beneficiarono indistintamente tutti. E coloro che vennero scherzosamente chiamati i "salvatori della patria", coloro che furono "spolpati", non ebbero alcun riconoscimento scritto o verbale, medagliette, buoni sconto o bonus da spendere nelle proprietà e beni dello stato e demanio pubblico: suggerii queste idee, ma non se ne fece nulla. Eppure sarebbe stata una soluzione a costo zero.
Fu, soprattutto per ridurre il debito, oltre che per azzerare gradualmente la presenza dello stato nei gangli vitali dell'economia, che si diede inizio, con quella manovra finanziaria del 17 settembre 1992, alle privatizzazioni di massa.

fine 4a parte

mercoledì, settembre 20, 2006

Considerazione sul giornalismo

Il post odierno di Monsoreau http://blacknights1.blogspot.com/2006/09/la-legge-del-telefono-non-uguale-per.html si presta ad una considerazione.
Perchè mai Silvio Berlusconi è considerato come se avesse la peste bubbonica, dall'85% dei giornalisti, quelli che parteggiano per la sinistra? e quindi, a causa di questa "malattia contagiosa", è da loro osteggiato, schernito? e ne parlano il più male possibile, calcando la penna su certe notizie, e invece ne parlano il meno bene possibile su buone notizie che non possono non dare?

Da quando seguo la politica, mi sono sempre ripromesso di risolvere questo enigma, ma finora, in tanti anni, non sono mai riuscito a trovare la soluzione. Nè tantomeno loro, quei giornalisti, con i loro argomenti tentatamente suasivi, non sono riusciti a svelare: era, è e resterà un enigma.
Ed è per questo che le notizie, ora, me le cerco dove e come voglio, saltando l'intermediazione di quell'informazione che ritengo faziosa e tendenziosa.

Un'altra riprova di questa mia supposizione la stò avendo con il caso Prodi-Telecom.

Come è stato detto ormai in tutte le salse, dai numerosi blog che ne hanno parlato, se fosse stato Berlusconi l'autore del misfatto, i giornalisti conformati alla sinistra si sarebbero scagliati bramosamente contro di lui per "sbranarlo" e tentare in tutti i modi di costringerlo alle dimissioni, come hanno fatto tante volte in passato, quand'era presidente del Consiglio, con articoli accidiosi.
Invece con Prodi si dimostrano molto più tolleranti e benevoli, come se avessero deciso di formare un cordone di protezione intorno a lui.

E questa sarebbe l'etica professionale!

martedì, settembre 19, 2006

I Ballisti

Chissà come li chiamerebbe i ballisti, il nostro amico Sarcastycon, usando l'idioma dell'Antico Egitto?
Ballista richiama pur sempre una parte anatomica di un individuo di sesso maschile, ma, mentre nel post precedente, nel quale mi sfogavo liberamente, quella parte del corpo umano sottintendeva l'essere enormemente scocciati, seccati, e, in altri ancora significava l'essere sciocchi, gonzi, in questo post stà ad indicare un individuo furbo, scaltro, ma di quei furbi e scaltri facili da smascherare, e che quindi, una volta scoperti, ci fanno la parte del fesso, del macaco.

Così, nel programma Libero di sera, trasmesso ogni lunedì da Odeon tv,Telereporter ed altre emittenti regionali con esse collegate, Vittorio Feltri e il suo intervistatore hanno preso di mira Romano Prodi per la sua "balla"," grande come una casa" che avrebbe detto sul caso Telecom, caso ormai arcinoto a tutti. E dico "avrebbe" per non cadere in eventuali querele per diffamazione, fintantochè non verrà diffusa la prova schiacciante su questo argomento.
Comunque i due giornalisti hanno dato prove altrettanto certe della "balla grande come una casa" detta da Romano Prodi.
Hanno poi divagato su quanto sarebbe successo se a dirla fosse stato Silvio Berlusconi.

In ogni caso, Romano Prodi è stato risparmiato dal vedersi assegnare un altro premio Bamba. Sarebbe stato il terzo in soli tre mesi e quindi un record assoluto mai raggiunto finora. E' stato solo oggetto e argomento principale della rubrica pensieri.

Per la cronaca, il premio Bamba è stato assegnato a quel neosposo di Como che, durante il pranzo nuziale, si è lasciato andare in sollazzi extramatrimoniali.

lunedì, settembre 18, 2006

Vicende legate al Papa

Preso dalla vicenda Telecom, non ho avuto modo di seguire attentamente quanto sta succedendo intorno alla figura di papa BenedettoXVI.
Un fatto, però, è certo. La gente comune comincia a prendere coscienza dello scompiglio e dei problemi che stanno creando i musulmani. E comincia a non sopportare più quello che ormai molti vedono certi episodi come atti di intolleranza, ingratitudine, arroganza, prepotenza.

Stamani, mentre passavo nei pressi di un crocchio di gente, sentivo che discutevano animatamente e dicevano ad alta voce: "dovremmo cacciarli, come ha fatto Gheddafi con gli italiani!", e ancora "se vogliono restare, che dicano chiaramente ai loro capi di là e di quà, di non interferire e non creare problemi al paese che li ospita!".

Era gente comune ed è chiaro che il problema comincia a farsi sentire.

Nel mio condominio vivono 10 famiglie di egiziani e pakistani, con alcune delle quali ho un rapporto di bun vicinato. Sonderò per sapere cosa ne pensano di questa vicenda.

sabato, settembre 16, 2006

Uno sfogo personale

Oggi mi concedo una pausa alla stesura del mio racconto a puntate, quantunque ne vedremo ancor più belle dopo le dimissioni di Tronchetti Provera. E la prospettiva di una tegola in testa ai possessori di azioni Telecom, tra i quali c'è anche il sottoscritto, è sicura.

La pausa che mi concedo riguarda tre spezzoni di telegiornali che ho visto durante il pranzo.
Riguardano Tg2, Tg5, Tg1.
L'ho detto in tanti post e in altrettanti commenti: è meglio che io non guardi più la televisione, e tanto meno i telegiornali di ispirazione sinistra, se voglio evitare di farmi il sangue cattivo!

E sì, e qui mi permetto, e concedetemi, voi blogger, una licenza che non mi sono mai concesso: voglio andare giù piatto, senza peli sulla lingua e dire pane al pane e vino al vino.

Cari Tg1, Tg2, Tg5 avete rotto i rossi (parola della antica lingua egizia della quale, per conoscerne il significato, vi prego andare sul sito di sarcastycon, al www.sarcastycon.ilcannocchiale.it) col trasmettere in continuazione i discorsi di buonismo, di bontà, di eguaglianza, fratellanza ecc.ecc. dei vari leader di sinistra. Oggi, per esempio avete trasmesso interviste/discorsi di Ferrero e Bertinotti, nonchè di attori, cantanti, ecc.ecc.

Embè, avete proprio rotto i rossi.
D'ora in poi, se volete essere credibili anche voi, se volete che la gente continui a seguirvi, quando trasmettete quei servizi di buonismo, fate anche vedere cosa fanno di concreto, sulla base di quello che dicono, quei signori che dicono tutte quelle belle parole.

Signori, siete avvisati!
Se non volete perdere audience, seguite il mio consiglio. Altrimenti perderete di credibilità anche voi, oltre che a perderla quelli che si riempiono la bocca di così belle parole!!

venerdì, settembre 15, 2006

I veri Gonzi - 3a parte

(questa parte del racconto è scritta di getto, facendo ricorso alla sola memoria. Pertanto, potrebbe esserci, forse, qualche imprecisione, ma la sostanza non cambia ed è quella)

Mentre scrivo, apprendo della morte di Oriana Fallaci.
A quanti l'amarono veramente, esprimo le mie più sentite condoglianze.
A quanti la disprezzarono, la odiarono, la calunniarono, va la mia indifferenza e disistima.
Mi unisco al sentimento di mestizia che pervade i pensieri dei componenti del castello1, i quali l'hanno, da sempre, eletta come simbolo di fierezza e orgoglio dell'essere e del sentirsi italiani: Oriana sarà sempre nei loro e nostri cuori.

°°°°°°°°°°°°
Alla nostra storia, dunque.
Poichè c'è stato un legame Telecom-IRI, e quindi Stato, non posso prescindere da una breve storia su quella istituzione che fu l'IRI.
L'IRI, Istituto per la Ricostruzione Industriale, nacque negli anni '30, per volere di Mussolini.
La crisi economica dei primi anni '30, che arrivò in Europa anche a seguito della grande "depressione" americana del '29, minò le basi della pacifica convivenza.

E' da ricordare che la crisi economica americana fu generata da una mancanza di circolazione del denaro. Non fu dovuta a carestie o mancanza di forza lavoro. Tuttaltro. C'erano beni di ogni genere in quantità oltre i bisogni. Ma tali beni, tali merci giacevano invendute perchè era venuta a mancare la materia prima per il loro acquisto: il denaro. E così le merci deperivano, invecchiavano diventando invendibili. E così, chi produceva smise di produrre, visto che non c'era smercio. E si creò disoccupazione autoindotta. E la disperazione si impadronì delle città e delle campagne. Aumentarono a dismisura i fallimenti, i suicidi. La delinquenza organizzata prese il sopravvento e acquisì la forza e il potere per comandare in zone e quartieri degradati delle grandi metropoli americane.
Fu da un'idea semplice, ma geniale, venuta al presidente Franklin Delano Roosevelt che l'america trovò la strada per l'uscita e la vittoria su quella spaventosa depressione economica.

In Europa, e in Italia, gli effetti di quella crisi arrivarono a farsi sentire in modo violento agli inizi del '32.
Qui da noi andarono in crisi le grandi industrie nazionali, sopratutto le industrie pesanti, quelle che avevano lavorato per gli armamenti e successivamente per la ricostruzione delle infrastrutture devastate dalla grande guerra.
La crisi di quelle industrie portò nel baratro, assieme a loro, le grandi banche nazionali: Banco di Roma, Credito Italiano, Banca Commerciale Italia che essendo creditrici di somme ingentissime da parte di quelle imprese "praticamente fallite", andarono a loro volta in crisi di sopravvivenza, facendo praticamente bancarotta.
Intervenne Mussolini che, con un'idea altrettanto geniale al pari di quella di Roosevelt, "inventò" l' IRI, la quale, dotata dei mezzi finanziari, raccolti sui mercati internazionali con il ricorso all'emissione di obbligazioni garantite dallo stato sovrano, rilevò le tre banche dissestate, ne ricostituì il capitale sociale e le rimise nella possibilità di poter tornare ad operare.
Nacque STET, la finanziaria di proprietà dell'IRI alla quale faceva capo la quasi totalità del capitale di SIP, diventata poi Telecom Italia.

fine 3a parte

giovedì, settembre 14, 2006

I veri Gonzi - 2a parte

Prima di iniziare la storia, un saluto particolare va al dott.Marco Tronchetti Provera, presidente di Telecom Italia, nonchè presidente e azionista di maggioranza di Pirelli & C., la società che direttamente e indirettamente, attraverso la controllata Olimpia S.p.A., detiene il controllo di Telecom Italia.
Anche lui è stato vittima di illusioni, credulità e inganni. E per questa ragione penso di esprimere il pensiero di molti suoi piccoli azionisti, affermando quanto si sentano vicini a lui, in questo frangente. E' per la fiducia dimostrata a chi gli aveva prospettato, consigliato e diretto l'investimento in Telecom che ha rischiato, e sta tuttora rischiando di mettere a repentaglio la sopravvivenza di Pirelli, unica grande impresa industriale, d'importanza mondiale, rimasta alla città di Milano.
E ha fatto bene a tenere segreto fino all'ultimo momento il suo piano di ristrutturazione del debito, e a non comunicarlo in anticipo a nessuno, nemmeno al governo e tantomeno a quei politici che si sono lamentati di questa mancanza di comunicazione.
Già, perchè chi sono costoro? E cosa mai avrebbero fatto o potuto fare per Telecom quandanche avessero saputo la notizia in anticipo su tutti?
Noi del castello1, zener, steve, ghizolfo lo sappiamo che uso avrebbero fatto di questa notizia se comunicata loro in anticipo. Lo sappiamo, ma ce lo teniamo per noi.
In realtà essi non avrebbero fatto nulla di nulla di tutto quello che occorre veramente alla società per risolvere i suoi problemi. E il caso Alitalia, qualora serva un esempio illuminante per capirlo, lo stà a dimostrare.

I veri Gonzi - 1a parte

Storia tragicomica di avvenimenti reali, pubblicata periodicamente con cadenza casuale.
La vicenda narrata è vera, come veri sono i dati, i personaggi e gli elementi in essa contenuti.
L'unica fonte da cui vengono tratti i fatti è la memoria. I dati, invece, vengono tratti da edizioni prese a caso del Calepino dell'azionista e da altre pubblicazioni edite da Mediobanca, dai post di Monsoreau, Zener1992, Stevetrader, Monica, Siro, dei quali troverete presto i link qui accanto, e dall'insostituibile aiuto fornito da Google.

La vicenda narrata va a beneficio sopratutto dei miei figli i quali imparino, "quando saranno cresciuti", ad avere meno "illimitata" fiducia negli "altri", e imparino che nella vita "fidarsi è bene, ma non fidarsi è meglio", quandanche "gli altri" fosse lo Stato. E, da questo punto di vista, mi accomuno anch'io all'esercito dei Gonzi, essendolo stato, ed essendolo, anch'io.

Gonzo è la versione aggrazziata, più pronunciabile e umoristica del termine usato in campagna elettorale da Silvio Berlusconi per definire con un termine secco, perentorio, inequivocabile il carattere, la tipologia, la classe, il livello culturale di taluni italiani.

Ma i veri Gonzi di questa storia, categoria alla quale appartengo, sono quegli italiani, e non solo, possessori da molto tempo di azioni Telecom Italia.

Cercheremo, con dati di fatto inoppugnabili, di spiegare e dimostrare la tesi sulla quale si basa questa nostra affermazione.

fine 1.a parte

martedì, settembre 12, 2006

Interazione Borsa Politica

Dopo la pausa di silenzio di ieri, per onorare la memoria dei caduti di New York dell'11 settembre 2001, vittime della crudeltà e della stoltezza umana, riprendo a scrivere e, dato che sono in tema di "ricchezze accumulate dai politici e dai sindacalisti" (vedere post precedente), voglio divagare, fantasticando sulla commistione tra borsa e politica. La borsa è fortemente influenzabile dalla politica e molto spesso brevi discorsi o semplici frasi, pronunciate da politici di un certo "peso", possono far modificare i corsi di borsa in maniera sensibile.
E, visto che parlavamo di Bertinotti, dedichiamoci a lui.

Negli anni '90, ai tempi del primo governo Prodi, quando Rifondazione non entrò nel suo governo, ma gli assicurò l'appoggio esterno, vi erano dissensi quotidiani tra i due leader. Infatti si poteva ben dire che Bertinotti teneva in pugno Prodi, tantè che le crisi di governo venivano minacciate ad ogni spirar di fronda.

In quegli anni ero ancora ben messo in salute, e frequentavo quasi tutti i giorni il borsino, prima di rincasare per la pausa pranzo. L'orario era quello canonico delle 12,30 - 13,30.

Avevamo creato un simpaticissimo e allegro gruppo di abituè, molti dei quali eravamo veri e propri squattrinati e ci ritrovavamo per scambiarci pareri, curiosità, notizie e aneddoti di borsa, con il vero intento segreto di imparare a "fare i soldi con la borsa" (pia illusione!). E, in quegli anni '90 si era montato un argomento molto simpatico. Eravamo arrivati a pronosticare l'andamento della borsa in base alle parole, ai discorsi, alle prese di posizione nel governo da parte di Bertinotti.
Guardavamo dai terminali tutte le notizie Ansa e Roiters riguardanti Bertinotti e, in base ad esse, facevamo ciascuno la propria previsione. E quasi sempre ci azzeccavamo. Tranne una volta che ci spiazzo tutti quanti, per via di un contrattempo.

Era un giorno di giugno o luglio '98 e c'eravamo lasciati, per il pranzo, con la borsa a + 1%. Durante il pranzo sbirciavo l'andamento borsistico attraverso televideo. Improvvisamente, poco dopo le 14, l'indice, da positivo che era, virò improvvisamente e fortemente in negativo. Non conoscendone le cause, tornai in banca, dove s'erano radunati anche altri del gruppo, e constatammo che la borsa era andata in forte perdita (- 3,5 %) in seguito ad una dichiarazione di voto di Bertinotti. Trovata la notizia, non avemmo nessun dubbio che la borsa sarebbe precipitata in quel modo.
La mattina dopo la borsa ripartì in positivo e, pian piano recuperò tutta la perdita del giorno precedente.
Cosa era successo?
Era forse successo che nel frattempo Bertinotti aveva cambiato posizione rispetto al giorno prima?
Non ricordo esattamente i particolari di quella specifica vicenda ma so per certo che per la borsa andò in quel modo.
Avvicendamenti del genere, e per motivi dovuti al dissenso tra i "due", in quel periodo ne avvenivano di frequente, anche se di minore entità.

Poichè tra i commenti ricevuti ho letto di "giochi" che avvengono "dietro le quinte" tra i politici, mi chiedo, ed è lecito chiederselo, se non facessero già parte di questi "giochi" le scaramucce politiche che avvenivano in quel periodo.

giovedì, settembre 07, 2006

Un mestiere sicuro per fare soldi

Seguendo il consiglio di un amico, sono andato su google e, dopo aver cliccato

Massa Martana Bertinotti,

e dopo aver fatto le relative ricerche, sono arrivato a vedere la villa di Bertinotti con ampio giardino e bella piscina.
Non sono ancora affinato per pubblicare le foto, e me ne scuso. Ma vi posso assicurare, e potrete constatarlo voi stessi, che è una gran bella villa.

Secondo l'amico che mi ha dato l'indicazione, e che è un agente immobiliare, questa villa vale ben oltre 1 milione di euro.

Secondo i principi prudenziali dell'economia, non bisogna mai mettere tutte le risorse su un unico tipo di investimento, ma al massimo un terzo di tutto il proprio patrimonio. Ragion per cui, se l'onorevole Bertinotti ha speso 2 miliardi di vecchie lire per acquistare questa villa - acquisto fatto su suggerimento e indicazione dell'attuale segretario di Rifondazione Comunista, Franco Giordano - lascio immaginare a chiunque a quanto possa ammontare tutto il suo patrimonio personale.
A questo punto, viene spontanea a chiunque una domanda.

Ma se l'onorevole Bertinotti ha sempre fatto solo il sindacalista e il parlamentare, come fa ad avere tutti questi soldi?

Su questo quesito, non voglio fare illazioni nè commenti per non urtare la sensibilità dei lettori di sinistra e tirarmi così addosso tutte le loro invettive. So già cosa pensano e cosa direbbero citandomi come esempio Berlusconi. Ma io risponderei loro che Berlusconi ha creato il suo patrimonio con l'intelligenza e con il lavoro.
Bertinotti, invece, non ha mai lavorato, nel senso classico del termine, ha fatto solo il sindacalista e il parlamentare: però ha tutti quei mezzi.
Embè, qualche dubbio, qualche perplessità sorge spontanea a chiunque.

Una cosa è certa:

SE VOLETE FARE I SOLDI, SENZA TROPPA FATICA, CERCATE DI FARE IL SINDACALISTA O IL POLITICO PARLAMENTARE: A QUANTO PARE, PAGA.

P.S., 8 settembre
Chi fosse interessato alla vita e opere di Francesco Caruso, il pupillo di Bertinotti che lui ha voluto con se al parlamento, scaricando così il suo mantenimento a vita al popolo dei contribuenti attivi e produttivi, vada sul blog di gattopazzo.blogspot, troverà una storia ricca di documentazione.

Eh, quando si dice "avere un santo in paradiso"!!

mercoledì, settembre 06, 2006

Emergenza Terra: che fare?

E' di oggi l'ennesimo allarme lanciato da uno scienziato, per il destino della Terra.

Tg4 delle ore 13,30.

Il professor Bignami, scienziato, climatologo, studioso dei problemi della Terra, giornalista, ammonisce la popolazione mondiale: se non farà qualcosa per impedire l'aumento continuo della temperatura del globo, entro 5 anni, il processo di surriscaldamento del pianeta diventerà irreversibile, e fra 10 anni non si potrà fare PIU' NULLA per tornare indietro.

Fra 10 anni si innescherà un processo di non ritorno.

E' noto a tutti lo scioglimento continuo che sta avvenendo nei ghiacciai eterni dei poli e delle vette più alte della terra. Ghiacciai che sono il regolatore del clima terrestre.
Regolatore/Volano che, diminuendo continuamente di massa - per il continuo scioglimento dovuto all'eccessivo riscaldamento globale - non riesce più ad autorigenerarsi perchè la temperatura stessa non scende più sotto le soglie e per il tempo necerrario a consentire il riformarsi dei ghiacci liquefatti, perde via via di "forza" finche non sarà più in grado di svolgere il suo compito di importanza vitale per la vita sulla terra, così come la conosciamo.
E da quel momento si innesca il punto di non ritorno.

E allora, che fare?

martedì, settembre 05, 2006

L'invidia e la società

Ho accennato, in un commento al post precedente, ad un libro uscito in questi giorni che è di perfetta attinenza con quel post.

Il libro è intitolato L'invidia e la società di Helmut Schoeck Editore Liberilibri.
Ne parla diffusamente il Corriere della sera, in Corriereconomia di ieri, 4 settembre, nella rubrica "Un libro, un caso" curata da Marco Ferrante.
Helmut Schoeck è un sociologo austriaco, morto nel 1993 a 71 anni. Pubblicò la prima edizione di questo libro nel 1966. Va all'Editore Liberilibri il merito di averlo scoperto, tradotto e pubblicato in Italia nel corso di quest'anno.
Come fa intuire il titolo, il libro si lega strettamente con l'attuale situazione italiana, dove l'invidia la fa da padrona in molte branche della società italiana ed in particolare tra gli elettori e gli eletti della nostra sinistra.
Invidia che serpeggia tra il popolo minuto e tra le medie e alte sfere della società e del governo. Invidia per quell'uomo chiamato Berlusconi del quale vorrebbero, ma non hanno la forza e le capacità di emularlo, e quindi di arrivare ai livelli da lui raggiunti, anche in politica.
Ho già trattato questo argomento dell'invidia in altri post: pertanto non è il caso di ritornarci sopra diffusamente.

Il libro tratta anche della efficienza/inefficienza della amministrazione pubblica quale fattore determinante nelle scelte politiche fiscali: da una amministrazione più efficiente deriva un livello di tassazione più "leggero" e quindi più giusto e più equo.

Quindi, secondo l'autore della recensione, e anche secondo il mio punto di vista, il principio fondamentale sul quale si baserebbe il presupposto dell'insegnamento di questo libro, è il seguente.

Meno tasse solo se si riduce l'inefficienza della spesa.

La prassi di Visco, secondo il quale si può avere una riduzione delle tasse, solo se funziona la lotta all'evasione fiscale, è una premessa puramente ideologica. E il libro ne dà ampie dimostrazioni. Secondo il mio parere, e, ritengo anche quelle dell'autore e del recensore, dal lato delle entrate, la lotta all'evasione fiscale può portare solo a fievoli risultati.


 

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