marshall

mercoledì, giugno 30, 2010

La storia della Terra

Questo post è dedicato ad un amico, l'autore della vignetta di cui sopra.

Sperando che autore ed editore del libro di cui sotto non mi facciano richiesta di risarcimento per violazione della legge sul copyright, ricopio integralmente l'epilogo del loro romanzo. Per ingraziarmi la loro benevolenza, faccio pubblicità allo stesso:
- Titolo: Il bambino che sognava la fine del mondo
- Autore: Antonio Scurati
- Editore: Bompiani - RCS Libri S.p.A.
- Cod. ISBN 978-88-452-6241-8

L'amico blogger, autore della vignetta, è anche appassionato cultore degli argomenti riportati in tale epilogo. A quanti invece vorranno leggere il romanzo (secondo classificato al Premio Strega dello scorso anno) vi troveranno un nesso logico nell'abbinamento tra il contenuto della vicenda raccontata nel romanzo, e la vignetta stessa. La vignetta, quindi, non ha nulla a che vedere con autore e romanzo, ma solo con la vicenda raccontata nel romanzo stesso, vicenda che ha del "tragicamente" reale, e quantomeno parossistico, lanciando luci inquietanti, su quanti usano la parola in modo maldestro. Di più non posso dire, per non togliere la suspence a quanti vorranno andare "fino in fondo" nella lettura del romanzo.
----
"Da bambino sognavo spesso la fine del mondo. Nei miei sogni il mondo finiva col fuoco. Ma non era così che sarebbe andata a finire.
Due giorni dopo la nostra scomparsa, nelle città della grande pianura i ratti navigherebbero su bidoni di latta, alla deriva nei condotti della metropolitana allagata. Soltanto due giorni e, in mancanza di un costante pompaggio da parte degli addetti alla manutenzione, l'immane massa d'acqua, che non cessa di scorrere sotto di noi in cerca di una via d'uscita, la troverebbe. Oh, sì, eccome se la troverebbe! Soltanto due giorni dopo la nostra scomparsa, l'elettricità cesserebbe. Gli interruttori di guasto automatico delle centrali nucleari o a carbone, menomati del dito dell'uomo, si piegherebbero da soli. La pompa smetterebbe di pompare, l'acqua comincerebbe a salire. Intanto le fognature s'intaserebbero di detriti: prima la plastica quasi eterna dei sacchetti abbandonati, poi la caduca materia organica delle siepi non potate, si riverserebbero, sorelle gemelle della desolazione, a intasare i canali di scolo. Sotto di loro, in quello stesso istante, le colonne d'acciaio che sorreggono la strada inizierebbero placidamente a corrodersi. Silenti, come erano state al tempo degli uomini.

Entro sette giorni dalla nostra scomparsa, privi di sistemi di controllo, i reattori nucleari s'incendierebbero o fonderebbero. Entro un anno, il manto stradale cederebbe. Quel manto, in seguito al gelo e al disgelo dell'acqua penetrata nelle crepe, si spaccherebbe come un labbro si spacca a sangue, morso dall'arsura. Entro due o tre anni, i primi edifici inizierebbero a crollare, fiaccati nelle fondamenta immerse nelle acque. Negli spazi liberi, il vento porterebbe i semi delle piante e quei semi attecchirebbero nelle fessure del manto stradale. In quelle crepe le piazze si coprirebbero di germogli infestanti, in quelle crepe le città tornerebbero alla natura, mentre le strade si reinventerebbero alvei per fiumi di superficie. Ogni primavera, non appena la temperatura oscillasse sulla linea del disgelo, la natura, penetrata dall'acqua, accoglierebbe nuove crepe. Ghiacciando.

I rapaci nidificherebbero tra le rovine, le volpi annuserebbero le strade. Solo le serpi, strisciando, le starebbero a guardare.

Cinque anni dopo la nostra scomparsa, in assenza di riscaldamento, i palazzi degli uffici, vittime del ciclo acqua-ghiaccio, unizierebbero a crollare. Dopo dieci, grandi aree della città sarebbero rase al suolo dagli incendi appiccati da un mucchio di rametti secchi colpiti da un fulmine. Soltanto le antiche cattedrali in pietra resisterebbero. Ancora un secolo nei secoli. Ma dopo cento anni tutti i tetti degli edifici crollerebbero, dopo trecento si sgretolerebbero i ponti sospesi, dopo cinquecento le foreste mature ricoprirebbero i crateri lasciati dalle città. Querce, aceri, e ovunque l'alianto cinese. Sopra di essi, enormi nuvole di zanzare sciamerebbero a nutrirsi di altri animali: cessata ogni attività di sterminio, rifiorite le zone umide, loro sarebbe la faccia della terra. Nei pungiglioni delle zanzare scorrerebbe, equanime, il sangue dei cervi giganti al pari di quello degli orsi polari. Il bestiame da allevamento, orfano dei nostri appetiti, si lascerebbe sbranare dai lupi di montagna; i ratti, orfani della nostra spazzatura, morirebbero di fame e di malinconia; gli scarafaggi, orfani dei nostri edifici riscaldati, scomparirebbero dalle zone temperate; i pidocchi, anche loro, si estinguerebbero, orfani dei nostri tepori.
Cinquemila anni dopo la nostra scomparsa, e l'isotopo radioattivo plutonio 239 si disperderebbe nell'ambiente, fuoriuscendo dagli involucri delle testate nucleari. Ancora quindicimila anni e gli ultimi edifici in pietra, le antiche cattedrali, cederebbero il posto all'alba di una nuova era glaciale. Trentacinquemila anni e la crosta della terra si libererebbe del piombo depositato al suolo dagli autoveicoli nel remoto XX secolo di un'era precedente. Centomila, e la concentrazione di anidride carbonica nell'atmosfera tornerebbe ai livelli preindustriali. Dieci milioni di anni, e a testimoniare la scomparsa sopravviverebbero soltanto le sculture in bronzo, molte delle quali manterrebbero quasi intatta la loro forma originale. Un discobolo, un satiro danzante, un soldato morente. Cinque miliardi di anni dopo la nostra scomparsa anche il bronzo svanirebbe. La terra si vaporizzerebbe, mentre il sole, anch'esso oramai morente come l'antico guerriero in bronzo, si espanderebbe e si mangerebbe gli altri pianeti interni.
D'accordo, l'angoscia ci canta la ninnananna, ma cosa accadrebbe alla faccia della terra un istante, un solo istante dopo la nostra scomparsa?
Accadrebbe questo inverno di nebbia che piovvigginando sale, ancora reduce dal fantasma dell'uomo, accadrebbe questa luce di cortile ancora accesa sulla traccia lasciata dagli pneumatici nella neve, questo casolare apparso in lontananza, questa strada poderale segnata dai cippi di pietra domestica, famigliare, oppure di pietra sepolcrale. Accadrebbe questo solco perfettamente tracciato a dividere, benigno, l'orizzonte da se stesso, fin dove la vista si perde, fin dove la campagna si perde. Fin dove si perde.
Accadrebbe la commozione di questo istante indifeso d'infinita tenerezza.
E non piangere, bambino, non piangere. Non hai nulla da temere dal futuro. La fine è già arrivata. Tanto tempo fa."
------

sabato, giugno 26, 2010

Nuotando con Nessie


Il post è la trascrizione integrale delle pagine 64 - 65 - 66 del libro di Stefano Cassinelli: "Leo Callone - Bracciate per la vita" - Macchione Editore - http://www.macchione.it/ - codice ISBN 978-88-8340382-8.

Serve anche come premessa per gli ulteriori post che ho in mente di scrivere a riguardo di Leo Callone, autore di imprese al limite del pazzesco, tra le quali, la più spettacolare è stata l'attraversata a nuoto della Manica, nel 1981.

Il titolo del post "Nuotando con Nessie" è anche il titolo di quel capitolo del libro, la cui trascrizione è scritta in corsivo. Virgolettato è il testo dell'intervista rilasciata da Leo Callone a Stefano Cassinelli.
--------
Dodici gradi! Basterebbe questo a scoraggiare chi vuol nuotare dentro il lago di Loch Ness nelle highland scozzesi. Ma alla temperatura si aggiunge l'acqua nera come inchiostro e la suggestione del famigerato mostro Nessie.
- "Il lago di Como è abbastanza scuro essendo profondo e circondato dalle montagne, ma Loch Ness non è scuro, Loch Ness è buio e nero. Non sembra nemmeno acqua".

Quando Leo Callone arrivò sul lago il 5 agosto 1991 andò subito sulla riva e fu preso dalla paura:

- "Scesi verso l'acqua ed era nera come non l'avevo mai vista. Toccandola sentii quanto era fredda. La muovevo e sembrava china. Provai a entrare, in pochi centimetri d'acqua non vedevo i miei piedi. Mi fece paura. Avere paura dell'acqua per me era una sensazione veramente inusuale e strana. A differenza di molti che si trovavano a loro agio solo sulla terra ferma io, come la maggior parte dei nuotatori di fondo, mi sento perfettamente a mio agio nell'acqua, ma non nel lago di Loch Ness. Me ne tornai in albergo e passai giorni a pensare se affrontare la traversata o meno. Quando tentai l'impresa, il 9 agosto, era la prima volta che m'immergevo nel lago di Loch Ness, non avevo fatto nessuna prova perchè volevo avere una barca vicino per nuotare in quelle acque, non mi sentivo di entrare senza un punto d'appoggio a cui affidarmi nel caso di necessità. Il lago di Como è scuro, ma nulla in confronto a Loch Ness. Era la cosa più nera e inquietante che mi fosse mai capitato di affrontare".

La sfida con Loch Ness significa anche sfidare Nessie e la componente psicologica in questo tipo d'impresa ha un peso indubbio.

- "Tra le tante difficoltà c'era anche quella del mostro. Non è questione di crederci o meno, personalmente non ci credevo e non ci credo, ma la suggestione è forte. Passi giorni interi a sentire storie, vedi i cannocchiali appostati fissi verso il lago, visiti il museo, vedi la ricostruzione di Nessie che assomiglia a un tirannosauro con le pinne e poi devi entrare in acqua. E' meno facile di quello che si possa pensare anche per chi non ci crede. Mentre nuotavo pensavo a quello che sarebbe successo se mi fosse comparsa davanti quella testa enorme, sapevo che fino all'ultimo non avrei visto nulla perchè l'acqua nera non permette di vedere praticamente nulla al disotto della superficie. Per distrarmi pensavo addirittura al'eventualità di avvistarla a un centinaio di metri a pelo d'acqua. Sarei saltato subito in barca e sarei diventato ricco e famoso come quello che aveva nuotato vicino a Nessie. Insomma la pressione psicologica di qualcosa che non ritengo esista si fece sentire comunque".

Ma le difficoltà di Loch Ness sono ben oltre e assai più concrete del mostro. L'ostacolo principale a qualunque tipo d'impresa nel lago è la temperatura dell'acqua, come ricordano le straordinarie attività di Kevin Murphy che dopo aver nuotato per 15 ore nel lago finì in ospedale. Callone, come sempre senza muta, rivestito da un buono strato di grasso composto da una mistura di lanolina e paraffina, miscela inventata dagli inglesi per le traversate della Manica a nuoto, entrò nell'acqua a una temperatura di 12 gradi.

- "Era un freddo che si sentiva, ti entrava dentro. Avevo già nuotato in acqua fredda, nel lago di Como a 14 gradi, ma a dodici era veramente doloroso. Ho iniziato subito a pentirmi del tentativo che stavo facendo. L'idea di fare questa impresa, che avevo da tanto tempo, si era consolidata parlando con alcuni nuotatori inglesi che avevo conosciuto durante la Lecco-Dervio. Ma mi rendevo conto di aver sottovalutato l'impresa in quel momento. Ero andato in Scozia per una vacanza fondamentalmente, con l'intento di fare questa traversata diagonale del lago per una distanza di poco superiore ai dieci chilometri. Altri nuotatori avevano percorso l'intera distanza del lago da un capo all'altro, una impresa più difficile e per cui serviva una preparazione di almeno un anno, soprattutto per reggere le temperature. Il mio errore fu quello di prenderla troppo alla leggera, una cosa imperdonabile perchè dopo mezz'ora in acqua meditavo di abbandonare. Facevo fatica a muovermi malgrado stessi nuotando da un pò. L'unica cosa che mi spronava ad andare avanti era vedere la riva opposta, vedevo che lentamente si avvicinava e questo mi dava la forza per fare ancora qualche bracciata, ma fu una giornata veramente difficile e indimenticabile da un punto di vista negativo. Di tutte le imprese che ho fatto, alcune ben più difficili sotto l'aspetto atletico, quella di Loch Ness è stata la più dura e l'unica che non rifarei, non me la sento proprio di rientrare in quell'acqua nera e gelata. Potrei rifare la Manica o la Como-Colico che fu durissima, ma la Loch Ness no".

Le immagini di quella giornata di agosto, esattamente dieci anni dopo la traversata della Manica compiuta nel 1981, parlano chiaro: la moglie Angela e gli altri accompagnatori sono sulla barca con berrette di lana e giacconi abbottonati fino al collo. La temperatura esterna era intorno ai 14 gradi e tirava vento. Quando Leo Callone esce dal lago trema come una foglia e a poco serve spruzzarlo con acqua calda. L'impresa richiese un'ora e 54 minuti.

- "Ricordo molti particolari di quella giornata, fu emozionante mettermi in gioco a 45 anni, sfidare un lago difficile e ricco di misteri affascinanti. I pensieri del mostro mi accompagnarono per diversi giorni fino all'ingresso in acqua quando il freddo mi annebbiò i pensieri. Dal Loch Ness trassi una grande lezione, quella di non avere una fiducia smisurata nei propri mezzi, in realtà non ero abbastanza preparato per quel lago, ne uscii bene perchè fisicamente ero in forma, avevo un buon allenamento alle spalle, ma non mi ero preparato per il freddo, ci voleva una attività specifica per non soffrirlo così tanto. Ogni impresa è una storia a se, non si deve credere di poter fare qualsiasi attività solo perchè ci si è allenati molto. Andare tanto in piscina non significa quasi nulla. Ci sono migliaia di persone capaci di nuotare 20 o 30 chilometri in piscina ma quando si passa in un lago le cose cambiano e sono pochissimi quelli in grado di affrontare correnti, onde e soprattutto temperature molto rigide".
--------------

giovedì, giugno 17, 2010

La protesta dei sindaci

Lo farei anch'io il sindaco, e chi non lo farebbe se sapesse di non avere a che fare con momenti di difficoltà da dover superare? Ora c'è crisi nera, in fase di soluzione, ma sempre crisi, e di conseguenza anche lo stato può fare affidamento solo su minori entrate fiscali, rispetto a prima. E' una questione semplice, alla portata anche dei meno istruiti. Eppure c'è chi pretenderebbe d'avere a disposizione le stesse risorse di prima, da poter spendere. Una di queste categorie è quella dei sindaci che protestano per i tagli fissati dal governo. I sindaci organizzeranno così una protesta, perchè vogliono poter disporre degli stessi soldi di prima della crisi. Poi, però, si legge di evidenti sprechi perpetrati ai danni della collettività, come quelli risultanti dall'articolo recensito da Elly nel suo blog; titolo: La Puglia di Vendola fa mangiare un esercito di consulenti

Incongruenze e controsensi, nevvero?
-------
ROMA, 17 giugno (Reuters) - Il 23 giugno gli amministratori comunali saranno davanti al Senato per protestare contro i tagli previsti in manovra.
Lo dice una nota dell'Anci che definisce la manovra "insostenibile" e "iniqua".
L'Anci chiede al governo un riequilibrio dei tagli di spesa fra i livelli di governo, "con una maggiore riduzione delle spese dei ministeri" e una revisione del patto di stabilità secondo criteri di equità ed efficienza.
"I Comuni chiedono al governo di riaprire immediatamente il confronto in una sede politica che coinvolga congiuntamente regioni, comuni e province al fine di poter concordare in modo trasparente modifiche ripartite equamente del carico finanziario della manovra", spiega la nota.
La manovra taglia i trasferimenti ai comuni di 1,5 miliardi nel 2011 e di 2,5 nel 2012 e nel 2013.

mercoledì, giugno 16, 2010

Meno di un cane

Nel mio condominio ci sono esseri che considerano loro consimili alla stregua di meno di un cane. Pensate che oltre un mese fa è stato installato nel mio condominio un servoscala (vedere altri post alla voce servoscala) d'aiuto ad un disabile. In preparazione dell'assemblea annuale di condominio, che si terrà il 18 giugno, un delegato, in rappresentanza di 10 condomini su 50, è sceso dall'amministratore, mentre stava discutendo con i consiglieri sugli argomenti da portare in assemblea, ed a gran voce ha chiesto: "chi paga la luce di quell'aggeggio (il servoscala)?".

Da anni nel mio condominio ci sono proprietari di cani che, tre o quattro volte al giorno ciascuno, salgono e scendono con l'ascensore per accompagnare il loro cane alla passeggiatina e quant'altro. Quelle passeggiatine con l'ascensore le pagano tutti i condomini pro quota, come se il cane fosse di proprietà di tutti.
Che io sappia, nessuno in tutti questi anni ha mai posto quesiti all'amministratore, su chi pagasse il costo extra di tutte quelle passeggiatine.

Nel caso del servoscala, che compie il tragitto di un quarto di piano, e quindi ha un consumo irrisorio, rispetto a quanto sopra, si sono invece mobilitati per sapere chi ne paghi le spese luce.

Incredibile, vero? cara Rita Dalla Chiesa, amante dei cani.

giovedì, giugno 10, 2010

il club dei clown


Credo che Celentano deve aver letto il post di Sarcastycon, questo, sul 21 dicembre 2012, suddiviso in 4 post, se ha profetizzato la fine del mondo entro il 2012, ma lo avrà letto grossolanamente e senza leggerne le conclusioni, le quali danno quella catastrofe con lo 0,0000000000000000000...% di probabilità. Invece Celentano è sicuro che avverrà, tirando in ballo la catastrofe ecologica del Golfo del Messico, e l'ingordigia del profitto. Avete capito bene! ingordigia del profitto! Sentite un pò chi ha parlato! Le parole che scrivo sono la traslazione letterale dell'articolo di Marcello Veneziani, apparso su Il Giornale dell'8 giugno. Un articolo troppo bello, che è l'apoteosi dell'ipocrisia e della fingarderia. Ecco perchè ho scelto, come sfondo, la vignetta di Sarcastycon. In seguito all'aggiunta della vignetta del molleggiato, questa è diventata la seconda; e poichè il personaggio raffigurato non è il cantante, per comprenderne il nesso bisogna andare su Fanfaronate d'inizio estate
Ma sentite cos'altro scrive in quella letttera che Repubblica gli ha pubblicato sic et simpliciter, lunedì 7 giugno, rendendosi anch'essa ultraridicola, secondo il mio parere personale. Che bisogno c'era di stampare i pensieri del signor Celentano? E' vero, sono le opinioni del cantante Celentano, che è un'autorità in campo scientifico/letterario/politico e quant'altro, ben diverse da quelle del sottoscritto, semplice scribacchino. Comunque sia, queste sono le mie opinioni, come quelle sono le sue, e nessuno le potrà sindacare, come nessuno ha sindacato le opinioni di Repubblica, che è corsa subito a stampare la lettera di Celentano, senza sincerarsi del suo effettivo contenuto.

E passiamo ad illustrare qualche passo della lettera. Del passaggio sulla fine del mondo, s'è detto sopra; dell'affermazione ipocrita dell'ingordigia del profitto, pure s'è accennato. E dal titolo dell'articolo, I deliri del profeta Celentano, si può già comprendere quante siano le baggianate contenute nello stesso. Come detto sopra: questa è la mia opinione personale.
E comunque, per illustrarvi meglio la situazione, non c'è di meglio che leggere uno stralcio dell'articolo di Marcello Veneziani:

"Dunque il Mistico del Rock ci ha ricor­dato che tra due anni fini­sce il mondo, e ci sono se­gnali assai inquietanti che lo annunciano: dalla catastrofe ecologica nel Golfo del Messico all'ingordigia del Profitto. Ma l'evento che più annuncia la prossima fine del mondo è la chiusura del programma di Santoro. No, non devo aver letto bene. Stavo leggendo all'aria aperta, forse il vento mi ha sfogliato le pagine, e così sono passato da un articolo profetico di Celentano a una spicciola polemica sulla Rai. Invece no, tutto era contenuto con mirabile sintesi nella profezia di Nostradrianus. Il Predicatore collega la fine del mondo con la legge sulle intercettazioni, le centrali nucleari alle minacce a Ballarò ( ma dove le ha lette?), la povertà del pianeta al rischio che taglino una serata alla Dandini, fino a dimostrare che il Buco Nero coincide con l'eliminazione di Annozero.

Voi penserete che sto esagerando, che sto facendo la caricatura. E invece no, sono i vaticini di Nostradrianus, al secolo Adriano Celentano, sulla Repubblica di lunedì 7 giugno. Ma il profeta è anche taumaturgo, e oltre la veggenza ci offre anche la miracolosa guarigione. Nostradrianus propone di spegnere la tv il giorno che sarebbe dovuto andare in onda Santoro. Ammazza che trovata. Ma non pensate che si tratti solo di una protesta simbolica. Avverte Nostradrianus che l'arma sarebbe micidiale perché «quanto reggerebbero Rai e Mediaset il peso dei mancati introiti pubblicitari nel giorno in cui nessuno guarderà la tv? ». Geniale. E già, se nessuno vede più la tv che bisogno c'è della Rai e Mediaset?

Se nessuno parla più al telefono quanto reggerebbero le aziende di telefonia? Se tutti un giorno decideranno di andare scalzi quanto reggeranno le fabbriche di scarpe? E potrei continuare all'infinito o arrivare fino al vaticinio culminante: se nessuno vuol sentire più canzoni che ne sarà di Celentano? Ora io resto stupito. Da Celentano e dal giornale che lo pubblica, nuocendo alla fama di ambedue... E noi che consideravamo esagerati quelli che dicevano: la libertà d'informazione è in pericolo, stiamo arrivando alla dittatura; non avrei mai immaginato di sentire che c'è un nesso tra la fine del mondo e la fine di Annozero , tra l'eco-catastrofe planetaria e il programma della Dandini... Poi Nostradrianus se la prende con gli italiani che sono caduti in uno stato di torpore e «Berlusconi rimbocca loro le coperte».

Ma Celentano si sarà addormentato più di loro. Perché tutti sanno, anche gli italiani più assonnati, che Santoro haaccettato un ricco compenso per lasciare di sua volontà la Rai; anche se ha cambiato idea più volte, fino ad annunciare che vuol continuare a fare il suo programma. A Celentano tutto questa sceneggiata gli è sfuggita. Evidentemente Berlusconi a Celentano non gli ha solo rimboccato le coperte ma gli ha cantato con Apicella pure la ninnananna. Non vi dico poi il delirio francescano di Nostradrianus, quando prevede che l'ANTIPROFITTO (così scrive lui, tutto maiuscolo) «sconfiggerà i mali del profitto ». "


Qui l'articolo integrale, da Il Giornale
La prima vignetta è stata appositamente creata per il post dall'amico Sarcastycon, che ringrazio.
Per comprendere il nesso del post, è sufficiente leggere il testo della vignetta.
A proposito, ho letto che Celentano si vuol candidare sindaco di Milano, e questa sarebbe un'altra delle sue.

mercoledì, giugno 09, 2010

La bella pigotta e Demetrio Pianelli

Aggiornamento del 10 giugno 2010:
a Paderno Dugnano, il paese/città di Emilio De Marchi, viene prodotta la coppa del mondo, la coppa che alzeranno al cielo i prossimi vincitori del campionato mondiale di calcio.
Sempre a Paderno Dugnano è stata fabbricata la coppa alzata al cielo dalla nazionale italiana, vincitrice dei mondiali 2006.

Questo post è correlato con quello pubblicato sul Giardino delle Esperidi: De Marchi, Pianelli e la loro città ed è dedicato all'amico libraio, il bancarellista delle prime domeniche di ogni mese al Castello Visconteo di Pavia, per la citazione che gli avevo dedicato nel post: Il Mortima e il Rolex.
Colgo così l'occasione per chiedergli, dal momento che è un venditore di libri usati, se riesce a reperirmi le tre edizioni del Demetrio Pianelli di Emilio De Marchi.
La prima redazione del romanzo può essere collocata ra il 1887 e il 1888 perchè La bella pigotta (questo il primo titolo originale) uscì a puntate nel 1888 e lo stesso De Marchi scrisse, in una lettera del 25 febbraio 1890, che..."il romanzo gli era costato quasi tre anni di riflessione e di lavoro".
...
La seconda redazione, sempre dal titolo La bella pigotta, uscì anch'essa a puntate su L'Italia- Giornale del popolo tra il 6-7 settembre e il 24-25 novembre dello stesso anno (quindi 1890).
Nella presentazione del romanzo d'appendice, il giornale scrive:
La bella pigotta è il titolo d'un romanzo tutto milanese, altamente drammatico e analitico del cuore umano... La bella pigotta è una donna bella, elegante, graziosina, ma senza serietà di indole e di educazione, che fa perdere la testa a più d'uno e fa finire in tragedia per gli altri la commedia della vita sua.

La bella pigotta è Beatrice Chiesa di Melegnano, e porta un cognome abbastanza diffuso da queste parti.

La terza e definitiva edizione è del 1900.
Nel romanzo Demetrio Pianelli ha assunto il ruolo del protagonista, sottraendolo a quello della cognata Beatrice Chiesa e così il titolo, da La bella pigotta, assume quello definitivo di Demetrio Pianelli.
------------
Sopra: Cappella di famiglia De Marchi, nel cimitero di Paderno Dugnano. Foto dell'autore.

Etichette:

lunedì, giugno 07, 2010

Mischiare privato con pubblico

Vi dico io perchè le cose non vanno e non andranno bene finchè prevarranno certi tipi di ragionamenti.
Ieri ho assistito casualmente ad un flash dell'intervista dell'Annunziata ad Armando Spataro. A proposito di intercettazioni telefoniche ha detto che allo Stato non dovrebbero essere fatte pagare nulla perchè Telecom è Servizio pubblico.
Ma non sa il procuratore aggiunto di Milano, che Telecom è stata privatizzata e che quindi il costo di chi deve fare le intercettazioni non è più a carico dello Stato, bensì a carico di una società privata? E quindi chi pagherebbe il costo di quel genere di personale?
Siamo praticamente alle solite, e cioè che si vorrebbe la botte piena e la moglie ubriaca.
E' stato detto tante volte in questo blog quanto sono costate le azioni di Telecom ai milioni di piccoli risparmiatori che le hanno sottoscritte. Azioni che oggi valgono un ventesimo di quanto gliele avevano fatte pagare. Chi metterà più soldi in borsa, con le prospettive di sole perdite che si hanno da 10 anni in qua? Chi acquisterà più azioni con le prospettive che poi legacci e legacciuoli e quant'altro ne ridurranno il valore una volta emesse? E chi risolverà gli stringenti problemi del lavoro, soprattutto giovanile, se non si reicentiva, con provvedimenti seri e duraturi, l'investimento azionario? Chi, forse lo Stato, le Regioni, i Comuni? E con quali soldi? Forse quelli delle tasse? Ma, quali tasse, se le aziende chiudono.
Ero ieri sul lago di Como, in un paese che fino a vent'anni fa era stato sede di molte industrie: cartarie, metallurgiche, tessili, industrie del legno, ecc. La grande società metallurgica era nientemeno che la multinazionale Redaelli, mentre l'industria tessile era il gigante del cotone, il Cotonificio Cantoni. Entrambe le società sono stati colossi quotati in borsa. Oggi, di quelle reltà, che furono fiori all'occhiello dell'industria nazionale, non esiste più nulla.

In tutto questo c'è qualcosa che stride, compreso il ragionamento di quel procuratore, che pretenderebbe un servizio gratuito da un'azienda privatizzata. E' anche così che poi le aziende falliscono.

Analogo ragionamento mi piacerebbe fare con coloro che sono contrari alla privatizzazione dell'acqua, in primis Vendola.
A parte il fatto che sarebbero ben pochi quei gonzi risparmiatori che metterebbero altri risparmi in borsa, mi chiedo con quali soldi appianerebbero i bilanci gli amnistratori di servizi pubblici in deficit di bilancio: con i soldi delle tasse? con nuove tasse ad ok? ecc. Credo che il signor Vendola sia un pò troppo semplicistico nei suoi ragionamenti.

mercoledì, giugno 02, 2010

Berlusconi telefona a Ballarò


Premetto col dire che non sono uno spettatore di Ballarò.
Certo che mamma Rai ha le capacità e le intelligenze per pescare, fra i conduttori, quelli più antipatici del mercato. E lo sono, costoro, almeno per una parte del pubblico potenziale, per via delle grandi ca...volate che, sempre secondo costoro, essi dicono. E ne hanno fatto un elenco, in ordine di sgradimento: AnnoZero, Ballarò, Che tempo che fa, Parla con me. Pensate: se tali programmi fossero invece condotti da gente più simpatica a tutti, più seria, meno saccente, meno boriosa, meno gradassosa e meno pendente da una parte sola, quanto maggior successo riscuoterebbero i loro programmi? Già, perchè in fondo i loro programmi non sarebbero niente male, se i conduttori fossero un pò più obiettivi e non scavassero sempre e solo da una parte. Vedere così il mio caso personale, e con me di chissà quanti altri che disdegnano tali programmi perchè fonti di disinformazioni, o informazioni a senso unico, senza seguire criteri di logica e obiettività.
Molto, molto meglio, a questo punto, il programma, DEE JAY chiama Italia, condotto da Linus e Nicola Savino, che mi ha fatto conoscere mio figlio, grande loro estimatore, i quali parlano di tutto, tranne che esprimere opinioni o dire cavolate sul governo e su Berlusconi. Ma il caso Santoro, che alla Rai è costato 2 milioni di liquidazione (vedere la vignetta sopra, gentilmente concessami da Sarcastycon), non li ha ancora svegliati dal lungo letargo? Che ci stanno a fare ancora i vari Floris e Dandini? Solo per assecondare desideri d'informazione masochistici di una certa parte di elettori? E gli altri chi sono? I figli della gleba, buoni solo da pagare il canone Tv? Ha fatto bene, allora, ieri sera Berlusconi a mandare a quel paese Floris. Chissà cosa deve aver detto, in tutti i mesi addietro nel programma, tanto da mandare così fuori dei gangheri il premier? E d'altronde, cosa vuoi stare a controbattere con quel sornione dallo sguardo volpino del Floris? Bene ha fatto Berlusconi a mettere giù la cornetta, senza dargli la possibilità di controbattere con le sue peripetiche cavolate (opinione personale).

martedì, giugno 01, 2010

Ci vogliono rovinare

Dal blog di Nessie, parafrasandone il titolo e linkandone il post.
Non ci vogliono i geni per capire che Così non può continuare. Quella sentenza squarcerà una diga, la cui corrente spazzerà via tutto ciò che incontrerà. Di questo passo, mi chiedo con quali soldi verranno pagate le pensioni in generale, se le richieste dovessero aumentare a dismisura dopo tale sentenza? E ben poco potranno fare i giudici ordinari, per porre un freno e arginare il diluvio di richieste di pensioni d'invalidità che si scateneranno.
Approfitto dell'occasione per raccontare della mia vicenda personale.
32 anni di corposi versamenti all'INPS, con oltre 200 milioni di vecchie lire versati nelle loro casse. Nel 2000 mi ammalo di quel che conoscete. Nel 2003 mi viene riconosciuta l'invalidità civile (200 e qualcosa euro al mese e altrettanti dall'Inail tramite Enasarco). Dopo aver coperto 5 anni con contributi volontari (una bella cifra versata!), dal 2008 percepisco una pensione di anzianità.
Fatti i conti, per aver avuto diritto alla pensione attuale, che mi consente di vivere decorosamente, ho versato per 32 anni i contributi fissi e a percentuale, più la batosta dei 5 anni di contributi volontari. Ma con quali soldi pagheranno le pensioni agli aventi diritto, dopo quella sentenza?
Penso che il caso Argentina o Grecia o Portogallo o quantaltro si stia approssimando anche per noi. Dopo di che verrà un baffone a sistemare le faccende, e i soliti intellettuali poi si scateneranno contro di lui, perchè non avrà saputo fare miracoli per salvare la nave che stava affondando.
----
Per completezza d'informazione consiglio la lettura del post di Nessie, corredato dei commenti.


 

Heracleum blog & web tools