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sabato, settembre 29, 2007

Agli albori della Casta

(seguito di: La genesi della Casta)

Figli di agricoltori, netturbini, bidelli, manovali, muratori, carpentieri, e figli di operai della Breda e della Falk, delle due Marelli e della Campari programmavano il loro futuro dai banchi di scuola di quell'Istituto Tecnico Industriale diurno e serale di Sesto San Giovanni. Al fondo di ognuno c'era la ricerca del modo e dei mezzi per migliorare, attraverso il lavoro vero, le proprie condizioni di vita.

Erano tempi durissimi, per chi li ha vissuti sulla propria pelle. E quei ragazzi avevano per meta la consapevolezza che il miglioramento delle loro condizioni di vita, si sarebbe trasferito successivamente e automaticamente anche al corpo sociale del quale erano parte integrante: parenti e amici, in primo luogo.

In loro vibrava la molla di un comandamento che li spronava a perseverare, ben consci del fatto che la ricchezza chiami ricchezza e la miseria chiami e generi altra e maggior miseria.

Il figlio del ferroviere aveva invece già tutt'altri pensieri. Non a caso, come s'è detto, appena diplomato si è imboscato nei meandri del sindacato e della politica, impelagandosi a più non posso dentro di essi.

Già sui banchi di quella scuola, molto probabilmente pensava a come avrebbe condotto le sue battaglie dentro "le mura" della Stalingrado, così come era universalmente ironicamente chiamata Sesto San Giovanni ai tempi in cui il nosto attuale Presidente della Camera decise il "grande salto" passando con un sol balzo dal mondo del lavoro vero a quello del mantenimento a vita in cambio delle sue prestazioni di mediatore.

E così, dai caveau, dagli scantinati, dai sotto scala, dagli uffici improvvisati e via via sempre più in su, meditava e organizzava manifestazioni, scioperi, marcie, proteste, sit-in, blocchi aziendali e stradali, e quantaltro venisse dalla sua florida immaginazione del non fare e non far fare niente. La cronaca di Sesto San Giovanni di quegli anni è piena di questi episodi, anche di violenza, e di violenza brutale che allora sapevamo a malapena a chi attribuirne la responsabilità, ma che ora a quanto vado rileggendo qua e là negli annali della storia recente, sò esattamente a chi attribuire.

Per divertirvi un pò, potete nel frattempo leggere anche questo post:
http://64.233.183.104/search?q=cache:C8lbuiB5fTMJ:aconservativemind.blogspot.com/2006/04/il-marchio-di-bertinotti-sulla.html+la+villa+di+bertinotti+in+umbria&hl=it&ct=clnk&cd=1&gl=it

(a seguire)


 

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