
Nota introduttiva
Il post è tratto integralmente dal libro/saggio di
Daniela Pizzagalli: La Signora della Poesia - Rizzoli, prima edizione novembre 2004.
Correggio era un borgo agricolo dalla lunga storia, di origine longobarda, il nome comparve per la prima volta in un documento del 946. Mezzo secolo dopo, nel 1009, il cognome Correggio designava già la famiglia dominante, che avrebbe signoreggiato ininterrottamente su quel territorio per quasi sette secoli. Emersi da una delle famiglie dei vassalli canossiani, i Correggio avevano orientato la loro politica mirando alla costituzione di uno Stato influente nella pianura tra Enza e Secchia. Pur atteggiandosi a una certa autonomia,erano anche alla ricerca di un titolo di legittimità che offrisse maggiore sicurezza e stabilità: l'ottennero nel 1452 dall'imperatore Federico III, che rilasciò l'ambito diploma d'investitura con cui Correggio veniva elevata al rango di contea nobile dipendente direttamente dall'impero.Per evitare liti e lotte di successione i Correggio, assunti al titolo di conti, con una complicata regolamentazione detta "Transazione giurata" stabilirono che la signoria fosse da considerarsi proprietà comune e inalienabile e che al governo presiedesse il più anziano, in funzione di rappresentanza.
Agli inizi del '500, percorrendo la strada che da Brescia portava a Correggio, si sarebbe visto sfilare il florido paesaggio padano, dove si alternavano poderi trafilati di alberi e rigogliose vigne. Nel Correggese la coltivazione della vite era molto sviluppata, anche perchè, trattandosi di terreni in cui il ristagno rendeva spesso l'acqua invivibile, tutta la popolazione, compresi i contadini, si dissetava con il vino. Fiorenti poi le colture del prato, del grano, della canapa, del lino, del girasole e dei legumi. Pochi i bovini, più che altro per l'aratura e scarsissima la produzione di latte. Accanto alle zone più fertili non mancavano i terreni acquitrinosi, che però stavano riducendosi: nella seconda metà del Quattrocento, infatti, lo sviluppo demografico del paese aveva spinto a iniziare opere di bonifica e prosciugamento mediante canalizzazione o colmata artificiale. Tale processo, assecondato anche attraverso la cessione in affitto di zone vallive e boschive affinchè fossero coltivate, si accompagnava a una politica indirizzata a incoraggiare la formazione della piccola proprietà agraria e la trasformazione della grande. Grazie a questo sviluppo e agli investimenti dei principi e della nobiltà locale, vaste zone incolte situate ai confini con Carpi, Mantova e Parma erano state disboscate, bonificate e concesse in affitto o a mezzadria.
Scorrendo quella strada ad un certo punto si scorgevano in lontananza le mura di Correggio, all'interno delle quali spuntavano, tra case basse e modeste, la chiesa e la torre campanaria di San Francesco e la rocca di Castelvecchio con le sue torri. La piccola capitale era un borgo fortificato, che nella sua espansione stava distribuendosi attorno a tre nuclei urbani: colmati, in parte, i fossati interni, il primitivo abitato di Castelvecchio si era collegato con Borgovecchio e Borgonuovo.
Castelvecchio, espressione del potere signorile, costituiva il baricentro della città nel cui invaso, rappresentato dalla piazza più antica, prospettavano il castello, la rocca, i palazzi nobiliari. Nel secondo nucleo, Borgovecchio, insediatosi fuori dall'area del castello fin dal XII secolo, erano andati a stabilirsi gli artigiani con le loro botteghe e i mercanti. Il terzo nucleo, Borgonuovo, si era raccolto a partire dall'inizio del Quattrocento intorno al fulcro religioso della chiesa e del convento di San Francesco, ed era stato proprio il suo sviluppo, con nuove botteghe e attività terziarie, a segnare il progresso demografico ed economico. Ai primi del Cinquecento in città si contavano all'incirca mille famiglie, che campavano su attività artigianali prevalentemente legate alla trasformazione dei prodotti agricoli o comunque sussidiarie all'agricoltura.I tre nuclei cittadini, pur essendo sorti in tempi diversi e configurati come entità distinte e separate da fosse di difesa, nel 1459 erano stati circondati da una nuova e ampia cinta di mura che conferiva all'abitato un carattere unitario, in linea con la cultura delle "addizioni" iniziata a Ferrara sotto il duca Ercole I d'Este e il suo architetto Biagio Rossetti.
Proprio Rossetti era stato chiamato a Correggio per una serie di provvedimenti urbanistici, che comprendevano l'apertura di piazza Castello in direzione di Borgovecchio e Borgonuovo e la sistemazione di una trama equilibrata di piazze e strade con collegamenti porticati. A interpellare l'innovativo architetto era stata la vedova di Borso da Correggio, Francesca di Brandeburgo, che gli aveva affidato la costruzione del famoso palazzo dei Principi, ultimato nel 1507.
Altri importanti edifici erano sorti per iniziativa del più eminente personaggio del casato, Niccolò da Correggio (detto Postumo, perchè nato dopo la morte del padre): affermato poeta, esperto d'arte ma anche prode cavaliere e giostratore, era stato uno dei simboli della poliedrica civiltà rinascimentale. Estense da parte di madre, disputato tra le corti di Milano, Ferrara e Mantova, aveva svolto un impareggiabile ruolo di mediatore culturale, contribuendo fra l'altro al primato del teatro ferrarese con il suo "Cefalo", la prima opera teatrale in volgare ispirata alla vita cortigiana: aveva portato a Correggio il soffio della cultura rinascimentale. Come tutti i nobili, abitava in Castelvecchio, dove nel 1496 aveva edificato un palazzo di straordinaria eleganza, e inoltre fuori dalla cinta delle mura aveva fatto costruire la chiesa e il convento dei domenicani e il vasto e splendido "Casino delle delizie", che si favoleggiava avesse una stanza per ogni giorno dell'anno.
Foto: Correggio, Palazzo dei Principi: dal sito del
Comune di CorreggioPost correlato: Veronica Gàmbara, la poetica del tutto Etichette: storia del territorio