
Inutile girare intorno al problema: la ripresa dell'Italia avverrà solo dal recupero e ripristino delle cose belle del passato. Come questa sul 
Grand Hotel Mottarone, che era posto sulla vetta dell'omonimo monte situato di mezzo a due laghi, il 
Maggiore e l'
Orta. Un incendio aveva decretato la fine della vita del Grand Hotel, non essendo più stato ricostruito. Uno dei motivi della mancata ricostruzione suppongo sia stato anche quello che nessuno avesse più un interesse economico a ricostruirlo: il turismo d'elitè, e successivamente quello di massa, si stava incanalando verso altre mete "più esotiche", abbandonando gradualmente quelle nostrane. Ora, però, pare sia in atto un ritorno di fiamma per le località più "vicine a casa"; provate a chiederlo a quei milanesi che hanno una seconda casa in Valseriana o in Valle Imagna, località molto vicine a Milano che si stanno rivitalizzando alla grande. Quanti siti, come quello descritto qui nel 
post del blogger Alfa,  potrebbero essere riportati alla luce e fatti rivivere, anche con il preciso scopo di ricreare le tanto agognate occasioni di lavoro, in questo momento di grande crisi planetaria?
------------------------------ 
"La mia ricerca mi ha portato sulla vetta del Mottarone, la montagna dei due  laghi, come viene chiamata, perché unisce, più che separare, il Lago Maggiore  dal Lago d’Orta. 
Fino agli anni  Ottanta dell’Ottocento, la montagna, che all’epoca era chiamata Monterone,  Motterone o Margozzolo, ospitava solamente numerosi alpeggi e allevamenti. Non  solo pecore, capre e bovini, ma anche cavalli, almeno fino a quando nel 1850 il  governo Sabaudo, preoccupato che i preziosi animali potessero finire nelle mani  degli Austriaci che all’epoca dominavano sulle terre lombarde, decise di  trasferirli alla Mandria, vicino a Torino. 
Fu un avvocato di Vacciago,  Grazio Spanna, a lanciare il Mottarone (fu lui a coniare nel 1885 il nuovo nome  da “meut rond”, motta rotonda) nell’olimpo delle località turistiche. Per farlo  occorreva naturalmente costruire, letteralmente dal nulla, un albergo in grado  di ospitare la qualificata clientela dell’epoca, offrendo servizi all’altezza  delle aspettative. 
Ma occorreva qualcuno in grado di realizzare quel sogno.  Spanna lo trovò a Varallo Sesia nell’albergo Italia, gestito dalla numerosa, a  dir poco famiglia Guglielmina: otto fratelli con ventiquattro figli. Bocche da  sfamare, certo, ma anche menti fervide di iniziative e voglia di fare. Con il  supporto del CAI, che offrì una sottoscrizione di lire 1.208 e 27 centesimi, i  lavori iniziarono il 28 giugno 1883 in modo da consentire, il 15 giugno 1884,  l’inaugurazione del Grand Hotel Mottarone. Una struttura a cinque stelle che nel  solo 1885 ebbe tra i suoi ospiti la nobiltà di mezza Europa. 
E lo Spanna,  nel frattempo, continuava la sua opera di propaganda a favore del Mottarone,  descrivendo ad esempio, il viaggio compiuto dalla sua famiglia da Armeno fino  all'albergo Guglielmina su un carro a due ruote trainato da due robusti buoi. E  auspicando gli arrivi delle cavalcature da Omegna, quelli in carrozza da Armeno,  con la funicolare dal lago Maggiore e persino quelli dal cielo in mongolfiera.  
L’entusiastico paladino del Mottarone morì nel 1892, mentre la Belle époque  del Mottarone prendeva il via. Nel 1911 veniva costruita la ferrovia elettrica  da Stresa (la prima in Italia a cremagliera), che percorreva in un’ora e dieci  minuti i 10 km del percorso in sei fermate. E con l’apertura invernale, dal  1908, il Mottarone diventò una rinomata stazione sciistica, tanto più in quanto  facilmente raggiungibile dalle grandi città del nord Italia. 
Nel 1934 un  decreto ministeriale assegnò al Mottarone la “Coppa d’Oro del Duce”, il primo  Slalom gigante internazionale, disputata dal 18 al 20 gennaio 1935. Il trenino  all’epoca serviva anche le piste, in quanto poteva essere preso dalla penultima  fermata anche dagli sciatori, mentre il primo impianto di risalita fu costruito  solo nel 1940. 
Ma la storia del Grand Hotel Mottarone era giunta al suo  drammatico epilogo. Mentre la guerra, che infuriava ormai ovunque, aveva  trasformato i turisti inglesi in nemici e mentre il mondo avvampava nella follia  e nelle fiamme, il 17 gennaio 1943 un banale corto circuito scatenò un incendio  che distrusse completamente il Grand Hotel Mottarone, causando la morte di  quattro persone. 
E qui, sul luogo del mai ricostruito, né dimenticato, Grand  Hotel mi sembra di vedere il mio amico Alfa, muoversi come un’ombra tra le  ombre, prima che le grida dei ragazzi che affollano tuttora la vetta mi riporti  alla realtà".