Il pozzo di San Patrizio
La provedenza, che governa il mondo
con quel consiglio nel quale ogni aspetto
creato è vinto pria che vada al fondo,
però ch'andasse ver lo suo diletto
la sposa di colui ch'ad alte grida
disposò lei col sangue benedetto,
in sè sicura e anche a lui più fida,
due principi ordinò in suo favore,
che quinci e quindi le fosser per guida.
(Dante, Paradiso, XI, 28-36)
Per risolvere gli attuali grossi problemi dell'Africa, ci vorrebbe un grande intervento della divina Provvidenza, così come fece ai tempi di Dante Alighieri, quando mandò San Francesco e San Domenico in soccorso di una chiesa quasi agonizzante, durante quel suo travagliato periodo storico.
Questo blog è sempre stato relativamente distante da Giovanni Sartori, per via di una certa posizione dello stesso, che all'amministratore del blog è parsa ambigua e mancante di coraggio nell'esprimere apprezzamenti verso l'operato di Berlusconi, anche quando i meriti di costui erano stati del tutto evidenti. E' così che egli, non fosse stato per Nessie, che gli ha caldeggiato la lettura di un articolo di Sartori, pubblicato sul Corriere della Sera del 15 giugno scorso, sarebbe ancora sulle sue posizioni guardinghe nei riguardi di tutti gli scritti di Sartori. Oggi, dopo aver letto il seguente suo articolo, il blogger ha ribaltato completamente la scarsa opinione che di lui aveva, per le "forti" e coraggiose idee espresse nell'articolo.
Nella speranza che il Corriere della Sera non abbia nulla da obiettare, faccio il copia-incolla integrale dell'articolo, col vivo suggerimento che esso andrebbe letto in combinazione col post di Nessie ( questo ) e dei suoi relativi commenti.
IMMIGRAZIONE E DIRITTO D’ASILO
Il pozzo senza fondo
di Giovanni Sartori
Per chi non lo sapesse, il pozzo di San Patrizio è un pozzo senza fondo, e quindi un pozzo che non si riempie mai. Finora risultava che la terra fosse un pianeta tondo e racchiuso in se stesso. Ma per i «popolazionisti » e per chi si occupa di migrazioni di massa è, si direbbe, un pozzo di San Patrizio. Siamo più di 7 miliardi? Nessun problema, il pozzo li ingurgita tutti. Sarebbe lo stesso se fossimo 77 miliardi: provvederebbe sempre San Patrizio. Un Santo del VI secolo che la Chiesa dovrebbe rivalutare.
Ma procediamo con ordine. Di recente Alberto Ronchey ricordava su queste colonne che un secolo fa gli africani erano 170 milioni, mentre oggi si ritiene che siano 930 milioni. La sola Nigeria potrebbe arrivare, nel 2050, a 260 milioni di abitanti; e le Nazioni Unite stimano che Paesi come l’Etiopia, il Congo e il Sudan, già stremati da ricorrenti carestie, rischiano di raddoppiare, entro il 2050, la loro popolazione. E mentre la popolazione cresce a dismisura, le risorse alimentari del continente africano sono state malamente dilapidate dall’erosione del suolo e dalla desertificazione.
Questi sono, all’ingrosso, i numeri della «pressione dell’Africa» richiamata da Ronchey, che è la pressione a noi più vicina e quindi più minacciosa. Una pressione che si ascrive alla categoria degli «eco-profughi », e correlativamente degli «eco-rifugiati». Che fare? Come accoglierli? Finora si è parlato di diritto di asilo. Ora si comincia a parlare di «profughi ambientali ». La prima categoria è impropria e difficile da accertare, mentre la seconda è davvero troppo larga, troppo onnicapiente: presuppone che il mondo sia quel pozzo di San Patrizio che non è.
Il diritto di asilo è stato, nei millenni, una protezione, una immunità religiosa dalla «vendetta del sangue » (i parenti di un ucciso, o simili) per chi si rifugiava in un luogo sacro. Questo asilo trova la sua massima espansione nell’Europa medievale, per poi venir meno. E il punto è che l’asilo non è mai stato riconosciuto come «diritto » di intere comunità e tanto meno per motivi politici. Pertanto il diritto di asilo concepito come titolo di entrata in un Paese per i rifugiati politici è una recente invenzione. E andiamo ancora peggio con la nozione di «vittime ecologiche». Questa categoria è davvero smisurata e sconfitta dai numeri. Gli eco-profughi sono già centinaia di milioni; e basterebbe che il dissesto del clima spostasse i monsoni per ridurre alla fame mezzo miliardo di indiani.
Il rimedio certo non può essere di accogliere tutti e di un Occidente che si prende carico dei diritti di asilo e dei profughi ambientali. Per l’Africa un’idea sarebbe di «rinverdirla», di renderla di nuovo fertile e vivibile. Un po’ tardi, visto che l’agricoltura è già per metà perduta, che i laghi si prosciugano e che la desertificazione è irreversibile. Per carità, l’Africa va aiutata. Ma tutto è inutile se e finché non apriremo gli occhi alla realtà, al fatto che l’Africa (e non soltanto l’Africa) muore di sovrappopolazione, e che la crescita demografica (ovunque avvenga) va risolutamente affrontata e fermata.
con quel consiglio nel quale ogni aspetto
creato è vinto pria che vada al fondo,
però ch'andasse ver lo suo diletto
la sposa di colui ch'ad alte grida
disposò lei col sangue benedetto,
in sè sicura e anche a lui più fida,
due principi ordinò in suo favore,
che quinci e quindi le fosser per guida.
(Dante, Paradiso, XI, 28-36)
Per risolvere gli attuali grossi problemi dell'Africa, ci vorrebbe un grande intervento della divina Provvidenza, così come fece ai tempi di Dante Alighieri, quando mandò San Francesco e San Domenico in soccorso di una chiesa quasi agonizzante, durante quel suo travagliato periodo storico.
Questo blog è sempre stato relativamente distante da Giovanni Sartori, per via di una certa posizione dello stesso, che all'amministratore del blog è parsa ambigua e mancante di coraggio nell'esprimere apprezzamenti verso l'operato di Berlusconi, anche quando i meriti di costui erano stati del tutto evidenti. E' così che egli, non fosse stato per Nessie, che gli ha caldeggiato la lettura di un articolo di Sartori, pubblicato sul Corriere della Sera del 15 giugno scorso, sarebbe ancora sulle sue posizioni guardinghe nei riguardi di tutti gli scritti di Sartori. Oggi, dopo aver letto il seguente suo articolo, il blogger ha ribaltato completamente la scarsa opinione che di lui aveva, per le "forti" e coraggiose idee espresse nell'articolo.
Nella speranza che il Corriere della Sera non abbia nulla da obiettare, faccio il copia-incolla integrale dell'articolo, col vivo suggerimento che esso andrebbe letto in combinazione col post di Nessie ( questo ) e dei suoi relativi commenti.
IMMIGRAZIONE E DIRITTO D’ASILO
Il pozzo senza fondo
di Giovanni Sartori
Per chi non lo sapesse, il pozzo di San Patrizio è un pozzo senza fondo, e quindi un pozzo che non si riempie mai. Finora risultava che la terra fosse un pianeta tondo e racchiuso in se stesso. Ma per i «popolazionisti » e per chi si occupa di migrazioni di massa è, si direbbe, un pozzo di San Patrizio. Siamo più di 7 miliardi? Nessun problema, il pozzo li ingurgita tutti. Sarebbe lo stesso se fossimo 77 miliardi: provvederebbe sempre San Patrizio. Un Santo del VI secolo che la Chiesa dovrebbe rivalutare.
Ma procediamo con ordine. Di recente Alberto Ronchey ricordava su queste colonne che un secolo fa gli africani erano 170 milioni, mentre oggi si ritiene che siano 930 milioni. La sola Nigeria potrebbe arrivare, nel 2050, a 260 milioni di abitanti; e le Nazioni Unite stimano che Paesi come l’Etiopia, il Congo e il Sudan, già stremati da ricorrenti carestie, rischiano di raddoppiare, entro il 2050, la loro popolazione. E mentre la popolazione cresce a dismisura, le risorse alimentari del continente africano sono state malamente dilapidate dall’erosione del suolo e dalla desertificazione.
Questi sono, all’ingrosso, i numeri della «pressione dell’Africa» richiamata da Ronchey, che è la pressione a noi più vicina e quindi più minacciosa. Una pressione che si ascrive alla categoria degli «eco-profughi », e correlativamente degli «eco-rifugiati». Che fare? Come accoglierli? Finora si è parlato di diritto di asilo. Ora si comincia a parlare di «profughi ambientali ». La prima categoria è impropria e difficile da accertare, mentre la seconda è davvero troppo larga, troppo onnicapiente: presuppone che il mondo sia quel pozzo di San Patrizio che non è.
Il diritto di asilo è stato, nei millenni, una protezione, una immunità religiosa dalla «vendetta del sangue » (i parenti di un ucciso, o simili) per chi si rifugiava in un luogo sacro. Questo asilo trova la sua massima espansione nell’Europa medievale, per poi venir meno. E il punto è che l’asilo non è mai stato riconosciuto come «diritto » di intere comunità e tanto meno per motivi politici. Pertanto il diritto di asilo concepito come titolo di entrata in un Paese per i rifugiati politici è una recente invenzione. E andiamo ancora peggio con la nozione di «vittime ecologiche». Questa categoria è davvero smisurata e sconfitta dai numeri. Gli eco-profughi sono già centinaia di milioni; e basterebbe che il dissesto del clima spostasse i monsoni per ridurre alla fame mezzo miliardo di indiani.
Il rimedio certo non può essere di accogliere tutti e di un Occidente che si prende carico dei diritti di asilo e dei profughi ambientali. Per l’Africa un’idea sarebbe di «rinverdirla», di renderla di nuovo fertile e vivibile. Un po’ tardi, visto che l’agricoltura è già per metà perduta, che i laghi si prosciugano e che la desertificazione è irreversibile. Per carità, l’Africa va aiutata. Ma tutto è inutile se e finché non apriremo gli occhi alla realtà, al fatto che l’Africa (e non soltanto l’Africa) muore di sovrappopolazione, e che la crescita demografica (ovunque avvenga) va risolutamente affrontata e fermata.
1 Comments:
Anch'io sono sempre stata lontana da Sartori e dalle sue critiche a Berlusconi, ma in questo articolo sull'Africa lo quoto.
By Nessie, at 10 luglio 2009 alle ore 23:07
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