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venerdì, gennaio 20, 2012

Alle origini di un fallimento 1

Valsassina - foto di Angela Acerboni

"I Monti erano un'antica casata originaria della Valsassina, che già in epoca ducale si era distinta al servizio dei Visconti-Sforza; si ricorda in particolare un certo Princivalle, ambasciatore milanese presso il Re di Spagna, poi a Firenze e in Svizzera, che per i suoi meriti venne infeudato dei dazi e dell'imbotato della Pieve di San Donato Milanese.
Un notaio, Gerolamo, Senatore nel 1538, fu nominato nel 1562 Podestà di Cremona e poi di Pavia, e un altro Monti, ancora di nome Princivalle, fu Vicario di Provvisione a Milano nel 1563, Capitano di Giustizia nel 1608, Questore del Magistrato Ordinario nel 1616 e Senatore nel 1622. Il figlio di questi, sposatosi con la nobildonna Anna Landriani nel 1593, fu Cesare Monti, diventato nel 1632 Arcivescovo di Milano, immediato successore di Federico Borromeo, e quindi Cardinale. Cesare Monti, che rimase Arcivescovo a Milano fino al 1650, fece ampliare il palazzo arcivescovile, e si curò in particolare delle opere assistenziali e dei Seminari. Il suo nipote Giulio Monti, oltre al feudo valsassinese, sempre nel 1647, il 3 gennaio, aveva acquistato anche i feudi di Agrario, Avesone, Costa e Salegia in Valle Antigori.
Un altro Monti, Carlo Dionigi, fu Cavaliere dell'Ordine di Malta nel 1614. Quella dei Monti era dunque una famiglia tutto sommato abbastanza rilevante, e sicuramente in ascesa nel periodo a cavallo tra la fine del Cinquecento e la prima metà del Seicento, come denota il buon numero di cariche pubbliche ricoperte in quel periodo da vari suoi membri (mentre invece si denota una certa decadenza, e notevole diminuzione d'importanza nel secolo successivo, fino all'estinzione della casata, avvenuta nel 1774).
E' probabile dunque che, nell'epoca da noi presa in considerazione, i suoi interessi fossero ormai rivolti prevalentemente piuttosto al di fuori della Valsassina, verso altri territori e più ambiziosi interessi, e che quindi l'acquisto del feudo fosse un pretesto per una specie di "ritorno glorioso in patria", un modo per sfoggiare il successo ottenuto di fronte ai propri originari conterranei".  

1a parte - segue

Stralcio dall'Opera: La Valle del ferro - Enrico Baroncelli - Casa Editrice G.Stefanoni Lecco - pagg. 22 - 23  


 

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