Piccolo Mondo Antico
Tempo fa, al tempo del mio grande innamoramento per la città di Ferrara, dovuta al merito dei due grandi scrittori, Bassani e Bacchelli, che ne avevano descritto le suggestive bellezze, e all'Ariosto che ne aveva cantato i fasti, scrissi un post, questo "Bellezza dei dialetti", incentrato sulla "musicalità" del dialetto ferrarese. Un pò rozzo, come dialetto, mi fu invece commentato. Oggi, dato il mio innamoramento per il lago di Como, mi sono spinto a leggere Piccolo Mondo Antico, anche se non è precisamente ambientato sul lago di Como, bensì sul vicino lago di Lugano.
Il grande scrittore vicentino, Antonio Fogazzaro, aveva scelto Valsolda per viverci, e ne era rimasto stregato, a tal puto che si era costruito una gran bella villa dalla quale si accede direttamente al lago. Come scritto nel post precedente, il FAI Fondo Ambiente Italiano ne è diventato proprietario e sta raccogliendo fondi per salvarla da degrado e rovina. Qui, dal sito di Repubblica.it, scorci della villa di Antonio Fogazzaro, ad Oria di Valsolda (vedere altre foto nel post precedente).
Lo scrittore, essendo nato e vissuto fino alla giovane età a Vicenza, aveva padronanza della "lingua/dialetto" veneta, oltre che amore per la sua terra d'origine; a tal punto che nel suo capolavoro ha inserito personaggi originari del Veneto, i quali, pur abitando da anni o da sempre in quella zona lacustre, ai confini con la Svizzera, dialogano abitualmente tra di loro nella lingua d'origine, il veneziano.
Però, mentre nei suoi romanzi Bassani usa sporadicamente, e solo per brevi fraseggi il dialetto ferrarese (stante anche le difficoltà, per chi non è di quelle parti, di comprendere il significato di certi termini di quel dialetto), Fogazzaro usa invece inserire frequentemente dialoghi in lingua/dialetto veneto, e per lunghe comprensibili "chiacchierate".
A titolo di esempio trascrivo un brano dal Piccolo Mondo Antico. E' lo stralcio di un dialogo tra i signori Giacomo e Pasotti
"Mi propramente" diss'egli "no volea. El me gà fato zo. - Vegnì, el dise; percossa mo no volìo vegner? Mal no se fa , la cossa xe onesta. Sì, digo, me par anca a mi; ma sto secreto! Ma! La nona! el dise. Capisso, digo, ma no me comoda. Gnanca a mi, el dise. Ma alora, digo, che figura femoì, Ela e mi? Quela del m..., el dise con quel so far de bon omo a la vecia, che cossa vorla? el xe propramente per el mio temperamento. Alora vegno, digo."
Come potete arguire, per uno come me, che abita nel nord Italia, il dialetto veneto è molto più facile da comprendere che non il ferrarese. Non so se lo è altrettanto facile per un siciliano. E' molto più facile anche per gli spagnoli catalani, che vi ritrovano molti termini della loro lingua in quel dialetto; come pure li ritrovano nel dialetto che si parla a nord del lago di Como, e credo anche dalle parti di Porlezza e in Valsolda, tutti luoghi dove la Spagna ha dominato per oltre un secolo e mezzo. E' capitato infatti ad un turista italiano di Colico, il quale, recatosi in un viaggio a Barcellona e dovendo chiedere informazioni, quando lo fece in italiano nessuno lo capì; rifatte nel suo dialetto locale fu compreso e ricevette le informazioni volute.
4 Comments:
Dovresti interessarti di glottologia Marshall, potrebbe interessarti; comprenderesti le varie affinità tra alcune lingue e dialetti.
Io ho fatto un esame in merito, dovrei avere qualche testo da prestarti se vuoi.
By Lunatika, at 8 ottobre 2010 alle ore 18:29
Lunatika,
OK per il prestito. Vedrò di cosa si tratta.
(E brava che gni tanto fai capolino!)
By marshall, at 8 ottobre 2010 alle ore 19:11
Marshall
Posizione invidiabile quella della villa nel post precedente speriamo che venga restaurata e conservata in modo adeguato.
L'uso del dialetto, a mio avviso nei testi in italiano, dovrebbe essere limitato, solo qualche frase che individui la provenienza geografica del personaggio in modo da dargli una caratterizzazione specifica. Il dialetto si accompagna anche ad usi e costumi particolari. Quindi specificare il linguaggio di un certo personaggio automaticamente si determina anche il suo comportamento caratteriale.
In toscana non esistono dialetti ma solo dei vernacoli diversi ed usati solo in piccole aree geografiche.
Differiscono poco dall'italiano e, a parte qualche termine estremamente localizzato, è la pronuncia che li differenzia.
Normalmente per il resto d'Italia il toscano coincide con il fiorentino, niente di più errato ogni città ha la sua parlata tipica impossibile confondere un senese con un livornese oppure un fiorentino con un massese,persino a Prato che praticamente è un tutt'uno con Firenze parlano diversamente dai fiorentini.
Ad esempio la "C" secondo la città in cui sei viene parzialmente letta,oppure aspirata o ignorata del tutto.
Noi solo a sentire parlare una persona ti possiamo dire quale sia la città di origne. Spesso, specialmente nel pisano-livornese e nel fiorentino, molte parole assumono una valenza duplice tale da ingenerare nel discorso un doppio senso,quasi sempre ironico e che contraddice il senso letterale della frase. Pressochè impossibile da capire per chi toscano non è.
Ciao
Marcello
By Marcello di Mammi, at 10 ottobre 2010 alle ore 10:27
Marcello,
la lettura del romanzo procede a rilento, ma è piena di sorprese. A proposito di quanto dici sul fatto che nei romanzi in italiano i dialetti dovrebbero essere usati con "parsimonia", la seconda parte di Piccolo Mondo Antico inizia con una lunga chicchierata in dialetto milanese. L'Imperial Regio Commissario da Milano va ad Oria di Valsolda a trovare il "doganiere" Bianchin, col duplice scopo di cavar notizie sui coniugi Franco e Luisa Maironi.
I coniugi Bianchin, dialogando tra di loro e col commissario, si esprimono in milanese.
Si deduce che Fogazzaro era maestro anche col milanese, che non è una lingua (dialetto) propriamente facile da scrivere.
Ciao.
Toccherò poi la seconda parte del tuo commento
By marshall, at 11 ottobre 2010 alle ore 22:38
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