marshall

sabato, giugno 26, 2010

Nuotando con Nessie


Il post è la trascrizione integrale delle pagine 64 - 65 - 66 del libro di Stefano Cassinelli: "Leo Callone - Bracciate per la vita" - Macchione Editore - http://www.macchione.it/ - codice ISBN 978-88-8340382-8.

Serve anche come premessa per gli ulteriori post che ho in mente di scrivere a riguardo di Leo Callone, autore di imprese al limite del pazzesco, tra le quali, la più spettacolare è stata l'attraversata a nuoto della Manica, nel 1981.

Il titolo del post "Nuotando con Nessie" è anche il titolo di quel capitolo del libro, la cui trascrizione è scritta in corsivo. Virgolettato è il testo dell'intervista rilasciata da Leo Callone a Stefano Cassinelli.
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Dodici gradi! Basterebbe questo a scoraggiare chi vuol nuotare dentro il lago di Loch Ness nelle highland scozzesi. Ma alla temperatura si aggiunge l'acqua nera come inchiostro e la suggestione del famigerato mostro Nessie.
- "Il lago di Como è abbastanza scuro essendo profondo e circondato dalle montagne, ma Loch Ness non è scuro, Loch Ness è buio e nero. Non sembra nemmeno acqua".

Quando Leo Callone arrivò sul lago il 5 agosto 1991 andò subito sulla riva e fu preso dalla paura:

- "Scesi verso l'acqua ed era nera come non l'avevo mai vista. Toccandola sentii quanto era fredda. La muovevo e sembrava china. Provai a entrare, in pochi centimetri d'acqua non vedevo i miei piedi. Mi fece paura. Avere paura dell'acqua per me era una sensazione veramente inusuale e strana. A differenza di molti che si trovavano a loro agio solo sulla terra ferma io, come la maggior parte dei nuotatori di fondo, mi sento perfettamente a mio agio nell'acqua, ma non nel lago di Loch Ness. Me ne tornai in albergo e passai giorni a pensare se affrontare la traversata o meno. Quando tentai l'impresa, il 9 agosto, era la prima volta che m'immergevo nel lago di Loch Ness, non avevo fatto nessuna prova perchè volevo avere una barca vicino per nuotare in quelle acque, non mi sentivo di entrare senza un punto d'appoggio a cui affidarmi nel caso di necessità. Il lago di Como è scuro, ma nulla in confronto a Loch Ness. Era la cosa più nera e inquietante che mi fosse mai capitato di affrontare".

La sfida con Loch Ness significa anche sfidare Nessie e la componente psicologica in questo tipo d'impresa ha un peso indubbio.

- "Tra le tante difficoltà c'era anche quella del mostro. Non è questione di crederci o meno, personalmente non ci credevo e non ci credo, ma la suggestione è forte. Passi giorni interi a sentire storie, vedi i cannocchiali appostati fissi verso il lago, visiti il museo, vedi la ricostruzione di Nessie che assomiglia a un tirannosauro con le pinne e poi devi entrare in acqua. E' meno facile di quello che si possa pensare anche per chi non ci crede. Mentre nuotavo pensavo a quello che sarebbe successo se mi fosse comparsa davanti quella testa enorme, sapevo che fino all'ultimo non avrei visto nulla perchè l'acqua nera non permette di vedere praticamente nulla al disotto della superficie. Per distrarmi pensavo addirittura al'eventualità di avvistarla a un centinaio di metri a pelo d'acqua. Sarei saltato subito in barca e sarei diventato ricco e famoso come quello che aveva nuotato vicino a Nessie. Insomma la pressione psicologica di qualcosa che non ritengo esista si fece sentire comunque".

Ma le difficoltà di Loch Ness sono ben oltre e assai più concrete del mostro. L'ostacolo principale a qualunque tipo d'impresa nel lago è la temperatura dell'acqua, come ricordano le straordinarie attività di Kevin Murphy che dopo aver nuotato per 15 ore nel lago finì in ospedale. Callone, come sempre senza muta, rivestito da un buono strato di grasso composto da una mistura di lanolina e paraffina, miscela inventata dagli inglesi per le traversate della Manica a nuoto, entrò nell'acqua a una temperatura di 12 gradi.

- "Era un freddo che si sentiva, ti entrava dentro. Avevo già nuotato in acqua fredda, nel lago di Como a 14 gradi, ma a dodici era veramente doloroso. Ho iniziato subito a pentirmi del tentativo che stavo facendo. L'idea di fare questa impresa, che avevo da tanto tempo, si era consolidata parlando con alcuni nuotatori inglesi che avevo conosciuto durante la Lecco-Dervio. Ma mi rendevo conto di aver sottovalutato l'impresa in quel momento. Ero andato in Scozia per una vacanza fondamentalmente, con l'intento di fare questa traversata diagonale del lago per una distanza di poco superiore ai dieci chilometri. Altri nuotatori avevano percorso l'intera distanza del lago da un capo all'altro, una impresa più difficile e per cui serviva una preparazione di almeno un anno, soprattutto per reggere le temperature. Il mio errore fu quello di prenderla troppo alla leggera, una cosa imperdonabile perchè dopo mezz'ora in acqua meditavo di abbandonare. Facevo fatica a muovermi malgrado stessi nuotando da un pò. L'unica cosa che mi spronava ad andare avanti era vedere la riva opposta, vedevo che lentamente si avvicinava e questo mi dava la forza per fare ancora qualche bracciata, ma fu una giornata veramente difficile e indimenticabile da un punto di vista negativo. Di tutte le imprese che ho fatto, alcune ben più difficili sotto l'aspetto atletico, quella di Loch Ness è stata la più dura e l'unica che non rifarei, non me la sento proprio di rientrare in quell'acqua nera e gelata. Potrei rifare la Manica o la Como-Colico che fu durissima, ma la Loch Ness no".

Le immagini di quella giornata di agosto, esattamente dieci anni dopo la traversata della Manica compiuta nel 1981, parlano chiaro: la moglie Angela e gli altri accompagnatori sono sulla barca con berrette di lana e giacconi abbottonati fino al collo. La temperatura esterna era intorno ai 14 gradi e tirava vento. Quando Leo Callone esce dal lago trema come una foglia e a poco serve spruzzarlo con acqua calda. L'impresa richiese un'ora e 54 minuti.

- "Ricordo molti particolari di quella giornata, fu emozionante mettermi in gioco a 45 anni, sfidare un lago difficile e ricco di misteri affascinanti. I pensieri del mostro mi accompagnarono per diversi giorni fino all'ingresso in acqua quando il freddo mi annebbiò i pensieri. Dal Loch Ness trassi una grande lezione, quella di non avere una fiducia smisurata nei propri mezzi, in realtà non ero abbastanza preparato per quel lago, ne uscii bene perchè fisicamente ero in forma, avevo un buon allenamento alle spalle, ma non mi ero preparato per il freddo, ci voleva una attività specifica per non soffrirlo così tanto. Ogni impresa è una storia a se, non si deve credere di poter fare qualsiasi attività solo perchè ci si è allenati molto. Andare tanto in piscina non significa quasi nulla. Ci sono migliaia di persone capaci di nuotare 20 o 30 chilometri in piscina ma quando si passa in un lago le cose cambiano e sono pochissimi quelli in grado di affrontare correnti, onde e soprattutto temperature molto rigide".
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2 Comments:

  • Marshall
    Callone ha perfettamente ragione,anch'io quelle rare volte che mi sono tuffato in un lago o in un fiume,ho provato un certo disagio, preferivo un mare agitato che l'acqua dolce apparentemente calma.
    ciao
    Sarc
    ps
    certo che la "nostra" Nessie si è scelta un bel nick!

    By Anonymous sarcastycon, at 27 giugno 2010 alle ore 16:35  

  • Sarc.,
    per me che non so nuotare, ed ora neanche potrei imparare, parlare di un grande nuotatore, orgoglio degli abitanti di Dervio, è il massimo della stima che ho riposto in lui.
    Ma il post è servito come premessa per far conoscere successivamente il campione mondiale del "voglio, dunque posso".
    Si, mi è balzato subito all'occhio quel capitolo, io che di Nessie conoscevo assai poco.
    Ciao.

    By Blogger marshall, at 27 giugno 2010 alle ore 18:09  

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