Un giallo nella vita di Dante
Quale ne l'arzanà de' Viniziani
bolle l'inverno la tenace pece
a rimpalmare i legni lor non sani,
ché navicar non ponno; in quella vece
chi fa suo legno novo, e chi ristoppa
le coste a quel che più viaggi fece;
chi ribatte da proda, e chi da poppa;
altri fa remi, e altri volge sarte;
chi terzeruolo e artimon rintoppa;
Inferno, Canto XXI, versi 7 - 15
Questi versi sono stati scritti (dovrebbero essere stati scritti ?) da Dante in occasione della visita all'Arsenale di Venezia, fatta per assecondare un desiderio di Guido Novello da Polenta, Signore di Ravenna, suo mecenate del momento, che lo mandò in ambasciata a Venezia per cercare di risolvere diplomaticamente una spinosa questione.
Indro Montanelli, profondo conoscitore di Dante, nel libro "Ritratti", così descrive - liquidandolo con poche parole - quell'episodio cruciale e fatale per la vita del Sommo:
"Fu così che (Guido) una volta lo mandò a Venezia per risolvere una spinosa diatriba che minacciava di sfociare in una guerra tra le due città (Venezia e Ravenna). S'ignora come Dante se la cavasse. Forse non fece nemmeno in tempo a svolgere il suo compito perchè cadde ammalato e, sentendo approssimarsi la fine, affrettò il ritorno. Doveva trattarsi di una forma acuta di malaria perchè aveva la febbre altissima e delirava. Quando arrivò a Ravenna era già allo stremo. Non si sa nemmeno se riconoscesse i volti dei figli e degli amici che si avvicendavano al suo capezzale. Spirò nella notte fra il 13 e il 14 settembre del 1321".
Non si hanno notizie di altri viaggi di Dante a Venezia, ma quei versi, inseriti per descrivere quanto avviene nella V bolgia dell'Inferno - quella dei Barattieri - sono stati (pare, perchè ora il dubitativo mi diventa d'obbligo) senzaltro ispirati dalla visita fatta all'Arsenale di Venezia in quell'occasione (ma forse un'altra eventuale occasione). Venezia, a quell'evento ha dedicato una targa con incisi quei nove versi (vedere foto e descrizione al post di Fausto: questo ).
Il dubbio è venuto perchè Dante avrebbe completato la Cantica dell'Inferno nel 1313, mentre quei versi dovrebbero essere stati composti nel 1321, in occasione di quella visita. Altro punto cruciale: se Dante era morente, come ha fatto a scrivere quei versi? Potrebbe averlo fatto dettandoli, facendoli inserire in quel punto del XXI Canto. Ma di questa sorta di giallo pare che nessun commentatore di Dante ne parli.
bolle l'inverno la tenace pece
a rimpalmare i legni lor non sani,
ché navicar non ponno; in quella vece
chi fa suo legno novo, e chi ristoppa
le coste a quel che più viaggi fece;
chi ribatte da proda, e chi da poppa;
altri fa remi, e altri volge sarte;
chi terzeruolo e artimon rintoppa;
Inferno, Canto XXI, versi 7 - 15
Questi versi sono stati scritti (dovrebbero essere stati scritti ?) da Dante in occasione della visita all'Arsenale di Venezia, fatta per assecondare un desiderio di Guido Novello da Polenta, Signore di Ravenna, suo mecenate del momento, che lo mandò in ambasciata a Venezia per cercare di risolvere diplomaticamente una spinosa questione.
Indro Montanelli, profondo conoscitore di Dante, nel libro "Ritratti", così descrive - liquidandolo con poche parole - quell'episodio cruciale e fatale per la vita del Sommo:
"Fu così che (Guido) una volta lo mandò a Venezia per risolvere una spinosa diatriba che minacciava di sfociare in una guerra tra le due città (Venezia e Ravenna). S'ignora come Dante se la cavasse. Forse non fece nemmeno in tempo a svolgere il suo compito perchè cadde ammalato e, sentendo approssimarsi la fine, affrettò il ritorno. Doveva trattarsi di una forma acuta di malaria perchè aveva la febbre altissima e delirava. Quando arrivò a Ravenna era già allo stremo. Non si sa nemmeno se riconoscesse i volti dei figli e degli amici che si avvicendavano al suo capezzale. Spirò nella notte fra il 13 e il 14 settembre del 1321".
Non si hanno notizie di altri viaggi di Dante a Venezia, ma quei versi, inseriti per descrivere quanto avviene nella V bolgia dell'Inferno - quella dei Barattieri - sono stati (pare, perchè ora il dubitativo mi diventa d'obbligo) senzaltro ispirati dalla visita fatta all'Arsenale di Venezia in quell'occasione (ma forse un'altra eventuale occasione). Venezia, a quell'evento ha dedicato una targa con incisi quei nove versi (vedere foto e descrizione al post di Fausto: questo ).
Il dubbio è venuto perchè Dante avrebbe completato la Cantica dell'Inferno nel 1313, mentre quei versi dovrebbero essere stati composti nel 1321, in occasione di quella visita. Altro punto cruciale: se Dante era morente, come ha fatto a scrivere quei versi? Potrebbe averlo fatto dettandoli, facendoli inserire in quel punto del XXI Canto. Ma di questa sorta di giallo pare che nessun commentatore di Dante ne parli.
Se qualcuno avesse spiegazioni plausibili, le proponga.
Foto scattate da Fausto di http://www.alloggibarbaria.blogspot.com/ , gentilmente concesse.
19 Comments:
Complimenti Mario per aver scovato questo giallo nella vita di Dante. I dubbi che esprimi sono più che legittimi. Dalle tue osservazioni si evince che le date di componimento della Divina Commedia potrebbero essere riscritte. Spero che qualche esperto del Sommo Poeta possa fare luce su questo episodio poco chiaro nella vita di Dante.
By Fausto, at 30 ottobre 2009 alle ore 20:53
Fausto,
grazie per l'articolo e le belle foto pubblicate nel tuo blog. Ovviamente, il merito per la "scoperta" di questo "giallo" lo devo al contenuto del tuo post, e all'analisi che di esso ne ho fatto.
By marshall, at 30 ottobre 2009 alle ore 21:04
Marshall
un ragionamento del tutto teorico.
Se Dante, come probabile, finì di comporre l'inferno intorno al 1309,infatti i riferimenti storici non vanno oltre quella data e, poichè nessuna biografia riporta viaggi a Venezia antecedenti a quella data,farei questa considerazione.
I versi descrivono i lavori che venivano effettuati e le attrezzature presenti nell'arsenale ma non descrivono l'Arsenale, cosa strana perchè indubbiamente è una costruzione originale sia per come è stata costruita sia per la sua collocazione e, a mio giudizio,se l'avesse visto, avrebbe fatto cenno a qualche dettaglio.
Volendo dare importanza alla quantità di pece presente nella bolgia la paragona a quella che doveva esserci in un grande arsenale famosissimo come quello di Venezia. Da ciò si potrebbe dedurre che Dante non avesse visto l'arsenale,ma le attività tipiche dell'arsenale, gli erano ben note perchè comuni in tutti i porti, magari fatte in banchina o in ricoveri di fortuna,ma non c'è dubbio che le barche venivano calatafate ovunque e soprattutto d'inverno.E' un metodo antichissimo di cui Dante non poteva esserne all'oscuro.
Chissà se l'ho indovinata!!
ciao
Sarc.
By Sarcastycon3, at 30 ottobre 2009 alle ore 22:55
Sarc.,
no, Dante c'è stato sicuramente all'Arsenale, durante quel breve soggiorno veneziano. Da altra parte, sempre da Montanelli, avevo letto un tracciato molto più preciso e dettagliato di quel viaggio a Venezia. E Montanelli è sempre stato abbastanza preciso e meticoloso nello scrivere, soprattutto quando trattava di Dante. Anche se la tua tesi non fa una grinza, credo invece che Dante abbia avuto la giusta ispirazione per descrivere quanto accade nella bolgia dell'Inferno, dopo aver assistito alle lavorazioni che avvenivano nell'Arsenale di Venezia, e non in altri siti. Lì c'erano anche i 20.000 arsenalotti, dediti al lavoro forsennato con la pece bollente, che gli hanno reso l'esatta idea di quella "sua" bolgia infernale, come lui se la sarebbe immaginata. In tutta la penisola, e forse nemmeno a Marsiglia, dove non sono certo sia stato (anche se nella Divina Commedia, forse in Purgatorio, parla di un personaggio marsigliese), credo esistesse un arsenale simile a quello di Venezia. Venezia aveva sicuramente il più grande arsenale di tutto il Mediterraneo. Imparo dal post di Fausto che gli arsenalotti riuscivano anche a costruire una galea in un sol giorno. Tra l'altro, questo vuol dire forza di organizzazione, capacità, volontà, grinta, ecc. Tutte doti che, a quanto pare, i Veneti attuali hanno ereditato da quelle generazioni; doti, quindi, insite nel loro dna (vedi anche Brunetta).
Con tutto ciò, però, il giallo nella vita di Dante rimane da svelare.
Ciao.
p.s. pensaci tu, se vuoi, se puoi, a pubblicarlo su Aquaeductus (in quale sito lo metteresti?).
By marshall, at 31 ottobre 2009 alle ore 00:30
cosi' felice di vederla ancora in linea!!!
davvero
un grosso in bocca al lupo
Riccardo
venga a farsi un giro sul mio
www.tripcafe.it
mi mancano i suoi commenti
Riccardo
By Riccardo, at 31 ottobre 2009 alle ore 05:33
P.s.:
un mio caro professore del liceo e' uno studioso di Dante.
Considerato uno dei massimi esperti italiani
Si chiama Gianfranco Freguglia
ha pubblicato per Spelig e Kupfer un libro:
http://www.bol.it/libri/I-custodi-del-messaggio/Gian-Franco-Freguglia-Giancarlo-Gianazza/ea978882004100/
Se e' interessato posso mandarle in privato la mail, cosi' puo' contattarlo. Sara' felice di risponderle.
Un abbraccio.
Riccardo
By Riccardo, at 31 ottobre 2009 alle ore 05:39
Marshall
L'andata di Dante a Venezia, come ambasciatore dei Polenta,secondo quanto scritto, è un avvenimento accaduto in data decisamente posteriore alla scrittura del XXI canto dell'inferno,è stato nell'anno della sua morte il 1321. Approssimativamente più di 12 anni dopo aver scritto quei versi.
Può essere che fosse stato a Venezia anche in precedenza e che nessun biografo abbia riportato l'evento,ma credo che la vita di Dante sia stata passata al setaccio, da numerosissimi studiosi e quindi mi pare poco probabile.
Escluderei una revisione, da parte dello stesso Dante, del testo in epoca così successiva, anche perchè impegnato nella stesura del Paradiso conclusasi soltanto pochissime settimane prima della morte e poi difficilmente, data la malattia e la febbre alta, sarebbe stato in grado di farlo.
Escluderei anche una manipolazione di terzi,in quanto l'impianto poetico della commedia non è facilmente modificabile e poi a che pro?
A mio modestissimo avviso, il riferimento all'Arsenale di Venezia
è solo per dare importanza al concetto che Dante vuole esprimere in quel contesto, che è la quantità di pece, che, necessariamente, nell'arsenale di quelle dimensione doveva essere elevata e per affermare questo non è necessario averlo visitato.
Un esempio io non sono stato ad Yokohama (importante porto giapponese scalo di navi portacontainers) quindi,pur essendo al corrente della sua esistenza ed della sua importanza,non sono in grado di descriverti le sue caratteristiche strutturali,ma sono perfettamente in grado di descriverti l'attività che vi viene svolta,anche senza averlo visto,in quanto comune ad altri porti da me conosciuti.
Il bello della critica letteraria è che tutti i critici si affannano a far dire al poeta cose che probabilmente non gli erano passate neanche per l'anticamera del cervello....
ciao
Marcello
ps prova a sentire cosa ne pensi Josh.
Io viaggio con la logica, ma la vita spesso sfugge ad ogni logica.
ps2
lo posso pubblicare anch'io e lo metterei in umanistica.
ovviamente facendo riferimento anche al post originale del tuo amico.
By sarcastycon, at 31 ottobre 2009 alle ore 08:38
Riccardo,
felice di risentirti.
Ricordo ancora, in questa occasione, mentre parliamo di Venezia, di un bel commento che mi fece tuo padre, quando scrissi dei problemi che incontrano, o incontravano, nel visitare Venezia i disabili: inaccessibilità dei bagni pubblici e scavalcamento di ponti e passerelle (per non parlare poi dell'impossibilità di accesso alle gondole in tutta sicurezza. Chi non si farebbe una gita in gondola a Venezia, prima di morire? Io le ho sognate addirittura per Milano, scrivendo quel post "gondole a Milano", che anche tu forse hai commentato).
In quella occasione tu eri in Australia (come vedi il tuo sito è ancora lì in alto, in bella evidenza) e tuo padre - me ne accorsi dal tono dei commenti che mi mandava - mi sembrava alquanto triste. Deve volerti un gran bene, e in quel periodo forse gli mancavi!
Tuo padre, essendo un abituè di Venezia (anche in quel momento si stava preparando per un viaggio in Laguna) mi incoraggiò, parlandomi di quanto il comune di Venezia stesse facendo per migliorare l'accessibilità alle persone disabili.
Per quanto riguarda la disponibilità del tuo professor Gianfranco Freguglia, credo di non doverlo disturbare perchè, come puoi vedere anche tu, sto avendo risposte esaurienti da Sarc., e sono in attesa di un commento alquanto "professionale" da parte di Josh.
In giornata passerò a farti visita.
Ciao.
Ti dico comunque bentornato, anche se non so dove in questo momento ti trovi.
By marshall, at 31 ottobre 2009 alle ore 10:44
Sarc.,
sto per andare in pausa.
Ho visto che anche Fausto ti ha concesso l'autorizzazione "senza alcun problema". Puoi provvedere tu a pubblicarlo su Umanistica?
Dalle tue ultime congetture, vedo che siamo sulla buona strada per la soluzione del "giallo". La "faccenda" credo sia comunque interessante.
Ciao.
Mario
By marshall, at 31 ottobre 2009 alle ore 10:59
Marshall, il problema che tu poni non è nuovo, se l'era già posto tanti anni fa anche Umberto Bosco che così chiosava in proposito:
La potenza rappresentativa del quadro ha spinto molti esegeti a voler riconoscere qui la presenza di uno spettacolo visto personalmente dal poeta; ma la possibile e presumibile presenza di Dante a Venezia, che sarebbe databile solo tra il 1308 e il 1310, lo farebbe escludere perché troppo tarda, a meno che si tratti di un ritocco posteriore
By Sympatros, at 31 ottobre 2009 alle ore 11:12
Marshall
ok provvedo io spero per domani di farcela.
riporto anche i ns. commenti
e poi avviso Fausto.
Ovvviamente la mia è solo un'ipotesi,potrebbero esserci elementi che al momento non conosco,per dare altre spiegazioni.
Ciao a presto
Sarc.
OT
mi ha scritto Mauro ricordi quello del mercato centrale chiendomi come mai non avevo ancora fatto le foto...
Grazie Marshall eheheh ora mi tocca andarci per forza!!!non lo posso deludere.
By Sarcasticon, at 31 ottobre 2009 alle ore 11:39
Sympatros,
grazie per l'intervento.
Quindi, non sono il primo ad essermi posta la questione. E congetture, a quanto vedo, ce ne sono tante, e tutte delle più plausibili. Ma, di certo, nulla.
p.s. (hai inteso che l'aver citata l'Arena era stata solo un modo per descrivere della vostra animosità nel commentare?)
By marshall, at 31 ottobre 2009 alle ore 12:03
Sarc.,
fai pure con tutta comodità. A me fai risparmiare tempo.
E come se mi ricordo di Mauro. L'operario letterato che ha provveduto, assieme a cinque compagni di lavoro, a smontare l'impalcatura per i lavori di restauro di quella magnfica opera architettonica che è il "Mercato Coperto di Livorno". Ora che i lavori di restauro son finiti, spero che la comunità di Livorno la voglia valorizzare, facendola conoscere al mondo. A te, purtroppo, o per piacere, resta di compiere quella passeggiata a Livorno, scattare le foto artistiche come le sai fare tu, e pubblicarle in un prossimo post letterario (se vorrai, vedrò di darti una mano nella stesura dei testi).
Sappi che Mauro ed io siamo in attesa di quelle foto!
Ciao. E buon divertimento!
By marshall, at 31 ottobre 2009 alle ore 12:14
Sympatros,
a proposito del commento di Umberto Bosco, a quale quadro si riferisce?
By marshall, at 31 ottobre 2009 alle ore 12:17
Marsh, il quadro è il quadro fantastico prodotto dalla potente fantasia dantesca che ci pone davanti agli occhi la celeberrima similitudine " Qual...." con l'immagine e lo spettacolo dei lavoratori e dei marinai nell'Arsenale e "tal" quello che succedeva parimenti nella bolgia infernale.
By Sympatros, at 31 ottobre 2009 alle ore 14:49
Sympatros ???
Anche qui sei arrivato ?
By Luchy, at 31 ottobre 2009 alle ore 19:08
Escluderei anche io come fa Sarc che il testo sia stato ritoccato in epoca così tarda. Il Sapegno non ne fa gran cenno, non si pongono il problema. Nemmeno l'ottimo commento di Pasquini per la Garzanti. Più di quel che ha detto Sympatros non saprei.
Tieni conto poi io sono uno studioso di relazioni tra testi...e molto meno delle relazioni con la vita degli autori...a parte questa mia predilezione, ho la stessa idea di Sarc. sulla datazione. Non ci sono elementi veri per porre la datazione del testo così avanti nel tempo.
Marsh, sono venuto solo ora perchè l'influenza non mi ha dato tregua.
A dopo, Ciao.
By Josh, at 2 novembre 2009 alle ore 19:25
Josh,
grazie per l'intervento.
La grandiosità dell'opera rende irrilevanti pecche di questo genere: che Dante visiterebbe Venezia nel 1321, ma già nel 1309 ci fa pensare ad una visita sul luogo, avendole dedicato quei versi; che la città di Venezia ha immortalato sui marmi all'ingresso dell'Arsenale, facendone proprio vanto.
Pertanto, come la si voglia girare, per me rimane un giallo irrisolto, perchè và ricordato che quei versi sono dedicati all'Arsenale di Venezia, che Dante dovrebbe aver visto di persona, con i propri occhi.
E' da presumere, infatti, che abbia visto tutti i siti descritti nella Divina Commedia, almeno quelli descritti con dovizia di particolari. Pare ci sia una grande eccezione a tal riguardo: Montecassino. Ma i versi ce ne sono usciti sono di una tale bellezza, da rendere ininfluente qualsiasi ricerca di approfondimento o di altro genere.
Ciao, e, in bocca al lupo per la battaglia contro l'influenza. Ti vogliamo in forma smagliante.
Mario
By marshall, at 2 novembre 2009 alle ore 20:22
Hello. And Bye.
By Anonimo, at 21 marzo 2010 alle ore 16:04
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