marshall

giovedì, agosto 31, 2006

Elusione fiscale, pro e contro

(aggiornato e pubblicato il 2 settembre 2006)

Due articoli dei blogger Siro e Monica, e l'ultimo di Monsoreau, mi hanno spinto a scrivere questo post sull'elusione fiscale, che avevo già in animo di scrivere dopo il 30 giugno a corollario del post su: "Solidarietà come alibi".
Il pezzo di Siro che mi ha colpito è quello relativo agli sprechi perpetrati dalla città di Cremona sotto le voci "Comitato per il mantenimento della pace e della giustizia" l'altro sotto la voce "Fiaccola della Libertà" e l'altro ancora intitolato al "Treno della Memoria".
Il pezzo di Monica, invece, si riferisce alla manovra da 30 miliardi di euro che il governo si appresta a varare e che, guarda caso, non sono dovuti a mancanze o incapacità del precedente governo Berlusconi, ma ad un maggior deficit di 30 miliardi di euro lasciato in eredità nel 2001 dal suo precedente governo Amato, abilmente camuffato, ma che Eurostat ha recentemente individuato e certificato.
Il pezzo di Monsoreau, invece, spinge a meditare seriamente sull'introduzione di uno sciopero fiscale di massa, come estremo rimedio.
Già quel 30 giugno fui indignato dall'affermazione di Prodi, riportata sul Corriere, che diceva: "evasione fiscale a livelli inaccettabili". Ape volle quasi correggermi parlando invece di elusione, mentre invece Prodi, in quell'articolo, aveva parlato proprio di evasione.

L'elusione fiscale è un'altra cosa: è il mezzo legale che hanno i cittadini di sottrarre quanto più è possibile, e ammesso dalla legge, alla voracità del fisco.

Alla luce degli sprechi, come quelli citati da Siro, chi non è portato o invogliato a cercare i mezzi legali per pagare il meno possibile di tasse e imposte e quantaltro?
Perchè di sprechi, checchè ne dicano gli amministratori interessati - sia ben chiaro, sia di sinistra che di destra - ce ne sono e come. La dimostrazione me la sono fatta personalmente esaminando i bilanci degli ultimi anni del mio condominio.

Vi chiederete cosa c'entra il condominio? C'entra, c'entra e come. Perchè dalle piccole realtà si può dedurre quanto avviene nelle grandi realtà.
Esaminando attentamente i bilanci degli ultimi tre anni del mio condominio ho constatato, e lo ho loro dimostrato, che avremmo potuto risparmiare il 20 - 25 % solo sulle spese amministrative. Risparmio che avremmo potuto conseguire agendo su: compenso amministratore, spese banca, costo fotocopie, spese telefoniche e compensi burocratici extra. Tale risparmio avrebbe inciso sul bilancio generale per un 3 % circa. Evidentemente, amministratore e, forse, consiglieri hanno gestito un pò "allegramente". E questo avviene quasi sempre, quando si amministrano soldi altrui, e non i propri.

L'esempio può sembrare banale, ma penso che qualcosa del genere possa succedere anche nelle amministrazioni pubbliche se non c'è chi effettua controlli rigorosi e serrati. E quindi quel 2 o 3 percento che indicava Tremonti come possibile risparmio da parte delle amministrazioni nazionali e locali, era ed è un traguardo possibile da raggiungere. Certo, per arrivare a quel risultato ci vuole impegno, tempo e passione; e quindi sacrifici ai quali gli amministratori e i controllori non sempre si sottopongono facilmente.

Detto questo, c'è allora chi si ingegna e si arrovella per cercare i mezzi legali più inimmaginabili per mettere in atto il proposito di pagare il meno tasse possibili, visto poi il cattivo uso che spesso se ne fa.

A memoria e per esperienze personali, il fenomeno dell' elusione esplose negli anni '80 quando vennero introdotte a raffica tutta una serie di tasse e imposte nuove che prima non c'erano e se c'erano erano abbastanza contenute. Mi riferisco alle sette tasse che poi confluirono in un'unica tassa che prese il nome di IRAP e che erano: l'Ilor, la tassa sulla partita IVA (una vera assurdità tutta italiana), il contributo al Servizio Sanitario Nazionale e relative addizzionali (questa era plausibile), la tassa patrimoniale sui beni d'Impresa (altra assurdità), la tassa annuale sugli esercizi commerciali, altri piccoli e talora incomprensibili balzelli, l'ICIAP (Imposta Comunale sulle Attività Produttive), dovuta anche da Agenti di Commercio e di Assicurazione (assurdità italiana).
Ad incentivare la pratica elusoria vi erano poi le assurde aliquote marginali dell'IRPEF che arrivavano al 74 percento.
Possibile che il legislatore di allora non aveva compreso l'assurdità di tale aliquota? Chi era quel "pazzo" che non avrebbe fatto tutto il possibile per sottrarsi a tale mannaia? Quando dall'altra parte avvenivano gli sprechi e si assisteva imperterriti alla creazione di privilegi con i soldi dello stato, come quella legge che nei primi anni ottanta mandò in pensione anticipata un esercito di insegnanti in esubero, purchè avessero 15 anni di attività?
Erano quasi tutti trentenni, di poco sopra in trent'anni, che ancora oggi percepiscono quella pensione rivalutata di anno in anno.

Facevo il rappresentante di commercio in quegli anni. Quindi giravo e vedevo. E vedevo cosa non facevano le ditte per sottrarsi a quel cappio fiscale. Le ditte che facevano forti utili inventavano ogni tipo di spesa, anche le più inutili pur di lasciare il meno possibile all'imposizione fiscale. E quelle che andavano male smettevano di pagare ogni onere allo stato e all'INPS, e, chi poteva, si metteva poi in regola con i condoni (quella dei condoni non è stata nè un'invenzione nè un abuso del governo Berlusconi).
Anche per cercare di opporsi e fare resistenza a questo stato di cose, nacque Forza Italia. Perchè la popolazione attiva e produttiva vedeva, ma non aveva il coraggio o la forza di gruppo per ribellarsi a quella situazione. E i partiti in auge in quel momento non avevano la forza nè la volontà di rimediare alle situazioni abnormi che si erano create. Ci volle il coraggio, la forza e il carisma di Berlusconi per mettere insieme e far nascere quel movimento.
Ancora oggi, nonostante la fiscalità generale sia scesa dal 57 al 43 %, c'è una larga parte di popolazione insofferente verso la fiscalità ancora opprimente dello stato.

Urge porvi rimedio e non procastrinare più oltre la ricerca di tutte le soluzioni possibili, altrimenti, alla lunga, questo stato di disagio latente può sfogare in altre più tragiche direzioni.

Per inciso, come ho già detto a Monsoreau, io non sono più nella mischia: i miei redditi sono tassati alla fonte ed ora sono entro i parametri minimi. Le mie velleità giovanili di "fare" sono svanite e cessate con la fine della prima repubblica. Tanto ho constatato che "sbattersi" e "darsi tanto da fare" in uno stato dalla fiscalità opprimente e burocratica come il nostro, ai singoli, agli "indipendenti", "non vale tanto la pena".

martedì, agosto 29, 2006

Saluto di bentornato e argomento ICI

Un cordiale saluto di bentornato ai BLOGGER, persone attive e impegnate che dedicano una parte più o meno predominante del loro tempo libero per dedicarsi a questa forma di comunicazione istruttiva e tecnologica. Avremo tempo di parlare ciascuno delle proprie vacanze nel proseguo o nel contesto di qualche post, con richiami alle esperienze personali vissute durante le vacanze.
Qui, invece, mi preme riprendere e sviluppare l'argomento trattato nel mio post precedente, nel quale criticai l'introduzione della tassa ICI alla Chiesa. Approfitto di un maggiore spazio e visibilità, rispetto ad un commento, per rispondere al blogger piggio e, indirettamente, a grissino.

Prendo in considerazione solo la funzione sociale svolta dalla Chiesa, tralasciando la funzione per così dire turistica svolta dalle "chiese" che è nota a tutti.
Ricordo brevemente che l'ICI è una tassa che si paga sul valore catastale rivalutato di un bene immobile, utilizzando parametri di tassazione diversi a seconda della tipologia e funzione dell'immobile, sia esso un edificio o un terreno e quindi un'area avente funzioni agricole o di edificabilità o di qualunque altro genere: boschi privati, giardini privati, parcheggi privati, piscine, piste di atletica, campi sportivi, ecc. appartenenti a privati, e anche quelli appartenenti ad Enti Locali che però pagano questa imposta con partite di giro e quindi denaro pubblico locale.

Ma i beni della Chiesa che si vorrebbero sottoporre all'imposizione fiscale dell'ICI quali sarebbero? quali si vorrebbe che fossero? I luoghi di culto, la chiesa vera e propria e tutti gli altri edifici e terreni annessi, oppure solo questi ultimi? E' un dilemma di non poco conto se pensiamo all'enorme patrimonio immobiliare della chiesa che però ha per la maggior parte funzione sociale.

Prendiamo ad esempio i beni delle Opere sociali Don Bosco, ed in particolare quelli dei Salesiani di Sesto San Giovanni (Milano) dove io ho sudiato, negli anni '60, nelle loro scuole serali per sei anni. Sono scuole considerate private e quindi per la loro frequentazione si deve pagare una retta, che, nel periodo di mia partecipazione era di 125 mila lire annue, cifra notevole per quei tempi, rapportata alle mie possibilità di quel periodo. Fortunatamente mi vennero in aiuto le borse di studio messe a disposizione dalla Ernesto Breda, dalla Ercole Marelli e dalla Magneti Marelli, le maggiori industrie locali che richiedevano i Periti Industriali che uscivano da quelle scuole.
Il complesso scolastico di quel sito è localizzato al confine Nord di Sesto San Giovanni, confinante con il comune di Cinisello Balsamo dal quale è separato dal viale Fulvio Testi, un'arteria di vitale importanza per quell'area del milanese densamente popolata e industrializzata, facente parte della superstrada Milano-Lecco-Valtellina.
Il sito sociale di cui si parla occupa un'area di vaste dimensioni comprendente gli edifici scolastici con aule, aula magna, ampi laboratori di vario genere, palestre, palazzina abitazione per i preti-insegnanti e per i salesiani-laici, cioè con voto di castità e povertà, chiesa parrocchiale, chiesetta o cappella interna, oratorio, cinema-teatro, campi tennis, campi bocce coperti e climatizzati, bar e mense, campi basket e pallavolo, campo sportivo a 11 e due campi a 7, il tutto avvolto nel verde di platani e di pini ben curati.
Quanto dovrebbe pagare di ICI un complesso del genere?
Ma quanto poi si rifletterebbe nelle tariffe e nei prezzi che si dovrebbero praticare da istituzioni del genere? Tenuto conto che comunque ICI relativa ad immobili che non siano di funzioni prettamente religiosa, già ne pagano. ICI che con la revisione all'insù degli estimi catastali, legati al valore commerciale del bene, verrebbe ad aumentare significativamente. E questo vale per tutte le realtà del genere.
Tutti i prezzi e tariffe praticati all'interno di quell'Opera sono calmierati perchè la metà degli insegnanti di ogni corso di studi sono salesiani che insegnano per passione e senza scopo di lucro, percepiscono uno stipendio puramente simbolico, e gli addetti a tutti gli altri servizi sono, o almeno lo erano ai miei tempi, per la maggior parte volontari e buona parte salesiani-laici.

Ma per stare alle realtà minori, quelle di "tutti i giorni", quelle a cui possono assistere gli abitanti di un qualunque piccolo centro o borgo sparso per l'Italia: le chiese locali con i loro oratori, il convento delle suore con annesso asilo infantile. La legge vorrebbe far pagare l'ICI anche ai luoghi di culto e di aggregazione sociale anche a queste realtà.

Pensate anche alla funzione educativa degli oratori annessi alle chiese.
Quando ero bambino dell'età dei 1o-12 anni, frequentavo assiduamente l'oratorio San Domenico Savio annesso alla chiesa parrocchiale San Giuseppe della frazione "Borgo Misto" di Cinisello Balsamo. Nel campetto di quell'oratorio mossero i primi passi fuoriclasse del calcio come
Pierino Prati e Avellino Moriggi.
Prati, tutti gli appassionati di calcio lo conoscono, Moriggi un po meno ma è stato un portierone del calibro di Buffon. E io ebbi modo di vederli in allenamento e nelle partite di campionato oratoriale quando erano ancora dei ragazzini. E vi assicuro che erano uno spettacolo già da allora. Le partite dove era impegnata la loro squadra, la S.D.S. (San Domenico Savio) terminavano tutte con punteggi da 6 a zero, massimo 6 a 1 in su, con tutti, o quasi tutti i gol segnati da Pierino Prati e tutti i gol parati, parati da Avellino Moriggi. Tutto questo spettacolo, gratis. Bastava "andare all'oratorio". Si, perchè prima o dopo la partita si andava in chiesa per il catechismo e la preghiera.
Si vogliono tassare queste piccole o grandi realtà!
E' patetico!
Anche Fausto Bertinotti che pure ha sicuramente conosciuto e forse frequentato, in quanto di origine sestese, il centro salesiano delle Opere Sociali Don Bosco dovrebbe opporsi e votare contro la legge che istituisce il pagamento dell'ICI da parte delle chiese. Perchè altrimenti non si vedrebbe coerenza con quanto afferma ultimamente, quando dice di sentirsi vicino alla chiesa e quando dice che la notte sogna di San Paolo e di San Francesco: questo mi sembra d'aver letto di recente su di lui per bocca di sua moglie.
Se poi passiamo alle grandi realtà come il Duomo di Milano, l'Abazzia di Montecassino, la Certosa di Padula il discorso si amplierebbe all'infinito e preferisco non toccare questo tasto per non allungare enormemente questo post.
E quindi se questi sono i privilegi che si vogliono abbattere, che ben restino, da parte mia.
E se io fossi un deputato, voterei sicuramente NO all'introduzione dell'ICI per le chiese anche per uniformità di comportamento con l'Islam. Perchè non mi sembra che negli stati dove l'Islam è la religione di maggioranza, i governanti pensino ad introdurre una tassa a carico delle moschee simile alla nostra ICI.

giovedì, agosto 03, 2006

Buone vacanze

Sono sul piede di partenza, ma il tempo per un breve post lo trovo.
Sono contrario alla legge che introduce l'ICI per la Chiesa.
Anche gli atei e gli scettici conoscono la duplice funzione sociale della chiesa: quella di aiuto ai bisognosi e quella di aggregazione sociale e incentivazione turistica svolta dai templi della cristianità.

Tassare i luoghi di culto significa privare la chiesa di mezzi necessari per svolgere la funzione di sostegno alle categorie emarginate e abbandonate, e vuol dire obbligarle ad imporre un tiket d'ingresso alle chiese per i fedeli e per i turisti, anzichè un'offerta libera.
Ad opporsi ferreamente a questa legge dovevano essere i due ministri interessati da tale provvedimento: Paolo Ferrero, Ministro della Solidarietà Sociale e Francesco Rutelli, Ministro dei Beni e Attività Culturali.

Di una cosa sono certo: mai e poi mai il governo Berlusconi si sarebbe nemmeno sognato di imporre una tale tassa.

La Sinistra invece, parla di aiuto e sostegno alle categorie più deboli, parla di incentivazione e sostegno al turismo, ma poi impone queste gabelle agli operatori sociali (la chiesa in tale veste) e agli operatori turistici (la chiesa sotto questa veste).

Strano modo di operare, quindi, e strano modo di concepire la politica.

P.S.
avremo ancora modo di sentirci, ma intanto lascio a tutti voi i miei migliori auguri di buone vacanze.

mercoledì, agosto 02, 2006

La legge Bossi - Fini

Cinico è colui che manifesta indifferenza nei confronti di qualsiasi ideale umano e disprezza ogni tradizione o consuetudine.
Ipocrita è colui che agisce simulando doti e virtù che non possiede.
Cinica e ipocrita è stata definita, da onorevoli del parlamento italiano, la legge Bossi-Fini, ricevendo scrosci di applausi alla sua enunciazione.

Quando le sentii pronunciare, non compresi il senso di questa definizione: mi sembrarono parole buttate là, parole senza senso in quel discorso fatto dal banco parlamentare; sembravano parole pronunciate apposta per scatenare un applauso; è vero, ne seguirono una sorta di spiegazioni, ma furono tali che non mi convinsero per nulla, lasciandomi dell’opinione che fosse una frase unicamente ad effetto. Una frase pronunciata quasi a voler rafforzare la giustificazione che loro intendono smantellare la legge Bossi-Fini per quelle ragioni: perché ritengono quella legge, una legge cinica e ipocrita.
Dall’incontro televisivo su Rai3 di lunedì sera, tra il ministro Ferrero e l’onorevole Ronchi ho capito qualcosa in più sulle idee del centrosinistra circa lo smantellamento della legge Bossi-Fini.

La tesi sulla quale si basa la proposta per l’abrogazione della legge Bossi-Fini si basa sul semplice presupposto che siccome detta legge non ha eliminato il fenomeno della clandestinità, essa va abolita: questo è quanto mi è parso di capire. E’ un po’ come dire: siccome nonostante gli antifurto le automobili vengono rubate ugualmente, eliminiamo gli antifurto.
Eliminata la legge, verranno regolarizzati i 350.000 o 550.000 clandestini, verrà dato il via al ricongiungimento familiare, e non ci sarà più alcun deterrente allo sbarco di clandestini sulle nostre coste.

Per chiudere, vorrei invitare i ministri e parlamentari italiani a venire a Ventimiglia un giorno qualunque oppure i giorni di venerdì, giorno di mercato, per assistere allo spettacolo che si presenterà ai loro occhi. Poi, eventualmente, vadano a fare un giro a Mentone, a 10 minuti di macchina, su territorio francese: vedranno e capiranno subito la differenza, senza che stia qua io a spiegargliela.


 

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