marshall

mercoledì, febbraio 17, 2010

Un'azienda e la sua città - 6


(cliccare sopra la foto, per ingrandirla)
Al termine di via Quadrio - epicentro del nostro racconto a puntate, là dove le Cartiere Sterzi, fin circa i primi anni dopo il 1980 detenevano lo stabilimento cartotecnico principale, dove venivano prodotti soprattutto quaderni e buste - andando nella direzione di Corso Como, e guardando in direzione della Stazione di Porta Garibaldi, si può notare un lieve digradare del suolo verso il basso. La stazione e il piazzale antistante sono effettivamente ad un livello più basso rispetto a quel punto d'osservazione. Dai tempi della dominazione spagnola, e fino a poco dopo l'Unità d'Italia, in quella zona c'erano sicuramente le sponde di un laghetto , immortalato in molti quadri, con viste da diverse angolazioni, dal pittore milanese Angelo Inganni ; molti di quei quadri sono andati distrutti durante una devastazione. Il lago era stato scavato per la raccolta delle acque di tracimazione dei navigli Martesana e Interno, l'uno da nord del laghetto, l'altro da sud.
C'era poi un terzo corso d'acqua che alimentava il lago da nord ovest; passava forse da via Ornato, ed è stato anch'esso interrato o ricoperto. Il lago artificiale era stato scavato per consentire alle acque del Naviglio Interno di scaricare a nord le acque "fuori città" (il Naviglio Pavese, che avrebbe potuto scaricarle da sud, ancora non esisteva), anche in caso di piogge continue o alluvioni. In questi casi, infatti, le acque del Naviglio Interno non potendo fuoruscire dalla città, avrebbero tracimato, allagandola per giorni. Il problema si aggravò quando fu inaugurata l'attivazione del Naviglio della Martesana, collegandolo direttamente al Naviglio Interno. In questo caso le acque provenienti dal fiume Adda, ingrossate da abbondanti piogge nel tragitto di campagna, giunte all'imbocco del Naviglio Interno, anzichè riceverne le acque, gliene conferivano a sua volta, facendo allagare per giorni la città. Era nata l'idea di quel laghetto, per fare da volano e da raccolta d'acqua in quei casi. Nella zona di confluenza nel lago dei tre corsi d'acqua, erano poi stati installati tre mulini. Il più rinomato era forse quello di via Edolo. Un altro, chiamato forse mulino bianco, perchè più adatto a macinare frumento era posto alla confluenza del canale di via San Marco nel Tombone di San Marco, sfruttandone la forte pendenza. Tale mulino esisteva ancora negli anni '40 del secolo scorso, ed aveva ispirato a Riccardo Bacchelli la saga della famiglia Scacerni nel romanzo storico Il mulino del Po . Scritto e pubblicato a puntate fra il 1938 e 1940, fu poi pubblicato in forma unitaria nel 1957, dopo opportuna revisione. Il Nobel, negato a Bacchelli per tale opera monumentale, ha lasciato una macchia indelebile e strascichi polemici mai sopiti sulle commissioni preposte alla candidatura dei nobel di quel periodo, per accuse di evidente parzialità con cui operarono.
Il terzo mulino, chiamato forse mulino giallo, perchè più adatto per macinare granoturco, era forse installato nell'attuale quartiere di Niguarda, nei pressi di via Ornato. Quest'ultima è una semplice supposizione, suffragata però da argomenti storici dei quali darò eventuale conferma in altro post, con approfondimenti sul Quartiere Isola . Diversamente da quanto scritto da Wikipedia ritengo infatti che il nome Isola le possa derivare dal motivo che, forse, al tempo degli Sforza, e poi fin dopo, al tempo della dominazione spagnola, nel lago descritto sopra vi fosse una sorta di isola. Ed è assai probabile che di ciò ne parli anche Carlo Porta - attento cronista dell'epoca, oltre che raffinato poeta dialettale - nei suoi scritti, così come ha fatto descrivendo la Cassina de' Pomm (foto sopra), nella quale aveva più notti dimorato Giacomo Casanova (qui un ottimo tracciato biografico) , dopo la fuga spericolata dal carcere veneziano. E' forse in racconti di Carlo Porta che si narra di un fitto bosco spontaneo di alberi da frutta, pomi o forse albicocche, vicino alla cascina dei pomi, originariamente una locanda, al tempo degli Sforza. Nel quartiere dove un tempo c'era quel bosco, è nata e ha avuto fortuna la Pirelli. Oggi vi ha sede una delle più importanti università scientifiche d'Italia, l'Università della Bicocca, dalla quale stanno uscendo ottimi ricercatori, certamente futuri candidati ai vari nobel.


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Sopra a destra - Angelo Inganni, 1835. Si tratta probabilmente del Naviglio Interno di via San Marco, alla confluenza col Tombone di San Marco, che porta l'acqua al laghetto, posto al di là del ponte. (Dal sito acm san marco)

In Alto: La Martesana a Cassina de' Pomm - foto dell'autore, realizzata il 19 febbraio 2008 alle ore 16,45.
La foto è stata scattata dal punto in cui, nel 1628, esisteva un ponte, il cui progetto era stato erroneamente attribuito a Leonardo da Vinci, tanto da venire popolarmente chiamato Ponte di Leonardo. La mattina dell'11 novembre 1628 Renzo Tramaglino, in fuga dal suo paesello, e diretto a Milano, lo aveva attraversato. Il ponte è stato demolito per dar vita alla via Melchiorre Gioia. che passa sopra il rettilineo finale del naviglio della Martesana, prima di por fine al suo tragitto nel Tombone di San Marco. Il ponte in tralicci di ferro che si vede dalla foto, non era il vero cosiddetto Ponte di Leonardo, e comunque oggi non ha più alcun uso pratico, essendo lì solo a testimonianza di un'epoca. Quando lo visitai, due anni fa, era stato da poco verniciato e rimesso in sicurezza. Il tratto della Martesana, ancora scoperto, che parte da sotto la Stazione Centrale, per terminare nel punto in cui ho scattato la foto, è un tratto di inusuale bellezza per una città come Milano, così caotica quanto a traffico automobilistico. Pochi sono quelli che conoscono quel tratto, seminascosto alla vista degli automobilisti frettolosi e non segnalato da alcun cartello turistico. Comunque, si spera almeno che tale tratto della Martesana resti intatto nel tempo, così com'è.

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8 Comments:

  • Che post, Marsh.
    E' storico. E' preciso. E' strappalacrime. E'profetico.

    Ma il brand Mulino Bianco avrà preso da lì?

    By Blogger Lunatika, at 17 febbraio 2010 alle ore 12:33  

  • Lunatika,
    grazie per il gentile apprezzamento.
    Non so dirti se Barilla abbia preso il brand Mulino Bianco dal nome di uno degli antichi mulini di Milano. Comunque, sembra che due di quei tre mulini si chiamassero proprio così: mulino bianco e mulino giallo. Il terzo mulino, quello di via Edolo, era in grado di macinare di tutto (forse aveva diversi tipi di macine).
    Ciao.

    By Blogger marshall, at 17 febbraio 2010 alle ore 19:41  

  • Lunatika e Marshall
    il mulino bianco della Barilla si trova in toscana nelle campagna senese nel paese di Chiusdino.

    Bel post Marshall
    c'è sempre da imparere qualcosa,in genere sono venuto a Milano per lavoro, quindi solo qualche sbirciatina, en passant, al duomo al castello,viverci è tutt'altra cosa, si possono apprezzare questi particolari che ci hai descritti, così bene.
    ciao
    Sarc.

    By Anonymous sarcastycon, at 18 febbraio 2010 alle ore 14:38  

  • Sarc.,
    sei sempre troppo gentile, e ti ringrazio. Gli apprezzamenti sono gli unici e giusti compensi per le nostre fatiche di "scrittori". Post come questi sono frutto di defaticanti ricerche, ma nel contempo procurano un piacere impareggiabile per l'arricchimento in conoscenze che ci procurano. Ci procurano, perchè penso valga anche per te. Lavori come quelli pubblicati in Sarcastycon3, e "Raccontare", hanno lasciato tracce di ricordi nei lettori più attenti, ma credo abbiano dato più soddisfazioni, morali, al suo autore.
    Grazie, quindi, per l'"appoggio" reciproco che ci esprimiamo di tanto in tanto. E grazie anche per la stima manifesta.

    Il finale di questo post è anche profetico, oltre che strappalacrime (per me), così come mi ha suggerito Lunatika. Forse noi, io e te, non faremo in tempo a vederne (ma no è detto), ma credo proprio che da quelle aule uscirà qualche futuro nobel. E in ciò sarò stato veramente profetico.

    Grazie anche per quella informazione sul "Mulino Bianco" della Barilla. E mi chiedo come fai a sapere tutte queste cose!.
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    p.s.
    ti rispondo qui.
    Ho letto quel pezzo che mi hai consigliato, compresi gli allegati. Anzi, soprattutto l'allegato 1, dove quel tizio, dal nome di capo tribù indiana, fa quella ottima cronistoria di una delle più grandi società italiane, che sta finendo in mani straniere. Come ben sai, ne ho parlato molto anche in questo blog, e credo che presto tornerò sull'argomento, allacciandomi al commento di quel capo tribù indiano.

    Ciao.
    Marsh

    By Blogger marshall, at 18 febbraio 2010 alle ore 18:31  

  • A dire il vero, Sarc, sembra strano ma a volte conosci meglio una città dove non vivi piuttosto che quella dove vivi, che per te è la quotidianità. E' da ignoranti, ma per esempio sono venuti da noi degli amici di Torino, e li abbiamo portati in visita a Milano in giornata: ebbene, ci si fermava davanti a dipinti, palazzi, opere fantastiche ma non sapevo far loro da Cicerone. Per me Milano è la città dove lavoro, ne ho quasi la nausea. So quasi spiegarti meglio Torino stessa, che loro a mia volta mi hanno spiegato quando abbiamo noi raggiunto loro lì.
    Triste, ma è così.
    Ciao.

    By Blogger Lunatika, at 19 febbraio 2010 alle ore 19:39  

  • Lunatika
    finchè si lavora e si è giovani,in linea di massima hai ragione, non si ha tempo o non si ha voglia per stanchezza di visitare quei luoghi o monumenti che sono a portata di mano,giustificandosi col dire tanto sono qui vicino, ci posso andare quando voglio.Una volta in pensione, bisogna costruirsi un'alternativa al lavoro e non c'è niente di meglio che dedicarsi alla cultura.
    Una visita nei luoghi,come quelli descritti da Marshall,può dare soddisfazioni ed arricchire il proprio patrimonio culturale.
    ciao
    Sarc.

    By Anonymous sarcastycon, at 20 febbraio 2010 alle ore 01:02  

  • Marshall
    perchè sapevo del mulino l'ho scritto nel post che hai letto su aquaeductus. Come vedi non sono onnisciente... anche se ti confesso che mi piacerebbe esserlo.
    Ciao
    Sarc.

    By Anonymous sarcastycon, at 20 febbraio 2010 alle ore 01:07  

  • Sarc.,
    ho letto su
    http://aquaeductus1.blogspot.com/2010/02/un-mulino-ad-acqua.html
    la tua bella storia su quel mulino ad acqua da ristrutturare, che volevi comprare.
    La mia risposta la trovi là.
    Ciao.

    By Blogger marshall, at 20 febbraio 2010 alle ore 22:23  

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