marshall

sabato, novembre 29, 2008

Il caso Zaleski in pillole

Il caso Zaleski insegna che le azioni si debbono acquistare con i soldi, soldi veri, e non con denaro preso in prestito dalle banche. Queste, per assecondare le mire espansionistiche del "finanziere d'assalto del momento", e sperando di lucrare a loro volta buoni affari anche per se stesse, prestano quei soldi (che hanno in deposito fiduciario dalla propria clientela) tenendo in pegno le azioni acquistate con quei soldi. Un giro assai vizioso e molto pericoloso per entrambe i soggetti in pista. E' bastato infatti il tonfo delle borse, che il finanziere si sia trovato con le spalle al muro e le banche erogatrici dei prestiti si trovino ora con i cerini accesi in mano. A fronte di 5,4 miliardi di euro di finanziamenti erogati, ora a quelle banche non restano che valori per 2,9 miliardi di garanzie. La differenza di 2,5 miliardi di euro sarà perdita secca per loro, se il corso delle azioni che hanno in pegno non risalirà velocemente ai prezzi di carico. Sarà quindi crac annunciato per il finanziere e buco in bilancio per le banche erogatrici, perchè non penso che quelle banche trovino ora sul mercato chi si sostituisca al Zaleski. Nè tanto meno i piccoli risparmiatori faranno la fila per acquistare le azioni dello stesso, che verranno poste in vendita. Questi, ne hanno abbastanza di prendere bastonate!
Casi come questo se ne possono trovare a iosa nella storia ultracentenaria della borsa italiana, ma di ingenui furbetti se ne trovano purtroppo sempre! Purtroppo perchè poi ad andarci veramente di mezzo saranno quelli che da tutte queste vicende non avranno tratto alcun beneficio. Anzi, avranno subìto solo perdite e bastonate sui denti. Zaleski, nulla aveva e nulla avrà, e a perderci saranno solo quelli che in quelle banche (e in quei titoli azionari) ci hanno messo soldi veri.


 

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