Avventure del primo della classe
(seguito dal precedente)
Qualcuno si chiederà: è bastato così poco per far meritare a Di Pietro il titolo di migliore della classe? No, c'è dell'altro.
La discussione era andata sugli aiuti alle banche e all'auto, che il governo intende adottare per rassicurare i depositanti con la garanzia statale per i loro risparmi, e far ripartire il commercio dando impulso al settore trainante dell'auto, attraverso aiuti e incentivi. Un discorso molto serio, pieno di implicazioni sul fronte occupazionale diretto e indotto. E, a proposito della manovra sull'auto, l'onorevole italvalorista, anzichè fare un discorso programmatico sensato, non ha saputo fare di meglio che uscirsene col classico luogo comune di chi non ha argomenti concreti: che paghino quelli che hanno guadagnato finora! - ha detto più o meno Di Pietro - non vogliamo privatizzare i guadagni e rendere pubbliche le perdite.
E tu, valli a individuare i piccoli azionisti Fiat, che hanno guadagnato con tali azioni! La stragrande maggioranza di loro - perchè è a quelli cui si riferisce Di Pietro: gli azionisti - ne sono usciti con le ossa rotte. Ci hanno rimesso quel che ci han rimesso. E per che cosa? E tutto ciò avviene da almeno quindici anni, a memoria mia. E questo è un fatto certo, che conosco a perfezione, essendo stato all'interno di quella categoria, fino a qualche tempo fa; e uscitone anch'io con le ossa rotte.
Poi, Di Pietro ha voluto cimentarsi sulla questione dei tassi che le banche applicano ai mutuatari. E anche qui ha fatto la sua "bella" figura, tirando fuori dal suo "cappello" le frasi roboanti contenenti i termini: tasso di sconto e tasso euribor. Ma qui, su tale questione, ha trovato pane per i suoi denti. Di fronte a lui, a tenerlo a bada, non c'era uno qualunque, ma niente meno che un big dell'alta finanza, l'ex onorevole Roberto Mazzotta, ora Presidente della Banca Popolare di Milano. E' stato solo grazie agli interventi di Giovanni Floris, che ogni tanto toglieva la parola un pò a tutti, se al "nostro Eroe" sono state risparmiate emerite figuracce a proposito di quel tema.
E questo è il cosiddetto primo della classe di questa serie di racconti.
(a seguire col secondo)
Qualcuno si chiederà: è bastato così poco per far meritare a Di Pietro il titolo di migliore della classe? No, c'è dell'altro.
La discussione era andata sugli aiuti alle banche e all'auto, che il governo intende adottare per rassicurare i depositanti con la garanzia statale per i loro risparmi, e far ripartire il commercio dando impulso al settore trainante dell'auto, attraverso aiuti e incentivi. Un discorso molto serio, pieno di implicazioni sul fronte occupazionale diretto e indotto. E, a proposito della manovra sull'auto, l'onorevole italvalorista, anzichè fare un discorso programmatico sensato, non ha saputo fare di meglio che uscirsene col classico luogo comune di chi non ha argomenti concreti: che paghino quelli che hanno guadagnato finora! - ha detto più o meno Di Pietro - non vogliamo privatizzare i guadagni e rendere pubbliche le perdite.
E tu, valli a individuare i piccoli azionisti Fiat, che hanno guadagnato con tali azioni! La stragrande maggioranza di loro - perchè è a quelli cui si riferisce Di Pietro: gli azionisti - ne sono usciti con le ossa rotte. Ci hanno rimesso quel che ci han rimesso. E per che cosa? E tutto ciò avviene da almeno quindici anni, a memoria mia. E questo è un fatto certo, che conosco a perfezione, essendo stato all'interno di quella categoria, fino a qualche tempo fa; e uscitone anch'io con le ossa rotte.
Poi, Di Pietro ha voluto cimentarsi sulla questione dei tassi che le banche applicano ai mutuatari. E anche qui ha fatto la sua "bella" figura, tirando fuori dal suo "cappello" le frasi roboanti contenenti i termini: tasso di sconto e tasso euribor. Ma qui, su tale questione, ha trovato pane per i suoi denti. Di fronte a lui, a tenerlo a bada, non c'era uno qualunque, ma niente meno che un big dell'alta finanza, l'ex onorevole Roberto Mazzotta, ora Presidente della Banca Popolare di Milano. E' stato solo grazie agli interventi di Giovanni Floris, che ogni tanto toglieva la parola un pò a tutti, se al "nostro Eroe" sono state risparmiate emerite figuracce a proposito di quel tema.
E questo è il cosiddetto primo della classe di questa serie di racconti.
(a seguire col secondo)
2 Comments:
Non ho visto Ballarò perché mi dà fastidio Floris quando saltabecca tra gli ospiti senza far completare uno straccio di raginamento. In questo caso, però, è una buona cosa perché lo Zampognaro di Bisaccia più che ragionare arruffa il popolino con frasi da magliaro.
By Nessie, at 27 novembre 2008 alle ore 00:32
Nessie,
ache a me aveva smesso di piacere quel programma: da quando aveva preso in ipocrita simpatia solo la sinistra. Ma l'altra sera sembra essere stato avviato un nuovo corso in quel programma (a parte le battute di Crozza, al limite della cretineria. Altro che satira!: per quanto ne penso io). E, come me, di quel nuovo corso se n'è accorto anche Mario Giordano, che lo ha riconosciuto in corso di trasmissione (sarà stato per la telefonata in diretta di Berlusconi nella puntata precedente? Mah? Chi lo sà?).
L'altra sera, comunque, Tonino ci ha fatto proprio la figura dello zampognaro: piva piva l'oli d'uliva! Non ha detto proprio niente di niente di strategico o d'interessante.
A proposito, non è che nel frattempo sia stato totalmente assenteista dal programma di Ballarò. Facendo zapping, mi soffermo lì da loro quando sento parlare, per esempio, Tremonti o Castelli. Lì sì che si "sente" dire "qualcosa".
Ciao.
By marshall, at 27 novembre 2008 alle ore 08:45
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