marshall

giovedì, gennaio 03, 2008

Come ci dipingono dall'estero

Le idee, quando sono buone,
sono ben accette
da qualsiasi parte esse vengano.

Interessante il blog di "ilconsiglio". Interessante dove tratta l'argomento di come veniamo dipinti dai grandi mass media internazionali. E particolarmente dove tratta l'argomento della fedeltà nelle traduzioni, e le sue implicazioni politiche. Mette sotto osservazione le più importanti testate giornalistico-televisive internazionali (Economist, Indipendent, CNN, New York Times, Times), e sonda come esse vedono - meglio ancora, come voglion far vedere - l'Italia e quindi che "visione" ne offrono ai loro lettori, che sono perlopiù digiuni dei nostri fatti e problemi interni. E se la prende coi traduttori che "traducono solo quel che vogliono, e lo traducono come vogliono". In tal modo, anche i traduttori sono "complici" nel non riferire correttamente lo stato d'animo degli stranieri nei confronti dell'Italia; perchè, stando a quanto scrivono di noi, nella lingua originale di certi articoli, godiamo di pessima reputazione presso le masse di quei popoli.

E così il blogger se la prende anche col programma delle Tre I, tanto caro a Berlusconi (una si riferiva all'insegnamento dell'inglese fin dalla prima elementare), che però non ha trovato pratica applicazione nel corso della passata legislatura; men che meno in quella attuale. E poichè i maggiori articoli internazionali sull'Italia vengono scritti in inglese, va da se che la padronanza di tale lingua permetterebbe a chiunque di leggere gli articoli che ci riguardano, nella lingua originale. Scopriremmo così, tanti altarini. I giornalisti nostrani, come abbiamo spesse volte dibattuto attraverso le pagine del Blog aggregante IlCastello, sono per buona parte immanicati con la politica; difficilmente, quindi, le loro traduzioni possono essere esenti da ingerenze del partito di appartenenza. Detto ciò, quelle traduzioni non riporteranno mai l'esatto pensiero originale dell'articolista.

Il blogger appunta l'attenzione su articoli del giornalismo internazionale mai giunti a noi, o mal tradotti, i quali nella versione originale gettano benzina sul fuoco del "nostro precario collante nazionale", oltre misura. In tal modo essi paventano, nell'imminente, la disgregazione politica nazionale, foriera di ben peggiori possibili eventi (destabilizzazione del "sistema Italia"). Nell'articolo, il blogger - pseudonimo l'Abate Vella - sembra voler mettere puntigliosamente in guardia sulla nuocibilità che scritti di quel genere - talora redatti in evidente malafede, travisando completamente la realtà - potrebbero produrre.
Il tema della "genuinità" delle traduzioni è un tema molto caro all'autore del blog, tantè che già nel post del 3 dicembre 2005 scriveva: "La patina ricopre tutto e tutti, appiccicosa lascia la sua bava, i suoi resti gelatinosi sugli eventi, malgrado ci provino mani esperte a ripulirli. Uno zuzzo storico ed indigesto, una genealogia ricostruita da falsari, novelli abati maltesi giunti a ricattare offrendo traduzioni su misura di un evento scritto in una lingua apparentemente astrusa, ma che il fiume carsico della nostra storia capisce benissimo".

http://ilconsiglio.blogspot.com/2007/12/una-delle-tre-i-del-programma-per-la.html

Dovremmo stare in guardia da queste cassandre, e da chi manipola o nasconde i loro messaggi forieri di grandi sventure. Lo "spregiudicato" comportamento di entrambi dovrebbe farci intuire che essi vogliano gettare benzina sul fuoco dei pur nostri grossi problemi nazionali per farci precipitare ancora più in basso di quello che già siamo, e "godere" così eventualmente dei vantaggi derivanti loro da un nostro malaugurabile "disastro".

12 Comments:

  • Caro Marshall,

    grazie della citazione.

    Vorrei aggiungere un pensiero, che potrebbe sembrarti poco credibile e pessimista.

    Secondo me è già tardi. La maggior parte del danno è stata fatta, nel senso che difficilmente l'Italia come la conosciamo oggi potrà farcela.

    E la gente non lo sa nemmeno e non può organizzare una reazione.

    Chi ha la responsabilità? Chiaramente la classe dirigente del paese. La possibiltà di salvare la barca c'era, e si doveva partire dal sud: solo con una lotta alla mafia seria e lo sviluppo economico del meridione l'Italia poteva salvarsi, ma non si è fatto ne l'uno ne l'altro e le recenti vittorie nella lotta alla mafia sono tardive e serviranno solo a allontanare la Sicilia dal resto del paese.
    Dall'altra parte nel settentrione si sono fatti degli errori madornali, come intestardirsi con Malpensa, invece di accontentarsi di un grosso aeroporto del nord. L'idea di una compagnia aerea del nord è buona ma tardiva (noi l'abbiamo fatto con windjet) e secondo me sarà ora fortemente ostacolata dai francesi.

    (ovviamente questa è la storia vista da sud, e molti potrebbero avere idee diverse)

    Certamente niente è ancora deciso. In Sicilia sempre più persone si stanno rimboccando le maniche per capovolgere il gramo presente. Forse in modo egoistico, come magari puoi dedurre dal mio blog, ma da qualche parte bisogna pure iniziare.

    A presto!

    By Blogger Abate Vella, at 3 gennaio 2008 alle ore 17:36  

  • Curioso, trovi gli stessi concetti nel sito serbo http://etleboro.blogspot.com/
    Troverai un articolo (tra gli ultimi scorrendo verso il basso) dal titolo "Una lezione di economia del NY Times". Ciao Marsh e buon anno!

    By Blogger Nessie, at 3 gennaio 2008 alle ore 17:36  

  • Abate Vella (suppongo, come credo, uno pseudonimo di pura fantasia),
    intanto ti scrivo quel che penso su Malpensa; sebbene sia a due passi da loro e potrei quindi arrivare a condividere le sofferenze di coloro che dovessero perdere il "posto sicuro" di lavoro.
    Ma vedi: io personalmente ho conosciuto dipendenti di tale azienda che si vantavano di girare il mondo gratis, con le loro famiglie, e talvolta con amici. Tutto questo, in ogni caso finirà. E, tra parentesi, io ho solo varcato il confine con la Francia, qualche volta. E niente più.
    Come posso quindi farmi paladino di un suo eventuale salvataggio "all'italiana". Pur trovandomi, ultimamente, in sintonia con la Lega (ma non sono per la "disgregazione" bensì: perchè dal loro "pungolo" si avvii il "vero" "cambiamento"), non mi trovo d'accordo con loro nel volere il salvataggio "ad ogni costo". E come me la pensano numerosi leghisti.

    Più tardi, toccherò gli altri argomenti.

    Saluti, e benvenuto.

    By Blogger marshall, at 3 gennaio 2008 alle ore 18:13  

  • Non possiamo che recitare il mea culpa, visto che nel nome dell'europa, abbiamo sempre evitato di difendere l'italianità, come se il nazionalismo fosse un peccato da cui emendarsi (e mentre in Francia, Inghilterra e Germania, ma anche Spagna, si guardavano bene dal farlo !).

    By Blogger Massimo, at 3 gennaio 2008 alle ore 18:36  

  • Caro, caro Massimo,
    avevo erroneamente creduto che noi due, e pochi altri, fossimo voci che "parlano nel deserto". Constato invece, con enorme piacere, che siamo "un piccolo esercito". E L'Abate Vella, ultima "scoperta", ne è la conferma più convincente.

    By Blogger marshall, at 3 gennaio 2008 alle ore 23:11  

  • Nessie,
    grazie, e buon anno anche a te.
    Vado a leggere in quel blog. Mi incuriosisci.

    By Blogger marshall, at 3 gennaio 2008 alle ore 23:14  

  • Nessie,
    ho visionato quel blog. Per essere un sito serbo, o italoserbo, scrive molto bene in italiano. Ho visto che sono tutti post interessanti e istruttivi; in particolare quello in fondo, su quell'articolo denigratorio dell'Italia fatto dal New York Times.
    Dovresti consigliarne la lettura a tutti i componenti del Castello.
    Grazie.

    By Blogger marshall, at 3 gennaio 2008 alle ore 23:27  

  • Ehi! Marshall
    Insieme a Massimo e a te ci sono anch'io!!!

    I giornali inglesi regolarmente ,almeno una volta l'anno,da 50 anni a questa parte,forse anche da prima, vanno ripetendo che stiamo fallendo.
    Fino ad ora li abbiamo puntualmente smentiti,ma ho paura che questa volta,speriamo di no, come dice abate vella,sia troppo tardi per rimediare.

    Difficilmente,sarà possibile riparare i guasti di mortazza,di padoa schiAppa e compagni,in tempi brevi.
    L'economia,fisicamente parlando, è come una grande massa,una volta frenata occorre molta "energia" per rimetterla in moto.
    Dove la prendiamo?
    Qualsiasi governo si troverà in grosse difficoltà.
    ciao
    Sarc.

    By Anonymous Anonimo, at 4 gennaio 2008 alle ore 16:37  

  • Sarc.,
    anche tu ne fai parte. Non avevi motivi per dubitarne.
    Stando a quato dici, pare che l'economia globale cominci a dare segni di raffreddamento. Sarà molto, molto dura per i governanti; e per l'Italia in particolare.
    In questo momento non vorrei proprio essere nei panni di Berlusconi, al quale, verosimilmente, toccheranno le redini del futuro e imminente governo, qualora la situazione economica volgerà al peggio. Prodi lo vedo incapace di alcuna strategia di rilancio, se non quella di aumentare le tasse.

    By Blogger marshall, at 4 gennaio 2008 alle ore 17:46  

  • E anch'io si parva licet. Marsh, a breve farò un post sulla questione serba dove ovviamente ti terrò al corrente e sarai invitato a dire al tua. La verità è che quando parliamo di "guerra" pensiamo a bombe, mitraglie e razzi, ma anche l'informazione è "guerra". Mediatica, d'opinione e di network. E serve ad accapparrare consensi e a creare schieramenti contrapposti.

    By Blogger Nessie, at 5 gennaio 2008 alle ore 15:29  

  • Prova di collegamento.
    ADSL è stata bloccata sei ore.

    By Blogger marshall, at 6 gennaio 2008 alle ore 18:50  

  • Nessie,
    spero di essere in grado di risponderti. E allora è meglio che mi vada a documentare sulle "guerre mediatiche".
    A presto, quindi.

    By Blogger marshall, at 6 gennaio 2008 alle ore 18:53  

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