marshall

sabato, dicembre 29, 2007

Oltre le tipografie di Pavia - 7

Aspra battaglia ho combattuto
in nome della legge
di domanda e offerta.

Erano anni duri, gli anni '70, forse più degli attuali: la concorrenza era agguerrita. Il periodo di boom economico post ricostruzione era giunto al termine. In campo cartario, alla fine degli anni '60, erano attive in Italia circa quattrocento cartiere: cartiere di ogni genere e dimensione, produttrici di ogni qualsiasi tipologia di carta. Quelle che interessano a noi, per questa storia, saranno state una dozzina, e tutte a livello industriale. Erano le cartiere produttrici di carte naturali da stampa, la "materia" prima, assieme agli inchiostri, indispensabile alle tipografie per assolvere alla loro funzione.
Erano anni difficili anche nel campo degli investimenti. Bisognava innovare, rinnovare gli impianti. Il non sciegliere o fare una scelta sbagliata, o fuori tempo, avrebbe significato la fine di quella azienda, di qualsiasi genere essa fosse. Per scelte sbagliate, un pò avventate o fuori tempo, aziende cartarie, che erano il fior fiore all'occhiello come Vita Mayer e Sterzi, subirono il tracollo finanziario. Ma anche chi scelse di "stare alla finestra", come Donzelli, la "vecchia" Cartiere Italiane Riunite (poi rilevata da Burgo), e Binda vennero depennate dalla Borsa Valori di Milano.

Va da sè che per combattare la battaglia della sopravvivenza, le cartiere italiane si erano date ad ingaggiare una feroce battaglia sui prezzi, tra di loro. Ciò non fece altro che aggravare la loro già precaria situazione e contribuì alla scomparsa di almeno la metà delle circa dodici cartiere di rilevante importanza nazionale, coinvolte in questa serie di post sulle tipografie. E' in questo clima di "battaglia all'ultimo coltello" che io mi ero accinto a fare il venditore principiante a ventun'anni, per una di esse.

Le battaglie più feroci si combattevano a Milano; Pavia ne era un pò al margine. E per questo, nei primi tempi della mia attività essa era diventata la mia "oasi di tranquillità". Anche a Pavia dovevo combattere le mie belle "battaglie", ma esse erano un'inezia rispetto a quelle di Milano, dove tutte le cartiere e i grossisti d'Italia erano presenti in massa per vendere. Quel giorno o due la settimana, fuori da Milano, a contatto con la splendida natura del pavese, e la sua gente diversa, mi consentivano di recuperare in pieno le forze e il morale perduti.


 

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