marshall

lunedì, ottobre 29, 2007

Strateghi o gonzi? Acuti o stolti?

Riprendo a scrivere un post, dopo giorni di assenza. E lo faccio, pubblicando un articolo di un mio carissimo amico, Alberto.

Articolo interessante, soprattutto per i buggerati piccoli azionisti Telecom.
Riguarda l'affare Telecom - Prodi del quale abbiamo a lungo discusso noi blogger del gruppo il Castello, lo scorso autunno. Chi avrà il piacere di leggerlo, vi troverà anche notevoli spunti politici. Ma, soprattutto, vi farà conoscere doti nascoste di alcuni personaggi politici italiani, quali: Romano Prodi, Carlo Azeglio Ciampi, ecc.

Doti che si possono riassumere in:
incompetenza o strategia politica?
furbizia o gonzaggine?
acume o stoltezza?
lungimiranza o cecità?

Tanto che al termine non potrete che convenire con me, dicendo: "Ma in che mani siamo? Ma questi ci stanno rovinando!!!"

In ogni caso, invito tutti a leggere almeno il finale.

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Testo scritto da Alberto:
Editoriale di Paolo Panerai da Milano Finanza di sabato 27/10/2007

Angelo Rovati aveva il volto sereno di chi è passato per la seconda volta nel tunnel del male peggiore che possa capitare e che quindi guarda alla vita non solo come ad un bene immenso ritrovato ma anche con la determinazione, proprio per questo, di non accettare più i compromessi della vita precedente. E a entrare in argomento non ha aspettato un secondo:” Dottor Tronchetti, lo sappia, sono pronto a testimoniare in qualsiasi circostanza che io e lei, io per conto della presidenza del consiglio, lei come presidente e maggiore azionista di Telecom, un accordo lo avevamo trovato e positivo sia per l’azienda che per il paese. Non ho ancora oggi scoperto chi, fra le 22 e le 23,30 di quel giorno, quando il presidente Prodi era in visita al presidente del Senato, Franco Marini, lo abbia chiamato al telefono e gli abbia fatto cambiare idea..”
Marco Tronchetti non credeva alle sue orecchie e ancor più io che ero li accanto a lui, ai primi di settembre, nel giardino di villa Fungarino, prima di sedersi a tavola per il matrimonio di Matteo Montezemolo.
Ero li, testimone involontario, e non potevo non apprezzare la schiettezza di Rovati che raccontava fatti così cruciali senza preoccuparsi di riferirli a Tronchetti davanti a un testimone.
A pochi passi lo seguiva Claudio Costamagna, il consulente finanziario più ascoltato da Prodi e protagonista della fallita trattativa fra Tronchetti e Rupert Murdoch come consulente del grande editore australiano. Quando ha intuito il tono della conversazione, Costamagna ha preferito proseguire diritto verso il tavolo della cena.
L’angelico Rovati (e lo dico assolutamente senza la minima ironia), invece, è andato avanti piatto piatto: ”L’accordo era ottimo poiché lei, dottor Tronchetti, aveva accettato di scorporare parte della rete, quella monopolistica di accesso, e io ero portatore del consenso al suo progetto di scorporare anche la parte commerciale di Tim, visto che dopo la fusione con Telecom il garante delle telecomunicazioni non aveva autorizzato la tariffa unica fisso-mobile. Una legittima mossa per ridare fiato all’azienda, ma quando dopo la visita in Senato ho sentito il presidente Prodi, l’intesa non era più valida e non è stato possibile, la mattina dopo, frenare l’intervista a Repubblica in cui il presidente Prodi si diceva stupefatto del piano annunciato da Tronchetti, che non teneva conto del valore strategico per il paese del gruppo Telecom.. A distanza di mesi non ho ancora capito chi gli ha fatto cambiare idea facendo fare a me la figura che ho fatto ma non solo….”
Rovati nel parlare era così candido e schietto che è venuto naturale stringergli la mano. In fin dei conti aveva accettato di fare il capro espiatorio per proteggere il suo presidente, ma aveva sentito il dovere di riconfermare la sua lealtà anche a chi, come Tronchetti, dopo quei fatti è stato costretto a passare la mano in Telecom, ben consapevole che quello di Prodi era il segnale che il governo in carica non lo voleva e che dopo aver osteggiato l’accordo con Murdoch, attraverso l’opera dissuasiva di Costamagna verso l’editore australiano, ora voleva quasi l’eliminazione fisica del presidente di Pirelli dopo avergli fatto accettare, tramite Rovati, una sorta di compromesso.
E prima di lasciarci, da persona razionale qual è, Rovati ha voluto concludere la sua testimonianza: “Con l’accordo che avevamo raggiunto, Telecom continuava ad avere un azionista capace come lei, il paese faceva un passo in avanti sul piano di una concorrenza ancor più piena; invece ora, dopo l’impegno a vendere a Telco, non c’è più un azionista imprenditore, le banche non hanno avuto il coraggio di prendersi tutto e hanno accettato che Telefonica diventasse il singolo maggiore azionista, un’azienda solda e produttiva di forti utili è stata messa in pericolo…”
Ho aspettato io stesso fino ad oggi a render conto di quel colloquio inaspettato e inaspettabile per veder come si sarebbe chiusa la vicenda Telco, il cui closing è appunto di giovedì 25. Quella candida testimonianza di Rovati inevitabilmente riaprirà la grave questione di un arbitrario intervento del presidente del consiglio nelle vicende di un’azienda privata sia pure con rilevanza pubblica come l’ex monopolista delle telecomunicazioni in Italia. E questa volta il presidente Prodi non potrà limitarsi a una generica dichiarazione in Parlamento per sacrificare a suo vantaggio Rovati, ma dovrà anche rendere conto (magari ha argomenti segreti per farlo, e ben volentieri li ascolteremo) del perché ha messo fuori gioco un imprenditore che aveva investito in Telecom tutti i miliardi di euro di cui Pirelli disponeva per poi accettare una soluzione che appunto ha fatto diventare, sia pure attraverso Telco, maggior azionista un gruppo di telecomunicazioni, un temibilissimo concorrente come Telefonica, in un assetto azionario nel quale a tutt’oggi gli azionisti non sono ancora riusciti a esprimere una scelta netta per la gestione manageriale della società.
Insomma, con quel gesto da voltagabbana nella notte al Senato, estrinsecato la mattina dopo in una lunghissima intervista per telefono a Repubblica alla quale si accodarono immediatamente i sindacati, Prodi non solo determinò una violenta inversione di tendenza del titolo in borsa, che dal rialzo seguito all’annuncio del piano Tronchetti (ora si può dire del piano di Tronchetti e del governo), cominciò un’immediata discesa dalla quale tuttora non si è ripreso. Se a parlare fosse stato un azionista o un operatore di borsa, invece del presidente del consiglio, quelle parole avrebbero assunto connotati rilevanti per la magistratura, incaricata inevitabilmente di valutare le responsabilità per i danni subiti da risparmiatori o investitori.
Ma le candide e oneste rivelazioni di Rovati hanno anche un altro effetto, quello di far comprendere come sulla storia di Telecom, oltre agli abusi, il governo non ne abbia azzeccata una. A comiciare dalla ridicola privatizzazione (con Ciampi ministro del tesoro e Prodi ancora presidente del consiglio) che partorì il nocciolino (morbido morbido) dentro il quale la quota più importante, lo 0,7%, dava al gruppo Agnelli la gestione della società. Una privatizzazione radicale che fruttò alle casse dello stato addirittura meno di quantò ricavò il governo francese vendendo solo il 30% di France telecom, una società assai meno profittevole di Telecom Italia.
Allora serpeggiava la paura che i principali paesi europei non avrebbero ammesso la lira nell’euro: Ciampi e Prodi erano quasi ossessionati da questa prospettiva e quindi cercavano di racimolare soldi dovunque pur di ridurre il debito pubblico, senza tenere conto dei dispacci che inviava l’ambasciatore Sergio Vento da Parigi: la Francia, sotto la pressione degli industriali francesi, non avrebbe mai consentito che la lira restasse fuori dall’euro anche se non venivano raggiunti i parametri di Maastricht, perché le merci e i servizi italiani avrebbero stracciato sul piano dei prezzi le merci francesi. Vento segnalava non certo di non entrare nell’euro, ma che fare eccessivi sacrifici come la liquidazione senza stabilità azionaria di Telecom non era necessaria.

Poi ci fù l’opa di Colaninno e Gnutti, la razza padana che esaltò il presidente del consiglio di allora, Massimo D’Alema. Si dice che l’errore di Tronchetti, appena reduce dal colpo di aver venduto per 6 mila miliardi di lire la fotonica agli americani, fu di pagare le azioni di Telecom oltre 4 euro. Il consiglio di Gerardo Braggiotti certo fu di pagare un prezzo alto, ma la gestione attuata negli anni dal meticoloso, pervicace e determinato presidente della Pirelli insieme a Carlo Biora e Riccardo Ruggiero aveva fatto recuperare molta redditività all’azienda si da rendere meno oneroso quel prezzo. E quando all’orizzonte si era presentata più significativa la pesantezza del debito e la necessità di definire una strategia nuova, Tronchetti non aveva mancato di senso strategico. Prima aveva deciso la fusione fra Telecom e Tim, sicuto che la via giusta fosse la convergenza e la tariffa unica, ma AGCom non gli concesse l’autorizzazione alla nuova tariffa che è invece stata concessa poco tempo fa e ora su tutti i giornali trionfa l’offerta unico il telefonino che funziona sia in casa, sia sul fisso, che fuori come cellulare. Poi aveva avviato la trattativa con Murdoch per fondere Telecom con Sky e creare la prima società di telecomunicazioni trasformata in società media, ma l’interferenza della presidenza del consiglio con Costamagna fece fuggire l’editore australiano dopo che con Tronchetti aveva già trovato l’accordo per confermare come ceo il giovane Ruggiero. Infine dopo il voltafaccia di Prodi per la conclusione dell’accordo raggiunto con Rovati, il governo ha impedito che Tronchetti vendese il 40% di Olimpia a Telefonica che era disposta a pagare 3,2 euro ad azione, mentre poi lo stesso governo ha dato disco verde a un prezzo (per Pirelli di 2,60 euro), ma senza più nella compagine azionaria un imprenditore vero, esperto di telecomunicazioni. Con il rischio, quindi, se le banche non saranno accorte, che Telefonica piano piano, nonostante i divieti accettati contrattualmente, diventi padrona della situazione. Insomma da un possibile partnership fra due imprese, il governo ha provocato le condizioni perché nella cabina di regia ci sia solo un imprenditore, cioè Telefonica.

Da giovedì 25, dopo la firma definitiva per la vendita da Olimpia a Telco, Tronchetti sta contando oltre 3,3 milioni di euro e ha recuperato la piena serenità oltre che la voglia di rilanciare in altri campi. Ma Telecom no ha ancora una strategia. I due manager, Buora e Ruggiero, che l’hanno guidata da circa un anno, hanno fatto miracoli per conservare alta la redditività e proprio una settimana fa è stato raggiunto alla convention con i dealer a Berlino il record di 3,4 milioni di telefonini venduti. In una situazione normale vicepresidente e amministratore delegato sarebbero già stati riconfermati. Il confronto fra le banche azioniste di Telco non ha ancora determinato una scelta.

Le somme che Prodi può tirare per la sua gestione delle vicende di Telecom, dalla privatizzazione all’eliminazione di Tronchetti, sono quelle di un disastro, dove ai risultati pessimi sul piano strategico si sommano le gravi colpe di interferenza ripetuta e assolutamente illegittima, oltre che l’incapacità di mantenere la parola fatta dal suo consigliere economico, che ora ha messo il re nudo. Sarà più interessante ascoltare le parole di Prodi, se avrà il coraggio di parlare.

6 Comments:

  • Tutte cose che se potessero attribuirle a Berlusconi, non ci penserebbero troppo ad una "giustizia" sommaria (e non solo metaforicamente) ...

    By Blogger Massimo, at 29 ottobre 2007 alle ore 18:03  

  • Da noi si chiamano furbastri!
    Generalmente guardono all'interesse immediato ma sono privi di strategia sul lungo termine.
    In pratica mangiamo subito quello che c'è, poi si vedrà.
    ciao
    sarc.

    By Anonymous Anonimo, at 29 ottobre 2007 alle ore 21:59  

  • Massimo,
    ha trattato Telecom come se fosse cosa sua. Senza tenere in benchè minima considerazione l'interesse dei piccoli azionisti (carne da macello, in questa vicenda). Tieni presente che i fedeli alle azioni Telecom - quelli che hanno acquistato dal 2000 al 2002 - le hanno in carico a non meno di euro 3,30 (contro circa euro 2,10, prezzo medio degli ultimi quattro mesi): giusto il prezzo che avrebbe pagato Telefonica per avere il 40% di Telecom.

    In questa vicenda, come si può evincere dal racconto di Paolo Panerai, Prodi si è comportato come un esimio filibustiere: uomo senza parola, senza scrupoli; arrogante e invadente la cerchia di interessi privati.
    Complessivamente, mi sento di affermare che questa persona non ha niente dello statista. Non sa governare, non ha nessuna visione del futuro, in nessun campo. Strano che la folla dei contribuenti (non di quelli che si fanno mantenere dallo stato) non sia ancora insorta contro di lui. Ma sono convinto che ci manca poco. E intanto abbiamo scoperto questo episodio, il quale ci farà
    "amare" ancor di più il nostro "mortadella".

    By Blogger marshall, at 29 ottobre 2007 alle ore 23:19  

  • Sarcastycon,
    valga più o meno quel che ho scritto per Massimo.

    Dopo aver scritto quel post sull'Argentina, mi sono messo a studiare un pò di storia di quella nazione. Vedo tante similitudini in quello che si potrebbe verificare qui da noi: dissesto finanziario, causato dalla mancanza di politiche coraggiose. Quelle politiche che Modis (se non ricordo male) e Paolo Mieli avevano detto - tifando per il voto alle sinistre - che solo un partito di quello schieramento sarebbe stato in grado, e capace, di portarle a compimento!!
    Gran bell'auspicio, non c'è che dire!

    Ci stiamo mangiando tutto. Alla fine resteranno solo mattoni e cemento. Mangeremo quelli, quando i paesi importatori dei nostri prodotti saranno in grado di essere autosufficienti??

    By Blogger marshall, at 29 ottobre 2007 alle ore 23:37  

  • Marshall,

    scusa se vado fuori tema, ma in Santosepolcro ho appena postato qualcosa su Dogui: scommetto che anche a te mancherà, come a tutta la Nostra Milano...

    By Blogger Starsandbars/Vandeaitaliana, at 30 ottobre 2007 alle ore 17:27  

  • Santosepolcro,
    è stata una lettura piacevole, ma commovente. Ha riportato la mia memoria a momenti di "quell'epoca" che avevo quasi dimenticato. Hai descritto sapientemente il personaggio: "bauscia" nella finzione cinematografica, serio nella vita reale.

    By Blogger marshall, at 30 ottobre 2007 alle ore 18:37  

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