L'apoteosi del gonzo di Stendhal
Nel vocabolario della lingua italiana, Il nuovo Zingarelli, “gonzo” è “detto di chi è credulone e facile da ingannare”. Il romanzo di Stendhal – La certosa di Parma – termina proprio con una stucchevole apoteosi del gonzo.
Gonzo è anche il nome proprio dato al personaggio, che spesso, il Marchese, del quale è diventato quasi amico e confidente privilegiato, invita al silenzio con la classica frase: “zitto tu, che sei uno sciocco”; altre volte: “tacete, Gonzo, non siete che uno sciocco”.
Non vi spaventi il nome serioso del titolo del romanzo, La Certosa di Parma; non fate come me che ho tenuto 30 anni il libro in biblioteca a farne ingiallire le pagine, senza mai avergli dato uno scorso di lettura.
Il romanzo, oltre a contenere pagine di immensa bellezza descrittiva dei luoghi più belli d’Italia, e dei quali ho già accennato in un precedente scritto, contiene anche pagine di feconda, arguta ironia e satira sottile, ma pungente, contro le abitudini, i vizi, e le goffaggini dell’epoca; rivolta soprattutto ai potenti e ai nobili più “in alto” del tempo: principi, marchesi, conti, baroni, ministri, generali, e poi i loro segretari, cortigiani, dame di compagnia, ecc.ecc.
Vi sembrerà strano che io non pensi a Berlusconi come a uno di questi personaggi che tenevano soggiogato il popolo, tenendolo nell’ignoranza totale, o artefatta, dei fatti e della storia, ma a qualcun altro, e a più di uno, a dire il vero, che di questi tempi dominano la nostra scena politica nazionale.
Gonzo è anche il nome proprio dato al personaggio, che spesso, il Marchese, del quale è diventato quasi amico e confidente privilegiato, invita al silenzio con la classica frase: “zitto tu, che sei uno sciocco”; altre volte: “tacete, Gonzo, non siete che uno sciocco”.
Non vi spaventi il nome serioso del titolo del romanzo, La Certosa di Parma; non fate come me che ho tenuto 30 anni il libro in biblioteca a farne ingiallire le pagine, senza mai avergli dato uno scorso di lettura.
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3 Comments:
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