marshall

domenica, giugno 11, 2006

Risposta a Coccoverde

Rispondo a Coccoverde, il giovane bloggista, mio appassionato lettore, che mi ha posto una domanda nello spazio dei commenti al mio post sul caso Sergio D'Elia

Coccoverde, mi domandi se ne è valsa la pena, fare tutti quei sacrifici?
Senza esitazioni ti rispondo: si. Si ne è valsa la pena, comunque sia andata poi la mia vita, anche sul piano della salute.
Perché devi sapere che le malattie vengono comunque e a prescindere che tu faccia o non faccia sacrifici. Le malattie vengono perché l’Umanità partecipa, inconsciamente, ad una sorta di lotteria collettiva che assegna ad ognuno il proprio destino: ivi compreso, quello della salute.
A me, per esempio, è toccato il numero abbinato alla sclerosi multipla progressiva e non posso scambiarlo con un altro o sceglierne un altro a mio piacimento dal bussolotto dei numeri. E comunque non potrei farmene un cruccio, additando la colpa della malattia ai sacrifici, perché ancora non se ne conoscono cause ed esordi.
Quando, nell'ira di qualche momento, diciamo - è stata colpa dei sacrifici, della vita che ho fatto, ai limiti della sopportazione umana e fisica! - è solo uno sfogo liberatorio perchè ragionando a mente serena, diciamo che, in realtà, non è così.
E' successo perchè doveva succedere: è il destino scritto di ogni uomo.

Tornando ai sacrifici, Coccoverde, ne è valsa la pena perché, comunque sia, ora posso guardare con serenità al mio futuro, comunque esso sarà, conscio di aver fatto, a tempo debito, tutto quanto era nelle mie forze, capacità e possibilità, per costruire il mio domani, che è questo di ora.
I miei genitori provenivano da una zona d’Italia, nei pressi di Cassino, che era stata rasa al suolo per consentire l’avanzata anglo-americana durante la seconda guerra mondiale: avevano perso quasi tutto (per darti un’idea, col risarcimento danni di guerra, ricevuti 20 anni dopo, comprarono un mulo per un componente la famiglia rimasto là sul posto). I miei, e buona parte del mio parentado, furono sfollati al nord dove, ripartendo da zero, iniziarono la ricostruzione.
E così mio padre costruì la casa per se e la sua famiglia, poi aiutò me per costruire la mia, e poi io, in tempi di prosperità fisica, ho costruito, sempre con l’aiuto di mio padre, quella dei miei figli, che a loro volta possono guardare senza troppe apprensioni al futuro della casa.
Il resto della mia storia, collegato anche al caso Sergio D’Elia, lo hai già letto nell’altro mio post.
Sempre per quanto riguarda il caso Sergio D’elia, puoi farti, se ne hai tempo e voglia, un approfondimento corredato da tanti commenti, anche miei, andando e cercando l'argomento sul sito di www.ilcastello1.blogspot.com

Buona lettura e buon approfondimento.

10 Comments:

  • Sono daccordo. Ma a volte penso: l'importante è la famiglia, l'affetto, e a volte per il troppo lavoro si trascurano...

    By Blogger Lunatika, at 13 giugno 2006 alle ore 12:57  

  • coccoverde,
    hai capito la filosofia della vita: per raccogliere bisogna seminare e coltivare!
    Complimenti

    lunatika,
    ti assicuro che non è così per me, almeno per quanto riguarda il mio momento attuale!

    By Blogger marshall, at 13 giugno 2006 alle ore 17:56  

  • Non parlo di adesso.
    Parlo del prima.
    Se prima facevi tutte queste cose, quanto tempo avrai dedicato agli altri?

    By Blogger Lunatika, at 14 giugno 2006 alle ore 13:06  

  • Ovviamente, Marshall,non mi riferisco a te. Per esempio anche a Coccoverde, e chi come voi dedica tutto al lavoro.
    A volte farei di più, ma poi ci penso, e mi sento già in colpa per il poco tempo che dedico ora, figurati se facessi di più...

    By Blogger Lunatika, at 14 giugno 2006 alle ore 14:27  

  • lunatika,
    dal quel che leggo e intuisco dai tuoi post, anche se non sempre lascio commenti (non te ne sei accorta, ma li leggo, anche per reciprocità, visto che sei una mia accanita lettrice), devo intuire che anche tu non ti sei mai molto prodigata per i tuoi, non so per gli altri.
    Comunque non te la prendere: ognuno fa quel che si sente di fare e, sopratutto, quel che può fare!

    By Blogger marshall, at 14 giugno 2006 alle ore 15:57  

  • Non capisco da cosa lo intuisci.

    By Blogger Lunatika, at 14 giugno 2006 alle ore 16:03  

  • lunatika,
    ho letto dai tuoi post che ti piace viaggiare, ti piace cantare, e magari sei anche una cantante di successo che vuole stare nell'anonimato di questo nome di fantasia.
    Perciò, quando si hanno tutti questi interessi, e questi interessi che richiedono tempo, solitamente si ha poco tempo disponibile da dedicare agli altri Comunque non devi assolutamente fartene un cruccio perchè se la tua strada è quella, devi perseguirla senza ripensamenti.

    By Blogger marshall, at 14 giugno 2006 alle ore 16:59  

  • Non è detto Marshall, quando si vuole il tempo lo si trova! Poi sai a volte ne basta poco, ma buono! Mio fratello c'è quando io ne ho veramente bisogno. io non so come cavolo faccia, ma sembra capisca quando ho bisogno di lui (per me mio fratello è comeun papà, dato che ho i genitori separati e che il mio papà è poco presente) ed eccolo che piomba! Ora è sposato ( da poco)ma so che quando avrò bisogno lui ci sarà. Sempre!

    By Blogger Niccoló, at 14 giugno 2006 alle ore 19:20  

  • imhotep,
    sei molto fortunato:
    Avere un fratello così,come me lo descrivi, non è proprio da tutti; tenuto conto del fatto che ti fa anche da Padre.
    Sei fortunato: tienitelo molto caro!

    By Blogger marshall, at 14 giugno 2006 alle ore 20:41  

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    By Anonymous Anonimo, at 17 febbraio 2007 alle ore 02:01  

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