marshall

sabato, marzo 07, 2009

La Gardenia dell'AISM


Oggi e domani, in 3000 piazze italiane i volontari dell'AISM Associazione Italiana Sclerosi Multipla vendono fiori per sostenere la ricerca contro la Sclerosi Multipla. Il fiore scelto è la gardenia, fiore preferito da Coco Chanel, come hanno detto stamattina a Rai1, in "Sabato e Domenica", per annunciare l'evento principale di questo fine settimana. E' la quarta volta che parlo di queste giornate raccolta fondi, in questo blog; oggi c'è un motivo in più.

Nutrivamo molte speranze nelle cellule staminali, tanto che Federico Rampini, parlando anche lui, nel suo best seller "Il secolo Cinese" (Ia edizione aprile 2005), dei viaggi della speranza in Cina, aveva acceso molte speranze agli affetti da tale malattia. Finalmente ieri sera ho avuto una conferma alle mie perplessità, se affrontare o meno quel viaggio. L'intervista ad un neurologo del San Raffaele di Milano, mandata in onda ieri sera nel programma Le Iene su Italia 1, ha fugato ogni mio dubbio. Le cellule staminali, che Federico Rampini nel suo libro a pagina 107 intitola "Gli embrioni della speranza", allo stato attuale degli studi non sono ancora la soluzione alla malattia, nè, tanto meno - e su questo è stato molto esplicito il neurologo - devono indurre a false speranze. Sono andate poi in onda interviste a chi ha affrontato quel viaggio in Cina (costo 20.000 dollari, solo per intervento e degenza), che si è risolto in un nulla di fatto. "Da quasi subito": è stata la dichiarazione degli intervistati.

Ragioni in più, queste, per farmi andare dritto per la mia strada.
I lettori assidui di questo blog avranno imparato ad apprendere che ne sono affetto da nove anni, più altri quattro di latenza silente, e altri quattro anni di piccoli segnali premonitori. In totale, sono diciassette anni da che la mia vita ha dovuto modificare le sue abitudini per non farsi sopraffare dalla malattia, cercando di scoprire, giorno dopo giorno, nuove ragioni d'essere.

Vado dritto per la mia strada. Ho imparato a non credere più a certe "favole". Ho imparato a convivere col mio essere me stesso, così per come sono diventato, senza più celarmi e nascondermi a nessuno; tanto più che tale malattia non è contagiosa, nè infettiva, nè mortale.

Se questo messaggio potrà servire di incoraggiamento e sostegno a coloro che sono stati, o che verranno colpiti dalla malattia, ne sarò ben lieto.

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