Umberto Seregni (seconda parte)
Lavorai cinque anni in quel deposito, più un certo periodo di collaborazione esterna. Tale situazione mi consentì di mantenere, anche dopo la mia fuoriuscita, i collegamenti con i miei ex colleghi, attraverso i quali mi informavo di quei clienti con i quali avevo stabilito una confidenza assai più stretta. Uno di questi era sicuramente Umberto Seregni, le cui visite, mi dicevano, stavano però diventando sempre più rade; fin quando, da un certo giorno in poi, cessarono del tutto. Il fatto di una sua certa assenza prolungata, era già avvenuto quand'ero impiegato in quel deposito, ed era forse stato quando Umberto fu chiamato a prestare il servizio militare. Quando ciò avvenne, non lo ricordo esattamente, ma so per certo che il periodo militare di Umberto Seregni coincise col momento di svolta epocale della Tipografia Seregni. (nota: all'epoca esistevavo, ed esistono tuttora, in Paderno Dugnano, due omonime Tipografie Seregni: la Tipografia Seregni, quella del papà di Umberto, poi divenuta Industrie Grafiche Seregni, e la A.T.A. - per essere distinta - di Seregni).
Nei cassettini della mia memoria ci sono ricordi piacevoli relativi al periodo in cui forse Umberto era assente. Umberto aveva due sorelle, una delle quali era molto carina, ed era quasi sempre costei a venire in deposito nelle veci del fratello. E anche per lei, facevamo a gara tra colleghi per andarla a servire. E' superfluo dire che, chiunque fosse a servirla, le venivano riservati i prezzi di ultima colonna, i più bassi che ci erano consentiti fare. E non tanto perchè era la sorella di Umberto, ma proprio per la sua figura e il suo portamento: era di una candida, dolce e raffinata bellezza. Era sempre di una sobria eleganza. Portava quasi sempre un tailleur celeste, che molto ben si addiceva alla sua persona, e al collo portava sempre una sciarpa di seta di colore prettamente intonato e di stacco: di color salmone, o giù di lì.
Chiuso questo "cassettino", torno ad interessarmi di Umberto.
Era accaduto che fece il servizio militare con A., il figlio dell'editore Edilio Rusconi e, potremmo immaginare come avvengono queste cose tra commilitoni, parlarono certamente del dopo militare e del loro futuro. Umberto figlio di un tipografo tradizionale (biglietti visita, fogli lettera e buste intestate, circolari, volantini, manifesti, depliants, libretti e libri, ecc.), A., figlio dell'editore di Gente, il quale si suppone stesse pensando in quegli anni d'ingrandire ulteriormente la propria attività editoriale, tanto che fece poi uscire numerose nuove testate, successivamente a quell'espansione.
Nacque un proficuo sodalizio tra i due, che culminò, da parte di Umberto Seregni, con la creazione della Industrie Grafiche Seregni; primo tassello di quel pool industriale, da lui creato dal nulla, ramificato in tanti paesi del mondo; perfino in Corea, paese nel quale, fino all'altro ieri, ignoravo della sua presenza.
Tutto questo avveniva negli anni '70, un decennio nero, buio e cupo per l'Italia e per il mondo, come quello che si sta profilando ora. Umberto Seregni, da semplice perito industriale (non so se poi si sia laureato), proveniente dalla mia stessa scuola, e che mi faceva brillanti dimostrazioni di matematica ed elettronica, quando veniva in visita da noi, ebbe il grande intuito e il grande coraggio di osare, guardando oltre. Caratteristiche tali che oggi intravvedo raramente.
(segue)
Nota: qualora le persone citate, o che si vedono raffigurate in questo racconto, non vi volessero figurare, prego comunicarmelo attraverso il commentario. Provvederò alla relativa modifica.
Nei cassettini della mia memoria ci sono ricordi piacevoli relativi al periodo in cui forse Umberto era assente. Umberto aveva due sorelle, una delle quali era molto carina, ed era quasi sempre costei a venire in deposito nelle veci del fratello. E anche per lei, facevamo a gara tra colleghi per andarla a servire. E' superfluo dire che, chiunque fosse a servirla, le venivano riservati i prezzi di ultima colonna, i più bassi che ci erano consentiti fare. E non tanto perchè era la sorella di Umberto, ma proprio per la sua figura e il suo portamento: era di una candida, dolce e raffinata bellezza. Era sempre di una sobria eleganza. Portava quasi sempre un tailleur celeste, che molto ben si addiceva alla sua persona, e al collo portava sempre una sciarpa di seta di colore prettamente intonato e di stacco: di color salmone, o giù di lì.
Chiuso questo "cassettino", torno ad interessarmi di Umberto.
Era accaduto che fece il servizio militare con A., il figlio dell'editore Edilio Rusconi e, potremmo immaginare come avvengono queste cose tra commilitoni, parlarono certamente del dopo militare e del loro futuro. Umberto figlio di un tipografo tradizionale (biglietti visita, fogli lettera e buste intestate, circolari, volantini, manifesti, depliants, libretti e libri, ecc.), A., figlio dell'editore di Gente, il quale si suppone stesse pensando in quegli anni d'ingrandire ulteriormente la propria attività editoriale, tanto che fece poi uscire numerose nuove testate, successivamente a quell'espansione.
Nacque un proficuo sodalizio tra i due, che culminò, da parte di Umberto Seregni, con la creazione della Industrie Grafiche Seregni; primo tassello di quel pool industriale, da lui creato dal nulla, ramificato in tanti paesi del mondo; perfino in Corea, paese nel quale, fino all'altro ieri, ignoravo della sua presenza.
Tutto questo avveniva negli anni '70, un decennio nero, buio e cupo per l'Italia e per il mondo, come quello che si sta profilando ora. Umberto Seregni, da semplice perito industriale (non so se poi si sia laureato), proveniente dalla mia stessa scuola, e che mi faceva brillanti dimostrazioni di matematica ed elettronica, quando veniva in visita da noi, ebbe il grande intuito e il grande coraggio di osare, guardando oltre. Caratteristiche tali che oggi intravvedo raramente.
(segue)
Nota: qualora le persone citate, o che si vedono raffigurate in questo racconto, non vi volessero figurare, prego comunicarmelo attraverso il commentario. Provvederò alla relativa modifica.
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