Viaggio in Sicilia (ottava parte)
Faccio un salto in avanti di un paio di giorni, così mi è dato modo di fare gli Auguri di Buon Anno ai miei Affezionati Lettori. In particolare a Nessie, che, pur in vacanza, ha avuto modo di far capolino da queste parti, per fare gli auguri a tutti noi del Gruppo.
Auguri particolarmente utili e graditi, stando alle fosche prospettive che pare si debbano dover attendere gli abitanti della Terra.
Dunque. Qui a Milano, oggi splendeva il sole come quel giorno di San Silvestro là a Palermo. Ma qua, dopo le nove è sparito, avvolto da una coltre di nubi, mentre là aveva dominato per tutto il giorno. Eravamo arrivati a Palermo il giorno prima, provenienti dalla Valle dei Templi di Agrigento, ed avevamo preso alloggio in quell'albergo di via Errante, diretto da una persona squisitamente dai modi affabili e gentili: un gentleman, forse d'altri tempi. Ci mise subito a nostro agio. Non c'era più posto nel garage interno, fece allora portar fuori la vettura di qualche suo dipendente, facendovi alloggiare la nostra.
Palermo, in quegli anni, non era molto raccomandabile, per via del "comportamento" "poco civile" di alcuni suoi abitanti; così lui ci evitò "spontaneamente" un "pericolo", e ci diede pure preziose informazioni per come muoverci e comporarci all'interno della città. In poche parole: ci fu molto prezioso.
Ci spostammo a piedi, quel pomeriggio, per le vie del centro della Palermo Vecchia. Una città multicolore e multicolormente variopinta. Camminavamo guardinghi, seguendo i preziosi consigli dell'albergatore, ma eravamo estasiati alla vista di una moltitudine di negozi multivariegati, tra i quali ve n'era uno stuolo di quelli che vendevano i classici dolcetti siciliani e i souvenir di quella magica terra di sicilia: carrettino siciliano, e scacciapensieri (marranzano), in primis. Saltavamo da un lato all'altro delle vie, per non perderci neanche una vetrina. E' assai probabile che qualcuno mi abbia anche sentito esclamare: Oh bej, Oh bej; dalla ragazza di fianco a me, no, perchè all'epoca non spiccicava una sola parola di milanese.
La sera del giorno del nostro arrivo a Palermo, a nanna presto, come pure la sera dopo, quella di San Silvestro di ventotto anni fa. San Silvestro: come oggi qui a Milano.
Niente veglione di Fine d'anno. I botti, che a Palermo sono particolarmente fragorosi, ce li eravamo goduti da sotto le coltri. Eravamo reduci dai quei quattro giorni nel ragusano che ci avevano "spossato" e ci avevano sconvolto la cironferenza addominale. Colei, che mi accompagna da quei giorni, ci tiene molto a "quella misura circonferenziale", e, per tenerla sotto controllo, fin d'allora, la prima operazione mattutina è quella di procedere alla "pesatura". E devo dire che, in tutti questi anni, ha saputo mantenersi costante come allora. Questione di carattere: tosto, orgoglioso e puntiglioso, come è tipico dei siciliani veraci.
E, in aggiunta, quella sera di San Silvestro, prima del rientro, obbligo di santa messa in Cattedrale. Officiava il Cardinale Salvatore Pappalardo, lo stesso che ho rivisto ieri sera (personalmente lui, e non un attore) nella fiction televisiva "Il Capo dei Capi", su Canale5. Nel rivederlo mi sono commosso, pensando a quella sera di ventotto anni fa, in quella splendida Cattedrale.
Alla fine della funzione religiosa, il Cardinale si era intrattenuto un poco a fraternizzare con i presenti, sfilando poi via in mezzo a loro, affiancato e seguito da uno stuolo di alti prelati abbigliati a tutta festa.
Passò proprio di fianco a noi, sfiorandoci e benedicendoci.
Foto in alto: Cattedrale di Palermo. Da Wikipedia. Per ingrandire, cliccare sulla foto.
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