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venerdì, dicembre 26, 2008

Viaggio in Sicilia

Era una giornata di sole, splendida e soleggiata come questa, con la differenza che oggi, dietro una lieve foschia, vedo le alpi innevate e il Pirellone, dalle finestre di casa mia; allora, ero intento a contemplare una larga distesa di lunghi filari di aranci carichi del loro frutto dolce-agrumoso, dalla buccia arancio carico: i migliori in assoluto.
Mi trovavo a 1500 km d'auto da dove sono oggi.
Vicino a quel casale, sotto il cui bel porticato abbiamo pranzato, all'aperto, quasi in maniche di camicia, scorreva lento e sonnacchioso il fiume Dirillo: ero in Val di Noto. Il Castello lì vicino, proprietà dei Principi Paternò, aveva ospitato, circa 160 anni prima, il poeta inglese George Gordon Byron, e, 33 anni prima di lui, Johann Wolfgang von Goethe.

Programmai quel viaggio, settimane prima, insieme a colei che è diventata la compagna della mia sorte. Ci teneva tanto a presentarmi alla folta schiera di coloro che mi sarebbero poi diventati zii e cugini.

All'epoca del mio viaggio, vi era, in quella parte sud orientale della Sicilia, la provincia siciliana detta "babba"; e ancor oggi, forse, è chiamata così.
Della provincia Babba aveva una grande conoscenza Leonardo Sciascia, ma colui che ne ha dato la miglior definizione è stato Gesualdo Bufalino, che di lei ha scritto:

"a Comiso come in tutta la contea - fino a pochi anni addietro "mafioso" era soltanto un aggettivo: ad esaltare le qualità di qualcuno o qualcosa. Che non è differenza da poco, tra quella sicilia in cui "mafioso" è sostantivo, e di criminale sostanza, e questa in cui - senza i giornali, la televisione e i libri - ancora sarebbe un vago aggettivo. Nella contea insomma è ancora possibile cogliere qualche reliquia della serenità del vivere, del toccare a momenti - fuggevolmente, con tenerezza e rimpianto il giusto della vita. "Affè mia, qui più sicuri corsero i tempi" - direbbe il marchese di Villabianca. »"

Eravamo nel pieno degli anni di fuoco del "Capo dei Capi", e, tutti coloro che in quegli anni visitavano l'isola, lo facevano col grande timore di vedersi trovati coinvolti in una delle battaglie sanguinarie da lui ingaggiate. Guerra tra bande, e guerra allo Stato, che noi abbiamo conosciuto dal vivo e che sembrava non avesse mai fine. I più giovani, invece, stanno imparando a conoscerla, oggi, attraverso la mirabile fiction televisiva che Mediaset ha realizzato allo scopo, accollandosene critiche, onori ed oneri.

(segue)

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