Viaggio in Sicilia (sesta parte)
Anche per arrivare al paese "della meta", avevamo due possibilità: scender giù dritto, passando da Niscemi, per poi prendere la statale 115 sicula meridionale, oppure, tagliar di traverso e andar per Comiso. Optai per la seconda alternativa, anche perchè, a Niscemi ci sarei dovuto andare comunque: per un'ambasciata, un impegno, un incarico dovuto a scambio di cortesie. E poi, la via di traverso era anche la più breve, anche se più zigzagata, e con frequenti saliscendi; al contrario dell'altra, che da Niscemi è quasi una lenta discesa unica verso il mare.
Arrivammo, dopo che nel luogo dove eravamo attesi, i ragazzi si erano alternati sul balcone, di vedetta, per vederci arrivare. E fu G. a scorgerci, lanciando subito "l'allarme" ai tre fratelli e agli altri quattro della famiglia.
E qui, serve una divagazione per descrivere quelle case e quel paese.
L'avo, per parte femminile della mia "presentatrice" in quella casa, era uno di quelli che, da quelle parti, si sarebbe detto che "se l'era passata bene". Aveva avuto un'attività di commercio all'ingrosso, con annesso forno e vendita di pane e pasta, nonchè di ogni altro ben di Dio che potesse essere tale in quel suo periodo. Era anche stato un tipo molto intraprendente, tanto che aveva anche una piccola impresa edile. Aveva avuto cinque figlie femmine e un solo maschio, al quale andò l'impresa familiare. Alle cinque figlie, come si usava, e come forse si usa tuttora da quelle parti, era, e forse lo è ancora, quasi d'obbligo fare o lasciare in dote alle figlie una casa, per quanto grande o piccina essa fosse.
Si dà il caso che, in quel paese, nelle estreme vicinanze del centro storico, "colui" possedesse un ampio terreno edificabile. Pensò bene, allora, di costruirvi cinque case, ognuna per ciascuna figlia. E, di fronte al loro ingresso, fece in modo che il Comune vi costruisse una "grande strada", che non esisteva, cedendogli l'area necessaria. La strada divenne il proseguimento di un'altra già esistente, e dalla quale era separata da un'altra più larga, posta di traverso a loro, perpendicolarmente, che poi è quella che costituisce il Corso principale del paese, e conduce dritti al Castello.
Quel Castello, di cui ho già raccontato, nei secoli passati era appartenuto alla dinastia dei Principi Biscari, "padroni" della Sicilia Orientale, per antichissima nomina Imperiale.
Il Castello era per lo più abitato dal Barone, che ne era il custode unico responsabile, e al Principe doveva rispondere "in tutto e per tutto", essendo questi il "padrone indiscusso" di tutte le terre.
In una di quelle cinque case, la prima, posta in fondo della "grande strada nuova", avvenne la fine di quel nostro lungo viaggio d'andata.
Erano le 13,30 del giorno di Natale 1980.
Allegato: Grand Tour
Arrivammo, dopo che nel luogo dove eravamo attesi, i ragazzi si erano alternati sul balcone, di vedetta, per vederci arrivare. E fu G. a scorgerci, lanciando subito "l'allarme" ai tre fratelli e agli altri quattro della famiglia.
E qui, serve una divagazione per descrivere quelle case e quel paese.
L'avo, per parte femminile della mia "presentatrice" in quella casa, era uno di quelli che, da quelle parti, si sarebbe detto che "se l'era passata bene". Aveva avuto un'attività di commercio all'ingrosso, con annesso forno e vendita di pane e pasta, nonchè di ogni altro ben di Dio che potesse essere tale in quel suo periodo. Era anche stato un tipo molto intraprendente, tanto che aveva anche una piccola impresa edile. Aveva avuto cinque figlie femmine e un solo maschio, al quale andò l'impresa familiare. Alle cinque figlie, come si usava, e come forse si usa tuttora da quelle parti, era, e forse lo è ancora, quasi d'obbligo fare o lasciare in dote alle figlie una casa, per quanto grande o piccina essa fosse.
Si dà il caso che, in quel paese, nelle estreme vicinanze del centro storico, "colui" possedesse un ampio terreno edificabile. Pensò bene, allora, di costruirvi cinque case, ognuna per ciascuna figlia. E, di fronte al loro ingresso, fece in modo che il Comune vi costruisse una "grande strada", che non esisteva, cedendogli l'area necessaria. La strada divenne il proseguimento di un'altra già esistente, e dalla quale era separata da un'altra più larga, posta di traverso a loro, perpendicolarmente, che poi è quella che costituisce il Corso principale del paese, e conduce dritti al Castello.
Quel Castello, di cui ho già raccontato, nei secoli passati era appartenuto alla dinastia dei Principi Biscari, "padroni" della Sicilia Orientale, per antichissima nomina Imperiale.
Il Castello era per lo più abitato dal Barone, che ne era il custode unico responsabile, e al Principe doveva rispondere "in tutto e per tutto", essendo questi il "padrone indiscusso" di tutte le terre.
In una di quelle cinque case, la prima, posta in fondo della "grande strada nuova", avvenne la fine di quel nostro lungo viaggio d'andata.
Erano le 13,30 del giorno di Natale 1980.
Allegato: Grand Tour
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