marshall

martedì, dicembre 09, 2008

Anomalie del mercato - antefatto introduttivo

Dopo avervi parlato di quell'orologio Mortima, mi sono reso conto, dopo oltre trent'anni, e grazie all'acuto spirito d'osservazione di Marcello, di essere probabilmente incappato in quella che, forse, è stata un'anomalia del mercato. Ma, prima di parlarvi di quell'episodio, devo spiegare il significato di questo concetto, analizzato dal mio punto di vista.

Nelle anomalie del mercato vi possono incappare, ad esempio, tutti quelli che vanno a fare la spesa; e in special modo coloro che la vanno a fare nei mercati rionali.

Un'idea semplice, sul che cosa essa sia, potrebbe farvela venire in mente un articolo di Luca (il Rumor Risparmio linkato qui a lato), dove egli parla, con esatta cognizione di causa, essendo lui stesso del "mestiere" (anche se lo fa solo per suo uso e cosumo), dei prezzi minimi che dovrebbero avere tre quarti di litro vino, fatto con uva (possibilmente italiana e senza additivazione di diserbanti e antidefoglianti), come sarebbe normale che esso fosse, e immesso in una bottiglia di vetro sigillata con un tappo di vero sughero sardo. Oppure, una bottiglia d'olio, fatto solo con olive (possibilmente italiane, e della migliore qualità), come sarebbe normale esso fosse.

Ma qui, voglio andare più sul sottile e trattare la questione di tali anomalie dal punto di vista dei mercati finanziari. E voglio farlo esponendo l'esempio di quello che è avvenuto quando ho esperimentato dal vero tali anomalie dei mercati. E, per farlo, dovrò andare alle "origini della fonte di esperienza". E quindi al 1984.

Mi ero già trasferito in provincia da qualche anno, ed avevo cominciato a metter via qualche risparmio in previsione degli imprevisti della vita, che immancabilmente a me sono capitati e mi sono piombati addosso come una tegolata.
Avevo depositato i primi spiccioli di risparmio nell'unica banca locale che non fosse CARIPLO, perchè in codesta c'erano sempre da fare file interminabili, e la scartai (a quei tempi, era rimasto ancora il retaggio che la gente del popolo minuto non si fidava molto di altre banche e quindi si accalcava negli sportelli spesso angusti della Cassa di Risparmio delle Province Lombarde, che, specie nei piccoli paesi della grande Lombardia, erano gli unici ad esistere).

Ma, non ero molto soddisfatto del trattamento che mi riservava la mia banca: una serie di costi accessori erodeva esageratamente l' "incasso netto cedole". Era successo che in quegli anni avevo acquistato (nella previsione di quegli imprevisti) obbligazioni convertibili IRI-Comit, con cedole fisse, da pagarsi il I° maggio e il I° novembre di ogni anno, fino alla scadenza, quando si sarebbe potuto optare per la conversione in azioni Comit. Ma, tra costi di apertura deposito titoli, spese semestrali per custodia titoli, spese gestione titoli, tassa deposito titoli, spese per incasso cedole, avevo accertato che un quarto dell'incasso netto cedole mi veniva sottratto da quella serie di spese e ammenicoli. Decisi così di farmi consegnare i titoli e gestirmeli in proprio, chiudendo anche il deposito titoli.
Avvenne così che per alcuni anni, nei primi giorni di maggio e di novembre, mi recassi presso lo sportello titoli della Banca Commerciale Italiana (Comit), di una città qui vicino, per incassare direttamente le cedole del mio "investimento". Sembravo una mosca bianca perchè credo che nessuno agisse nel mio modo. E molti presero a considerare la mia puntigliosità come una forma nascosta di "tirchieria"; ma il fatto era che non volevo essere preso per il collo da nessuno, e men che meno da quella banca dove avevo in deposito i titoli e che mi faceva pagare cifre esorbitanti per quelle semplici prestazioni.

E, mentre andavo ad incassare le cedole (due volte all'anno), studiavo quella grande banca in tutti i suoi aspetti: funzionamento degli sportelli, celerità nell'esecuzione delle operazioni, costi operativi, ecc. Ma l'aspetto che più di tutti m'interessò d'approfondire fu quello del funzionamento dello sportello titoli, che in quella banca era un ufficio distaccato, e trovai che era gestito in maniera inconsueta, antitradizionale, avveniristica. Distaccato e lontano da viste e visite indiscrete, con tanto di telefoni, fax e terminali vari, quotidiani, giornali di economia d'ogni genere e stato di provenienza, documentazioni, l'immancabile collezione di Calepini delle ultime annate, ecc., a poco a poco mi riempì d'entusiasmo finchè, in occasione dell'incasso cedole del maggio '87, decisi di aprirvi il conto. Consegnai così i titoli in deposito gratuito ed iniziò per me uno dei periodi più gratificanti e significativi della mia vita. Devo a quella banca, e ai tre funzionari che nel frattempo vi si sono alternati, tutto quello che sò di borsa e di mercati finanziari. Abituato a ragionare coi numeri, la mia specializzazione erano diventati i premi (dont, put, stellage, strip, strap, ed altri più sofisticati) per i quali ero finito per diventare una sorta di consulente per tutti coloro che hanno frequentato quel borsino nei 13 anni di mia frequentazione, fino al 2000, quando è cessato tutto, ma proprio tutto, anche a causa della mia sopravvenuta difficoltà motoria. E tutto quello lo potei anche fare perchè nel frattempo ero diventato un libero professionista: Agente di commercio che guadagna solo su venduto e incassato, e non pesa sulle spalle di nessuno, "se non" dei propri clienti.

(a seguire)

2 Comments:

  • Capitato qui per caso.
    Caspità, è un piacere leggerti. Il sole in una giornata d'inverno è sempre particolare..

    Ripasserò di qui, sempre se non disturbo.

    Buona Giornata.
    Mitch.

    By Anonymous Anonimo, at 9 dicembre 2008 alle ore 23:07  

  • Mitch.,
    sono contento che ti sia piaciuto.
    Se vuoi, ti potrai sbizzarrire fra gli oltre 400 post, almeno la metà dei quali sono sempre attuali.
    (il più letto, finora, è stato Ventimiglia mon amour, ma solo perchè è stato pubblicato da oltre un anno)
    Buona serata e...buona lettura.

    By Blogger marshall, at 10 dicembre 2008 alle ore 18:18  

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