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domenica, febbraio 17, 2008

Vettabbia, l'antenato dei Navigli

(seguito di: Le piramidi di Milano)

Vettabbia: cos'era costui? Cos'era questo corso d'acqua che ha rivestito un ruolo importante per la cristianità di Milano? Ma che assai più importante deve averne rivestita in campo logistico, delle comunicazioni, dei trasporti, degli scambi commerciali per la città di Milano ai suoi albori? Era un fiume? Era un canale?

Toti Celona e Gianni Beltrame, nel loro libro I Navigli Milanesi - storia e prospettiva (A.Pizzi 1982), a pagina 9 scrivono:
"Canali scavati dall'opera dell'uomo per l'irrigazione e anche la navigazione esistevano già a quei tempi (i tempi del Barbarossa: metà sel XII secolo) e la loro origine è incerta. Facevano capo per lo più agli operosi monaci dell'abbazia di Chiaravalle, oppure a quelli di Morimondo e di Cerreto, ma è probabile fossero nati prima del Medioevo. Già in epoca romana dovevano essere stati ricavati canali dal Seveso, dal Nirone, e dall'Olona, che portavano le acque nei fossati della città. La Vettabbia poi "rappresentava forse una via d'acqua navigabile tra Milano e il Po, almeno a cominciare dalla fine della repubblica a tutto l'impero" (A.Calderini, Milano archeologica, in Storia di Milano, cit., vol.I, pag.522). Canali, navigabili o da irrigazione e, in genere, opere di regolazione delle acque dovevano essere presenti nel territorio milanese anche in epoca preromana, ai tempi dell'occupazione gallica. Relativamente lontana quindi da corsi d'acqua naturali, al contrario delle principali città europee, Milano ricorse fin dalle lontane origini alla canalizzazione artificiale; risolvendo così non pochi dei problemi relativi alla difesa, ai traffici commerciali e all'irrigazione delle campagne".

Vettabbia: canale navigabile, dunque? Stando all'etimologia della parola, parrebbe di si. Infatti Vettabbia dovrebbe derivare dal latino vectabilis che vuol dire "capace di trasportare". Quindi, riferendosi al nome di quel canale, vorrebbe dire che lo stesso, il Vettabbia, appunto, era probabilmente navigabile. Come vediamo, pare non ci sia niente di certo, come pure non è certo il fatto che il Vettabbia fosse stato una estensione canalizzata del fiume Nirone, costruito, o almeno iniziato dai Galli Insubri che avevano fondato Mediolanum (Milano) in epoca incerta (all'incirca nel V secolo a.C.).

Notizie certe e validamente documentate sul trasporto di merci via fiumi e canali dall'Adriatico fin nel cuore della città di Milano, pare non ve ne siano: si andrebbe tutto per ipotesi. L'unico sostegno a questa suggestiva tesi, riportata anche da svariati autorevoli siti internet consultati, è il resoconto di uno storico vissuto nell'XI secolo, Landolfo Seniore. Egli sosteneva che al tempo dei Romani, il Vettabbia era navigabile e, "unito al Po per mezzo del fiume Lambro, offriva alla nostra città tutte le ricchezze d'oltre mare".

Ad avvalorare l'affascinante tesi di Landolfo Seniore, ci vengono in soccorso una serie di ragionamenti. Milano in tempi assai remoti è stata lambita da numerosi corsi d'acqua, fiumi e ruscelli, molti dei quali esistono tuttora, anche se con portate assai minori rispetto a quelle epoche: Olona, Nirone, Seveso, per citare soltanto quelli più noti e più prossimi al centro città. Per parlare in quei termini, lo storico Seniore deve aver visto e dibattuto con i suoi contemporanei di quel qualcosa che gli rammentava quel canale navigabile. In effetti, ancora oggi noi ci chiederemmo quali ragioni avessero avuto i Galli prima e i Romani poi, per trasformare il corso inferiore del Nirone in un canale arricchito con le acque del Seveso e del Molia. Ma non basta. Quali ragioni ebbero poi i Romani per convincerli a costruire un canale difficoltoso, tortuoso, con problemi di pendenza, che portasse le acque dell'Olona, da sud, dove scorreva in quel tratto di inizio canalizzazione, verso nord, passando nel Lombia, per andarsi ad incuneare nel Vettabbia, nel punto ove oggi sorge piazza Vetra? Poco più ad est, in quella che adesso è Via Larga c'era, forse, l'antico Porto Romano di Milano. E c'erano, forse, imbarcazioni di dimensioni adeguate alle dimensioni del canale che facevano la spola con il Porto di Cremona sul Po: lì erano ormeggiate le navi della V flotta navale di Roma.

Certezze e supposizioni miste tra loro. Quel che è certo e storico è che alla foce del Lambro c'era un porto di intercambio da imbarcazioni più grandi a più piccole.

Sempre dallo storico Seniore, sappiamo anche che ai primi dell'anno 1000 il Vettabbia si univa al Lambro a Cascina Cappuccina, cioè nelle immediate vicinanze di Melegnano, nel cui porto si svolgeva un fiorente mercato di scambi.

(segue)

2 Comments:

  • Ti sei dato alla storia meneghina!!
    bravo ogni tanto una rinfrescata non fa male per chi ci abita e notizie interessanti per tutti.
    ciao

    sarcastycon

    By Anonymous Anonimo, at 21 febbraio 2008 alle ore 17:51  

  • Sarc.,
    è cominciato tutto con la rilettura dei Promessi Sposi; rilettura a cui mi aveva spinto la notizia di quel progetto di riapertura dei Navigli.
    Da lì, tutto un turbillon di ricerche. E quante scoperte! Quante sorprese! Quanti fatti e vicende che non conoscevo, e che neanche i milanesi d'ok possono conoscere!
    Milano, anche se ha molte negatività, tra cui, traffico caotico e smog, ora comincia ad apparirmi molto più bella.

    Ciao. E continua la tua storia su LIVORNO!

    By Blogger marshall, at 21 febbraio 2008 alle ore 18:24  

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