Prodi e l'Italia divisa in due
L’Italia è divisa in due.
Nei suoi discorsi pre-elettorali, Prodi si rivolgeva al popolo italiano cercando di far leva sulle contrapposizioni che sono sempre esistite, in qualunque epoca, tra ricchi e poveri, giovani e anziani, occupati e disoccupati, meridionali e settentrionali. Questi argomenti non hanno fatto breccia nel cuore degli italiani. Essi erano, secondo lui, divisi, e infatti sono usciti divisi dal responso delle urne. Con una maggioranza risicata alla Camera e con una minoranza di fatto, al Senato.
Ciò vuol dire che se anche Prodi governerà, legittimamente, non potrà prescindere dalle esigenze, e dalle aspirazioni, espresse col voto, dell’altra metà degli italiani.
Un merito non trascurabile và riconosciuto ai governi Berlusconi: merito che gli riconosceranno gli storici.
Vivo in una parte dell’Italia dove la Lega Nord, da piccolo movimento di protesta, divenne il primo partito a livello regionale. Erano gli anni ottanta e primi novanta, e qui al nord si respirava una pesante aria di secessione. Si annusava, si toccava, ne era impregnata l’aria di questo sentimento secessionista: a me faceva paura perché avrebbe potuto trasformarsi, con un pretesto, in atti di violenza incontrollabili.
A Berlusconi andrà attribuito il merito di aver saputo far rientrare, con pazienza, costanza, perseveranza, quel movimento secessionista in movimento pacifico federalista. Avuto le garanzie da Berlusconi, molti elettori di quel partito (sono le cifre a confermarlo) sono rientrati nei partiti tradizionali. Ma sono sempre guardinghi e sempre pronti a ritornare sulle loro decisioni.
Perciò, da quel versante, Prodi è avvisato: deve solo far buon uso delle esperienze del passato.
Nei suoi discorsi pre-elettorali, Prodi si rivolgeva al popolo italiano cercando di far leva sulle contrapposizioni che sono sempre esistite, in qualunque epoca, tra ricchi e poveri, giovani e anziani, occupati e disoccupati, meridionali e settentrionali. Questi argomenti non hanno fatto breccia nel cuore degli italiani. Essi erano, secondo lui, divisi, e infatti sono usciti divisi dal responso delle urne. Con una maggioranza risicata alla Camera e con una minoranza di fatto, al Senato.
Ciò vuol dire che se anche Prodi governerà, legittimamente, non potrà prescindere dalle esigenze, e dalle aspirazioni, espresse col voto, dell’altra metà degli italiani.
Un merito non trascurabile và riconosciuto ai governi Berlusconi: merito che gli riconosceranno gli storici.
Vivo in una parte dell’Italia dove la Lega Nord, da piccolo movimento di protesta, divenne il primo partito a livello regionale. Erano gli anni ottanta e primi novanta, e qui al nord si respirava una pesante aria di secessione. Si annusava, si toccava, ne era impregnata l’aria di questo sentimento secessionista: a me faceva paura perché avrebbe potuto trasformarsi, con un pretesto, in atti di violenza incontrollabili.
A Berlusconi andrà attribuito il merito di aver saputo far rientrare, con pazienza, costanza, perseveranza, quel movimento secessionista in movimento pacifico federalista. Avuto le garanzie da Berlusconi, molti elettori di quel partito (sono le cifre a confermarlo) sono rientrati nei partiti tradizionali. Ma sono sempre guardinghi e sempre pronti a ritornare sulle loro decisioni.
Perciò, da quel versante, Prodi è avvisato: deve solo far buon uso delle esperienze del passato.
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