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lunedì, aprile 15, 2013

Impariamo dagli altri


Cielo, prato, papavero - Foto di Andrea Di Sabatino

Francia: come salvare i posti di lavoro facendo squadra

Da Yahoo! Finanza - scritto da Davide Mazzocco

"In Francia non è facile far chiudere una fabbrica. Oltralpe gli scioperi continuano a essere degni di questo nome e non si sfilacciano in deroghe, fasce orarie protette e crumiraggi assortiti. Quando c’è da protestare il Paese si ferma. Quando i conducenti dei tir decidono di incrociare le braccia il Paese si paralizza. E se l’Italia, in tal senso, continua a essere il Paese del guicciardiniano “particulare”, la Francia sembra perpetuare quello spirito rivoluzionario che rovesciò l’Ancien Régime facendo entrare il mondo nell’era moderna, quella della conquista dei diritti.

Il caso della Sanofi, raccontato dall’autorevole
Wall Street Journal, è emblematico di quanto il capitale sociale sia solido in Francia, quasi facesse parte del corredo biologico di ogni singolo abitante. A luglio la multinazionale ha annunciato la volontà di chiudere lo stabilimento di Tolosa, divenuto troppo costoso e scarsamente redditizio sotto il profilo delle scoperte scientifiche.

Il contrattacco dei dipendenti non si è fatto attendere: settimanalmente sono andati in scena i “giovedì della rabbia”, con tanto di proteste, striscioni, bandiere e flash mob con danze di guerra Maori. La politica ha fatto la sua parte: il ministro dell’Industria Arnaud Montebourg è andato a dire in Parlamento che non avrebbe tollerato tagli al personale da parte di aziende con i bilanci in regola.

Mentre i vertici dell’azienda attendono che il Governo chiarisca se e come il loro stabilimento possa diventare il centro locale di ricerca sul cancro, Sanofi prosegue la negoziazione con i sindacati per valutare la possibilità di offrire ai propri lavoratori posti di lavoro in altri siti.

In Francia le leggi sul lavoro limitano la capacità delle aziende di licenziare i dipendenti e ciò è percepito con insofferenza dalle multinazionali di stampo anglosassone abituate a operare nel libero mercato globale aprendo e chiudendo stabilimenti, in barba a tanti diritti garantiti, invece, nei paesi europei con una lunga tradizione sindacale alle spalle.

Il caso di Sanofi, poi, ha toccato un nervo scoperto: in Francia (a differenza del nostro Paese) i posti di lavoro nei settori Ricerca e Sviluppo sono molto apprezzati poiché forniscono lavoro a dipendenti altamente qualificati e ben retribuiti e possono essere la base per nuove attività.

Sviluppare un nuovo farmaco in Francia costa, a Sanofi, il 20% in più. Al netto dei problemi che sorgono quando si vuole voltare pagina, cambiare.

Le trattative con i sindacati sono state conflittuali. Nel mese di dicembre i lavoratori in camice bianco hanno inscenato l’haka, la danza di guerra Maori. Anche il Governo francese ha mostrato i muscoli prima negli incontri con la dirigenza Sanofi, poi con i sindacati. Il ministro Montebourg si è mosso in prima persona incontrando il direttore esecutivo di Sanofi, Chris Viehbacher, nel luglio e nel settembre scorsi e costringendolo a rivedere le stime dei tagli, scesi dagli iniziali 2000 ai circa 900 dipendenti a rischio. Nel Midi il clima è stato rovente anche nei mesi invernali. Pierre Coehn, sindaco socialista di Tolosa, ha definito “hooligans” i dirigenti della Sanofi. Recentemente una corte d’appello ha riconosciuto come Sanofi, lo scorso autunno, abbia violato le leggi francesi sul lavoro non discutendo con i sindacati i piani di riorganizzazione e, soprattutto, non presentando un piano per salvare i posti di lavoro. Una piccola grande vittoria ottenuta grazie all’unione di intenti fra Governo, sindacati e lavoratori. Gli omologhi italiani prendano nota."


 

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