marshall

sabato, aprile 10, 2010

Livorno bella



Non potendo fare il copia-incolla, trascrivo integralmente lo stralcio di una pagina di Mario Tobino, scritta per l'introduzione del Grande Libro della Toscana - Mondadori - prima edizione novembre 1986.

"Una volta mi innamorai di Livorno.
Prima che scoppiasse la seconda guerra mondiale ogni tanto mi richiamavano alle armi, non so perchè, "per aggiornamenti", dovevo presentarmi all'ospedale militare di Livorno, per un mese.
Il risultato fu che mi nacque l'amore per questa città. Livorno già la conoscevo ma di fuga. Durante questi richiami me la godetti. A mezzogiorno ero già libero; all'ospedale poco da fare, di novità neppure l'ombra.
Livorno era bella innanzitutto per lo spirito dei cittadini, la disposizione alla modestia, alla fratellanza perfino il "becerismo" non era tale, serviva per nascondere il pudore.
Livorno era differente dalla mia spiaggia, da Viareggio. Aveva un porto, irto di ferro, fortificazione dei Medici, le dighe della Meloria, del Marzocco, della Vigliaia; aveva un'architettura marinara. Non mi stancavo di ammirarla in ogni pietra.
Avevo affittato una stanzetta vicino all'ospedale militare, nel viale che porta alla stazione. Di lì, subito dopo mezzogiorno, mi partivo e, beatamente, arrivavo alla statua dei Quattro Mori. Ce n'era per la strada da vedere! Sorridevo davanti al Cisternone, il serbatoio dell'acquedotto, un bambinone che gonfia la gota, e di colpo c'era la grande piazza colma di cielo, piazza del Voltone, con torno-torno ciarliere case popolane. E' una piazza rettangolare, vastissima, fresca per la brezza marina, in certe ore piena di gridii dei ragazzi. Due bianche statue si ergono ai poli opposti, bonari regnanti, Ferdinando III e Leopoldo II.
Subito dopo, procedendo, incontravo la statuetta del Fattori, sul marciapiede, un cittadino qualsiasi, il berrettino accartocciato sulla testa, uscito un momento dallo Studio per una boccata d'aria.
Iniziavo la "Via Grande". O maledetta guerra, quanti ritratti hai polverizzato. Era una strada tra le più livornesi, le case tutte con la stessa parlata, la medesima altezza, tinte di un grigio smunto, le persiane di verde screpolato. Ci aleggiavano tante minute storie e insieme una struggente nostalgia per la vita che fluisce via, si perde lontano, nel nulla. Il commovente dei livornesi è che provano una viva gioia a confidarsi, ad aiutarsi, non credono affatto che la miseria sia una vergogna e innanzitutto parlano senza ipocrisie; non sono chiacchieroni, confessano tutto ciò che passa loro per l'animo.
Eccomi già - mi pareva fossero trascorsi solo pochi secondi - eccomi già alla Tacca, ai Quattro Mori, al porto, tra le fortezze dei Medici che tra poco le bombe avrebbero squarciato.
Davanti c'era una trattoria: "La botte ritta". Mi sedevo all'esterno; i miei richiami militari erano sempre nelle buone stagioni. Con le dita quasi potevo stringere il naso a uno dei quattro mori incatenati o avviare un discorso col Granduca, con Ferdinando I che un poco si pavoneggia sopra gli schiavi.
Lasciavo che la fantasia andasse per conto suo, i ferruginosi vapori accostati alle banchine mi incitavano, le imponenti sagome delle fortezze medicee adornate di un gentile nastro di marmo mi stimolavano a resuscitare vecchi provvedimenti fiorentini: il porto franco, la "Costituzione Livornina", che permise a tanti ebrei di accorrere, trovare una patria.
Passavo dolci minuti, e infine mi dirigevo verso i quartieri popolari, al rione mediceo della "Venezia Nuova" dove mi aspettavano delle case nude, lineari, ma gli intonachi per le brezze marine mantenevano umide le tinte e il salmastro vi aveva disegnato sopra fantastiche figure, maschere ridanciane o luttuose che si muovevano, mi ammiccavano, erano sul punto di parlarmi.
Poi ci fu l'ultimo dei richiami, quello per la guerra, e addio bella Livorno!..."

Sopra: Mario Tobino, da Wikipedia; monumento dei Quattro Mori, in piazza Micheli, Livorno (foto riprodotta dal sito Grifotour , al quale è richiesta concessione d'uso).
Dal blog dell'amico Marcello questo bel racconto:
E' una storia ambientata tra Livorno e la Versilia, negli anni'60: a Livorno, nel quartiere Nuova Venezia, così chiamato perchè ricca di canali e ponti, tanto da far ricordare Venezia; in Versilia, alla Bussola delle Focette, quando Mina e il jet set erano assidui frequentatori.

In merito a Livorno, in un punto del racconto si legge: "Negli anni ’60 erano ancora ben visibili i pesanti segni lasciati dall’ultima guerra, molti i palazzi distrutti e quelli danneggiati rattoppati alla meglio".

14 Comments:

  • Wow!
    sono felice che tu mi faccia concorrenza su Livorno!
    ciao
    Sarc.

    By Anonymous sarcastycon, at 10 aprile 2010 alle ore 13:43  

  • Sarc.
    non è opera mia. Pubblicalo pure nel tuo blog, assieme ai tuoi bei racconti su Livorno. E visto che mi hanno citato Risi, dall'altra parte, inseriscilo assieme a quel post dove parli del film "Il sorpasso".
    A ben guardare, Mario Tobino qui si è forse dimenticato di citare gli altri "monumenti" importanti: la Terrazza Mascagni, anche se nell'immediato dopoguerra aveva forse un altro nome, e quell'edificio classicheggiante dove all'epoca si svolgeva solo mercato del pesce; un edificio architettonicamente molto bello, credo in perfetto stile liberty.
    Ciao.

    By Blogger marshall, at 10 aprile 2010 alle ore 16:21  

  • Marshall
    avevo notato che l'autore dell'articolo non eri tu, ma volevo apprezzare il fatto che tu l' abbia pubblicato sul tuo blog.
    Una notazione: quella che Tobino chiama piazza del Voltone, oggi si chiama piazza della Repubblica.
    Il nome Voltone è derivato dal fatto che sotto ci passa l'ultima parte del fosso Reale, e quindi è a tutti gli effetti un ponte molto largo e con una grande volta: il Voltone appunto.
    Ciao
    Sarc
    ot
    lo riporterò su S3 e su aquae,perchè su narrare sto scrivendo un lungo racconto.

    By Anonymous Sarcastycon, at 10 aprile 2010 alle ore 17:31  

  • Sarc.
    se hai una foto di piazza del Voltone, ora piazza Repubblica, la puoi inserire nel post pubblicato su Aquaeductus? qui:
    http://aquaeductus1.blogspot.com/2010/04/livorno-bella.html

    Grazie.Ciao.

    By Blogger marshall, at 10 aprile 2010 alle ore 18:46  

  • Mario Tobino possedeva anche una casa estiva a Vezzano Ligure (paesino sopra il fiume Magra) in provincia di La Spezia. Alcuni suoi romanzi sono ambientati lì.

    By Blogger Nessie, at 11 aprile 2010 alle ore 22:19  

  • Nessie,
    ...indicamene uno: andrò a leggerlo.
    Sapendolo fortemente impegnato negli ospedali psichiatrici, non immaginavo avesse avuto anche la passione per scrivere così tanti romanzi.
    Credo che il suo romanzo più famoso, forse perchè legato alla sua attività medica, e quindi certamente autobiografico, sia "Le libere donne di Magliano", che ho letto. Ma poi ebbi anche un attimo di stupore, quando vidi che tra i testi scolastici di mio figlio alle superiori c'era "Biondo era e bello", sulla figura di Dante Alighieri. E quindi, scrittore poliedrico e interessante.
    Ciao.

    By Blogger marshall, at 12 aprile 2010 alle ore 10:19  

  • "Su per le antiche scale". Ciao.

    By Blogger Nessie, at 14 aprile 2010 alle ore 12:05  

  • Evviva!
    Ce l'ho e non l'ho ancora letto.
    Grazie.
    Ciao

    p.s. il post mi è stato ripubblicato su Aquaeductus Attualità, e sta avendo sviluppi assolutamente inattesi! Magari anche da te potrebbe venire qualche idea.

    By Blogger marshall, at 14 aprile 2010 alle ore 14:38  

  • Marshall
    su Livorno, ci sono molte cose da dire e raccontare,perfino la Fallaci nel suo ultimo libro "Un cappello pieno di ciliege"(ciliege scritto esattamente così)scrive a lungo della città e dei suoi abitanti dei tempi che furono.

    Ci sono in Italia città molto più antiche, ma la storia di Livorno è intensamente affollata di episodi
    importanti o semplicemente di storie di vita molto particolari. Strutture archichettoniche legate al mare ed ai canali granducali.Il folklore di un popolo che per natura è bastian contrario, a volte rozzo, ma sempre generoso e genuino.
    ciao
    Marcello

    By Blogger aquaeductus, at 14 aprile 2010 alle ore 15:13  

  • Aquaeductus,
    ricordo quel rompicato: se scrivere ciliege o ciliegie; evidentemente sei stato anche tu assalito dal dubbio. Io l'avevo risolto con NESSIE, la quale aveva pubblicato un post tutto incentrato sulle "ciliege" (questo: http://sauraplesio.blogspot.com/search?q=ciliege ).
    Ricordo anche un superlativo post scritto da Sarcastycon sull'amore della Fallaci per Livorno e della sua somma conoscenza dell'antica storia di tale città (da fare invidia a certi autori ultramoderni).
    Ci si potrebbe scrivere un romanzo capolavoro, del genere Promessi Sposi, Conte di Montecristo o I Miserabili. Ci vorrebbero però romanzieri alla Alessandro Manzoni, Alessandro Dumas, o Victor Hugo, ma sarebbe pretendere un pò troppo, ahimè!
    Ciao.

    p.s.
    ti chiedo un favore: non ho trovato quell'articolo di Sarcastycon sulla Fallaci. Se per caso lo trovi tu, mi potresti lasciare il link?

    By Blogger marshall, at 14 aprile 2010 alle ore 16:05  

  • Credo ti riferisca a questo: La Fallaci, Livorno e i saraceni.

    By Blogger VP, at 18 aprile 2010 alle ore 09:36  

  • VP,
    grazie, è proprio quello.
    ----
    C'è un'altra cosa che mi hai fatto apprendere: mandare i link tramite i commenti.
    Vorrei sapere come fare.

    By Blogger marshall, at 18 aprile 2010 alle ore 23:30  

  • Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    By Blogger VP, at 19 aprile 2010 alle ore 17:34  

  • Ho provato a scriverlo nel commento, ma viene solo il risultato e non l'HTML.
    Se mi scrivi te lo spiego...

    Ciao, VP

    By Blogger VP, at 19 aprile 2010 alle ore 17:44  

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