Arricchimenti in tempi di crisi
Leggevo ieri dei preraffaelliti, movimento pittorico nato e sviluppatosi in Inghilterra intorno al 1850. Quei pittori
"Erano ribelli del loro tempo, contro il mondo degli affari e dell’arricchimento che con l'avvento esagerato della macchina stava disumanizzando tutto.
La loro parte "antiindustriale" non è una posa o un'utopia, ma desiderio di un nuovo umanesimo e di autenticità."
Leggendo l'articolo del Corriere della Sera del 3 aprile (questo: Ecco la mappa dei manager d'oro), ma più ancora l'articolo letto ieri da Giulio Cainarca, durante la trasmissione di Radio Padania, alle ore 11,30, quello che si contesta ai manager elencati nell'articolo di cui sopra, non è tanto per il fatto che percepiscano stipendi d'oro, quanto per il fatto che nell'anno di crisi 2009 si siano aumentati gli stipendi con incrementi anche a due cifre. Nell'articolo, letto dal Cainarca, ci sono anche altri tasselli della storia che hanno fatto traboccare il vaso: vere e proprie nefandezze e sottrazioni di ricchezze perpetrate a danno dei piccoli azionisti e della collettività in generale, intendendo, per quest'ultima, vere e proprie evasioni fiscali, come nel caso della vicenda scalata Telecom; una vicenda iniziata nel 1998, con la benedizione dell'allora ministro, divenuto l'anno dopo primo ministro.
In merito all'argomento in titolo, il caso più eclatante, avvenuto lo scorso anno, credo sia stato quello riguardante l'ex amministratore delegato di Pirelli Real Estate.
Negli anni precedenti lo scoppio della bolla speculativa dei mutui subprime, il titolo Pirelli Re aveva raggiunto, nella primavera-estate di due anni fa, la vetta dei 60 euro per azione; oggi rasenta a mala pena il mezzo euro, senza considerare il fatto che nel frattempo le casse sociali sono state rimpinguate da un oneroso aumento di capitale. In questo caso, dei due l'una: o qualcuno ci ha marciato alla grande, facendo sì che il titolo lievitasse fino a quei fatidici 60 euro, oppure è stata fatta man bassa, con lo svuotamento delle casse sociali. Non si vede, infatti, come una società come Pirelli Real Estate, che non è un'industria di beni, la quale è quindi soggetta ai contraccolpi di eventuali crisi avverse, ma bensì un agglomerato di edifici, quindi intoccabili, nè inalienabili, se non dietro precise volontà - possa perdere valore del 99,5% in meno di due anni. Ebbene, nonostante l'evidente grave stato di crisi attraversato dalla società, il suo amministratore delegato, Puri Negri, secondo quanto riporta l'articolo sopra, l'anno scorso ha incassato 14 milioni di euro: fatto assolutamente inspiegabile, per una società che è in evidente stato di crisi, e i cui numeri la indicherebbero per spacciata (oppure è quello che si vorrebbe far credere, per far compiere ulteriori colpacci da parte di qualcuno).
Giulio Cainarca ha poi letto la storia di Telecom, che è parsa molto simile a quella che avevo inziato a raccontare in questo blog, essendomi poi fermato alla storia dell'evasione fiscale da circa 600 miliardi di vecchie lire, conclusasi in favore dei ricorrenti, mediante il pagamento di un terzo della cifra, stando sempre a quanto ho ascoltato ieri.
E' stato quindi per questa serie di fatti, e di tanti altri, emersi dalla trasmissione, che ho commentato nel modo qui di seguito, andando pure fuori tema, l'articolo di Josh, pubblicato sul Giardino delle Esperidi, che parla dei Pittori Preraffaelliti:
"Questo passo, infatti, sarebbe intonato ai nostri tempi, che ha avuto, come causa principale della recente crisi finanziaria, quella dell'aver messo l'arricchimento sfrenato al primo posto. Autori dei misfatti: amministratori o gestori di grandi società.
Giulio Cainarca, nel corso della sua rubrica odierna su Radio Padania, ha citato un lungo elenco di amministratori e manager di grandi società pubbliche e private quotate in borsa, i quali si sono dati cospicui aumenti, nel corso dell'anno scorso, nonostante la grande crisi finanziaria che avrebbe potuto portare al tracollo le loro società. Il più "misero" di questi è stato Flavio Cattaneo, l'amministratore delegato di Terna, che si è "dato" "solo" 1,9 milioni di euro, comunque in cospicuo aumento rispetto il 2008. Gli altri hanno superato quasi tutti i 5 milioni (10 miliardi di vecchie lire), "concedendosi" comunque aumenti a due cifre.
Ecco, a battersi contro tal genere di "vicende" ci vorrebbero fustigatori simili a quei preraffaelliti, affinchè scuotano e riportino a maggior realismo i "misfattori".
"Erano ribelli del loro tempo, contro il mondo degli affari e dell’arricchimento che con l'avvento esagerato della macchina stava disumanizzando tutto.
La loro parte "antiindustriale" non è una posa o un'utopia, ma desiderio di un nuovo umanesimo e di autenticità."
Leggendo l'articolo del Corriere della Sera del 3 aprile (questo: Ecco la mappa dei manager d'oro), ma più ancora l'articolo letto ieri da Giulio Cainarca, durante la trasmissione di Radio Padania, alle ore 11,30, quello che si contesta ai manager elencati nell'articolo di cui sopra, non è tanto per il fatto che percepiscano stipendi d'oro, quanto per il fatto che nell'anno di crisi 2009 si siano aumentati gli stipendi con incrementi anche a due cifre. Nell'articolo, letto dal Cainarca, ci sono anche altri tasselli della storia che hanno fatto traboccare il vaso: vere e proprie nefandezze e sottrazioni di ricchezze perpetrate a danno dei piccoli azionisti e della collettività in generale, intendendo, per quest'ultima, vere e proprie evasioni fiscali, come nel caso della vicenda scalata Telecom; una vicenda iniziata nel 1998, con la benedizione dell'allora ministro, divenuto l'anno dopo primo ministro.
In merito all'argomento in titolo, il caso più eclatante, avvenuto lo scorso anno, credo sia stato quello riguardante l'ex amministratore delegato di Pirelli Real Estate.
Negli anni precedenti lo scoppio della bolla speculativa dei mutui subprime, il titolo Pirelli Re aveva raggiunto, nella primavera-estate di due anni fa, la vetta dei 60 euro per azione; oggi rasenta a mala pena il mezzo euro, senza considerare il fatto che nel frattempo le casse sociali sono state rimpinguate da un oneroso aumento di capitale. In questo caso, dei due l'una: o qualcuno ci ha marciato alla grande, facendo sì che il titolo lievitasse fino a quei fatidici 60 euro, oppure è stata fatta man bassa, con lo svuotamento delle casse sociali. Non si vede, infatti, come una società come Pirelli Real Estate, che non è un'industria di beni, la quale è quindi soggetta ai contraccolpi di eventuali crisi avverse, ma bensì un agglomerato di edifici, quindi intoccabili, nè inalienabili, se non dietro precise volontà - possa perdere valore del 99,5% in meno di due anni. Ebbene, nonostante l'evidente grave stato di crisi attraversato dalla società, il suo amministratore delegato, Puri Negri, secondo quanto riporta l'articolo sopra, l'anno scorso ha incassato 14 milioni di euro: fatto assolutamente inspiegabile, per una società che è in evidente stato di crisi, e i cui numeri la indicherebbero per spacciata (oppure è quello che si vorrebbe far credere, per far compiere ulteriori colpacci da parte di qualcuno).
Giulio Cainarca ha poi letto la storia di Telecom, che è parsa molto simile a quella che avevo inziato a raccontare in questo blog, essendomi poi fermato alla storia dell'evasione fiscale da circa 600 miliardi di vecchie lire, conclusasi in favore dei ricorrenti, mediante il pagamento di un terzo della cifra, stando sempre a quanto ho ascoltato ieri.
E' stato quindi per questa serie di fatti, e di tanti altri, emersi dalla trasmissione, che ho commentato nel modo qui di seguito, andando pure fuori tema, l'articolo di Josh, pubblicato sul Giardino delle Esperidi, che parla dei Pittori Preraffaelliti:
"Questo passo, infatti, sarebbe intonato ai nostri tempi, che ha avuto, come causa principale della recente crisi finanziaria, quella dell'aver messo l'arricchimento sfrenato al primo posto. Autori dei misfatti: amministratori o gestori di grandi società.
Giulio Cainarca, nel corso della sua rubrica odierna su Radio Padania, ha citato un lungo elenco di amministratori e manager di grandi società pubbliche e private quotate in borsa, i quali si sono dati cospicui aumenti, nel corso dell'anno scorso, nonostante la grande crisi finanziaria che avrebbe potuto portare al tracollo le loro società. Il più "misero" di questi è stato Flavio Cattaneo, l'amministratore delegato di Terna, che si è "dato" "solo" 1,9 milioni di euro, comunque in cospicuo aumento rispetto il 2008. Gli altri hanno superato quasi tutti i 5 milioni (10 miliardi di vecchie lire), "concedendosi" comunque aumenti a due cifre.
Ecco, a battersi contro tal genere di "vicende" ci vorrebbero fustigatori simili a quei preraffaelliti, affinchè scuotano e riportino a maggior realismo i "misfattori".
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