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giovedì, ottobre 16, 2008

Lettera aperta a Dacia Valent

Vincenzo, nome di fantasia, tre decenni fa, con due soci e rispettive consorti, ha creato un'impresa che oggi dà lavoro a ventotto dipendenti. Sono stati trent'anni di dedizione all'azienda, con un'impegno medio giornaliero di 13 ore, e di 6 ore il sabato.

Vincenzo, e un suo cognato, 14 anni fa, colpiti da una delle tragedie umanitarie che periodicamente scoppiano in Africa, decisero di portare un aiuto concreto ad una di quelle popolazioni martoriate. Il cognato si è addirittura trasferito in quella terra, e raccoglie i piccoli orfani di quella nazione, limitatamente alla sua disponibilità e possibilità di uomo che opera in quasi totale solitudine, avendo al suo fianco solo sporadici collaboratori locali da lui addestrati. Un uomo lasciato quasi solo, che opera in una terra dove maggior parte dei "grandi adulti del posto" gli sono ostili e nemici, perchè di religione diversa; intanto, però, lascerebbero senza alcun aiuto o sostegno i bimbi rimasti orfani, destinandoli a morte certa.

Vincenzo, pur oberato dalle numerose e pressanti incombenze della sua attività di imprenditore, trova sempre il tempo per inventarsi nuove attività per aiutare e sostenere quel progetto umanitario: quante ne ha create in 14 anni! E d'altronde, continua a ripetere a chi glielo chiede: "chi ci pensa, se non ci fossi io?"

Domenica scorsa, per esempio, in uno dei mercatini che ho ripreso a frequentare, da quando mi sono attrezzato con la sedia a rotelle, l'ho visto dietro uno di quei banchetti che vendeva oggetti di modernariato, il cui ricavato destina a quella tal'opera. Inutile dirvi che ho svuotato le mie tasche per acquistare uno di quegli oggetti che ho già relegato in un angolo, in attesa di conferirlo nuovamente a lui, per contribuire alla sua raccolta fondi.

Signora Dacia Valent, mi fermo qui, per ora. Ho voluto portarle uno dei tanti esempi di italiani che operano nell'ombra, per portare aiuto concreto nella terra dalla quale lei proviene. Egli, come il sottoscritto, fa parte di quella civiltà di "Italiani di merda, Italiani bastardi", come lei li definisce, che però non fa morire i suoi bambini per stupidità.

4 Comments:

  • questa è la soluzione migliore aiutarli a casa loro
    ciao
    sarc.

    By Anonymous Anonimo, at 16 ottobre 2008 alle ore 22:04  

  • Sarc.,
    questo concetto, per chi mi conosce, era molto sottinteso. Vincenzo e suo "cognato" lo hanno messo in pratica. E che pratica! (e pensare che Vincenzo è un "quasi leghista", paradosso estremo, "quasi come me"). In altro post generico, più avanti, farò vedere cosa han fatto.
    Ciao.

    By Blogger marshall, at 16 ottobre 2008 alle ore 23:03  

  • Sarc.,
    a proposito, sul tuo blog non sono riuscito a trovare l'articolo di due anni fa su Schopenhauer: quello dove parla di "religioni come stampelle per spiriti inetti".
    Se lo trovi, fammelo sapere.

    By Blogger marshall, at 16 ottobre 2008 alle ore 23:09  

  • Sarc.
    è anche bello quel pensiero di Einstain (mi sembra) che riporti in apertura di sito, doce cita la stupidità...alla fine di quel bel discorso!
    Ciao.

    By Blogger marshall, at 16 ottobre 2008 alle ore 23:12  

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