marshall

sabato, luglio 30, 2011

Andiamo a prenderci un caffè


Uomo di rispetto

E' la storia di un anonimo - forse uno dei pochi uomini di mafia - che ce l'ha fatta ad uscire completamente dal sistema mafioso. Quando il libro fu pubblicato era il 1988, e l'anonimo intervistato (come pure anonimo era l'autore a quel tempo) aveva imparato a vivere del frutto del lavoro delle proprie braccia. Di frutti e prodotti della sua terra viveva. Era un piccolo fazzoletto di terra, che aveva ereditato da suo padre, che lui aveva ampliato nel corso degli anni, acquistando il terreno dei confinanti. Non aveva dimenticato l'arte di coltivare la terra, un mestiere duro e faticoso che i malavitosi non vogliono fare. Un mestiere che suo padre gli aveva amorevolmente insegnato quando ancora era piccino; e ora, sul limitare della vecchiaia gli tornarono utili quei trucchi del mestiere, e voleva dimostrare a se stesso che le sue braccia potevano ancora sfamarlo onestamente. 

Grande libro che ha tuttora una sua validità.

Nel corso della lunga intervista, penso durata giorni e giorni, l'anonimo intervistato ripercorre tutta la sua vita, partendo dall'affiliazione alla mafia quando era ancora minorenne. L'ingresso nella mafia era avvenuto a quella età minore, all'insaputa di suo padre e di sua madre, la quale però subodorò subito qualcosa quando, anni dopo, in seguito a lunga assenza vide il figlio ripresentarsi tutto vestito elegantemente, e questi non seppe darle risposte soddisfacenti circa la provenienza di tanto sfoggio.
Nel libro è condensata la storia della mafia moderna da uno che l'ha vissuta dal di dentro. Parte dagli anni '50 quando era ancora in auge la mafia antica, quella per così dire "pulita", quando a capo c'era il dottor Navarra, medico condotto di Corleone; e poi a seguire vennero quelli che furono i giovani che gli fecero da scorta: Luciano Liggio, Calogero Bagarella, Bernardo Provenzano e Salvatore Riina.
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Ma perchè m'è venuto in mente questo libro? M'è venuto in mente quando in questi giorni ho sentito parlare della famosa frase - andiamo a prenderci un caffè - che forse pronunciava un noto esponente politico per ordinare ad un suo interlocutore di portargli altri 20.000 euro, che servivano per il partito.
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Insomma, là sopra servivano per La Famiglia, qui servivano per Il Partito: capita l'antifona?     

2 Comments:

  • Non è che con il Dr. Navarra, che un giorno assassinò di persona (era un medico e quell'"arma" gli si confaceva) perfino un ragazzino con un'iniezione letale, la mafia fosse poi tanto "pulita". Forse era solo meno plateale, aveva maggiore pudore formale, era più legata ad antichi "codici d'onore" ecc., che però dovevano rendere la sostanza poco meno violenta di quanto divenne in seguito.
    Ho deciso di venirti a trovare, grande Marshall, dopo un bel po' che non ci sentivamo più. Se passi dalle mie parti (indirizzo sempre il solito: www.tommasopellegrino.blogspot.com, ci sono novità)fai sempre cosa graditissima. Ciao.
    Tommaso Pellegrino-Torino

    By Blogger Tommaso Pellegrino, at 30 luglio 2011 alle ore 16:04  

  • Tommaso,
    bentornato, e come fanno bene al mio morale i complimenti che sempre molto graditi mi fai. Ora è di turno il "grande Marshall".
    Grazie.
    Sei anche un acuto osservatore. Dicendo "pulita" credo d'aver interpretato il pensiero di fondo dell'autore, a riguardo di come aveva visto l'evolversi della mafia dopo i tempi di Salvatore Giuliano. Ma vedo che tu le hai dato una definizione più consona. Sì, fino al momento della discesa in campo dei corleonesi è stata indubbiamente meno "plateale".
    Complimenti a te perchè dal commento vedo che sei molto preparato anche su questo argomento.
    OK, più tardi passerò più che volentieri a leggerti.

    By Blogger marshall, at 30 luglio 2011 alle ore 16:33  

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