Commedie in biblioteca
Villa Brivio - dal sito Lombardia Beni Culturali
Dopo la rappresentazione di sabato scorso nell'ampio salone dell'avveniristica Biblioteca Tilane di Paderno Dugnano, la Compagnia degli Attori per Caso di Nova Milanese torna in scena tra le mura domestiche. Oggi, sabato 30 maggio, alle ore 21, meteo permettendo, nel cortile della Biblioteca Comunale, daranno vita alla commedia Stella per metà, dell'autore e regista Franco Pozzi.
La biblioteca comunale, ovvero Villa Brivio, è il fulcro degli interessi culturali dei novesi. Oltre ad essere la sede dell'omonimo Centro Culturale, il palazzo occupa un posto di rilievo all'interno delle dimore storiche del Progetto Cavallo Rosso. Progetto in divenire, la cui realizzazione è stata solo rallentata per carenza di fondi.
Villa Brivio, all'epoca in cui Corti componeva il romanzo, era ancora di proprietà privata. Nell'adiacente Corte del Vertua, posta ad est della stessa, c'era, e forse c'è tuttora, uno spiazzo circondato da un muro, di la dal quale una persona avrebbe potuto osservare la Villa con il suo cortile. La veduta avrebbe ispirato ad Eugenio Corti la localizzazione del personaggio novese di Cavallo Rosso, un romanzo storico che nel 2011 gli sarebbe valsa la candidatura al Nobel per la letteratura.
Il Michele Tintori di Nova, amico e compagno di università di Ambrogio Riva, personaggio principale del romanzo, è un ragazzo di fine anni venti del secolo scorso, con la chiara ambizione di diventare scrittore.
Corti così si approccia a Nova:
" Ecco le prime avvisaglie del paese di Nova, le sue strade verdi, diritte, di pianura (Nova è posta all'estremità meridionale della Brianza), ecco il portello che immetteva nel cortile del suo compagno: davanti all'abitazione dell'invalido c'era infatti uno spiazzo circondato da un muro, dal quale svettava un ciuffo di bambù.
Ambrogio conosceva bene il luogo per esservi venuto in visita diverse volte; scese di bicicletta, e mentre apriva il portello avvertì un senso d'aspettativa: avrebbe parlato con persone - padre e figlio - nei cui discorsi altre volte aveva trovato importanti motivi di riflessione, punti fermi che avevano poi costituito per lui dei riferimenti."
(I.C.R., Primo volume, Parte prima, cap. 25, pag. 83)
Ambrogio conosceva bene il luogo per esservi venuto in visita diverse volte; scese di bicicletta, e mentre apriva il portello avvertì un senso d'aspettativa: avrebbe parlato con persone - padre e figlio - nei cui discorsi altre volte aveva trovato importanti motivi di riflessione, punti fermi che avevano poi costituito per lui dei riferimenti."
(I.C.R., Primo volume, Parte prima, cap. 25, pag. 83)
Presa ad ipotesi della mia teoria, ecco lo stralcio da una riflessione dell'architetto Antonio Panella, dell'Ufficio Tecnico del Comune di Nova, co-curatore del censimento allegato al PGT di Nova, riguardante le superstiti 44 corti di antica formazione del Comune stesso, consultato per la questione.
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Di "portelli" a Nova ce ne sono diversi per diverse corti; sicuramente c'è in Villa Brivio (da piazza Vertua Prinetti) e nella corte dei Garlati (da via Madonnina) .....
Per quanto riguarda lo "spiazzo circondato da muro" mi viene in mente solo villa Brivio perchè di muri, nella corte dei Garlati, non ce ne sono e penso non ce ne sono stati. La stessa villa, dai rilevamenti del Catasto Lombardo Veneto (1847/1873) riportano la presenza di un vecchio edificio ovvero la vecchia filanda, un edificio che chiudeva il cortile a nord di cui esiste traccia fino al 1928 da una foto di famiglia dei Vertua. Forse attorno al 1940 dopo la demolizione era rimasto un muro. Il nostro libro "Villa Brivio" riporta alcune info che le ho appena citato. sul portello e sullo spiazzo circondato da muro, facente parte della Corte del Vertua, via Mariani, 26,
Per quanto riguarda lo "spiazzo circondato da muro" mi viene in mente solo villa Brivio perchè di muri, nella corte dei Garlati, non ce ne sono e penso non ce ne sono stati. La stessa villa, dai rilevamenti del Catasto Lombardo Veneto (1847/1873) riportano la presenza di un vecchio edificio ovvero la vecchia filanda, un edificio che chiudeva il cortile a nord di cui esiste traccia fino al 1928 da una foto di famiglia dei Vertua. Forse attorno al 1940 dopo la demolizione era rimasto un muro. Il nostro libro "Villa Brivio" riporta alcune info che le ho appena citato. sul portello e sullo spiazzo circondato da muro, facente parte della Corte del Vertua, via Mariani, 26,
Ora una mia tesi personale sulle tracce dell'identità di colui che potrebbe aver ispirato il personaggio Michele Tintori di Nova. Potrebbe essere stato Gerardo Taglia, letterato e dantista novese che, all'epoca in cui Eugenio Corti scriveva il romanzo storico, era preside delle scuole medie di Besana Brianza, città nella quale lo scrittore era nato e viveva. Era nota la fervida stima dell'ultimo periodo che univa i due, stima che penso sia nata già al tempo della presenza di Gerardo Taglia a Besana Brianza. Occorre anche sottolineare il fatto che il padre di Ambrogio Riva è stato chiamato Gerardo. Gerardo Taglia, oltre che noto dantista, curatore del corso sulla Divina Commedia presso l'Università del Tempo Libero di Cascina Triestina, era anche un profondo conoscitore delle opere di Francesco Petrarca, Ludovico Ariosto, Torquato Tasso e i classici latini.
Dunque Nova, terra ispiratrice di luoghi per romanzi storici, di personalità intellettuali, e la sua biblioteca, che ben s'addicono alla scelta fatta da Franco Pozzi per la rappresentazione della sua ultima fatica, Stella per metà.
Franco Pozzi ha esordito nel 2004 con Pallino va in città, esilarante storia dell'Arcangelo Gabriele mandato sulla terra da San Pietro, per fare da tutor ad un neo-angelo. La brillante commedia ebbe grande successo, tanto che la sua compagnia lo pressò per fargli scrivere un'altra commedia. Così, tre anni dopo, nacque Un altro modo, versione moderna e tutta al femminile del figliol prodigo, alle quali seguirono Oggi più di ieri e Ti cerco da sempre.
Stella per metà narra la storia di una biblioteca viaggiante, il Bibliobus, necessario per portare libri in località disagiate, dove non esistono biblioteche pubbliche.
La storia è ambientata nelle Marche nel 2013, con avvio a Montappone, dove l'assessore alla cultura presenta l'iniziativa, inaugurando il bibliobus.
La direzione è affidata a Fabiola, alla guida del mezzo c'è Pietro, un dipendente comunale, più appassionato di lirica che non di libri, dei quali finora ha letto poco o niente.
La prima tappa della Bibliobus è a Monte Vidon Corrado, dove un gruppo di curiosi visitano la biblioteca viaggiante. Durante l'intervallo il bibliotecario prende in mano il primo libro che gli capita sotto mano: I Promessi Sposi. Mentre legge si verifica un fatto strano: i personaggi iniziali del romanzo, Don Abbondio e i due bravi che lo aspettano di ritorno dalla passeggiata, si concretizzano, rendendosi vivi.
Nello svolgimento della commedia la materializzazione di personaggi di romanzi si ripeteranno. In essa si narra la vita di un anno della biblioteca viaggiante. Ogni mese una tappa, in uno dei paesi di montagna che prendono nome da quel monte. L'intermezzo tra una tappa e l'altra è scandito da una famosa aria di una celebre opera lirica. In ogni tappa avviene l'incontro con un personaggio tipico della zona, come a Monte Rinaldo dove avviene la conoscenza col filosofeggiante pastore sardo in pensione Garau.
Si entra nel vivo della spending review, e in tema di taglio dei costi si pensa alla eliminazione del bibliobus. Una petizione popolare riesce ad evitarlo. Finale a sorpresa: la direttrice, avendo vinto un concorso per un posto fisso, lascia l'incarico. Incarico che verrà affidato a Nando, amico di Pietro e di Fabiola.
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